Giovedì 11 Ottobre
Università di Sassari

h. 07:00

Fonte: FascinaForum →

L'evento termina Sabato 13 Ottobre 2018

FAScinA 2018 - Pelle e pellicola

 

Pelle e pellicola. I corpi delle donne nel cinema italiano

Giunto alla settima edizione, il Forum Annuale delle Studiose di Cinema e Audiovisivi conferma la vocazione alla molteplicità di approcci e sconfinamenti possibili che lo ha caratterizzato fin dal principio. L’appuntamento del 2018 mette a tema il corpo delle donne nel panorama cinematografico e audiovisivo italiano.

Studiare il corpo (e i corpi) al cinema significa anzitutto considerare due distinte, sebbene interrelate, dimensioni. Da una parte, infatti, i film (e, in generale i prodotti audiovisivi) rappresentano i corpi: li traducono, cioè, in immagini visive e sonore costruite attraverso molteplici forme di sguardo, caricandoli di significati di volta in volta differenti, e proiettandoli in questo modo fuori dal mondo fisico e “carnale”, verso un universo di fantasie, modelli e repertori immaginari. Dall’altra, tuttavia, i corpi sono anche (e soprattutto) una delle materie principali attraverso cui il cinema, la televisione e le arti elettroniche formano e sviluppano il loro discorso, la loro “parola audiovisiva”: pensiamo, ad esempio, a come i gesti e le voci degli attori e delle attrici partecipano alla produzione e alla messa in forma del racconto nel cinema narrativo, a come la performance corporea sta spesso alla base delle sperimentazioni videoartistiche, o ancora alla centralità assoluta del corpo (parlante, danzante, cantante, in ogni caso “presente”) che ha caratterizzato la comunicazione televisiva fin dalle sue origini.

La ricerca sul corpo nel cinema e nell’audiovisivo obbliga dunque a misurarsi con un oggetto strutturalmente anfibio. Allo stesso tempo portatore e produttore di senso, il corpo cinematografico si presenta dunque come rappresentazione (e, dunque, come incarnazione di una pluralità di significati sociali, culturali, “autoriali”, e così via) e parallelamente come entità performativa, capace di creare significati attraverso la propria fisicità.

Oltre a queste due dimensioni, lo studio del corpo (o, meglio, dei corpi) delle donne presenta almeno altri tre livelli di problematicità. In prima istanza, a partire da uno dei testi fondativi della feminist film theory, il noto Piacere visivo e cinema narrativo di Laura Mulvey, si tende a concepire la rappresentazione del corpo femminile al cinema nei termini di una dinamica psicanalitica soggetto-attivo/oggetto-passivo, dove il soggetto attivo sarebbe lo sguardo maschile: il corpo della donna sarebbe così semplicemente ridotto a un passivo oggetto di sguardo, uno “spettacolo” visivo che ha come scopo principale quello di canalizzare il desiderio maschile.

Questa interpretazione di Mulvey – che, ricordiamo, era riferita primariamente ad alcune specifiche declinazioni del cinema hollywoodiano classico – è stata ampiamente rielaborata in sede teorica, anche e soprattutto nell’ambito della critica femminista, dando vita a una molteplicità di rivoli interpretativi e ad approcci anche molto differenti dall’assunto psicanalitico di partenza. Tuttavia, quando si parla dei corpi delle donne, la tendenza (all’interno dei discorsi mediali generalisti) è quella di riprodurre e, in alcuni casi, “impoverire” questa lettura, obliterando quasi completamente altre letture possibili, come quella ad esempio di una eccedenza o “resistenza” del corpo femminile rispetto alle “tradizionali” norme dello sguardo, di una sua (anche solo parziale) irrecuperabilità all’interno di schemi rappresentativi consolidati.

In secondo luogo, il lavoro sul corpo femminile al cinema e in televisione richiede di sondare le associazioni e intersezioni che le rappresentazioni dei corpi – la loro stessa “presenza” e visibilità – stabiliscono con altre sfere discorsive, come ad esempio la moda, i canoni estetici e i modelli di stile di vita relativi a determinate epoche e contesti culturali. I corpi delle attrici, delle performer, delle showgirl – in modo ancora più evidente e “stringente” rispetto a quelli dei loro colleghi maschi – sono cioè inseriti in una circolarità di influenze e rispecchiamenti che dal testo audiovisivo si  muovono verso la società e la cultura, e viceversa, in un costante flusso di andata e ritorno.

Un ultimo campo in cui ci pare che la relazione fra pelle e pellicola, evocata dal titolo, assuma densità discorsiva è quello della superficie, da intendersi secondo l’accezione di Giuliana Bruno come spazio di transizione e di scambio, e quindi come medium. Il corpo delle donne agisce dunque anche come schermo, costruendo una trama di relazioni fra interno ed esterno, fra reale e virtuale, e attivando una serie di rifrazioni di ordine metalinguistico e metaforico.

Sulla base di queste premesse, FAScinA 2018 intende promuovere una riflessione estensiva sul corpo delle donne nel cinema e nei media italiani, inteso sia come rappresentazione che come entità performativa.