Martedì 13 Marzo
Teatro Stabile - Catania

h. 20:30

Fonte: Teatro Stabile Catania →

L'evento termina Domenica 18 Marzo 2018

Tamerlano

All’origine di questo spettacolo c’è sicuramente il Tamerlano di Christopher Marlowe. La scrittura del testo si è andata manifestando, per me, quasi nei termini di un congedo, se non di una polemica diserzione, dall’opera di partenza (mi riferisco alla sostanza concettuale ovviamente e non alla sua irraggiungibile potenza e intensità poetica, godibile però soprattutto nell’esattezza e nel vortice dei versi inglesi), tutta impegnata com’è a edificare un monumento di efferatezze criminali senza che mai il protagonista sia attraversato da un dubbio, da un tentennamento, da qualcosa che lo metta in questione. Non soltanto una presa di distanza personale, la mia, un tentativo di rivolta e distacco esercitato da me come semplice lettore, ma addirittura un sentimento di perplessità che ho lasciato praticare in scena dal personaggio principale – esausto reduce elisabettiano – nei confronti di se stesso, mentre le vicende suggerite dal grande drammaturgo inglese gli riaffiorano alla memoria con uno spirito via via più problematico e disorientato dal dolore.

Il titano inscalfibile di Marlowe, già subito a una prima impressione, mi è parso così monolitico, così assiduamente fanatico, che mi è venuta la tentazione – che ho cercato poi di rendere plausibile sulla scena – di immaginarlo più tragicamente vittima di un atto da lui stesso compiuto, poi dilaniato da una sofferenza atroce, da un profondo smarrimento, infine forse soggetto a un vero e proprio rivolgimento interiore. In crisi entra proprio la fascinazione, l’amore smisurato che Tamerlano nutre per se stesso in quanto guerriero. Anzi, più radicalmente, ciò che s’interrompe drammaticamente è proprio quel processo di autoedificazione che il sanguinario conquistatore aveva da sempre inseguito fino a raggiungere un’identificazione pressoché assoluta con la stessa Guerra. Tamerlano compirà un gesto in grado di demolire all’istante quel monumento di forza in cui si era arroccato, quello spazio deserto in cui delirava sul proprio destino di guerriero spietato e invulnerabile, di mostro divino che dà l’assalto al cielo.

In questo spettacolo si immagina che Tamerlano, prese le distanze dai combattimenti, subito prima di morire, all’ombra di un mandorlo inspiegabilmente fiorito sotto la neve, ricapitoli la sua vicenda sanguinaria fino al compimento di quell’atto brutale che lo costringe a constatare, alla luce di un’esperienza che aggredisce e annienta il concetto stesso di Nemico, l’effettiva natura di scempio della Guerra, un massacro insensato che non prevede vincitori ma solo disastro diffuso e imparziali rovine.
Luigi Lo Cascio

di Luigi Lo Cascio
tratto da Tamerlano il Grande di Christopher Marlowe
regia Luigi Lo Cascio
scene e costumi Nicola Console, Alice Mangano
musiche Andrea Rocca
luci Cesare Accetta

personaggi e interpreti

Tamerlano Vincenzo Pirrotta
Zabina / Agida /
Secondo soldato senza tempo e senza nome Tamara Balducci
Cosroe / Sultano / Dottore / Un uomo /
Soldato senza tempo e senza nome Gigi Borruso
Zenocrate / Sharuk /
Soldato senza tempo e senza nome Lorena Cacciatore
Bajazet / Calepino /
Primo soldato senza tempo e senza nome Giovanni Calcagno
Gianghir / Ortigio Paride Cicirello
Teridama / Re di Trebisonda /
Soldato senza tempo e senza nome Marcello Montalto
Tecelle / Re d’Arabia / Re di Natolia /
Soldato senza tempo e senza nome Salvatore Ragusa
Micete / Pascià / Almeda /
Soldato senza tempo e senza nome Fabrizio Romano

aiuto regista Alessandro Idonea

produzione Teatro Biondo Palermo