Roberta Bello
Roberta Bello ha conseguito la Laurea triennale in Lettere moderne nel 2023 presso l’Università degli Studi di Catania, con la tesi Geltrude e Gertrude. Le varianti della monaca di Monza tra critica letteraria, filologia d’autore e immagini. Ha scelto di proseguire la sua carriera universitaria iscrivendosi al corso di Laurea magistrale in Filologia moderna nel medesimo Ateneo e dedicando le sue ricerche alla ricezione transmediale dell’opera di Goliarda Sapienza, in particolar modo nella tesi dal titolo Riscrivere la gioia. Rimediazioni dell’opera di Goliarda Sapienza tra serie tv, teatro e cinema. Alla base di entrambi gli studi vi è il tentativo di applicare una prospettiva che integri il tradizionale metodo filologico a un’analisi intermediale, che, partendo da una lettura ermeneutica del testo letterario, ne studia le vicende editoriali, redazionali, iconografiche, nonché critico-narrative e narratologiche, giungendo allo studio delle destinazioni testuali quali ri-scritture di opere seconde, non secondarie, nel continuo confronto tra verbale e visuale.
Roberta Bello earned her Bachelor’s degree in Modern Literature from the University of Catania in 2023, with a thesis entitled Geltrude and Gertrude: The Variants of the Nun of Monza between Literary Criticism, Authorial Philology, and Images. She subsequently pursued a Master's degree in Modern Philology at the same institution, focusing her research on the transmedial reception of Goliarda Sapienza’s body of work. Her Master’s thesis, Rewriting Joy: Remediations of Goliarda Sapienza’s work across TV series, theatre, and cinema. Both studies are grounded in an attempt to apply a perspective that integrates the traditional philological method with an intermedial analysis. This approach begins with a hermeneutic reading of the literary text and expands to include its editorial, redactional, and iconographic history, along with its critical and narratological dimensions. It culminates in the analysis of the text’s afterlives, reinterpretations and adaptations understood as ‘second’ works that are by no means secondary, within an ongoing dialogue between verbal and visual forms.