Antonella Anedda. Profilo

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Antonella Anedda

Nata a Roma nel 1955, Antonella Anedda (Angioy) si è laureata in storia dell’arte presso l’Università La Sapienza sotto la guida di Augusto Gentili. Insieme alla passione per le discipline storico artistiche, che ha sempre segnato la sua vita, ha iniziato presto a occuparsi anche di traduttologia e ha insegnato mediazione linguistica presso la cattedra di Anglistica a Roma e poi, fino al 2006, presso l’Università di Siena. In seguito ha collaborato con l’Università della Svizzera Italiana come docente di lingua, letteratura e civiltà italiana, dove svolge ancora oggi la sua attività didattica.

Il suo esordio poetico risale al 1992 con Residenze invernali (Crocetti), al quale segue nel 1999 Notti di pace occidentale (Donzelli). Entrambe le raccolte sono state insignite di numerosi premi e hanno ricevuto un immediato successo, confermato successivamente dagli altri due libri di poesia: Il catalogo della gioia (Donzelli 2003) e Dal balcone del corpo (Mondadori 2007).

All’attività poetica Anedda ha affiancato anche quella di saggista e traduttrice. Nel 1994 è uscito per sua cura l’antologia di poesie e prose di uno tra i massimi rappresentanti della poesia francese contemporanea, Philippe Jaccottet: Appunti per una semina (Fondazione Piazzolla). E ancora di Jaccottet ha tradotto le prose de La parola Russia (Donzelli 2004), con in appendice tre poesie di Osip Mandel'ŝtam, che Anedda ha trasposto in italiano dal francese di Jaccottet. Tra le sue numerose traduzioni si segnalano ancora il volume Don’t Waste my Beauty (Caramanica Editore 2006), antologia della poetessa americana Barbara Carle; le liriche di Anna Achmatova, Il prodigio delle cose (Corriere della Sera 2012); e con Elisa Biagini e Emanuela Tandello ha curato e tradotto anche il volume della scrittrice canadese Ann Carson: Antropologia dell’acqua (Donzelli 2010).

Alla sua produzione saggistica appartengono: Cosa sono gli anni (Fazi 1997) e La luce delle cose, (Feltrinelli 2000); nel 2009 ha pubblicato La vita dei dettagli (Donzelli), insolita e creativa dichiarazione d’amore al visivo e alla sua fruizione frammentaria, condannata alla perdita. In queste pagine in prosa, come in molte delle sue poesie, Anedda ha confessato la sua adorazione per le opere d’arte da contemplare e collezionare come schegge di un collage visuale che compone la memoria individuale e collettiva. Il suo stretto legame con l’arte e gli artisti è stato attestato anche dalla collaborazione con Ruggiero Savinio che ha illustrato la prima edizione della plaquette di Residenze invernali, con Jenny Holzer che ha utilizzato i suoi testi per una sua installazione a Roma e di recente con Sabrina Mezzaqui, che in dialogo con Anedda ha dato vita alla mostra Una forma d’attenzione (Pisa, maggio-settembre 2014).

Tra prosa e poesia nasce anche il recente volume Salva con nome (Mondadori 2012), che si confronta con il delicato tema della nominazione, implicita manifestazione dell’arbitrarietà alla quale l’esistenza umana è sottoposta sin dall’origine.

Ad un’altra grande passione della poetessa, la Sardegna – sua terra di origine –, è dedicato l’ultimo lavoro in prosa: Isolatria. Viaggio nell’arcipelago della Maddalena (Laterza 2013), nel quale i luoghi delle proprie radici familiari vengono trasformati in frammenti di una collezione memoriale e al contempo fantastica.