Ludovico Ariosto, Orlando furioso: canto ventesimottavo; Pesaro, Edizioni della Pergola 1979

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Ludovico Ariosto, Orlando furioso: canto ventesimottavo; con quattro incisioni di Franco Gentilini, Pesaro, Edizioni della Pergola 1979

Gentilini è un pittore prediletto dai letterati e lo si può capire: i letterati amano questi suoi racconti allusivi; racconti aperti che si possono completare con molte parole, con molti aggettivi. [...]
Soprattutto è seducente interpretare le «donne» di Gentilini: ninfe minori di un falso candore e di una altrettanto falsa perversità, bambole per libertini tristi e accidiosi.
(L. Trucchi, Gentilini: un pittore amato dai letterati, in «L’Europa», Roma 9 novembre 1968)

In queste brevi e icastiche affermazioni risiede gran parte della fortuna di Franco Gentilini, artista nato a Faenza nell’agosto del 1909 e trasferitosi a Roma negli anni Trenta del Novecento, noto per i suoi rapporti con molti letterati e altrettanto famoso per i numerosi ritratti femminili che realizzò durante la sua carriera. Romano per scelta, per attrazione – potremmo dire; un’attrazione irresistibile esercitata – come egli stesso ha raccontato – da alcune illustrazioni realizzate da Scipione per la «Fiera Letteraria» e che portò il giovane artista faentino a frequentare e divenire membro dell’elitario circolo di artisti e scrittori che si riuniva nella saletta del famoso caffè Aragno. Lì divenne amico di protagonisti della vita intellettuale romana di quegli anni: da Emilio Cecchi ad Ardengo Soffici, da Giuseppe Ungaretti a Bruno Barilli.

Sin dalla sua formazione, Gentilini mostrò dunque la sua propensione per la grafica e per il fruttuoso sodalizio tra arti visive e scrittura, che segnò tutta la sua esistenza e gli procurò l’appellativo di «pittore prediletto dai letterati». Ma il suo incontro con la letteratura non si limitò esclusivamente al contemporaneo (come ad esempio un’acquaforte per Frammenti di una sconfitta di Vittorio Sereni o i sei disegni per La formica argentina di Italo Calvino); egli mise alla prova la propria arte confrontandosi anche con opere cronologicamente distanti e disparate: dalla Metamorfosi di Kafka (1953) alla Commedia dantesca (1959).

Solo guardando a tale consuetudine con i testi letterari e con la possibilità insita nella grafica di farsi interprete della letteratura si possono capire le illustrazioni del ventottesimo canto dell’Orlando furioso realizzate da Gentilini nel 1979. Immagini che portano impresse le tracce di una vicenda artistica ormai matura e consapevole, tecnicamente avvezza alle potenzialità dell’incisione, e che aggiungono un ulteriore tassello alla poliedrica galleria di figure femminili che popolano la produzione dell’artista.

Le donne di Gentilini prestano le loro fattezze alle donne di Ariosto, diventano protagoniste del più misogino dei canti del Furioso e, se possibile, lo trasformano in un racconto sulle donne e per le donne.

Donne, e voi che le donne avete in pregio,
per Dio, non date a questa istoria orecchia,
a questa che l’ostier dire in dispregio
e in vostra infamia e biasmo s’apparecchia;
ben che né macchia vi può dar né fregio
lingua sì vile, e sia l’usanza vecchia
che ’l volgare ignorante ognun riprenda,
e parli più di quel che meno intenda (OF, XXVIII, 1).

Nonostante l’avvertimento con cui si apre il canto, ‘l’artista delle donne’ si cimenta in un’impresa che in pochi in quattro secoli di illustrazioni del poema ariostesco avevano affrontato prima di lui. Egli, infatti, distaccandosi dalle scelte della maggioranza dei suoi predecessori, che avevano rappresentato esclusivamente il narratore della storia, rende visibili le infedelissime donne di cui narra l’oste: la volubile moglie del bellissimo Iocondo, che – dopo essersi detta inconsolabile all’idea della partenza del marito – finisce immediatamente tra le braccia di un garzone (fig. 1); e la beffarda Fiammetta che consuma il suo ‘tradimento’ nello stesso letto in cui dormono i suoi due amanti (fig. 2).

Le due donne non sono colte semplicemente nel momento in cui si compie la loro infedeltà, ma divengono a tutti gli effetti creature di Gentilini, che le rappresenta secondo gli stilemi femminili da lui prediletti: a Fiammetta dedica, infatti, un ritratto assorto e dallo sguardo perso nel vuoto e alla moglie di Iocondo un nudo morbido e candidissimo.

Le quattro acqueforti svelano la loro natura di doppio pendant attraverso le tonalità cromatiche che le contraddistinguono. Se le due immagini narrative vengono accomunate dai toni del bruciato e del marrone, il ritratto e il nudo condividono i toni del turchese e del bianco. Il colore guida nella lettura di questo breve quartetto illustrativo che, attraverso un chiasmo visivo, coglie i tratti salienti della novella che si apre e si chiude con questi due exempla memorabili. La novità di queste illustrazioni sta proprio nella decisione dell’artista di non concentrarsi su temi ed episodi particolarmente noti e iconograficamente fortunati del poema, ma di ‘mettere in scena’ un racconto di secondo grado, una delle numerose novelle che si intrecciano con la narrazione principale del Furioso. Gentilini non solo non si cimenta con una trasposizione visiva complessiva del poema, ma decide di rendere visibile un racconto, di narrare per immagini una narrazione. Scelta in controtendenza e che rivela però una lettura profonda del testo; le «donne» cantate sin dal primo verso del Furioso, protagoniste indiscusse della poesia di Ariosto, sono creature umanissime e imperfette, scaltre e beffarde quanto e come i loro uomini. L’artista e il poeta trovano così una consonanza profonda nel ritrarle nella loro sagace e fragile bellezza.

Bibliografia

Franco Gentilini nel centenario della nascita: dipinti, tempere, disegni, opere grafiche, 1934-1981, introduzione di L. Turco Liveri; a cura di G. Guastalla, L. Guastalla e M. Guastalla, Livorno, Guastalla Centro Arte Edizioni Graphis Arte, 2010.

Gentilini: 6 maggio-30 settembre 1989, Museo nazionale di Ravenna, complesso benedettino di San Vitale, sala del refettorio, a cura di V. Sgarbi, Torino, Stamperia artistica nazionale, 1989.

Franco Gentilini, a cura di A. Jouffroy, Milano, Fabbri, 1987.

Gentilini 1909-1981, Milano-Roma, A. Mondadori-De Luca, 1985.

Omaggio a Franco Gentilini, a cura di G. Guastalla, G. Guastalla e R. Lucchese, Livorno-Roma, Graphis arte-Toninelli arte moderna, 1983.

Gentilini e la sua grafica: tempere e acquerelli, a cura di R. Lucchese; con una poesia di Romeo Lucchese, Firenze, La Gradiva, 1973.

L. Trucchi, Gentilini: un pittore amato dai letterati, «L’Europa», Roma 9 novembre 1968.

The research leading to these results has received funding from the European Research Council under the European Community’s Seventh Framework Programme (FP7/2007-2013) / ERC Grant agreement n. 295620: ERC Advanced Grant 2011, Looking at Words Through Images: Same Case Studies for a Visual History of Italian Literature.