Federica G. Pedriali (ed.), Gadda Goes to War: An Original Drama by Fabrizio Gifuni

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Cosa significa tradurre? Fino a che punto un testo riesce a opporre resistenza alla traduzione, non solo a quella da una lingua a un’altra, ma anche a quella tra media differenti? Esistono testi intraducibili? E non andrebbe considerata tra le pratiche di traduzione – cioè di trasferimento e ricodificazione – anche la critica letteraria? Sono queste le domande che pone il volume Gadda Goes to War: An Original Drama by Fabrizio Gifuni, curato da Federica Pedriali (Edinburgh, Edinburgh University Press, 2013), che dirige l’«Edinburgh Journal of Gadda Studies» e da anni si occupa della promozione e della diffusione degli studi su Gadda anche al di là dei confini dell’accademia. Corredato di un dvd, il libro si presenta come una versione in inglese – con testo originale a fronte – di Lingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro, monologo scenico che Fabrizio Gifuni ha allestito nel 2010 con la regia di Giuseppe Bertolucci, e che costituisce, insieme allo spettacolo dedicato a Pasolini – Na specie de cadavere lunghissimo (2006) – un dittico, riproposto come tale da Minimum Fax col titolo Gadda e Pasolini: antibiografia di una nazione (2012).

Si tratta dunque di un oggetto ibrido, non solo perché affianca al testo il dvd della performance di Gifuni, ma perché ha l’ambizione di ragionare, sul piano teorico e critico, sul gesto di ‘traslazione’ – sia concesso qui l’uso di un calco efficace dall’inglese – che può garantire l’esistenza degli oggetti della cultura ben oltre i contesti, i codici e i supporti che li determinano all’origine. Questione fondamentale, soprattutto quando si tratti della circolazione di uno degli autori centrali del canone italiano novecentesco – senz’altro il più celebrato, il più intraducibile.

Il lavoro di Gifuni, che ha montato insieme brani dal Giornale di guerra e di prigionia, dalla Cognizione del dolore e da Eros e Priapo all’interno di una cornice amletica, conferma ancora una volta – dopo la straordinaria prova di Ronconi col Pasticciaccio (1996) – la natura profondamente performativa della scrittura di Gadda, troppo spesso considerata intransitiva e incapace di rimandare ad altro che a se stessa. Sull’impulso di questa prima coraggiosa traslazione, Gifuni e Pedriali hanno pensato di mettere ulteriormente in questione il presunto carattere idiosincratico dell’opera di Gadda, portando lo spettacolo al di fuori dei confini nazionali. Gadda Goes to War, che circonda il testo di Gifuni di molteplici strumenti di accesso al mondo di Gadda, nasce anche in ragione del successo che la prima britannica del monologo – Edimburgo, settembre 2012, in italiano con sovratitoli in inglese – ha, incredibilmente, registrato. Incredibile, perché nonostante la vitalità degli studi gaddiani al di fuori dell’Italia – l’«Edinburgh Journal» ne è la manifestazione più evidente – le culture anglofone hanno espresso un interesse quasi esclusivamente accademico nei confronti di Gadda.

Alla Circulation, non a caso, è dedicato il primo dei cinque capitoli del volume, firmato da Pedriali e Cristina Olivari. Si parte dalla decostruzione di un luogo critico molto resistente eppure parzialmente smentito dai fatti: che Gadda sia intraducibile non solo per la difficoltà della lingua ma per la sua irriducibile Italianness, che ne fa uno scrittore difficilmente comprensibile al di fuori del contesto storico e culturale italiano. Eppure, come si spiega l’esistenza di traduzioni di sue opere in quindici lingue diverse, tra cui il giapponese e il serbo-croato? Le autrici trovano una formula efficacissima per spiegare questa contraddizione e respingere il topos critico: Gadda è, di fatto, un autore glocal, come tutti i grandi intento a scrivere localmente e a pensare globalmente. In una auto-intervista in cui si domandava quale fosse il suo ambiente, Gadda rispondeva: «press’a poco l’universo, la totalità del tempo, la totalità dello spazio».

La disamina delle pratiche di circolazione dell’opera di Gadda è seguita da un intervento – Translation – di Christopher John Ferguson, traduttore, insieme a Cristina Olivari, del monologo di Gifuni (dunque di Gadda), che entra nel laboratorio della traduzione, discutendo alcune scelte campione e le difficoltà ad esse connesse. Il terzo capitolo, a firma di Pedriali e Giuseppe Episcopo, è dedicato allo Staging. È qui che con grande acutezza si riflette sul valore euristico del monologo di Gifuni, che non si limita a prestare un corpo e una voce alle parole di Gadda: ‘orchestrando’ ed ‘eseguendo’ il testo come una partitura musicale, la performance di Gifuni, che dà vita a un inedito Amleto Pirobutirro, rende manifesto uno degli archetipi latenti dell’opera di Gadda, cui però si affida il racconto di una storia che non coincide più né con quella di Hamlet né con quella di Gonzalo/Carlo Emilio. L’invenzione scenica ha un effetto allegorico potente, per cui l’Italia della Grande Guerra, quella fascista e postbellica diventano figura non solo dell’Italia presente ma di qualunque ‘regno’ fuori di sesto e di ogni singolo tragicamente impossibilitato a restaurarne l’ordine. Se questa ricchezza semantica è già in Gadda – come spiega brillantemente il quarto capitolo del libro, World-making, di Pedriali – è la traslazione scenica a riattivarla in modo nuovo.

Un ultimo accurato capitolo dedicato alle Resources, firmato da Alberto Godioli, riattraversa per temi e questioni fondamentali la sterminata bibliografia gaddiana, offrendo così a studenti e studiosi un regesto ragionato aggiornatissimo. Un Global glossary, curato da Godioli e Pedriali, segue il testo di Gifuni/Gadda: si tratta di una raccolta di lemmi chiave legati al monologo (Defeat, Italy e War tra gli altri), che, nello spirito e nella struttura, anticipa la Pocket Gadda Encyclopedia, diretta da Pedriali e in uscita nel 2014. Chiudono il volume una appendice di Pedriali su Gadda e il fascismo e una ricca bibliografia che include tutte le traduzioni gaddiane esistenti in inglese, francese, tedesco, castigliano e catalano. La mappatura della diffusione europea dell’opera di Gadda potrà agevolmente ripartire da qui.

Gadda Goes to War, che incarna al meglio lo spirito che in questi anni ha animato gli Edinburgh Gadda Projects allestiti con successo da Federica Pedriali, ha il suo maggiore punto di forza nell’inserire pratica artistica e gesto critico in uno stesso flusso di circolazione culturale, entro cui agenti differenti – scrittori, attori, traduttori, studiosi, lettori e spettatori – partecipano, da posizioni diverse, di un movimento continuo di ricodificazione. La sfida della traducibilità risulta vinta.