Per chiunque si interessi di fumetto italiano, una conoscenza più che passeggera della serie di Tex è requisito imprescindibile, tanto incisiva e duratura è stata la presenza nella nostra cultura fumettistica di questa serie ammiraglia. Tex, però, appare più refrattario all’analisi di altri importanti personaggi Bonelli. Di Dylan Dog si possono discutere l’antieroismo, il citazionismo, le componenti autoreferenziali; di Martin Mystère l’intreccio di riferimenti colti e le trame sofisticate; di Julia lo stravolgimento degli stereotipi sessisti del fumetto avventuroso – e via dicendo. Sono serie, si può dire, che spesso sviluppano un livello ‘meta’ su cui l’analisi può dirigere i propri strumenti. Il Tex che conosciamo oggi invece resiste all’interpretazione, e non sembra prestarsi a molte sottigliezze. Le robuste arcate narrative delle storie, l’essenziale profilo psicologico di tutti i personaggi (ognuno colto in una sola, grande funzione narrativa), le scenografie accurate ed evocative, la sobria e ordinata scansione delle tavole – tutto, insomma, si presenta agli occhi del lettore con la forza di una voluta immediatezza che si rifiuta a ogni autocompiacimento; che vuole essere puro trionfo della narratività, del contenuto che si dipana agevolmente davanti agli occhi del lettore, quasi cercando di celare la presenza di una voce autoriale.
Eppure, questa versione architettonicamente posata di Tex non è uscita già tutta formata dalla testa di Gianluigi Bonelli, ma ha preso forma gradualmente lungo la serie medesima, rinforzandosi per piccoli incrementi. In questo saggio intendo offrire una lettura ravvicinata delle storie principali della prima annata di Tex, riferendomi alla versione originale, prima che nelle ristampe venissero operati considerevoli ritocchi dovuti anche alla necessità di correggere errori e di adattarsi alle pressioni della censura. Sarà dunque necessario procedere per analisi minute, o persino microscopiche, perché aggiustamenti anche minimi ai testi originari hanno finito nel tempo col propagarsi in tendenze di grande impatto. Si tratta, prima di tutto, di un modo per riscoprire il personaggio nella sua originaria e ancora indefinita incarnazione. Allo stesso tempo, una considerazione di questo tipo permette di apprezzare una volta di più le speciali modalità comunicative delle narrazioni seriali protratte, lungo le quali è possibile determinare effetti che non pertengono ad altri tipi di espressione.