Un dispositivo inter- e transmediale al servizio di una nuova coscienza ecologica: Camille de Toledo e Le fleuve qui voulait écrire

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Lo studio si concentra su Le fleuve qui voulait écrire, volume pubblicato nel 2021 a cura di Camille de Toledo, scrittore, giurista e attivista francese. Esso si fa portavoce di una rinnovata coscienza ecologica che, sulla scia delle scelte operate da altri paesi europei ed extra-europei, espressioni delle nuove frontiere varcate dal diritto ambientale, ha tentato di dare voce e scrittura al fiume Loira. De Toledo racconta le audizioni del Parlamento della Loira che si sono svolte tra il 2019 e il 2021 e realizza così un vero e proprio dispositivo inter e transmediale. Esso, infatti, sfruttando le potenzialità di altri media in una prospettiva anche ‘fuori dal libro’ (fotografia, disegno, video, registrazioni audio), diventa espressione della volontà di rinnovamento della giurisprudenza in un’ottica di decostruzione dell’approccio antropocentrico, in vista del riconoscimento del principio di interdipendenza dei viventi e della necessità di creare istituzioni interspecie che favoriscano il riconoscimento dei diritti di tutte le soggettività viventi.

The study focuses on Le fleuve qui voulait écrire, a volume published in 2021 by Camille de Toledo, a French writer, jurist and activist. The book is a spokesman for a renewed ecological conscience that, in the wake of the choices made by other European and non-European countries, expressions of the new frontiers crossed by environmental law, has attempted to give voice and writing to the Loire river. De Toledo recounts the hearings of the Parlement de Loire that took place between 2019 and 2021 and thus creates a true inter- and trans-media device. In fact, by exploiting the potential of other media in a perspective that is also ‘outside the book’ (photography, drawing, video, audio recordings), it becomes an expression of the will to renew jurisprudence with a view to deconstructing the anthropocentric approach, to recognising the principle of interdependence of living beings and the need to create inter-species institutions that favour the recognition of the rights of all living subjectivities.

 

Il volume sul quale si concentra questo studio in realtà non è solo un libro, ma un vero e proprio oggetto inter- e transmediale. Infatti, se con l’espressione ʻnarrazione transmedialeʼ si intende «una storia raccontata su diversi media, per la quale ogni singolo testo offre un contributo distinto e importante all’intero complesso narrativo»,[1] allora il volume Le fleuve qui voulait écrire[2] ne rappresenta un esempio. Il testo è il primo prodotto di un progetto di ampio respiro coordinato da Camille de Toledo, scrittore, giurista e attivista francese. Esso si muove attraverso diversi tipi di media: testo scritto, fotografie, disegni e stampe, ma anche, in una prospettiva hors du livre, attraverso le registrazioni audio e video delle Auditions du Parlement de Loire[3] fruibili liberamente[4] su alcuni siti istituzionali partner del progetto. Questa complessità narrativa contribuisce a perfezionare, integrare e arricchire l’esperienza del fruitore grazie all’intersecarsi di molteplici e distinte informazioni. In questo modo il pubblico è chiamato a ricostruire il significato complessivo e complesso dell’opera integrando i diversi media coinvolti. Ogni medium, infatti, veicolando nuove e distinte informazioni, contribuisce allo sviluppo e alla comprensione del mondo narrato.

Tuttavia, il verbo ‘narrare’ e il sostantivo ‘narrazione’ non sembrano i termini più corretti per descrivere questa esperienza artistica, per la quale, in verità, le espressioni fiction o récit fictionnel appaiono poco appropriate. La stessa casa editrice nel presentare il volume lo definisce ʻun ouvrage historiqueʼ, un’opera storica pertanto che, sulla scia delle iniziative lanciate fin dal 1998 dall’International Secretariat for Water (ISW) e dal Solidarity Water Europe (SWE), testimonia la possibilità da parte di un corso d’acqua

[…] de s’exprimer et de défendre ses intérêts à travers un système de représentation inter espèces. Le fleuve qui voulait écrire déploie un récit: celui d’un soulèvement légal terrestre où une commission constituante se voit confier la charge d’accueillir les éléments de la nature (fleuves, lacs, rivières, forêts, vallées, océans…) dans nos enceintes de décision politique.[5]

Nel 2019 Camille de Toledo, in collaborazione con il POLAU (Pôle Art et Urbanisme) di Tours, ha lanciato una sfida: avviare le procedure per la creazione di una nuova ʻinstitution potentielleʼ,[6] il Parlamento di Loira (Parlement de Loire), dove l’uso della preposizione semplice anziché dell’articolata, come sarebbe più consueto, è una scelta densa di significato su cui ritorneremo. Scopo dell’impresa è riflettere, attraverso i dibattiti emersi durante degli incontri organizzati come vere e proprie audizioni parlamentari, sulla possibile attribuzione di personalità giuridica a elementi naturali e sull’attuazione di istituzioni interspecie.

La nostra riflessione partirà quindi dalla descrizione di un movimento che, su scala mondiale, manifesta una presa di coscienza inedita e rivoluzionaria nei confronti dell’epoca storica che stiamo vivendo – l’antropocene –, e delle conseguenze devastanti a cui il nostro pianeta sta andando incontro se non si metterà in atto una vera e propria inversione di tendenza. Si tratta di una massa critica sempre più numerosa, consapevole e desiderosa di affermare i diritti della natura, di riscrivere la società sfumando i confini tra umano e non umano. Una massa sempre più consistente in Francia, della quale fanno parte Camille de Toledo e il progetto di cui è l’anima e l’animatore che sarà descritto nella sua struttura, nei suoi meccanismi e soprattutto nella sua portata e nel suo impatto all’interno del dibattito ecologico attuale.

 

1. Possono un albero, un fiume o un lago avere personalità giuridica?

La domanda a prima vista può sembrare bizzarra e provocatoria, ma in realtà traduce una delle nuove frontiere del diritto ambientale: dare voce alla natura per riconoscerle diritti legali e quindi lo status di ʻpersona giuridicaʼ. Si tratta del punto di arrivo – ma forse sarebbe meglio considerarlo di partenza – di un lungo percorso in difesa dell’ambiente che sempre più comunità e amministrazioni locali adottano per tutelare i propri territori. D’altronde, l’approvazione dell’agenda 2030 a settembre 2015, seguita poi dall’accordo di Parigi siglato a dicembre dello stesso anno, hanno portato i temi ecologici prepotentemente al centro del dibattito pubblico, dando rinnovato vigore a un cambiamento di prospettiva in materia di tutela ambientale. Tuttavia, non tutti i paesi stanno procedendo con la stessa velocità o modalità.

In effetti, in molti paesi extraeuropei si sta affermando una concezione che vede negli ecosistemi non più dei beni da tutelare, ma dei soggetti dotati di diritti da poter far valere nelle aule giudiziarie. Nel 2008, la Carta costituzionale dell’Ecuador è stata la prima al mondo a includere ben quattro articoli dedicati al riconoscimento dei diritti della natura. Tale scelta ha condotto nel 2011 all’accoglimento, da parte di un tribunale ecuadoriano, di una richiesta di risarcimento avanzata dai rappresentanti del fiume Vilcabamba. L’episodio ha innescato un vero e proprio effetto domino che nel 2017 ha portato il parlamento neozelandese a riconoscere al fiume Whanganui, sacro al popolo maori, lo status di persona giuridica. Tale riconoscimento consente al fiume di godere di una soggettività indipendente, espressa tramite la nomina di due rappresentanti (il primo espressione del popolo maori e l’altro dello stato) a cui è affidato il compito di agire in sua vece.

Nel 2017 lo stato indiano dell’Uttarankhand ha riconosciuto il fiume Gange e lo Yamuna, suo principale affluente, come «entità legali viventi, aventi lo statuto di persone giuridiche con tutti i derivanti diritti, doveri e responsabilità».[7] Sempre nel 2017, la Corte costituzionale della Colombia ha riconosciuto il bacino del fiume Atrato come un ʻsoggetto di dirittoʼ. La sentenza, inoltre, ha disposto che lo Stato si facesse carico di proteggere e bonificare il territorio, creando anche un gruppo di custodi che potesse rappresentare il fiume nelle trattative.

Nel 2019 gli abitanti della città di Toledo in Ohio (USA) hanno votato una legge (Lake Erie Bill of Rights) che riconosce al lago Erie il diritto di «esistere, prosperare ed evolversi in maniera naturale»,[8] una legge quindi che garantisce l’esistenza e la protezione del lago a prescindere dall’utilità che ha per l’uomo.

Più recentemente, nel 2021, le autorità canadesi hanno riconosciuto la personalità giuridica del fiume Magpie, un intervento concreto volto a non subordinare più la difesa della natura all’esistenza degli interessi umani.[9] La lista degli esempi extraeuropei potrebbe allungarsi ulteriormente (Bangladesh, Bolivia, ecc.) ma, per venire al volume oggetto di questo studio, vediamo come si sta muovendo in questo ambito il vecchio continente.

Riflessioni, studi e azioni concrete sono in corso anche in Europa: i Paesi Bassi, ad esempio, nel 2019 hanno adottato una mozione per riconoscere personalità giuridica alla parte olandese del Mare dei Wadden; in Spagna, gli abitanti della Murcia hanno chiesto il riconoscimento dei diritti per la laguna salata del Mar Menor.[10] In Italia la legislazione in materia ambientale non può certamente dirsi arretrata. Le normative approvate nel nostro paese hanno avuto come scopo principale quello di tutelare l’ambiente in quanto patrimonio comune e condizione indispensabile alla salvaguardia della salute pubblica. Esse si sono mosse nel solco tracciato dalla Costituzione, negli articoli 9 – «La Repubblica […] tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni […]» – e 32: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività».

E in Francia?

 

2. Agir pour le vivant: una sensibilità che sta prendendo forma in Francia

Agir pour le vivant è il nome di un festival giunto già alla quarta edizione. Esso è emblematico di una sensibilità che sta prendendo sempre più corpo oltralpe e che così, in un editoriale di Libération, quotidiano che lo sostiene, viene illustrato:

 

Il nous faut des mots simples pour être efficaces. «Agir pour le vivant»: chacun de ces mots est porteur d’espoir. Formulés ensemble, ils forment un projet de société, que chacun peut comprendre, auquel chacun peut participer, sans attendre...

Agir…

L’urgence est là, elle est réelle, nous devons donc agir. [...]

Pour…

Agir pour le vivant c’est renoncer à une vision d’un monde asservi par l’homme, pour en défendre une autre. [...]

Le vivant…

Agir pour le vivant c’est fixer un nouveau cap pour l’humanité: consolider la biodiversité, agir avec la nature, non pas contre elle.[11]

 

Dal 2020 a Arles durante l’ultima settimana di agosto, a partire dal 2022 anche a Liegi e a Medellin, in Colombia, e da quest’anno pure in Africa, a Suza in Cameroun, il festival offre dibattiti, tavole rotonde, incontri volti a sensibilizzare l’opinione pubblica sugli ormai indifferibili problemi legati allo sfruttamento dell’ambiente, nel tentativo di proporre un nuovo modello di società che integri tra le sue priorità la questione dei viventi, siano essi umani, vegetali e animali. ʻAgir, faire, expérimenterʼ, insieme agli avverbi ʻconcrètement et durablementʼ sono i termini che maggiormente ricorrono e che traducono un approccio basato sull’abbattimento delle barriere tra discipline per integrare metodologie e strumenti e creare legami e interazioni tra i diversi attori – politici, antropologici, sociali – in un determinato territorio.

ʻAgir pour le vivantʼ può dunque diventare l’etichetta sotto la quale federare molte altre iniziative che in Francia stanno moltiplicandosi e diffondendosi. Tra queste vi è Notre affaire à tous, un’associazione nata nel 2015 e derivata dal movimento End Ecocide on Earth,[12] il cui collettivo di giuristi ha pubblicato nel 2022 Les droits de la nature, un volume edito da Le Pommier che ricostruisce lo stato dell’arte e di avanzamento a livello globale della questione relativa al riconoscimento dei diritti della Natura. Camille de Toledo ne ha redatto la prefazione.[13]

Anche buona parte del mondo della cultura e accademico si sta mobilitando in tal senso: ricordiamo l’attività teatrale e performativa che il filosofo e antropologo Bruno Latour recentemente scomparso e la regista e storica della scienza Frédérique Aït-Touati conducono da diversi anni e che è confluita nella Trilogie terrestre (B42, 2022), volume che raccoglie tre ʻconférences-performancesʼ (Inside, Moving Earths, Viral), risultato tangibile di un processo creativo e di ricerca che ha trasformato il palcoscenico in un luogo di «essais scéniques et d’expérimentations philosophiques».[14]

O ancora l’École urbaine de Lyon dell’Università di Lione, che dal 2019 offre lezioni pubbliche legate al tema dell’antropocene e alle problematiche derivate dall’impatto dell’uomo sulla natura. Esse sono tenute da docenti di diversi dipartimenti universitari (geografi, giuristi, architetti, antropologi, sociologi, fisici, geologi, biologi, filosofi...) e hanno pertanto un carattere pluri- e interdisciplinare.

E infine, per concludere questa panoramica sicuramente non esaustiva, ricordiamo il «POLAU – pôle arts.urbanisme […] une structure ressource et de projets à la confluence de la création artistique et de l’aménagement des territoires». Esso ha sede a Saint-Pierre-des-Corps, comune nel dipartimento Indre et Loire e ha giocato un ruolo decisivo nell’accogliere e sostenere il progetto animato da Camille de Toledo.

 

3. La Démarche du parlement de Loire

Il video «Vers un Parlement de Loire» presente sul sito del POLAU illustra le intenzioni e la posta in gioco alla base di questo ambizioso progetto. Comprendiamo subito che il volume curato da de Toledo in realtà è solo il primo prodotto di un processo molto più ampio e a lungo termine federato sotto la macro-etichetta ʻDémarche du Parlement de Loireʼ. Infatti, le audizioni del parlamento di Loira, ʻmises en récitʼ da Camille de Toledo nel volume Le fleuve qui voulait écrire, sono solo il primo atto di un percorso ben più vasto e di largo respiro. Come una pièce teatrale, esso si compone di quattro atti che comprendono programmi radiofonici e documentari; camminate esplorative ed esperienziali lungo il fiume e i suoi affluenti (Marche de Loire); la creazione di una cartografia ʻaffettivaʼ del territorio della Loira che metta in rilievo l’attaccamento al fiume da parte degli abitanti della regione (Cartographie des attachements à la Loire). E ancora giochi di ruolo (Jeu d’interprétation du milieu ligérien) e giornate di studio che intersecano competenze ed esperienze artistiche, scientifiche e giuridiche nell’ambito del riconoscimento dei diritti della natura. Si tratta quindi di un’attività complessa che mira ad articolare le nuove frontiere della giurisprudenza in materia di ecologia con il territorio, i suoi meccanismi e i suoi abitanti in un’ottica di decostruzione dell’approccio antropocentrico:

Des catastrophes naturelles aux crises sociales, de la révolte des sols, des fleuves, des espèces, aux luttes contre les discriminations, nous devons reconsidérer l’ensemble des présupposés surplombants. Ceux-là qui dictaient nos façons de penser, nos postures descendantes autant que nos ingénieries, sont à remettre littéralement «à l’endroit».[15]

Gli attori provengono dalla società civile contribuendo così a conferire al dibattito un aspetto inter- e transdisciplinare e una prospettiva orizzontale: non idee e provvedimenti dall’alto dell’umano verso il basso del non umano, ma idee e programmi d’azione che coinvolgono ponendole sullo stesso piano diverse forme di vivants.

La Démarche du parlement de Loire – acte 1 et 2, <https://polau.org/incubations/demarche-du-parlement-de-loire/>

Come già affermato, la Démarche du parlement de Loire è costituita da quattro atti. Il primo, oggetto di questo studio, parte da un presupposto: immaginare l’istituzione di un parlamento fluviale a partire da un processo collettivo e collaborativo di ricerca-creazione. Immaginare, supporre, un’esperienza di pensiero quindi. Per fare ciò è stato necessario partire da un’indagine condotta da una commissione multidisciplinare.[16] Quest’ultima, come una vera e propria commissione parlamentare, ha elaborato un processo basato su una serie di audizioni pubbliche a cui sono stati invitati ricercatori (filosofi, antropologi, ecologisti, biologi, giuristi)[17] posti a confronto con gli abitanti o più in generale con gli ʻusagersʼ della Loira, coloro cioè che fruiscono, beneficiano, utilizzano questo paesaggio fluviale. La fiction institutionnelle che ne è derivata – il racconto che scaturisce dal volume Le fleuve qui voulait écrire – funge pertanto da «linea editoriale-territoriale per aprire percorsi di azione a favore di un ribaltamento di prospettiva».[18] Un rovesciamento necessario e inderogabile di fronte agli sconvolgimenti climatici che si sono verificati e continuano a verificarsi nel corso degli ultimi anni. Tredici sono le audizioni pubbliche che si sono tenute tra il 2019 e il 2020 a Tours, Blois e Saint-Pierre-des-Corps. La ricerca-azione ̶ divenuta poi ricerca-creazione ̶ messa in atto da questi incontri si articolava intorno all’ipotesi di un’istituzione giuridica potenziale, un parlamento che coinvolgesse tra i suoi membri la fauna, la flora, i banchi di sabbia, l’acqua… in breve Loira, senza l’articolo davanti, proprio a sottolinearne il nome, primo elemento fondamentale che contraddistingue qualunque essere vivente a cui riconoscere dei diritti.

 

4. Le fleuve qui voulait écrire: una ‘fiction institutionnelle territoriale’

«Et si on faisait un parlement de Loire?»[19] (e se facessimo…?). Con questa formula iniziano i giochi di ruolo dei bambini e così è iniziata anche l’esperienza di pensiero guidata da Camille de Toledo. Partendo proprio dalle espressioni fictions institutionnelles e institutions potentielles, la commissione parlamentare, per mano del suo presidente, si è fatta portavoce dell’intenzione di rivendicare

[…] une extension du domaine de l’écriture pour accélérer des métamorphoses, changer nos manières d’habiter, révéler des anachronismes entre les savoirs du présent (notamment en lien avec l’écologie des écosystèmes) et les formes politiques issues de la modernité.[20]

Un’esperienza di ricerca e di creazione artistica al servizio di un’azione, di una causa, in piena sintonia quindi con il quadro recentemente tracciato da Alexandre Gefen nel suo La littérature est une affaire politique.[21] Non a caso Camille de Toledo figura tra i ventisei scrittori intervistati dal critico. E sempre non casualmente il titolo dell’entretien che lo vede protagonista è proprio Toutes les grandes œuvres littéraires ont une portée politique.[22] ʻPoliticoʼ dunque nel senso più ampio e alto del significato dell’aggettivo: scegliere di agire con, nella, per mezzo della lingua traduce infatti un engagement vigoroso della letteratura: «la littérature, c’est agir sur les codes, sur les fictions, les représentations et, à ce titre, c’est un travail de soutier, pour changer les encodages du monde»,[23] afferma con decisione de Toledo. In effetti per lo scrittore non esiste separazione alcuna tra letteratura e politica, poiché

[…] la seule approche, aujourd’hui, qui me semble juste, est celle qui considère l’ensemble de la vie humaine comme une seule grande écriture, une production quotidienne gigantesque de textes. […] On voit bien que si l’on accueille tout comme des opérations dans et avec le langage, avec les codes, il n’y a plus de frontières.[24]

Il volume da lui curato è pertanto il tentativo di dare «une chair littéraire»[25] a uno sforzo, a un impegno, in questo caso quello collettivo che la commissione da lui presieduta ha dimostrato nell’animare il progetto ʻpoliticoʼ delle audizioni del parlamento di Loira. Politica letteraria o letteratura politica che vuole tradursi in azioni concrete a favore dei gruppi sociali, degli ecosistemi, degli elementi terrestri, che ancora una volta esprime quel desiderio di «réparer le monde»[26] tanto diffuso nel panorama letterario francese contemporaneo e che si manifesta in forme di azioni «micropolitiche»[27] le quali «résonnent de la force des possibles comme du principe d’espérance».[28]

Pertanto, l’esperienza del Parlement de Loire si colloca all’interno di una trasformazione istituzionale che vuole rendere gli esseri viventi e l’ambiente in cui vivono attori di un nuovo equilibrio di potere. Si tratta di un’istituzione potenziale, in divenire, che intende sottolineare lo iato tra istituzioni anacronistiche e antropocentriche e un orizzonte di cambiamento e di conversione auspicabile che riconosce il principio di interdipendenza dei viventi. La narrazione istituzionale e territoriale di cui de Toledo si è fatto interprete propone immaginari in grado di dare potere d’azione all’ambiente, di riconoscerne i diritti, nel tentativo di riannodare, ritessere quei rapporti tra l’uomo e il mondo naturale lacerati dal secolare antropocentrismo.

Il volume Le fleuve qui voulait écrire è pertanto un vero e proprio racconto collettivo e corale dell’antropocene che vuole portare il suo contributo a una modifica radicale della maniera in cui l’Occidente concepisce il governo del vivant e promuovere così un passaggio epocale, quello da un regime democratico a un regime ‘biocratico’.

 

5. Come e perché far parlare e scrivere un fiume?

Questa fiction institutionnelle territoriale si apre con una prefazione firmata da Camille de Toledo[29] in cui vengono posti i termini della questione del non più differibile tournant écopolitique. Questo testo è stato concepito proprio

[…] pour penser cette bascule, ce «soulèvement légal terrestre» depuis nos lieux, ici, en France, en Europe, pour donner des outils à celles et ceux qui voudront dans l’avenir mettre un peu de leurs forces dans une transformation de nos écritures. Car le monde est écrit (FE, p. 8).

La scrittura ha dunque un ruolo capitale e la necessità di un nuovo immaginario di scrittura legale si impone oggi più che mai. Il libro si trasforma dunque in un vero e proprio «théâtre des questions» (FE, p. 9) alle quali si è tentato di trovare risposte interpellando specialisti dei più svariati campi disciplinari:

Quelle écriture du monde? […] Que veut écrire le fleuve? Quelle organisation légale nouvelle permettrait de l’entendre, de le traduire? Comment se rattacher à lui et lui offrir, dans nos enceintes humaines, une présence? (FE, p. 9)

Il processo messo in atto ha permesso di creare un racconto non utopico, ma topico, ancorato cioè a un luogo – le territoire ligérien – concretamente tangibile e esperibile dai nostri sensi: «Partir du topique, repenser et repanser sans trop s’élever dans les hauteurs, demeurer avec ce qui est là, sous nos yeux, à portée de nos sens» (FE, p. 10).

E il senso maggiormente messo in gioco è l’udito, a partire dall’esergo che presenta una citazione di Victor Hugo[30] e se si considera poi la scelta della forma delle audizioni che intendevano proprio sollecitare la capacità umana di ascolto del fiume e del suo ambiente per sfuggire alla ʻtiranniaʼ della vista:

L’ouïe, au contraire des yeux, c’est être ni devant ni en face, mais en présence, parmi ce qui s’élance depuis les diverses bouches de la Terre; c’est s’engager dans le son et l’interprétation des sons du monde. C’est ainsi qu’en plus des paroles strictes consignées dans ce livre, les membres de la Commission ont aussi organisé des expériences d’écoute du fleuve et de ses voix animales, végétales, minérales, de la façon dont il parle de mille manières (FE, p. 11).

Ben lontano dal catastrofismo e dal clima apocalittico e teleologico che certi testi sull’antropocene fanno propri, l’approccio adottato è di tipo ʻbiosemioticoʼ: sulla scia di una riscoperta dei saperi arcaici di quei popoli che non hanno reificato la natura, il progetto Démarche du Parlement de Loire si fa portavoce di una nuova e più ampia intelligenza dei paesaggi e degli ecosistemi che allarga la nozione di linguaggio per dimostrare che gli umani non sono i soli a produrre dei segni. Al contrario, anche «les autres qu’humains» (FE, p. 12) sono emettitori prolissi, nonché ricettori e trasmettitori di informazioni. Un punto di vista pertanto che spinge a interrogarsi su come rendere giustizia a questi soggetti non umani ma viventi che partecipano della nostra esistenza; come ripensare il linguaggio politico e legale in modo da riuscire a mettersi in ascolto di altri linguaggi ed essere capaci di leggere altri segni; come modificare le fictions juridiques (FE, p. 15) su cui si fondano gli stati e le nazioni, e ancora come modificare i codici che ci governano: «Il faut réagencer les mots et inviter dans le langage les vies qui parlent et qui en furent injustement et sauvagement exclues» (FE, p. 15).

Questo «livre-processus» (FE, p. 8) si offre anche come un «service public de l’imaginaire» (FE, p. 14), uno strumento finzionale attraverso il quale sensibilizzare il mondo a un necessario e inderogabile «soulèvement légal terrestre» (FE, p. 14).[31] Scrittura al servizio del cambiamento e della trasformazione affinché, attraverso l’esperienza, l’arte accetti la propria responsabilità e se ne faccia carico. Lo scopo finale è dunque quello di servirsi della fiction e degli immaginari ma per uscire dalla fiction e trasformare quegli immaginari in proposte concrete che la Commissione intende sottoporre all’Assemblée Nationale, al Senato e al governo delle regioni coinvolte.

Il volume, vero e proprio deposito, nel senso geologico del termine, di due anni di appunti, registrazioni e dibattiti, raccoglie le tredici audizioni pubbliche che si sono svolte tra il 2019 e il 2020 suddividendole in quattro giornate. Durante la quinta, intitolata Délibération, la Commissione, vera protagonista della fiction poiché, come afferma de Toledo, «la Commission, c’est nous» (FE, p. 16), tira le conclusioni e formula proposte per le institutions à venir. Un’organizzazione che secondo Christine Marcandier potrebbe rappresentare una sorta di rifondazione del racconto della Genesi:

[…] sans le repos du septième jour et avec l’ensemble du livre formant un autre jour VI — le jour VI est, rappelons-le, celui où sont créées les différentes espèces et où l’homme est supposé «dominer sur les poissons de la mer, les oiseaux du ciel, les bestiaux, toutes les bêtes sauvages et toutes les bestioles qui rampent sur la terre».[32]

Il libro può essere letto quindi come una sorta di nuova genesi in cui il verbo da capovolgere è proprio quel ʻdominareʼ che caratterizza il racconto della creazione dell’uomo.

Indice di C. de Toledo, Le fleuve qui voulait écrire, Paris, Manuella éditions, 2021, pp. 30-31Indice di C. de Toledo, Le fleuve qui voulait écrire, Paris, Manuella éditions, 2021, pp. 30-31

E con Christine Marcandier è legittimo chiedersi cosa vuole scrivere questo fiume, qual è la sua lingua e come tradurla per comprenderla.[33] Troviamo la risposta nel «Monologue du fleuve» (FE, pp. 338-341) che chiude il quinto giorno e che traduce emblematicamente in segni quel processo di soggettivazione degli elementi naturali alla base dell’intero progetto. Il monologo si sviluppa su espressa sollecitazione di Camille de Toledo che a nome della Commissione interpella il fiume: «Dis Loire, que penses-tu de nous?» (FE, p. 337). La risposta è tutta in quella richiesta di «Égalité des armes» discussa all’interno di una delle ultime audizioni e che si declina prima di tutto in un diritto alla traduzione e a persone espressamente formate in materia di soggettivizzazione degli elementi naturali e tutela dei loro diritti:

Pour qu’il y ait, à l’avenir, des procès équitables entre les intérêts humains et non humains, il importe, avant tout, d’avoir des juridictions spécialisées, où siègent des juges ayant la connaissance de ces sujets. Il y a bien des juges spécialisés en droit de la famille, en droit des affaires… (FE, p. 317)

Proprio in nome di questa uguaglianza il fiume Loira conclude invocando la stesura di una nuova Costituzione, richiesta davanti alla quale la Commissione propone di lavorare ancora in questa forma aggregativa e collaborativa:

Plutôt que d’écrire, d’ores et déjà, les articles de la Constitution à venir, attendons encore un peu, agrégeons toujours. Offrons par exemple des dessins, une série de dessins, des tutos pour les enfants à venir, pour que d’autres participent, que le processus jusqu’au bout ouvre des horizons, déclenche d’autres assemblées, d’autres narrations… pour réapprendre à écrire les lois… (FE, p. 341)

Il volume infatti si chiude su una serie di schemi e mappe concettuali che sintetizzano e visualizzano le problematiche affrontate, l’approccio e la visione d’insieme adottati, quella cioè di un pluralismo e di una polifonia dei viventi da trasmettere alle generazioni future.

 

6. I limiti del libro e della parola scritta: intermedialità e transmedialità

Le fleuve qui voulait écrire, ce livre entre vos mains, ne rend pas compte de toute l’amplitude des expériences que nous avons menées. Il ne le peut pas. […] Ici, beaucoup de […] souvenirs sensibles du fleuve n’ont pas pu être consignés; mais des images, des enregistrements disponibles en ligne peuvent être consultés, qui témoignent pour tout ce qui déborde ces pages et les enveloppe (FE, p. 13).

Con queste parole Camille de Toledo ammette i limiti del volume da lui curato: quello che ha raccontato attesta solo una minima parte dell’esperienza collettiva fatta dalla Commissione ‘pour un Parlement de Loire’. Ed è per sopperire a questo limite che il progetto si apre a due ulteriori percorsi: la dimensione intermediale e quella transmediale.

Per quanto riguarda la prima, il volume si presenta fin dalle prime pagine come un dispositivo intermediale, in cui fotografie e riproduzioni di stampe e litografie entrano in dialogo con il testo.

Le cinque stampe riproducono rispettivamente: l’inondazione della Loira nel 1846; un pesce siluro e un’anguilla in due litografie di Albin Mesnel;[34] le donne della tribù di nativi americani Ojibwa; e infine la tavola di Abraham Bosse creata per il frontespizio del Leviatano di Thomas Hobbes.

Le fotografie possono essere suddivise in due macro-categorie: quelle che riproducono paesaggi e quelle che ritraggono alcuni momenti delle audizioni.

All’interno della macro-categoria ʻpaesaggiʼ si distinguono due sottocategorie: da un lato le immagini della Loira e del suo territorio; dall’altro le rappresentazioni di quei territori extraeuropei che hanno di gran lunga preceduto l’Europa e la Francia nel riconoscimento della personalità giuridica a elementi naturali, come il fiume Whanganui e l’Atrato.

Anche le foto delle audizioni possono essere suddivise in sottocategorie: quelle che ritraggono le/gli auditionné.e.s; quelle che ritraggono il pubblico. Infine quelle che testimoniano le esperienze fatte dal pubblico e dai membri della Commissione, come ad esempio le sedute di ecopsicologia e di bioacustica. Nei tre casi le immagini attestano che anche quando le audizioni si sono svolte all’interno degli spazi del POLAU, le pareti e il pavimento erano cosparsi di foglie e rami, evidentemente per continuare e prolungare l’esperienza di ascolto dei suoni e di percezione degli odori e dei materiali che caratterizzano il territorio della Loira.

Bruno Latour, Frédérique Aït-Touati, Vers un parlement de Loire ˂https://youtu.be/vNPtVfNnwfU˃

Come una sorta di diario visivo, stampe e fotografie partecipano di un significativo dialogo fototestuale, nel quale le immagini acquistano «un significato ulteriore, non limitato alla documentazione, all’attestazione di realtà, e la struttura del testo riproduce al livello macro-testuale i rapporti di co-implicazione delle istanze della scrittura e dell’immagine».[35] Un’operazione di montaggio, che pone i due media in continua tensione e in un’interrelazione che se non contribuisce a generare un significato terzo, concorre comunque ad arricchire il messaggio veicolato al lettore. Le fleuve qui voulait écrire può quindi essere considerato un dispositivo fototestuale, un prodotto in cui il rapporto tra parole e immagini non si definisce solo in termini di influenza o dipendenza filologica. Esso infatti piuttosto si dispiega all’interno di un «ecosistema, […] una struttura complessa, aperta e reticolare di elementi, che dialogano […] e sono co-implicati in un continuo interscambio».[36] Testo e immagini si alimentano a vicenda ʻaumentandoʼ così il contenuto del messaggio da trasmettere. Per riprendere la classificazione che Giuseppe Carrara propone, potremmo definire il «rapporto informazionale fra la parola e l’immagine»[37] in atto ne Le fleuve qui voulait écrire come «illustrazione» e «supplemento». Della prima categoria, che prevede che «l’immagine [sia] usata per visualizzare quanto viene detto, p[ossa] aggiungere poche informazioni […]; non racconta[re] un’altra storia, […] ma semplicemente collabora[re] alla creazione»,[38] fanno certamente parte quelle fotografie che ritraggono momenti delle auditions, ʻillustrandoneʼ appunto le modalità; come anche le immagini che riproducono il paesaggio della Loira. Le foto che ritraggono quelle zone extraeuropee che hanno già riconosciuto personalità giuridica a elementi naturali, come anche alcune stampe, appartengono invece a nostro avviso alla categoria «supplemento», in quanto «le informazioni veicolate dal testo scritto e quelle dell’immagine collaborano alla creazione di un significato ulteriore».[39] Esse infatti intendono gettare le basi di un ponte tra il vecchio continente, la Francia in particolare, e le civiltà del Nuovo Mondo proponendole come veri e propri esempi da emulare.

Sembra quindi possibile affermare che tutte le immagini presenti possono essere federate sotto l’etichetta della «forma-emblema» di cui parla Michele Cometa, che «è significazione [...] in cui prevale il ruolo dell’autore [...] e una retorica dello scambio tra le varie parti che costringe il lettore a una lettura/visione monodirezionale. [...] Come nell’emblema classico, [questo tipo di] fototesto cerca di produrre effetti di lettura programmati, ancorché non univoci».[40]

«Illustrazioni», «supplementi» o «forme-emblema»: sicuramente l’intenzione è quella presente in qualunque dispositivo intermediale, e cioè creare un dialogo tra i media coinvolti, dialogo potenziato, nel caso del volume in oggetto, dalla presenza su alcune immagini di didascalie redatte con una calligrafia in stampatello manoscritta molto esitante, come se fosse la mano di qualcuno che ha appena imparato a scrivere. Lo stesso carattere è usato sia per i titoli dei capitoli, sia per riprendere alcune frasi emblematiche pronunciate dalla Commissione o dalle/dagli auditioné.e.s. Una scelta editoriale sicuramente non ʻinnocenteʼ che forse intende manifestare concretamente e visibilmente, attraverso quei tratti incerti finzionalmente tracciati da Loira, la volontà del fiume di scrivere.

C. de Toledo, Le fleuve qui voulait écrire, Paris, Manuella éditions, 2021, p. 33

Infine, e per concludere, la seconda dimensione offerta al lettore è quella transmediale. De Toledo definisce il volume da lui curato un «livre oscillatoire» (FE, p. 14) nel quale il lettore può in qualunque momento abbandonare il testo scritto per accedere a tutte le risorse in rete che hanno registrato l’esperienza del Parlement de Loire, per poi tornare indietro e ribeneficiare della parola scritta: «Les lecteurs pourront à tout instant quitter le livre pour aller vers les documents visuels ou sonores en ligne […]. Ils y verront la trace de plus vastes expériences» (FE, p. 13). Una dimensione hors du livre che contribuisce e implementa il messaggio veicolato dal volume e rende maggiormente giustizia della complessità di questo processo di ricerca-creazione. Le fleuve qui voulait écrire è infatti un libro composto anche di una parte immateriale ed esperienziale che ha dato luogo a delle auditions performées, un libro che si espande in diversi siti internet[41] e si è pure prolungato in ulteriori esperienze.[42] De Toledo paragona questo tipo di attività al lavoro delle api e lo definisce proprio come «un travail de pollinisation»:[43]

[…] je vois notre action, depuis l’art, depuis l’écriture, depuis la poétique, comme un travail à l’image de celui des abeilles: une activité de pollinisation. Nous cherchons à accomplir des opérations de traduction, pour rendre des dimensions théoriques, intellectuelles, plus affectives; pour créer des vibrations autres que celles de la vie ordinaire. […] Et bien sûr, il y a cette quête pour que des écritures nouvelles ne restent pas dans l’enclos des livres, pour qu’elles deviennent la vie même…[44]

7. Conclusione

Le fleuve qui voulait écrire est un livre-parlement, ou un livre-assemblée. Il l’est au double sens du verbe «assembler». Nous nous sommes assemblés pour réfléchir à une nouvelle organisation du monde: un monde où les éléments de la nature accèderaient au statut de sujets. Et puis, j’ai assemblé ces diverses voix, afin qu’elles convergent, qu’elles s’écoutent et s’entrelacent.[45]

 

Merito di questo libro e del progetto Démarche pour un parlement de Loire è senz’altro quello di aver posto i riflettori dei media su problematiche sempre più urgenti in Francia, come nel mondo intero. L’invito è quello di mettersi a osservare, e non soltanto con gli occhi, il mondo che ci circonda per inventare nuovi modi di abitare la terra, di mettersi in relazione con il vivente e forse anche di «reincantare il mondo».[46]

Il tutto partendo proprio dalla giurisprudenza, perché la legge è una delle tante modalità di scrittura del mondo e per sua natura non è statica. Le scienze ̶ naturali, antropologiche, sociali ̶ invitano infatti a un ripensamento globale delle relazioni tra umani e non umani e questo può solo realizzarsi attraverso una nuova ontologia che rifiuti un approccio eco-paternalista di mera protezione della natura e si metta in relazione con essa, accettando anche l’aumento del conflitto che la complessità inevitabilmente comporta. In altre parole, un vero cammino di transizione o meglio, nel solco del pensiero di Alexandre Langer, di ʻconversioneʼ ecologica, sulla scia della quale altre esperienze simili si sono sviluppate in Francia. Oltre ai festival e ai movimenti di cui si è già parlato, si pensi ad esempio ai testi di Jacques Darras[47] e di Pierre Vinclair,[48] oggetto recentemente di un dibattito intitolato Parler avec les rivières presso la Maison de la poésie di Parigi.

Le fleuve qui voulait écrire si inserisce dunque a pieno titolo nel panorama culturale animato dai testi e dalle performance di Bruno Latour, dagli studi di Anna Tsing[49] e di Donna Haraway, dalle riflessioni di Marielle Macé,[50] dai Voyages en sols incertains di Matthieu Duperrex.[51] Anche il volume di de Toledo infatti ha contribuito a spostare e decentrare lo sguardo umano per mettersi in ascolto dei viventi in un modo diverso e più profondo. A tal punto da essere definito un vero e proprio manifesto in grado di far apparire un’altra evidenza, di decolonizzare il nostro modo di pensare, di sgretolare l’antropocentrismo, favorendo il riconoscimento dell’esistenza di altre soggettività:

C’est en ce sens que ce livre est un manifeste: non parce qu’il professerait ou exigerait quoi que ce soit, — rien n’est plus étranger à sa démarche. Mais parce qu’il fait apparaître une autre évidence, décolonisant nos manières de penser et rêver, tissant les paroles, faisant entrer les altérités dans nos subjectivités, instituant des pluriels, des diversités dans des communs, travaillant les disjonctions non comme des apories ou des culs de sac de la pensée mais des enrichissements de l’une par l’autre.[52]

 


1 H. Jenkins, Cultura convergente [2006], Milano, Apogeo, 2007, p. 84.

2 C. de Toledo, Le fleuve qui voulait écrire. Les auditions du parlement de Loire, Paris, Manuella Editions-Les liens qui libèrent, 2021. Il libro è stato recentemente tradotto in italiano: Id., Il fiume che voleva scrivere, trad. it. di S. Folin, Vicenza, Neri Pozza, 2022. D’ora in poi le citazioni da questo testo saranno seguite dalla sigla FE e dal numero della pagina corrispondente.

3 Si è scelto di mantenere anche in italiano l’espressione ʻaudizione parlamentareʼ perché nell’ordinamento giuridico sia francese sia italiano designa uno strumento grazie al quale le Commissioni parlamentari possono raccogliere presso la società civile le informazioni o i pareri necessari a svolgere correttamente la propria attività istituzionale.

4 ˂https://vimeo.com/user9025735˃ [accessed 02.01.2023].

6 Nella pagina dedicata alle audizioni del parlamento di Loira viene specificato che esse mettono in atto una ricerca collettiva volta a immaginare l’istituzione potenziale di un ecosistema fluviale e a coinvolgere in un parlamento la fauna, la flora, i banchi di sabbia, l’acqua e tutte le componenti della Loira; cfr. ˂https://polau.org/incubations/les-auditions-du-parlement-de-loire/˃ [accessed 02.01.2023].

7 R. Petrella, ‘Dal Gange all’Atrato, quando il fiume è un ʻessere viventeʼ’, il manifesto, 28 giugno 2018.

8 «[…] this Lake Erie Bill of Rights […] establishes irrevocable rights for the Lake Erie Ecosystem to exist, flourish and naturally evolve». Il testo della legge è consultabile al link ˂https://www.beyondpesticides.org/assets/media/documents/LakeErieBillofRights.pdf˃ [accessed 02.01.2023].

10 Cfr. E. Mureddu, ʻLa laguna che avrà gli stessi diritti di un cittadinoʼ, Europa Today, 22.9.2022 ˂https://europa.today.it/ambiente/laguna-diritti-cittadino.html˃ [accessed 02.01.2023].

11 J. Dossier, ‘Des mots porteurs d’espoir’, Libération, 24 juillet 2020 ˂https://www.liberation.fr/evenements-libe/2020/07/24/agir-pour-le-vivant_1794615/˃ [accessed 02.01.2023].

12 «End Ecocide on Earth is an international grassroots citizens movement founded in 2012, created to carry out a European Citizens Initiative calling for the European Parliament to recognize the crime of Ecocide», ˂https://www.endecocide.org/fr/who-we-are-2/˃ [accessed 02.01.2023].

13 C. de Toledo, ‘Préface. Un soulèvement légal terrestre’, in Ouvrage collectif, Les droits de la nature, Paris, Le Pommier, 2022, p. 5-12.

14 La citazione è tratta dal sito di Zone critique, la compagnia teatrale creata nel 2004 da Frédérique Aït-Touati che mette in scena le conferenze-performance di Bruno Latour, ˂https://www.zonecritiquecie.org/trilogie-terrestre˃ [accessed 02.01.2023].

15 ‘Vers un parlement de Loire. Une fiction institutionnelle territoriale’, p. 4 ˂https://drive.google.com/file/d/1zG74Bk9YH9WzO1F_Qa1ai1V-I-2y3M24/view˃ [accessed 02.01.2023].

16 Di seguito i membri della commissione accompagnati dalle loro qualifiche: «Camille de Toledo, auteur associé, juriste; Virginie Serna, archéologue subaquatique, conservatrice en chef du Patrimoine, chargée de mission au Ministère de la culture; Bruno Marmiroli, architecte paysagiste, directeur de la Mission Val de Loire Patrimoine Mondial; Lolita Voisin, paysagiste, directrice de l’École de la nature et du paysage de Blois – INSA Centre-Val de Loire; Joan Pronnier, Cheffe de projet COAL art et écologie; Stephane Cordobes, conseiller-expert à l’ANCT Agence Nationale de la Cohésion des Territoires et enseignant-chercheur associé à l’École urbaine de Lyon; Pascal Ferren, philosophe et urbaniste» (ʻVers un parlement de Loireʼ, p. 18).

17 Di seguito l’elenco delle/degli auditionné.e.s suddivisi in base alla giornata a cui hanno preso parte: Jour 1: Bruno Latour, Frédérique Aït-Touati, Bruno Marmiroli, Virginie Serna; Jour 2: Jacques Leroy, Jean-Pierre Marguénaud, Catherine Larrère, Catherine Boisneau; Jour 3: Valérie Cabanes, Matthieu Duperrex, Gabrielle Bouleau, Gilles Deguet; Jour 4: Sacha Bourgeois-Gironde, Marie-Angèle Hermitte.

18 «[…] ligne éditoriale-territoriale pour ouvrir des chemins d’action en faveur d’un retournement de perspective» (ʻVers un parlement de Loireʼ, p. 15, traduzione mia).

19 Ibidem.

20 Ibidem.

21 A. Gefen, La littérature est une affaire politique, Paris, éd. de L’Observatoire, 2022.

22 Cfr. ivi, p. 68-81.

23 Ivi, pp. 69-70. Il corsivo è dell’originale.

24 Ivi, pp. 72-73.

25 Ivi, p. 78.

26 Cfr. A. Gefen, Réparer le monde. La littérature française face au XXIe siècle, Paris, Corti, 2017.

27 Cfr. F. Guattari, S. Rolnik, Micropolitiques, Paris, Seuil, 2007.

28 A. Gefen, ‘Conclusion. Changer le monde sans prendre le pouvoir’, in Id., La littérature est une affaire politique, p. 366.

29 C. de Toledo, ʻDu langage des êtres de la natureʼ, in Id., Le fleuve qui voulait écrire, pp. 7-19.

30 «C’est une triste chose de songer que la nature parle et que le genre humain n’écoute pas» (FE, p. 7).

31 Ricordiamo che Un soulèvement légal terrestre è anche il titolo della prima audizione animata da Bruno Latour e Frédérique Aït-Touati (cfr. ivi, pp. 33-99).

32 C. Marcandier, ‘Camille de Toledo: «Conter une autre histoire de l’avenir» (Le Fleuve qui voulait écrire)’, Diacritik, 13 ottobre 2021 ˂https://diacritik.com/2021/10/13/camille-de-toledo-conter-une-autre-histoire-de-lavenir-le-fleuve-qui-voulait-ecrire/?fbclid=IwAR3Mqn96jBRKUKBCZL5Aoid-bnqc4NK70L3Qx42HDnxagOzBlTG9PLv58Mw˃ [accessed 02.01.2023].

33 Cfr. ibidem.

34 Illustratore, specializzato nella riproduzione di animali e elementi naturali, vissuto nel XIX secolo (1830-1875).

35 G. Carrara, Storie a vista. Retorica e poetiche del fototesto, Milano, Mimesis, 2020, p. 282.

36 D. Brogi, Un romanzo per gli occhi. Manzoni, Caravaggio e la fabbrica del realismo, Roma, Carocci, 2018, p. 38.

37 G. Carrara, Storie a vista, p. 70.

38 Ibidem.

39 Ivi, p. 71.

40 M. Cometa, ʻForme e retoriche del fototesto letterarioʼ, in M. Cometa, R. Coglitore (a cura di), Fototesti. Letteratura e cultura visuale, Macerata, Quodlibet, 2016, p. 93.

41 Oltre al sito del POLAU, ricordiamo anche quello di Arteplan che dedica una sezione alle Assemblées de Loire.

42 Si veda per esempio l’incontro alla Maison de la poésie di Parigi del 16 ottobre 2021, ˂https://maisondelapoesieparis.com/programme/toledo-le-fleuve/˃ [accessed 02.01.2023].

43 C. de Toledo in C. Marcandier, ‘Camille de Toledo’.

44 Ibidem.

45 Ibidem.

46 S. Federici, Reincantare il mondo. Femminismo e politica dei «commons», Verona, Ombre Corte, 2018.

47 J. Darras, Je suis une rivière, Amiens, éditions de la librairie du labyrinthe, 2022; Id., Quatre à quatre vers le Nord, Epaux-Bézu, Cours toujours éditions, 2022.

48 P. Vinclair, Bumboat, Cenon, Le Castor Astral, coll. Les Passeurs d’Inuits, 2022; Id., L’éducation géographique, Paris, Flammarion, 2022.

49 Cfr. in particolare A. Tsing, Friction: An Ethnography of Global Connection, Princeton, Princeton Paperbacks, 2004; Ead., The Mushroom at the End of the World: On the Possibility of Life in Capitalist Ruins, Princeton, Princeton University Press, 2015.

50 Cfr. in particolare M. Macé, Styles. Critique de nos formes de vie, Paris, Gallimard, NRF essais, 2016; Ead., Nos cabanes, Paris, Verdier, 2019; Ead., Une pluie d'oiseaux, Paris, Corti, coll. Biophilia, 2022.

51 M. Duperrex, Voyages en sol incertain. Enquête dans les deltas du Rhône et du Mississippi, Marseille,

Wildproject, 2019.

52 C. Marcandier, ‘Le Fleuve qui voulait écrire: géo-graphie de Loire et «soulèvement légal terrestre»’, Diacritik, 13 ottobre 2021 ˂https://diacritik.com/2021/10/13/le-fleuve-qui-voulait-ecrire-geo-graphie-de-loire-et-soulevement-legal-terrestre/˃ [accessed 02.01.2023].