Il volume sul quale si concentra questo studio in realtà non è solo un libro, ma un vero e proprio oggetto inter- e transmediale. Infatti, se con l’espressione Ê»narrazione transmedialeʼ si intende «una storia raccontata su diversi media, per la quale ogni singolo testo offre un contributo distinto e importante all’intero complesso narrativo»,[1] allora il volume Le fleuve qui voulait écrire[2] ne rappresenta un esempio. Il testo è il primo prodotto di un progetto di ampio respiro coordinato da Camille de Toledo, scrittore, giurista e attivista francese. Esso si muove attraverso diversi tipi di media: testo scritto, fotografie, disegni e stampe, ma anche, in una prospettiva hors du livre, attraverso le registrazioni audio e video delle Auditions du Parlement de Loire[3] fruibili liberamente[4] su alcuni siti istituzionali partner del progetto. Questa complessità narrativa contribuisce a perfezionare, integrare e arricchire l’esperienza del fruitore grazie all’intersecarsi di molteplici e distinte informazioni. In questo modo il pubblico è chiamato a ricostruire il significato complessivo e complesso dell’opera integrando i diversi media coinvolti. Ogni medium, infatti, veicolando nuove e distinte informazioni, contribuisce allo sviluppo e alla comprensione del mondo narrato.
Tuttavia, il verbo ‘narrare’ e il sostantivo ‘narrazione’ non sembrano i termini più corretti per descrivere questa esperienza artistica, per la quale, in verità, le espressioni fiction o récit fictionnel appaiono poco appropriate. La stessa casa editrice nel presentare il volume lo definisce Ê»un ouvrage historiqueʼ, un’opera storica pertanto che, sulla scia delle iniziative lanciate fin dal 1998 dall’International Secretariat for Water (ISW) e dal Solidarity Water Europe (SWE), testimonia la possibilità da parte di un corso d’acqua