Michael Meier, En Enfer avec Dante, Librement inspiré de l’œuvre de Dante Alighieri, Traduit de l’allemand par Emmanuel Gros, [Postface par Cordula Patzig], Bruxelles, Casterman, 2015
Il disegnatore tedesco Michael Meier pubblica nel 2012 il graphic novel Das Inferno (Kassel, Rotopolpress), che nel 2015 è tradotto in francese da Emmanuel Gros e pubblicato da Casterman: si tratta di una riproposizione della prima cantica dantesca in chiave aggiornata e in forma compressa, contenuta in 132 pagine totali organizzate in tre strisce per pagina. L’opera, molto curata dal punto di vista tipografico, appare interessante: la scelta di ‘attualizzare’ l’inferno riempiendolo di peccati, manie e dannati contemporanei è pienamente coerente con lo stile grafico adottato, essenziale e molto caratterizzato. Dante, per una scelta eterodossa veramente azzeccata, abbandona ogni legame con l’iconografia tradizionale per diventare un quarantenne barbuto che attraversa l’oltremondo in canottiera. Il libro, di formato orizzontale (22 x 26 cm), adotta un grafismo minimalista molto stilizzato, associato a una tavolozza di colori piuttosto limitata: tutte le tavole sono giocate sul contrasto fra il nero e il rosso, con rari tocchi di turchese. Completano la gamma cromatica la tinta grigiastra dell’incarnato dei personaggi umani e il giallo zafferano dei capelli del protagonista. A colpo d’occhio l’effetto della pagina è accattivante; nel complesso, tuttavia, la ripetitività dei colori e l’uniformità del tratto rendono la resa grafica piuttosto piatta.
Una certa piattezza di fondo, del resto, caratterizza questo ‘Inferno’ in tutti i suoi aspetti. L’autore segue a grandi linee la cantica dantesca, selezionando alcuni episodi, luoghi e personaggi del testo originale e rinunciando del tutto a collegarli l’uno all’altro e a tenere un filo narrativo unitario: il risultato è una serie di quadri ‒ isolati anche visivamente da una scansione in sezioni testuali prive di titolo e rappresentate da un’immagine stilizzata (dall’inizio: un’impronta animale, un cuore bendato, una zanzara, ecc.) – che risultano giustapposti ma non conseguenti. Anche all’interno del singolo quadro, in effetti, il richiamo a diversi momenti del testo dantesco ‒ rielaborati ma ancora riconoscibili ‒ è spesso non pienamente perspicuo: per limitarsi a un solo caso, l’incontro con le fiere nella selva iniziale si risolve in tre scenette irrelate. La lonza (fig. 1) è un buon esempio di come Meier tratti i singoli elementi danteschi che recupera direttamente: aggiornata in modo più o meno grossolano la figura originale ‒ in questo caso la lonza è rappresentata come una volgare e gigantesca prostituta che indossa dell’intimo animalier ‒, l’episodio è risolto dalla proposta di una gag non necessariamente attinente ai fatti o al senso del passo originale, che spesso risulta solo moderatamente spiritosa.
L’inserto di elementi attualizzanti, come ‒ nel caso specifico ‒ la comparsa di Silvio Berlusconi (una trovata già di per sé poco arguta e che purtroppo ricorre più volte all’interno del testo, risultando sempre più pesante), rappresenta un altro tipico modus operandi dell’autore: compaiono così, fra gli altri, Giordano Bruno e Hitler, al pari dell’iPhone e dei marshmallows. Questo doppio procedimento di rivisitazione in chiave umoristica (o presunta tale) e inserimento di elementi contemporanei è applicato costantemente per l’intero libro: si vedano, per qualche altro esempio, l’incontro con Virgilio, raffigurato come uno sciacallo (fig. 2), o la rappresentazione del castello degli «spiriti magni», nel limbo (fig. 3). Come si vede, privo di intenti satirici, il libro si risolve più che altro in una serie di battute triviali, ma di una grossolanità piuttosto puerile. Agli esempi già portati si aggiunga, per qualche altra scenetta comica quasi infantile, l’incontro con il minotauro (fig. 4) o l’arrivo a Malebolge (fig. 5). È ricorrente la presenza di modi di dire gergali ‒ rispettivamente «j’me casse» o «connerie», nei passi citati ‒: almeno nella traduzione francese, tende ad essere adottato un livello linguistico medio-basso dal punto di vista diastratico, giovanilista e a tratti modestamente scurrile, con la presenza di espressioni come «ducon», «têtes de bites», ecc. Infine, risultano poco pungenti i (rari, per la verità) momenti in cui si affronta l’argomento religioso: si veda ad esempio l’incontro con Lucifero (fig. 6), per osservare ancora una volta la piattezza dei dialoghi e la loro scarsa efficacia umoristica.
Nel complesso, En Enfer avec Dante appare, nonostante la sua brevità, frammentario e piuttosto noioso; nella sua ricerca continua ‒ ma, per lo più, vana ‒ della battuta brillante e della scenetta umoristica, il libro è spesso pesante, quando non diventa sinceramente fastidioso. È un peccato che si risolva così malamente un’opera che a prima vista presenta elementi molto promettenti.
Bibliografia
Michael Meier website: http://www.mrmeier.com.