5.2. Non per sole donne bianche. Esperienze razzializzate, capelli e makeup

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  • [Smarginature] Pelle e pellicola. I corpi delle donne nel cinema italiano →

1. #ilmakeupèpertutti #DiversIT

Questi due hashtag sono diventati il marchio di fabbrica di Loretta Grace, alias Grace on your dash, Youtuber afroitaliana tra le più seguite su tutte le piattaforme social (circa 307.000 iscritti al suo canale YouTube), e sono un buon punto di partenza per inquadrare il fenomeno delle youtuber italiane non bianche e del loro operato quotidiano.

All’interno del macro-genere dei video su YouTube dedicati all’auto-narrazione declinata su temi di lifestyle e beauty (uno dei più rappresentativi, soprattutto tra i contenuti creati da donne), la micro-comunità italiana formatasi intorno alla rete di youtuber non bianche è piuttosto consistente, e risulta interessante per esplorare come queste negozino le loro performance del sé attraverso i discorsi che ruotano intorno al make-up e alla cura del corpo, e a partire da esperienze di vita razzializzate.

Con il termine razzializzazione intendiamo: «l’effetto sul tessuto sociale di una molteplicità di discorsi e di pratiche, istituzionali e non, orientati a una costruzione, a una rappresentazione, ‘gerarchicamente’ connotata delle differenze [...] tra i diversi gruppi e soggetti [...]. Detto in parole semplici, il concetto di ‘razzializzazione’, poiché saturo della pesante eredità coloniale e imperiale della nozione di ‘razza’, sembra più adatto di altri [...] a descrivere in modo efficace i processi di essenzializzazione, discriminazione, inferiorizzazione e segregazione culturale ed economica, ovvero di violenza simbolica e materiale, a cui vengono sottoposti attualmente nello spazio sociale italiano ed europeo i soggetti appartenenti a determinati gruppi» (Mellino, p. 294)

 

2. Visibilità e invisibilità

Secondo i più recenti dati ISTAT (aggiornati al 2015), circa 5 milioni di persone vivono su suolo italiano con cittadinanza straniera, mentre circa 159.000 ogni anno ottengono la cittadinanza italiana. Per quanto riguarda i ragazzi di seconda generazione, sono circa 66.000 quelli che ottengono la cittadinanza per trasmissione dai genitori o per residenza, mentre il numero di bambini nati da uno o da entrambi genitori stranieri si aggira stabilmente tra i 70 e gli 80mila nati dal 1999 in poi.

Queste cifre possono fornire un’idea di quanto la società italiana si trovi in questo momento con una popolazione giovanile progressivamente sempre più multietnica, una pluralità che, tuttavia, sembra essere quasi completamente invisibile a livello mediatico, se non in maniera stereotipata e allarmistica.

«Non c’è nessun tipo di rappresentazione» «E se c’è, quando si degnano di includerci in qualcosa, è sempre negativa» - questo rispondono sarcasticamente alla domanda «Com’è la rappresentazione sui media italiani delle persone nere?» Bellamy Okot (Dark Chocolate Creature) e Faith (Makeupbyfey_) in un video Q&A in inglese sul canale della prima.

«If it’s not on TV, it most likely does exist on the Internet», così Anne Everett conclude un capitolo del suo Digital Diaspora, dedicato alle pratiche femminili digitali di persone nate dalla diaspora africana. E laddove non solo i media mainstream ma l’intero mondo che le circonda sembrano caratterizzati dalla loro invisibilità materiale ed esistenziale, le ragazze di seconda generazione - in particolare quelle legate alla nutrita scena afro-italiana - sembrano reagire soprattutto online con pratiche di posizionamento del sé, circolazione dei saperi e creazione di comunità.

Da bell hooks in poi, molte studiose del femminismo intersezionale hanno «enfatizzato l’importanza della visualità e della codificazione della bellezza come strumenti per la differenziazione che escludono o includono alcuni corpi attraverso le regole della cittadinanza» (Frisina, Hawthorne, p. 720, traduzione nostra). Un leit-motiv ricorrente all’interno dei video, infatti, è il desiderio di dare consigli e aiutare in materia di trucco e di beauty le altre ragazze che, come loro, si trovano a navigare un mondo in cui loro, semplicemente, non sono previste.

 

3. La rete di Youtuber afro-italiane

Per dare un’idea più chiara della rete cui stiamo facendo riferimento: i due canali più seguiti sono indubbiamente quello della già citata Loretta Grace/Grace on Your Dash e quello di Tia Taylor (poco meno di 300.000 iscritti). Tia Taylor è una figura singolare in questa comunità, poiché è l’unica straniera in quanto giovane afro-americana, di origine giamaicana-nigeriana, trapiantata a Milano e neo laureata all’Università Bocconi. La sua presenza nella comunità italiana di Youtube è però piuttosto radicata e i suoi video sono particolarmente utili per esplorare l’esperienza di una persona comunque afferente alla diaspora, ma nata e cresciuta in un altro contesto, un contesto in cui, nonostante le pratiche sociali di razzializzazione, la sua esistenza, le sue abitudini e i suoi consumi non sono costantemente percepiti e additati come minoritari. Sono, ad esempio, numerose le occasioni in cui si dichiara stupita di non riuscire a trovare una parrucchiera a Milano in grado di curare i suoi capelli, o del fatto che in Italia fino a poco tempo fa era quasi impossibile reperire fondotinta dalle tonalità adatte a pelli medie e scure. La frustrazione per la mancanza dei prodotti adeguati, per altro, è uno degli elementi che accomuna molti video.

I numeri e i volti delle youtuber afroitaliane sono, comunque, molto più estesi: per citarne alcune, con i rispettivi numeri di iscrizioni, possiamo indicare Fra Low (75.200), Judith Mimi (67.000), Chioma (53.000), Chizy Ikechi (33.000), Aria Wu (23.000), Emmanuela Akenten (16.000), Linda Okachi (12.000), Barbie Lewis (3.300), BGLVM (2000). Oltre a questi, vanno segnalati almeno altri due canali-piattaforme Naturangi (65.000), dedicato ai capelli naturali, e Afro Italian Souls (gestito da Bellamy Okot e Grazia Subuko, con oltre 1 milione di visualizzazioni, e un parallelo magazine online), dedicato all’auto-rappresentazione della comunità afro-italiana, in cui tuttavia i temi beauty sono presenti in maniera consistente, come elementi di chiara definizione identitaria.

 

4. Fondotinta, parrucche e Afro Pride

Le teorie post-femministe mettono chiaramente in luce le intricate relazioni tra genere, corpo, ossessiva cura del sé e filosofie neoliberiste e individualiste, ed è impossibile non rintracciare tutti questi elementi all’interno di pratiche come quelle delle vlogger di bellezza, che si focalizzano su acquisti e consumi di prodotti, spesso costosi, ossessivo miglioramento del proprio aspetto esteriore, creazione di dinamiche di self-branding ed empowerment incentrate su istanze depoliticizzate, creazione di comunità che ruotano comunque intorno al micro-culto di una persona, etc. Come giustamente ricorda Jess Butler, l’approccio intersezionale al post-femminismo non può che confermare come tali pratiche si impongano in maniera egemonica anche laddove si debbano considerare più fattori, come classe e razza, nelle identità delle persone coinvolte.

Tuttavia, nel caso delle giovani youtuber afroitaliane, occorre forse ri-negoziare i termini della depoliticizzazione delle pratiche e inscriverle in un frame di «micro-politica di resistenza quotidiana, fatte da giovani donne italiane razzializzate che stanno sviluppando forme alternative di identificazione per reagire a quelle degradanti che la cultura dominante ha assegnato loro» (Frisina, Hawthorne, p. 721, traduzione nostra).

La loro tenacia nell’aprire i termini del discorso intorno alle proprie esigenze – tra un tutorial e un racconto del quotidiano fatto di micro-agressioni e micro-lotte – e la rilevanza della creazione di spazi in cui le loro pari possano confrontarsi su argomenti che non trovano spazio altrove, è forse riscontrabile non solo nell’apertura recente del mercato italiano a prodotti con colorazioni inclusive, ma anche nella visibilità che hanno tutte o più o meno rapidamente raggiunto. Basti pensare che Loretta Grace e Fra Low sono state le testimonial per le tinte medie e scure della prima linea di fondotinta inclusivi di L’Oréal Italia.

Altro tema particolarmente sentito, è quello dei capelli. Se la relazione tra le donne nere e i capelli afro è complessa e stratificata, e intreccia elementi politici con necessità quotidiane, ideali di bellezza canonizzati e reazione alla società, è pertanto inevitabile che il tema sia, nei video, ancora più centrale del makeup. Si spazia da quelli incentrati sul mantenimento dei capelli al naturale – sull’onda del movimento dell’Afro Pride e del cosidetto Nappy (Natural + happy) – in senso più o meno sempre dichiaratamente politico, di affermazione identitaria e di aderenza a uno dei primi celebri slogan del movimento per i diritti civili «black is beautiful», a quelli incentrati sull’acquisto e gestione delle parrucche che, spesso, le donne con capelli afro utilizzano per gestire più agevolmente i propri capelli naturali. In questa categoria si inseriscono anche i numerosi video in cui le ragazze non solo spiegano le ragioni storiche e pratiche alla base dell’utilizzo della parrucca, ma cercano anche di rispondere alle numerose domande e curiosità di un pubblico che spesso ignora un elemento tanto quotidiano nella vita delle donne con questo tipo di capelli. Un ennesimo elemento di invisibilità.

 

5. Accented YouTube

Se l’esposizione del sé attraverso performance costruite sull’avvicinamento, sulla costruzione di una familiarità percepita tra guardante e guardata, sul volto e il corpo come centro dell’attenzione, sono fondanti delle modalità di auto-rappresentazione su YouTube, nei video afferenti al genere beauty i corpi e la pelle sono ancora più esposti. L’atto solitamente intimo di truccarsi, struccarsi, acconciarsi, e raccontarsi, viene condiviso con un pubblico anonimo e sconosciuto ma potenzialmente simile. Ma cosa succede se le superfici sulle quali si basa la costruzione di questa relazione – la pelle, il corpo, i capelli – sono esattamente gli elementi che ribadiscono costantemente, senza possibilità di nascondersi, la variazione da una presunta norma e la diversità della persona che si mostra? Se, come sostiene Stuart Hall, la realtà della razza in ogni società è mediata dai media, cosa accade quando questa mediazione avviene tramite i video di un gruppo di giovani donne su YouTube?

Tutti i video si svolgono secondo le modalità tipiche della performance sulla piattaforma: video girati all’interno dello spazio domestico, spesso la camera da letto, a volte il bagno davanti allo specchio, sguardo in camera e condivisione di pensieri e riflessioni che generano l’effetto delle ‘chiacchiere con le amiche’ in uno spazio protetto. Le tipologie dei video sono quelle più tipiche del ‘genere beauty: recensioni, tutorial, ‘haul’ e ‘unboxing’ di prodotti acquistati, GRWM (get-ready-with-me), ovvero i video in cui la youtuber parla mentre si trucca davanti a uno specchio.

Sebbene nulla sembrerebbe discostare questi canali dalle pratiche osservabili in quelli delle coetanee bianche, in realtà è quasi impossibile non notare come l’esperienza di vita razzializzata delle protagoniste sia onnipresente nei loro resoconti: tra l’insegnare trucchi per sopperire al contouring di pelli non bianche senza il prodotto adatto e il commentare la mancanza di balsami per capelli afro, si inseriscono video che più esplicitamente raccontano le esperienze del quotidiano (5 cose da non dire a una ragazza nera, Come si vive da afro-italiana in Italia?, etc.): la pelle, i capelli e il corpo ‘fuori dalla norma’ delle youtuber sono sempre al centro del discorso.

Potremmo quindi forse parafrasare la nota definizione di Hamid Naficy riguardante l’accented cinema, il cinema diasporico e migrante, definendo questi video come un accented YouTube: l’essere accentati non deriva dal linguaggio, che ricalca quello dominante, bensì dalla posizione delle youtuber negli interstizi di culture e pratiche allo stesso tempo locali e distanti, costantemente sul confine di una dislocazione biografica e resistenti con ogni mezzo alla mancanza di un reale riconoscimento della loro piena identità, un tutorial alla volta.

 

 

Canali Youtube e video citati:

 

Afro Italian Souls, https://www.youtube.com/channel/UCJuVwBzz4zPYdPOBSEDfklQ

Aria Wu, https://www.youtube.com/channel/UCQB1Bv3KZ41rWpdZOxG53yA

Barbie Lewis, https://www.youtube.com/channel/UCLzfCS_H3LSKN4XXaLT0voQ

BLVM, https://www.youtube.com/user/MsAbbia

Chioma, https://www.youtube.com/channel/UCcgtD4ib6FhsWtJcchsHUSA

Chizy Ikechi, https://www.youtube.com/channel/UCHv8tMCpamrQILnTSHhcRHg

Emmanuela Akenten, https://www.youtube.com/channel/UC49SGplaHTHZyc_fSISF7ZQ

Fra Low, https://www.youtube.com/channel/UCIXL285YLmJvDuAPSuWMF8A

Grace on your dash, https://www.youtube.com/channel/UCIW1O819ZQOixOk2xAas-LQ

Judith Mimi, https://www.youtube.com/user/judiththebest

Linda Okachi, https://www.youtube.com/user/youngblackgirl

Naturangi, https://www.youtube.com/channel/UCLr-13C_3XGuWyb83ewlbigt

Tia Taylor, https://www.youtube.com/user/tiataylormakeup/about

 

Dark Chocolate Creature, Black in Italy | Racism in Italy, Media Representation, Job Opportunities, 26 dicembre 2016, https://www.youtube.com/watch?v=QVu9dJHRT2s&frags=pl%2Cwn.

Grace on Your Dash, Abbiamo fatto la pubblicità di L'Oréal insieme! Con FRA LOW, 3 novembre 2017, https://www.youtube.com/watch?v=bWcf2b4I-mk

Emmanuela Akanten, COSE DA NON CHIEDERE AI NERI, 22 novembre 2017, https://www.youtube.com/watch?v=jFh5jM6t46E

Barbie Lewis, STORYTIME| RACISM IN ITALY, 15 maggio 2017, https://www.youtube.com/watch?v=dqLwHJqQ9qo

Chizy Ikechi, Capelli afro in Italia?, 20 ottobre 2017, https://www.youtube.com/watch?v=Jq4GLS2z1GA

Linda Okachi, PROBLEMI DA AFROITALIANA: I CAPELLI, 29 gennaio 2017, https://www.youtube.com/watch?v=_DXP-RfPv7Q

 

 

Bibliografia:

I. Banks, Hair matters : beauty, power, and Black women’s consciousness, New York, New York University, 2000.

J. Butler, ‘For White Girls Only? Postfeminism and the Politics of Inclusion’, Feminist Formations, 25, 1, 2013, pp. 35–58.

A. Everett, Digital diaspora : a race for cyberspace, Albany, State University of New York Press, 2009.

A. Frisina, C. Hawthorne, ‘Italians with veils and Afros: gender, beauty, and the everyday anti-racism of the daughters of immigrants in Italy’, Journal of Ethnic and Migration Studies, 44:5, 2018, pp. 718-735.

S. Hall, ‘Race, Culture, and Communications: Looking Backward and Forward at Cultural Studies’, Rethinking Marxism, 5, 1, 1992, pp. 10-18.

Hooks b. (1992), Black Looks: Race and Representation, Boston, South End Press.

M. Mellino, ‘Cittadinanze postcoloniali. Appunti per una lettura postcoloniale delle migrazioni contemporanee’, Studi culturali, VI, 2, agosto 2009, p. 285-299.

H. Naficy, An Accented Cinema: Exilic and Diasporic Filmmaking, Princeton, Princeton University Press, 2001.