Infiltrati e ospiti d’onore. Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in Che cosa sono le nuvole?

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  • «Lampeggiare nello sguardo». Attrici e attori nel cinema di Pasolini →
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Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sono stati due personaggi alieni e passeggeri, due presenze fugaci all’interno dell’universo pasoliniano. I due comici e il regista hanno lavorato insieme unicamente per la realizzazione dell’episodio Che cosa sono le nuvole? contenuto all’interno del film Capriccio all’italiana (1968). L’episodio rappresenta ancora oggi un’importante testimonianza che immortala l’unico incontro tra i due comici siciliani e Totò, scomparso a due mesi di distanza dalla fine delle riprese. Franco Franchi, in particolare, è una delle presenze più calzanti all’interno dell’episodio pasoliniano. Celebrazione della marionetta, del corpo forgiato, plasmato e addomesticato, Che cosa sono le nuvole? si adatta infatti perfettamente alla comicità fisica di Franchi, al suo corpo ligneo e di gomma al contempo.  

Franco Franchi and Ciccio Ingrassia were two foreign characters, two fleeting presences within Pasolini's universe. The two comedians and the director worked together solely on the making of the episode Che cosa sono le nuvole? included in the movie Capriccio all'italiana (1968). The episode captures the only meeting between the two Sicilian comedians and Totò, who passed away two months after the end of shooting. Franco Franchi is one of the most fitting presences within the Pasolinian episode. Celebration of the puppet universe, of the forged, shaped and domesticated body, Che cosa sono le nuvole? is in fact perfectly suited to Franchi's physical comedy, to his wooden and plastic body at the same time.

 

Che cosa sono le nuvole? esce in sala nel 1968, a più di un anno dalle riprese, all’interno del film a episodi prodotto da Dino De Laurentiis Capriccio all’italiana. Firmato da Pier Paolo Pasolini, che ne cura la regia e la sceneggiatura, l’episodio nasce in un primo momento come parte di un progetto più complesso e articolato che doveva inizialmente portare un titolo dalla eco baziniana, Che cos’è il cinema?, o un più modesto Smandolinate. Con l’idea di replicare l’unione artistica tra Totò e Ninetto Davoli, già sperimentata con Uccellacci e uccellini (1966), il regista intende realizzare una serie di episodi comici accomunati da quell’«ideologia picaresca, la quale, come tutte le cose di pura vitalità, maschera un’ideologia più profonda, che è l’ideologia della morte» (Fofi, Faldini 1981, p. 400). Il progetto pasoliniano verrà rimodulato e in parte assorbito dalle esigenze produttive di De Laurentiis, che inserisce La terra vista dalla luna (1967) e Che cosa sono le nuvole? all’interno di due film a episodi: rispettivamente Le streghe e Capriccio all’italiana.

Dalla «favola sottoproletaria in chiave chapliniana» (Repetto 1998, p. 93), costola di Uccellacci e uccellini, Totò e Ninetto Davoli vengono catapultati nei panni di due marionette sullo sgangherato palcoscenico dell’Otello shakespeariano. Perfetto connubio tra uno «Stradivari e uno zufoletto» (Spila 1999, p. 61), il duo Totò-Davoli è accompagnato da una schiera di attori che appartiene a pieno titolo ad una koiné pasoliniana allargata: dagli attori Laura Betti, Adriana Asti e Mario Cipriani, fino ad arrivare al già citato poeta e amico Francesco Leonetti e al cantante e attore Domenico Modugno. Accanto a queste figure, che a vario titolo e in differente misura hanno intrecciato i propri percorsi con quello dell’autore friulano, vi sono poi due personaggi alieni e passeggeri, due presenze fugaci all’interno dell’universo pasoliniano: Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. «È come se Franco e Ciccio fossero sempre due pezzenti, due intrusi in una festa che non li riguarda» (Crespi 2016, p. 216), dice Alberto Crespi descrivendo il percorso artistico del celebre duo comico. La festa esclusiva di cui parla Crespi potrebbe essere il cinema italiano degli anni Sessanta, un cinema che deve molto agli esorbitanti incassi ottenuti da Franchi e Ingrassia – tra il 1960 e il 1969 i loro film guadagnano più di 31 miliardi di lire – ma che si è limitato a spremerne la comicità fino a quando quest’ultima ha soddisfatto il grande pubblico.

Da intrusi o, diremmo noi, da infiltrati e ospiti d’onore al contempo, Franchi e Ingrassia appaiono in Che cosa sono le nuvole? in un momento particolare della loro carriera. Al momento dell’uscita dell’episodio pasoliniano, infatti, Franco e Ciccio sono a tutti gli effetti gli unici ideali eredi della tradizione comica popolare portata avanti da Totò fino alla sua scomparsa, nell’aprile del 1967. In perfetta sintonia e continuità con il percorso dell’attore napoletano, la coppia si afferma come «l’ultimo grande esempio di tradizione dell’avanspettacolo prestata al cinema, e ancora in grado di costruire quel filo diretto con il pubblico» (Menarini 2001, p. 60).

Che cosa sono le nuvole?, oltre a racchiudere al suo interno l’ultima interpretazione dell’attore napoletano, immortala anche l’unico incontro tra Totò e il duo Franchi-Ingrassia. Ed è interessante che i tre si incontrino proprio all’interno di un film profondamente metadiscorsivo anche dal punto di vista attoriale, un film nel quale il regista spoglia e riveste i tre attori esibendoli nella «più completa disarticolazione marionettistica, per mostrarne il minimo comune denominatore e un’identica tradizione alle spalle» (Brunetta 2007, p. 420). Ma il discorso metariflessivo non si esaurisce sul solo piano attoriale. L’episodio di Capriccio all’italiana appare infatti nella sua interezza come un racconto sulla storia dello spettacolo tout court: dalla tragedia shakespeariana al teatro dei burattini, passando per lo stesso cinema di Pasolini, cui non a caso si fa riferimento esplicito all’inizio dell’episodio, dopo la presentazione dei protagonisti della vicenda. Un lento movimento di macchina ci mostra l’esterno di un teatro soffermandosi sui manifesti di alcune rappresentazioni che portano i nomi di progetti pasoliniani passati, presenti, futuri o mai realizzati associati ad alcuni celebri quadri di Diego Velázquez [figg. 1-2]. Da Diego de Acedo, el Primo a Il principe Baltasar Carlos con un nano e al Ritratto di Filippo IV, fino ad arrivare a una delle opere più misteriose e indecifrabili della pittura, il celebre quadro del 1656 Las Meninas. Un’opera che, proprio pochi anni prima della realizzazione dell’episodio pasoliniano, viene riportata in auge grazie alle analisi di Michel Foucault e ai seminari di Jacques Lacan. La scelta di un dipinto che pone al centro dell’attenzione lo spettatore, ridiscutendone e problematizzandone la posizione e il rapporto con l’opera stessa, e che propone inoltre uno degli autoritratti più celebri della storia della pittura, non può dirsi certo casuale. Che cosa sono le nuvole?, infatti, oltre a giocare insistentemente sull’interazione tra le marionette che rappresentano l’Otello shakespeariano e gli spettatori che assistono allo spettacolo, lavora anche sulla rappresentazione di diverse figure ‘autoriali’ che sostituiscono o meglio riflettono e riproducono, come in un autoritratto, la presenza del regista: dal marionettista interpretato da Francesco Leonetti che muove e dirige dall’alto i suoi attori, già voce-guida in Uccellacci e uccellini, fino ad arrivare all’immondezzaro Domenico Modugno, «un intermediario neutrale fra il dentro e il fuori, una sorprendente incarnazione della morte che non ha nessuna relazione né coi vivi né coi morti» (Chiesi in P. Spila, R. Chiesi, S. Cirillo, J. Gili 2022, p. 118) al quale spetta il compito di accompagnare i burattini verso la loro morte e rinascita.

Che cosa sono le nuvole?, come è già stato ricordato, viene fagocitato dal progetto a episodi di Dino De Laurentiis, così come già avvenuto con il precedente La terra vista dalla luna. Nel 1968, però, la formula episodica proposta da Capriccio all’italiana sembra avere esaurito definitivamente la sua spinta iniziale e assume tutti i connotati dell’«avanzo di una ‘fioritura’ ormai conclusasi senza rimpianto» (Castello 1968, p. 283), per utilizzare un’espressione piuttosto efficace di Giulio Cesare Castello.

Chi fa davvero le bizze per Capriccio all’italiana, è il pubblico più scaltrito, che sperava di essersi liberato per sempre d’un certo tipo di film a episodi fatti di scampoli, e se ne ritrova dinanzi un esempio sconcertante: non tanto per la qualità tecnica dei singoli sketchs quanto per l’arlecchinesco assortimento dei registi, per il loro diversissimo impegno e per l’annacquato umorismo (Grazzini 1968, p. 13).

Anche Capriccio all’italiana, seguendo la formula ormai logora del film a episodi, basa la propria attrattiva essenzialmente sugli attori noti, ed è in particolare su alcuni di essi che il progetto di De Laurentiis punta fin dal lancio del film. Nel filmato di presentazione, come testimonia anche la rispettiva domanda di revisione sottoposta dalla casa di produzione, si susseguono infatti nell’ordine le immagini di Totò, Ira Fürstenberg, Ciccio Ingrassia, Domenico Modugno e Franco Franchi. I fotogrammi di Totò e della coppia Franchi-Ingrassia torneranno numerose altre volte nel corso del breve filmato, lasciando ben poca visibilità – significativamente – a Walter Chiari e a Silvana Mangano, reduce dal già citato Le streghe. Pur comparendo in ben tre episodi su sei, il nome di Mangano non appare tra i nomi citati nei cartelli finali e non viene neppure nominata dalla voce over del filmato, la quale promette allo spettatore: «un fuoco d’artificio di situazioni esilaranti, un superbo cast di attori, l’ultima interpretazione del grande Totò. Con Ira Fürstenberg, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Domenico Modugno, Walter Chiari. Per un film che è una girandola, un caleidoscopio di allegria e di risate». Il duo comico, a tratti marginale nell’episodio pasoliniano nonché nell’economia generale del film, diventa dunque protagonista, al fianco di Totò, nel lancio promozionale avallato da De Laurentiis.

Se è facile intuire quali siano state le presenze volute da Pasolini in Che cosa sono le nuvole? facendo affidamento sul concetto di koiné attoriale, ben più complesso risulta invece ricostruire le collaborazioni estemporanee. Collaborazioni che, come nel caso di Franchi e Ingrassia, sembrano appagare ampiamente le logiche produttive e, al contempo, compiacere un certo gusto autoriale. Sappiamo, perlopiù tramite testimonianze indirette, che Pasolini era anzitutto uno spettatore che amava i film di Franco e Ciccio e che Franchi avrebbe dovuto inizialmente interpretare Uccellacci e uccellini al posto di Totò, al fianco di Davoli. Ben poco sappiamo però delle scelte di casting legate a Che cosa sono le nuvole?, nella cui sceneggiatura viene citato esplicitamente un unico nome, quello di Ninetto Davoli. All’attore romano, che vestirà i panni di Otello, è dedicata la lunga nota iniziale per la produzione:

In montaggio i burattini veri e quelli falsi verranno alternati secondo le situazioni. In questa scenetta, per es., Otello prima è di legno (naturalmente! Bisogna avvitargli la testa!...): poi dopo il controcampo del Burattinaio che lo guarda soddisfatto, si avrà in campo il P.P. dell’attore vero perfettamente truccato dal Burattinaio, ossia la faccia di Ninetto Davoli, con un’espressione soddisfatta di essere al mondo e gli occhi luccicanti (Pasolini 1969, p. 73).

Leggendo attentamente la sceneggiatura, però, possiamo facilmente intuire che i personaggi di Cassio (Franchi) e Roderigo (Ingrassia) siano stati plasmati sui due attori soltanto in un secondo momento. I due personaggi vengono infatti così presentati: «Cassio, vestito di rosa antico, bello come un divo del cinema… E Roderigo, con la sua faccia tonda di micco ombroso, vestito color crema» (ivi, p. 74). Le descrizioni di Cassio, nelle quali possiamo rintracciare senza troppa difficoltà gli elementi più dissonanti e distanti dall’attore siciliano, si soffermano ulteriormente e a più riprese sulla prestanza fisica del personaggio: «Suonano trombe all’interno, e compare Cassio, bellissimo, e più alto di tutti almeno due spanne» (ivi, p. 76), «CASSIO! Bello! Biondo! Profumato!» (ivi, p. 77) e sulla sua indole di amatore: «Cassio, quello che se improfuma e se lava quattro volte i denti al giorno! Donnaiolo fracico!» (ivi, p. 75).

Franco Franchi, che alto e bello come un divo non era, è però una delle presenze più calzanti all’interno dell’episodio pasoliniano. Celebrazione della marionetta, del corpo forgiato, plasmato e addomesticato, Che cosa sono le nuvole? si adatta perfettamente alla comicità fisica di Franchi, «il quale, alla già ‘disumana’ mobilità del volto (‘di gomma’, se ‘di pietra’ fu quello di Buster Keaton), aggiungeva la singolare capacità d’irrigidire il corpo fino a farlo apparire lignificato, come quello dei manichini usati dalla pittura metafisica» (Lando 2012, p. 94). Innumerevoli sono i film e gli sketch televisivi che testimoniano questo preciso utilizzo del corpo di Franchi, un lavoro senz’altro ampiamente sperimentato negli anni precedenti sui palcoscenici dell’avanspettacolo e ancor prima per le strade di Palermo. Pare però particolarmente significativo, retrospettivamente, l’utilizzo del corpo di Franchi proposto da Ugo La Rosa in I zanzaroni, un film in due atti del 1967. Nel secondo atto intitolato Gli ultimi pupari [fig. 3], Ingrassia e Franchi interpretano – conservando significativamente i propri nomi e cognomi – rispettivamente un puparo e un grande appassionato della tradizione dei pupi siciliani. Sebbene siano questi ultimi i veri protagonisti della vicenda, non mancano all’interno dell’episodio momenti in cui Franchi interpreta e mima i movimenti dei paladini dando libero sfoggio alla sua proverbiale ‘rigidità-mobile’. Il pupo-Franchi non è soltanto manifestazione di una capacità e malleabilità fisica indiscusse, ma anche espressione e rivendicazione di una precisa appartenenza geografica, nonché di un’identità sociale. Lo dimostra, in anni successivi, l’apparizione dell’attore nello show televisivo del 1980 Giochiamo al varieté, all’interno della puntata condotta da Lando Buzzanca dal titolo Etneide. In questo show interamente dedicato alla storia del varietà siciliano, Franchi veste ancora i panni del pupo o, utilizzando le parole del conduttore Lando Buzzanca, del «papà dei pupi, il pupo dei pupi, il pupo dei papi, il pupo col pepe» [fig. 4].

Franco Franchi ripeteva spesso: «Totò è stato marionetta, io sono un pupo» (Bertolino, Ridola 2003, p. 11). Entrambi animati dall’alto, la marionetta è attaccata unicamente ai fili, mentre il pupo muove la testa e il braccio destro grazie a due aste di metallo che ne rendono i movimenti più meccanici e rigidi, proprio come quelli proposti da Franchi anche nell’episodio pasoliniano, nel quale l’attore sembra proporre una figura ibrida di un pupo attaccato ai fili di una marionetta [fig. 5]. Poco importa, però, se i personaggi di Che cosa sono le nuvole? siano marionette o pupi siciliani, anche il loro mondo è del resto regolato dalla legge della livella, messa in pratica dall’immondezzaro Modugno [figg. 6-7].

Ma se l’Otello in versione popolare inscenato nel piccolo e scalcinato teatro termina con l’uccisione di Jago e Otello da parte del pubblico inferocito, il prode Cassio viene invece innalzato e celebrato dagli stessi spettatori. La scomparsa di Totò nell’aprile del 1967, a circa due mesi dalla fine delle riprese dell’episodio, ci potrebbe portare a trovare infinite analogie con il finale pasoliniano, a riflettere sulla pesante eredità lasciata dal comico napoletano alle nuove generazioni, e a formulare infinite speculazioni sulla morte simbolica dello spettacolo popolare e, soprattutto, dell’avanspettacolo. Che cosa sono le nuvole? immortala tutto questo e molto altro, ma è anche, nell’idea di chi scrive, la testimonianza di un discorso funebre – se vogliamo parente alla lontana del monologo tragicomico di Sordi ne I nuovi mostri (A.A.V.V., 1977) –, una festa dal retrogusto mortifero che, se non altro, ha visto per la prima volta Franco e Ciccio ospiti d’onore.

 

Bibliografia

M. Bertolino, E. Ridola, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Roma, Gremese, 2003.

G. P. Brunetta, Il cinema italiano contemporaneo da La dolce vita a Centochiodi, Roma-Bari, Laterza, 2007.

G. C. Castello, ‘Capriccio all’italiana’, Bianco&Nero, XXIX, 7-8, 1968.

P. Spila, R. Chiesi, S. Cirillo, J. Gili (a cura di), Tutto Pasolini, Roma, Gremese, 2022.

A. Crespi, Storia d’Italia in 15 film, Roma-Bari, Laterza, 2018.

F. Faldini, G. Fofi, L’avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti: 1960-1969, Milano, Feltrinelli, 1981.

G. Grazzini, ‘I due sanculotti’, Corriere della sera, 28 gennaio 1967.

G. Grazzini, ‘Capriccio all’italiana’, Corriere della sera, 20 luglio 1968.

M. Lando, L’arte di far ridere. Gli strumenti dell'umorismo e le tecniche del comico, Napoli, Guida, 2012.

R. Menarini, La parodia nel cinema italiano, Bologna, Perdisa, 2001.

P.P. Pasolini, ‘Che cosa sono le nuvole? – Sceneggiatura’, Cinema&Film, III, 7-8, 1969.

P. Spila, Pier Paolo Pasolini, Roma, Gremese, 1999.