Proposte
In un articolo apparso nel primo libro interamente dedicato alla figura cinematografica di Toni Servillo e intitolato Toni Servillo. L’attore in più, si legge che il volto dell’attore campano sarebbe in grado di rappresentare di per sé la complessa stagione del più contemporaneo cinema italiano, vale a dire quella cominciata negli anni Duemila.[1] Nel 2008 Servillo è stato il simbolo di quella che venne definita la rinascita del cinema italiano, legittimata dai premi di Cannes, interpretando sia il ruolo di Franco in Gomorra di Matteo Garrone, sia quello di Giulio Andreotti nel Divo di Paolo Sorrentino. Ma prima di questa definitiva ed internazionale consacrazione a capofila del divismo nostrano, Servillo era stato impegnato a sostenere il lavoro di giovani registi, dimostrando una straordinaria sensibilità nei confronti di progetti di valore che necessitavano del coraggio di uomini della sua esperienza per prendere corpo.[2] Oltre a Sorrentino, cui spesso – come vedremo – le figura di Servillo viene sovrapposta in una relazione di assoluta reciprocità autoriale, basterà ricordare il peso che l’attore ha avuto nell’esordio di Andrea Molaioli (La ragazza del lago, 2007), nel fin qui più ambizioso e riuscito lavoro di Claudio Cupellini (Una vita tranquilla, 2010), o addirittura in opere che – è il caso di dirlo – semplicemente non sarebbero nemmeno esistite se Servillo non ci avesse messo il suo corpo (l’ottimo Gorbaciof di Stefano Incerti, 2010). Dopo le concitate presentazioni veneziane, mentre scrivo, Servillo è nelle sale con il discusso e riuscito film di Marco Bellocchio Bella addormentata e con È stato il figlio, prima prova da regista di Daniele Ciprì senza Franco Maresco – un film, quest’ultimo, che funziona secondo quelle dinamiche attoriali che saranno al centro del nostro discorso. Sempre in questi giorni è sul set del nuovo film italiano di Sorrentino: La grande bellezza. Insomma, come si legge in uno speciale recentemente dedicato – con tanto di copertina – all’attore, Toni Servillo si conferma da ormai un decennio «il centravanti di sfondamento del cinema italiano».[3]