La straordinaria vitalità del teatro pugliese contemporaneo si dimostra in questa stagione estiva di festival – la seconda dopo l’emergenza epidemiologica – con numerosi artisti e compagnie presenti nella programmazione delle maggiori manifestazioni distribuite sul territorio italiano. Inequilibrio Festival 2022 – Armunia ospita infatti Oscar De Summa con L’ultima eredità, mentre Giacomo del Teatro dei Borgia va in scena al Pergine Festival, alla LXXVI Festa del Teatro di San Miniato e infine al Kilowatt Festival, nella sede di Cortona. Ma la Puglia si conferma terra feconda di sperimentazione teatrale anche dando vita a festival di rilievo nel contesto nazionale, con una missione artistica chiara e ben definita.
È il caso di Teatro dei Luoghi Fest – 2022, manifestazione trasversale di teatro, musica, danza e incontri su temi culturali, promossa dai Cantieri Teatrali Koreja a Lecce e giunta ormai alla sua XVI edizione. «Disimparare il confine» è il motto che presiede il fitto calendario di eventi previsti presso l’ormai iconica sede – completamente restaurata dall’architetto Luca Ruzza – del teatro Koreja, ma anche in molti altri luoghi e spazi cittadini, rendendo la città cornice di incontri ed occasioni, nello stesso tempo, radicati ed itineranti. Al centro della riflessione, il tema dei confini: confini geografici, ma anche emotivi ed esistenziali, che solo l’arte, attraverso i suoi molteplici linguaggi può raccontare. Il Teatro dei Luoghi diventa così pretesto per raccontare il quotidiano, il politico e il sociale, offrendo agli spettatori uno nuovo strumento per modificare la propria percezione di sé e del mondo che li circonda.
Più di un mese di programmazione, dunque, con un taglio multidisciplinare e trasversale strutturato in oltre ventitré appuntamenti in cartellone fra spettacoli, incontri e concerti che costituiscono il corpo di questo festival: «una realtà che continua a crescere qualitativamente – racconta Salvatore Tramacere, fondatore e direttore del teatro leccese – e che quest’anno vede numerose collaborazioni con importanti realtà del territorio, segno di un forte desiderio di sperimentare, attraverso l’arte, nuove forme di condivisione e valorizzazione». L’obiettivo è proseguire con entusiasmo e convinzione un lavoro intrapreso ormai da anni, da quando nel 1985 il primo nucleo di Koreja si è insediato all’interno del castello di Aradeo, per poi trasferirsi, nel 1998, nella ex-fabbrica di mattoni di Borgo Pace, dove attualmente risiede. In questi anni, il teatro ha portato avanti una politica artistica e culturale di ospitalità e produzione, ma anche un progetto pedagogico e artistico che ha mostrato i suoi frutti, ponendo al centro la cura dello spettatore e la formazione dell’attore.
Perfettamente in linea con quanto detto a proposito della mission specifica dei Cantieri Teatrali Koreja, l’apertura della rassegna è affidata così all’Assemblea, gioco teatrale diretto da Rita Maffei insieme alle donne del laboratorio di Teatro Partecipato di Lecce, andato in scena per la prima volta il 14 maggio 2022 e poi replicato il 15 giugno, presso la sede del Consiglio Regionale Puglia. Questo progetto, nato e sostenuto da una sinergia di forze artistiche, politiche e culturali attive sul territorio, si è svolto nell’arco di cinque mesi attraverso una call pubblica che ha visto rispondere centottanta donne (di età compresa fra gli undici e gli ottanta anni) provenienti da tutta Italia, con esperienze artistiche pregresse o alla prima esperienza in teatro. Il nucleo di riflessione è stato la svolta cronologica del Sessantotto nella battaglia per l’emancipazione femminile; attorno ad esso, si è articolata la restituzione sulla scena di questa drammaturgia – che possiamo definire ‘collettiva’ – attraverso la scrittura e la recitazione di testi inediti sul tema e l’interpretazione di brani d’autore (da Franca Rame a Virginia Woolf e Oriana Fallaci), intervallati da momenti musicali e cantati.
La rassegna ha ospitato inoltre storiche formazioni legate al Terzo Teatro e al Teatro di Ricerca, come il Teatro Tascabile di Bergamo col suo Caleidoscopio d’Oriente e il Teatro del Lemming con Metamorfosi – Di forme mutate, rito performativo per soli cinque spettatori. Se il caleidoscopio di danze classiche indiane proposte dal Tascabile ha avvicinato il pubblico a quella via aperta dai maestri del Novecento negli anni Settanta, che indirizza il proprio percorso di ricerca verso le arti sceniche orientali, per un rinnovamento completo del teatro e dell’arte dell’attore, il Teatro di Rovigo si è focalizzato sul concetto di ritualità nel teatro. Le Metamorfosi del Lemming rivisitano infatti un precedente spettacolo di ispirazione ovidiana (Metamorfosi – Nel labirinto della memoria), ma alla luce di una nuova sensibilità teatrale maturata negli ultimi due anni di pandemia. Il punto di convergenza dei processi di ricerca che animano questa formazione è dunque l’unicità degli spettatori, che non assistono, di fatto, ad una performance, ma vi partecipano come ad un rito iniziatico. All’interno del luogo teatrale, soltanto poche candele creano infatti una disposizione circolare, mentre lo spazio della rappresentazione è disegnato secondo una mappa precisa di traiettorie delineate dai movimenti degli attori. In tale contesto, la componente verbale del testo performativo – costituita da una traccia sonora registrata di frammenti poetici tratti da Ovidio, ma liberamente rielaborati dal punto di vista drammaturgico – concorre a stimolare la ricostruzione percettiva dell’evento da parte dello spettatore.
Fra gli incontri previsti, segnaliamo la presenza di Eugenio Barba (assiduo ospite e promotore di Koreja, sin dalla fondazione) in almeno due occasioni: una dedicata al tema degli archivi teatrali e la seconda in dialogo con Livia Pomodoro. Il primo incontro, Archivi viventi, memorie di teatri e nostalgia del futuro, si è svolto il 19 luglio presso l’Ortale del Teatro Koreja e ha visto Barba dialogare con Luca Ruzza – architetto e scenografo di molti degli ultimi spettacoli a firma Odin – Salvatore Tramacere e Luigi De Luca, direttore del polo Bibliomuseale di Lecce. In tale contesto, è stato presentato Floating Islands, progetto di condivisione del sapere realizzato dalla Fondazione Barba-Varley, dove l’artista di origini salentine ha riunito le sue attività insieme all’attrice storica della formazione danese Julia Varley. Floating Islands è il nome originariamente dato ai gruppi che si crearono dal 1968 in tutto il mondo, alla ricerca di un Nuovo Teatro rifondato su principi di natura antropologica che ripensassero – in particolare – la tecnica d’attore attraverso uno studio della componente pre-espressiva del gesto. L’archivio è dunque un punto di raccordo fra queste ‘isole galleggianti’, una raccolta di documenti storici relativi a questi gruppi e alle loro relazioni con l’Odin, mentre a Luca Ruzza spetta il ruolo di progettare e organizzare, all’interno del Polo Bibliomuseale di Lecce, uno spazio memoriale che restituisca al pubblico la complessità di tale materiale storico. Un luogo dedicato rievocherà infatti la storia dell’Odin Teatret e della sua rete di relazioni con molti artisti in tutto il mondo, ospitando installazioni che includeranno materiali di natura eterogenea come video, manifesti, foto, bozzetti, scenografia e costumi. Nell’attesa di portare a termine il progetto, l’incontro si è svolto come un discorso ragionato e animato da un dialogo a più voci, da cui è emerso il senso profondo della ricerca storica insieme ai suoi stretti legami con la ricerca artistica, le cui tracce vengono restituite al presente e proiettate verso futuro.
Concludiamo infine con qualche riflessione su una novità tutta pugliese presentata in questa cornice festivaliera, che fa dialogare, ancora una volta, arti come musica e teatro, rispettando la prospettiva interdisciplinare dell’intera manifestazione: Insight Lucrezia, regia di Carlo Bruni/Linea D’onda, da una scrittura originale di Antonella Cilento, per un ‘concerto teatrale’ con Nunzia Antonino e l’ensemble Orfeo Futuro. Bruni, attore, autore, regista e sceneggiatore aveva già presentato questa ‘opera musicale’ (com’è stata da lui stesso definita) – ancora in forma di studio – nel novembre 2021, al Festival Anima Mea di Bari. Essa ruota attorno alla prova d’attrice di Nunzia Antonino, al centro dello spazio scenico ideato da Bruno Soriano, mentre gli strumentisti e i cantanti dialogano col personaggio di Lucrezia Borgia attraverso una sezione di madrigali e musiche rinascimentali non esenti da contaminazioni contemporanee. Dall’infanzia alla maturità, prendono corpo le ossessioni di Lucrezia, rievocate e mimate attraverso alcuni oggetti scenici in funzione sia concreta che metaforica, come l’abito, le bambole ed il trono. Lo spettatore assiste così alla fantasmagoria fisica e sonora del destino di una delle più controverse figure femminili del Rinascimento italiano.
Al centro (a volte suo malgrado) degli ingranaggi della storia, Lucrezia non perde mai la consapevolezza della propria missione politica, entrando e uscendo dal personaggio affidatole, di volta in volta, dai suoi regali burattinai. Figlia di papa Alessandro VI e sorella del Valentino, Borgia ingaggia dunque una lotta mentale e fisica col proprio doppio ruolo di donna e stratega politica, anche se reificata e spesso ridotta a merce di scambio nelle mani dei potenti. Nunzia Antonino restituisce questo conflitto al pubblico performando la vestizione/svestizione dell’abito rosso (disegnato dal costumista Luigi Spezzacatene) che la lascerà, alla fine, nuda e sola sulla scena. Affiancano la performance d’attrice i musicisti dell’ensemble Orfeo Futuro, inserendosi efficacemente nel tessuto drammaturgico; una sorta di ipnotico carillon sembra tradurre dunque in pista sonora il corso degli eventi storici, che portano alla ribalta e poi distruggono inevitabilmente molti dei suoi protagonisti.