1.2. L’eros(paper)tragico di Paperino Pocatesta e la Bella Franceschina

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Guido Martina, Giovan Battista Carpi, Paolino Pocatesta e la Bella Franceschina, in Topolino, n. 1261, 1980

 

Per il rilievo che la vicenda di Paolo Francesca ha assunto nella lettura romantica e contemporanea del poema, l’episodio narrato nel canto V dell’Inferno è stato oggetto nel corso degli ultimi due secoli di una vastissima serie di adattamenti nelle più diverse forme e linguaggi, in una misura e con picchi qualitativi di gran lunga superiori rispetto a qualsiasi altro, pur celeberrimo, personaggio o vicenda della Commedia. Paolino Pocatesta e la Bella Franceschina è il contributo disneyano a questa ricca messe di riprese, riscritture, ‘rimediazioni’; l’anello di intersezione tra questa tradizione e quella non meno florida delle Grandi Parodie a fumetti dei classici della letteratura prodotte dalla Disney italiana. Gli autori sono di assoluto prestigio. Soggetto e testi sono di Guido Martina, lo sceneggiatore più prolifico della Disney italiana, ideatore delle Grandi parodie, non nuovo a misurarsi con la Commedia fin dall’Inferno di Topolino (1949-1950), opera che ha dato avvio alla lunga serie delle Grandi Parodie disneyane. Di non minore statura Giovan Battista Carpi, disegnatore e autore Disney fin dagli anni Cinquanta, considerato dalla critica il più importante maestro della scuola italiana – insieme a Romano Scarpa. A fronte di questi illustri natali, tuttavia, Paolino Pocatesta e la Bella Franceschina non può essere annoverata tra le prove più notevoli di re-interpetazione dei classici della letteratura per le quali la Disney Italia è celebre. L’impasto di elementi letterari e trouvailles storico-filologiche, tipico di Martina, non raggiunge lo spessore di un’ispirata rivisitazione; si risolve invece in sketch di facile comicità, giustapposti in un intreccio senza troppe pretese e in qualche punto, specie nel finale, un po’ rabberciato.

Come ci si può aspettare, nella versione a fumetti a segnare la sorte dei due protagonisti non è l’amore passionale. Esso è, infatti, categoricamente escluso dal rigido codice ideologico delle storie Disney. Casto, ma non meno fatale, il bacio tra Paolino/Paperino e Franceschina/Paperina avviene in conseguenza di un’azione ben più consueta nelle storie dei paperi, qual è il tentativo di furto perpetrato ai danni di Paperone, che nell’adattamento veste i panni di Gianciotto Malatesta, da parte di uno dei Bassotti, che interpreta il Passatore, brigante celebre nella Romagna della prima metà dell’Ottocento (fig. 2). È questo uno degli spunti più interessanti dell’intero adattamento. Per operare lo slittamento dal tema dell’amore tragico a quello del furto, Martina inserisce un personaggio tratto dalla storia locale: un’aggiunta non soltanto infedele ma deliberatamente anacronistica, dettata da una logica che privilegia l’affinità ‘geografica’ degli elementi narrativi invece che la loro cronologia. Perfezionata dal tocco di sicura riuscita comica dell’inflessione dialettale romagnola («Di’ ben su, bambolotta! Te, sei la Franzeschina?»), la trovata può riuscire grazie alla capacità dei personaggi disneyani di accogliere ed esprimere negli adattamenti nuove identità narrative.

Il tema dell’amore sopravvive sottotraccia alla figura della protagonista. A questo riguardo, però, l’abbassamento parodico della figura di Francesca da Rimini finisce per proporre nel fumetto una concezione fastidiosamente retriva della donna. Lunghe ciglia sospiranti, corpetto e grembiulino domestico, Franceschina/Paperina si concepisce in subordinata dipendenza dalla figura maschile che la accompagna: l’eros tragico che è il motore passionale dell’eroina dantesca si riduce nell’adattamento al desiderio lagnoso di ricevere la considerazione del suo marito legittimo o, in alternativa, a una disinvolta e sdolcinata disponibilità verso qualche suo illecito sostituto. Semmai, il carattere fatale del legame tra Francesca e Paolo – non più Mala ma Poca testa, come anche i suoi panni da giullare sembrano indicare – si propaga nell’adattamento attraverso il consueto meccanismo dell’assegnazione dei ruoli ai personaggi disneyani. Una reciproca intesa, speciale se non proprio amorosa, è connaturata in Franceschina e Paolino per il solo fatto di essere interpretati dalla coppia formata da Paperina e Paperino, eterni fidanzati nella ‘realtà’ dell’universo disneyano.

Sedotta dalle promesse del brigante, Franceschina/Paperina è complice nella sua ingenuità del tentativo del Passatore/Bassotto di impadronirsi delle ricchezze di suo marito Gianciotto/Paperone (fig. 3). Il brigante non raggiungerà il suo scopo, ma mette Franceschina a conoscenza dell’esistenza di un deposito segreto predisposto dal marito, del quale riuscirà a trovare la mappa nascosta. È nell’entusiasmo del ritrovamento che Paolino/Paperino scocca sulla sua guancia il bacio che condannerà entrambi alle ire di Gianciotto/Paperone (fig. 4), tante e tali da scaraventarli entrambi all’inferno. Tra lo sguardo ispirato di Dante/Archimede e lo scherno del Passatore/Bassotto, nella vignetta conclusiva i due sfortunati paperi volano via sospinti da un vento tempestoso, che riecheggia la «bufera infernal» del canto V (fig. 5).

L’innovazione della presenza ‘in becco e piume’ di Dante – impersonato da Archimede forse per l’affinità tra il suo viso dominato dal becco allungato e la tradizionale iconografia dantesca – è infine indicativa di un elemento fondamentale della strategia adattiva. Essa costituisce il pretesto per infarcire il racconto di parodistici echi e allusioni danteschi – un esempio dove la similitudine delle «colombe dal disio chiamate» ricorre nel commento (fig. 5), in rima ma per nulla pietoso, di Dante/Archimede di fronte al volo «spinto da pedate» dei protagonisti. Soprattutto però, la presenza ‘sulla scena’ dello scrittore è funzionale a collocare la storia a fumetti in una sorta di avantesto pseudo-storico della Commedia e presentarla quale precedente ‘reale’ dell’opera letteraria. Nella finzione disneyana, Dante/Archimede assiste di persona alla vicenda dei due protagonisti ‘prima’ di concludere la Commedia. Esemplare in questo caso appare la capacità di Martina di coniugare una sottile acribia storica alla massima libertà nel distaccarsi dalle fonti. Per rendere più plausibile la contemporanea presenza di Dante e dei due innamorati, storicamente falsa, Franceschina/Paperina è detta figlia di Guido Novello da Polenta (tipicamente disneyana la giocosa ironia grafica del banchetto a base di sola farina di mais; fig. 1), ovvero dell’ospite del soggiorno ravennate di Dante, quando in realtà il padre di Francesca è Guido Minore, nonno del Novello.

 

Edizione di riferimento

Guido Martina, Giovan Battista Carpi, Paolino Pocatesta e la Bella Franceschina, in I classici della letteratura Disney, n. 13, Milano, RCS Quotidiani, 2006, pp. 165-180.

 

Bibliografia

P.P. Argiolas, A. Cannas, G.V. Distefano, M. Guglielmi, Le grandi parodie Disney. Ovvero i classici fra le nuvole, Roma, Nicola Pesce, 2013.

L. Boschi, L. Gori, A. Sani, I Disney italiani. Dal 1930 al 1990, la storia dei fumetti di Topolino e Paperino realizzati in Italia, Bologna, Granata, 1990, poi A. Beccatini, L. Boschi, L. Gori, A. Sani, I Disney italiani, Roma, Nicola Pesce, 2012.

A. Tosti, Topolino e il fumetto Disney italiano. Storia, fasti, declino e nuove prospettive, Latina, Tunué, 2011.