1.3. Viaggio in Toscana. La saga di Messer Papero e di Ser Paperone

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Guido Martina, Giovan Battista Carpi, La saga di Messer Papero e di Ser Paperone, in Topolino, nn. 1425-1431, 1983

 

Fatto non consueto per un kolossal disneyano, la saga di Messer Papero e di Ser Paperone ha un’origine d’occasione (fig. 1). Fu infatti concepita al fine di accompagnare sul settimanale Topolino un’importante mostra disneyana che in concomitanza si sarebbe dovuta tenere a Firenze. Discende da questa circostanza il vincolo dell’ambientazione toscana che costituisce il principale elemento di coesione dei diversi episodi. In visita alla città del giglio e ispirato dai luoghi emblematici della cultura e dell’arte italiana, Paperone inventa la storia di due suoi presunti antenati, erranti per le più importanti città toscane del Trecento (Messer Papero De’ Paperi) e del Cinquecento (Ser Paperone). Entro tale cornice si sviluppa così una sorta di tour storico-culturale della regione: il racconto ha avvio a Firenze, da dove Messer Papero e suo nipote Paperino vengono esiliati per aver aiutato Dante Alighieri a sfuggire ai suoi avversari politici, e tocca poi le città di Pisa, Arezzo, Livorno, Lucca e Siena. L’intento educativo e celebrativo è evidente nell’insistita farcitura di riferimenti artistici e letterari che corrobora gli episodi in costume e occupa gran parte dei dialoghi nella cornice. A ogni tappa, la riproposizione dello schema narrativo tipico delle storie dei paperi – il viaggio, l’intraprendenza di Paperone nel difendere le proprie ricchezze e nel cercare ogni occasione per guadagnare denaro, la comica inconcludenza di Paperino costretto a faticare per conto dello zio, la scena finale di inseguimento o di fuga – è l’occasione, a tratti un po’ forzata, per passare in rassegna personaggi, avvenimenti, luoghi e opere rinomati.

Si concentrano nei primi tre episodi della saga le derivazioni dantesche. Nel secondo e nel terzo, rispettivamente Messer Papero e il Conte Ugolino e Messer Papero e i fiorini di Mastro Adamo, sono ripresi i due celebri personaggi dell’Inferno protagonisti dei canti XXXIII e XXX. Tuttavia, benché menzionati nei titoli, la loro importanza nelle storie di Messer Papero è tutto sommato marginale e limitata a una considerazione meramente citazionale degli episodi danteschi. Nell’un caso, la figura di Ugolino della Gherardesca è ricordata solo in relazione al luogo della sua detenzione e morte, la Torre della Fame, nel quale sono in parte ambientate anche le avventure dei paperi. Nell’altro, la ripresa del passo dell’Inferno è circoscritta al breve inserto narrativo in cui Francesco Petrarca spiega ai due protagonisti, appena giunti ad Arezzo, l’origine della montagnola di sassi che nella località dell’Ommorto (da (u)omo morto) segna, secondo la leggenda, il luogo nel quale fu condannato mastro Adamo. In ottemperanza al rigido codice disneyano, la pena capitale inflitta al falsario è omessa, edulcorata nella meno truce distruzione della casa. Scevra delle implicazioni morali del racconto dantesco, la vicenda è semplicemente funzionale a giustificare la circolazione di monete false della quale è vittima Messer Papero.

Più sostanziosa è, invece, la traccia dantesca nel primo episodio, triplice per forma e per ordini di significato. La prima occorrenza pertiene all’ambito della ricezione di Dante nella storia culturale e identitaria della nazione: a Santa Croce – dettagliatamente riprodotta da Carpi – Paperone e Paperino visitano il monumento dedicato al «nostro più grande di tutti i tempi» (fig. 2). Nell’economia della saga, il passo ha una certa importanza poiché è proprio in questo punto che Paperone dà avvio al suo racconto, ispirato dal luogo e dalla grandezza della Commedia (fig. 3). Il fumetto dimostra così di trascendere la mera celebrazione del vate nazionale, per suggerire invece il valore fondativo della sua opera, capace di suscitare per imitazione/emulazione nuove creazioni artistiche, a cominciare dal fumetto stesso.

Una seconda volta Dante compare come personaggio, nelle vesti del viator protagonista della Commedia. In un inserto narrativo posto all’inizio dell’episodio, Messer Papero racconta a Paperino come la sua ingente fortuna ebbe inizio con i due fiorini guadagnati per aver guidato il poeta fuori dalla selva oscura nella quale si era smarrito (si tenga d’occhio il proliferare dei livelli diegetici: Paperone racconta che Messer Papero racconta che egli da giovane…). Era la primavera dell’anno 1300 e Dante si aggirava disorientato («nel mezzo…? Uhm… a dritta? a manca? boh!») e in preda a una sonnolenza visionaria, fin quando l’intervento del giovane antenato di Paperone non lo conduce ai piedi di un colle illuminato dai primi raggi del sole, dove finalmente il suo viaggio può avere inizio (fig. 4). L’impasto di riprese della Commedia – situazioni, azioni, immagini, espressioni – alimenta il gioco della parodia letteraria e amalgama fino a confonderli il mondo immaginario del viaggio dantesco e quello della Firenze trecentesca popolata di personaggi storici e paperi in costume.

Si giunge così alla terza e ultima apparizione di Dante sulla scena del fumetto, questa volta in qualità di protagonista della tormentata vita pubblica fiorentina. La scena politica del tempo è colta in termini largamente semplificati, che non escludono però una ferma e ironica presa di posizione. Gli autori evitano di entrare nella più sottile distinzione tra guelfi bianchi e guelfi neri e qualificano Dante come ghibellino. La scelta si giustifica per la celebre formula foscoliana «ghibellin fuggiasco», posta nel titolo, e anche, come spiega lo stesso Messer Papero, per l’episodio storicamente fondato dalla lettera scritta da Dante «ad Arrigo VII, imperatore di Alemagna». Può invece disorientare il lettore il fatto che anche gli avversari di Dante si professano ghibellini. Il dettaglio, decisivo per l’equivoco comico che porta alla condanna di Messer Papero e di Paperino, non giova alla tenuta narrativa dell’episodio, ma contribuisce a far emergere una presa di distanza dalla litigiosità delle fazioni politiche, equiparate per la loro pretestuosità e irragionevolezza alle tifoserie calcistiche (fig. 5).

Nell’uscita di scena di Dante prevale infine sulla tematica storico-politica il gusto del gioco letterario, della mescolanza delle fonti e della citazione parodica. In fuga dai suoi avversari politici, egli ha trovato rifugio presso la casa di Messer Papero, da dove riuscirà rocambolescamente a fuggire grazie allo stratagemma adottato da Ulisse per evadere dalla grotta di Polifemo (fig. 6). Una soluzione, rivendica, «appresa da Omero, che fu altissimo poeta». Così, è simbolicamente anche grazie agli insegnamenti della grande poesia che può seminare i suoi avversari e imboccare la strada dell’esilio e del suo luminoso avvenire di poeta. ‘Di città in città’ andranno anche Messer Papero e Paperino, di modo che l’uscita di Dante pare anticipare il motivo della fuga ricorrente nell’epilogo di ciascun episodio della saga (fig. 7). Si può allora leggere nella rievocazione dell’esilio una prefigurazione dell’errare dei due paperi per le città della Toscana. La corrispondenza proietta sugli epigoni in becco e piume i valori simbolici e storici dell’illustre precedente e invita a riconoscere nel loro viaggio la strada dell’esperienza viva, creativamente produttiva, della cultura e dell’arte nazionale.

 

Edizione di riferimento 

Guido Martina, Giovan Battista Carpi, La saga di Messer Papero e di Ser Paperone, Milano, The Walt Disney Company Italia, 2014.

 

Bibliografia

P.P. Argiolas, A. Cannas, G.V. Distefano, M. Guglielmi, Le grandi parodie Disney. Ovvero i classici fra le nuvole, Roma, Nicola Pesce, 2013.

L. Boschi, L. Gori, A. Sani, I Disney italiani. Dal 1930 al 1990, la storia dei fumetti di Topolino e Paperino realizzati in Italia, Bologna, Granata, 1990, poi A. Beccatini, L. Boschi, L. Gori, A. Sani, I Disney italiani, Roma, Nicola Pesce, 2012.

A. Sisti, Il papero novo, in La saga di Messer Papero e di Ser Paperone, Milano, The Walt Disney Company Italia, 2014, pp. 4-8.

A. Tosti, Topolino e il fumetto Disney italiano. Storia, fasti, declino e nuove prospettive, Latina, Tunué, 2011.