Luciano Bottaro, Carlo Chendi, Paperino il Paladino, in Topolino, nn. 247-248, 1960
Al pari del cinema o dell’opera lirica, il fumetto ha spesso fornito l’occasione per memorabili collaborazioni che hanno fatto sì che i due linguaggi coinvolti in questa forma espressiva venissero affidati a grandi coppie di artisti. Paperino il Paladino è un caso esemplare della perfetta sinergia che può crearsi tra chi si occupa dei disegni, in questo caso Luciano Bottaro, e chi scrive i testi, Carlo Chendi. Il duo, al quale si devono anche altre parodie a fumetti (come ad esempio Dottor Paperus e Paperin Babà), nel 1960 crea un nuovo personaggio, che trasferisce il nipote di Paperone in un favoloso mondo medievale nel quale non mancano castelli, draghi e principesse. Il paladino in questione, come avverrà qualche anno più tardi nel Paperin furioso (1966), è una versione paperinesca del conte Orlando di Boiardo e Ariosto. Il pennuto impacciato, e un po’ iellato, rappresenta uno dei pochi trait d’union tra le storie del Paperino paladino, che percorrono vie molto differenti nella trasposizione parodica dei due classici della nostra letteratura. Se infatti il Paperin furioso riscrive molte ottave ariostesche riambientandone le vicende nel mondo dei paperi, il primo episodio del ‘ciclo paperingio’ si tiene ben lontano dalle avventure narrate da Boiardo. Altro punto di contatto tra i due fumetti è rappresentato dalla strega Nocciola, creatura di Luciano Bottaro, che in questo caso narra la storia del paladino per spiegare ai tre nipotini, Qui, Quo e Qua, che si sono travestiti da drago, per quale ragione lo zio Paperino è rimasto tanto scioccato dal loro scherzetto. La fattucchiera chiarisce, appunto, che la causa risale a un’epoca tanto lontana, e dà il via al racconto medievale.
Assai deboli sono i legami tra questa narrazione e il poema dedicato all’Innamoramento de Orlando; si potrebbe quasi dire che Chendi, nelle 61 tavole che compongono la storia, aggiri ogni possibile riscrittura della trama boiardesca riducendola a pura sinopia della vicenda. Resta infatti soltanto la storia del paladino Paperino innamorato di Angelica/Paperina, conosciuta mentre il volenteroso giovane cerca di distinguersi in eroiche imprese, che invece lo conducono a dover prestar servizio presso il palazzo del duca Paperone. Qui la proverbiale parsimonia dello zio pennuto lo spinge a cercare un buon partito per la bella Paperina, che si dedica con troppa passione ai ricami su «serico panno» (fig. 1). L’appiglio narrativo avrebbe potuto aprire la strada a una riscrittura della giostra di Pentecoste, in occasione della quale nel primo canto dell’Innamorato Angelica fa il suo ingresso in scena e diviene il premio per chi riuscirà vincitore di un duello contro Argalia. Con una strizzatina d’occhio verso coloro che hanno più familiarità con il poema in ottava rima, Chendi ‘spreca’ deliberatamente questa opportunità e Paperone sceglie una soluzione «meno costosa» per trovare un ricco sposo alla nipotina spendacciona (fig. 2): decide infatti di regalarle una vacanza a Portus Delfini (antico nome di Portofino), dove si riunisce il fior fiore della gioventù cavalleresca. Il povero Paperino dovrà scortarla in questa avventura galante, nella quale fa la sua apparizione un temibile antagonista: «il celebre menestrello Gastone, il re del madrigale col singhiozzo» (fig. 3). La competizione tra i due cugini pennuti della famiglia dei paperi disneyani si presta in modo quasi naturale, dato il medesimo legame parentale, a reinterpretare la rivalità tra Orlando e Rinaldo cantata da Boiardo.
Le discutibili doti canore del menestrello damerino offrono, inoltre, la materia per creare una sutura tra il primo e il secondo nucleo narrativo della storia, che si compirà poi con un terzo e ultimo episodio. Come chiarisce un’efficace e brillante didascalia, «I do di petto del menestrello varcano il mare e giungono sull’altra sponda dove sorge una cittadella di pirati saraceni...» (fig. 4): lo scontro tra civiltà può avere luogo e i nemici orientali ed esotici portano il loro attacco alla mondana (e occidentale) Portus Delfini. Anche qui la parodia, pur riducendo all’osso i contatti con la fonte letteraria, cerca di trasporne alcuni temi centrali per destrutturarli attraverso un abile travestimento comico: Paperino riesce a sabotare le imbarcazioni degli avversari saraceni prima con un cavatappi e poi servendosi di un pesce spada (fig. 5). Naturalmente la sua cattiva stella fa sì che, mentre il paladino si addormenta stremato dalle eroiche imprese, Gastone, che ha messo in fuga con le sue ‘dolci note’ l’ultimo saraceno sopravvissuto allo scontro con Paperino, si attribuisce ingiustamente il merito dell’impresa, ottenendo così la mano della bella Paperina/Angelica. Un’ulteriore fulminante trovata consente il passaggio all’ultimo episodio del fumetto: per reclamare in sposa l’amata, Paperino si rivolge a Filippo Azzeccagarbugli. Il personaggio, preso in prestito da un altro classico della letteratura italiana, trova una geniale scappatoia legale: «Havvi una legge la quale dice che il cavalier che vince in singolar tenzone un drago...» (fig. 6). Ed ecco che il paladino può subito precipitarsi verso una nuova valorosa impresa che dovrebbe assicurargli l’amore di Paperina. In quest’ultimo atto della vicenda affiora finalmente, attraverso un’abile parodia, un riferimento a degli episodi molto noti del poema di Boiardo, nei quali Orlando deve affrontare un temibile drago sputafuoco (OI, I, xxiv, 25 - 58; II, iv, 15 - 85), che qui Bottaro ritrae invece con accattivanti e simpatiche fattezze creando un’immediata empatia tra i (giovani) lettori e l’animale fantastico. Riscrivendo le ottave dell’Innamorato, che a loro volta erano riscrittura delle mitiche imprese di Giasone per ottenere il vello d’oro, Chendi e Bottaro al principio sembrano capovolgere radicalmente le sorti dello scontro e il paladino resta letteralmente scottato dal potente antagonista (fig. 7), tanto da dover ricorrere a «chiare, fresche e dolci acque» per estinguere il fuoco che gli incendia le piume. Il duello però si conclude con la sconfitta del drago grazie all’intervento della fattucchiera Nocciola che, servendosi di una pozione a base di nitroglicerina, riduce l’animale fantastico a una ridicola carcassa. Tuttavia, nonostante il successo nella ‘singolar tenzone’, il paladino pennuto non riesce a ottenere la sua bella. La storia si conclude così nel presente dei paperi, nel quale, come il suo avo medievale, Paperino non solo non ha grande simpatia per i draghi ma rimane alle dipendenze di Paperone.
Al di là delle trovate più o meno riuscite per riscrivere, anche se con una decisa distanza, il poema di Boiardo, l’elemento che denuncia anche in questo caso l’intelligenza e la sagacia delle parodie disneyane è la lingua che Chendi ‘inventa’ per dar voce al suo Paperino paladino. Il papero medievale si esprime con un italiano antico maccheronico che l’autore della Disney italiana ha ideato specificamente per questo eroe, che, sin dalla prima battuta, apostrofa così lo scudiero Ciccio: «percorri lo bosco e guarda se havvi torti da raddrizzare, castella da difendere, offese da cancellare» (fig. 8). Esprimendosi come di lì a qualche anno avrebbe fatto Gassman dell’Armata Brancaleone diretta da Monicelli (1966), il personaggio di Chendi e Bottaro – con i suoi «havvi», «imperocché», «obliai» e «affè mia» – sembra dar conto di uno dei tratti più notevoli dell’opera di Boiardo, per il quale certo fu spesso sottoposta a critiche e riscritture, ma che ne costituisce anche una delle ragioni di interesse e fascino per i lettori di tutti i tempi.
Edizione di riferimento
Luciano Bottaro, Carlo Chendi, Paperino il Paladino, in I classici della letteratura Disney, n. 14, Milano, RCS Quotidiani, 2006, pp. 17-76.
Bibliografia
P.P. Argiolas, A. Cannas, G.V. Distefano, M. Guglielmi, Le grandi parodie Disney. Ovvero i classici fra le nuvole, Roma, Nicola Pesce, 2013.
A. Becattini, L. Boschi, L. Gori, A. Sani, I Disney italiani, Battipaglia (SA), Nicola Pesce Editore, 2012.
E. Blanchet, P-M. Jamet, Bottaro. Le Maestro, Argenteuil, Bananas, 2008.
L. Boschi, ‘Da Paperino Il Paladino all’armata Brancaleone’, Nova, 22 maggio 2010. [http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/2010/05/22/da-paperino-il-paladino-allarmata-brancaleone/].
L. Boschi, Bottaro, Bologna, Comma 22, 2011.
L. Boschi, ‘Carlo Chendi, 60 anni fa...’, Nova, 16 giugno 2012. [http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/2012/06/16/carlo-chendi-60-anni-fa/]
The research leading to these results has received funding from the European Research Council under the European Community's Seventh Framework Programme (FP7/2007-2013) / ERC Grant agreement n. 295620: ERC Advanced Grant 2011, «Looking at Words Through Images: Some Case Studies for a Visual History of Italian Literature».