2.7. I documentari pionieristici di Mary Field, tra sperimentazione e didattica

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Sperimentare è un atto pionieristico, perché significa addentrarsi per primi in territori sconosciuti e provare esperienze mai praticate, ma può rivelarsi anche un fattore di esclusione perché colloca il soggetto che sperimenta ai margini delle consuetudini e di tutto ciò che è mainstream.

Mary Field (1896–1968) ha innovato la forma del documentario, realizzando un grandissimo numero di film educativi con un linguaggio nuovo. I cortometraggi che compongono le sue due serie più cospicue, Secrets of Nature e Secrets of Life, realizzati tra la fine degli anni Venti e i primi anni Quaranta, testimoniano ancora oggi la ricchezza di idee e l’originalità con cui la cineasta britannica ha di fatto inventato il genere del documentario naturalistico. Nonostante l’attrezzatura utilizzata per girare i suoi film fosse estremamente voluminosa, Field ottenne risultati straordinari con le sue riprese ravvicinate di fenomeni naturali complessi come l’impollinazione, i movimenti dei fiori e le attività degli animali.

Tuttavia il suo lavoro è a tutt’oggi scarsamente ricordato e riconosciuto. L’oblio può essere in parte ricondotto al fatto che né alla sua epoca, né negli anni successivi, il documentario naturalistico – in particolare quello con finalità educative – ha goduto di particolare considerazione; ma è possibile addirittura insinuare che alla rimozione del lavoro di Field dalle storie del cinema documentario e dai repertori abbia purtroppo contribuito anche il suo essere donna. Nel suo caso, come in quello di molte altre donne, non è stato purtroppo sufficiente l’aver realizzato un numero considerevole di metri di pellicola, né l’aver impresso su quella pellicola immagini straordinarie del mondo naturale, per sconfiggere i pregiudizi e ottenere la dovuta considerazione.

Eppure l’opera di Field ha anticipato di molti decenni lo stile dei documentari naturalistici contemporanei, introducendo elementi come la colonna sonora interattiva, in cui i rumori e la voce over sottolineano, interpretano e ogni tanto interpellano direttamente il pubblico. Criticata, e a volte persino denigrata, dai documentaristi coevi, e per anni dimenticata dagli storici, Mary Field ci appare oggi come uno straordinario esempio di sperimentatrice, una figura che non è né artista né scienziata, ma entrambe le cose e molto di più. Una pioniera che ha precorso i tempi, utilizzando sapientemente la tecnica e il linguaggio cinematografici al servizio della divulgazione scientifica, sempre rivolta al target di utenza cui le sue opere si rivolgevano.

 

1. Vita di una donna

Mary Field inizia la sua carriera come maestra elementare ma è soprattutto grazie alla sua specializzazione nella storia della navigazione inglese del diciassettesimo secolo che ha avuto modo di entrare in contatto con il mondo del film documentario. Nel 1925 infatti viene coinvolta come consulente storica del British Instructional Studios da Bruce Wolfe, che aveva avviato la produzione di documentari naturalistici. Assunta come direttrice del settore educativo, nel giro di un anno diventa membro dello staff di produzione, impara le tecniche del montaggio, a scrivere sceneggiature e si impratichisce di regia lavorando direttamente sui set alla realizzazione di documentari, di film educativi e di lungometraggi. Nel 1927 inizia a dirigere in prima persona i film della serie Secrets of Nature (serie che era stata inaugurata dallo stesso Wolfe nel 1919), realizzando film pionieristici sulla biologia e sulla vita degli animali [fig. 1]. Dal 1929 è anche montatrice dei suoi film, ai quali dona sempre una connotazione originale, sia per l’uso analogico del montaggio sia per il già citato impiego del sonoro. Per la casa di produzione British Instructional Films realizza anche altri film, come Deferred payment (1929), una pellicola educativa sui pericoli della sifilide, e The Mystery of Marriage (1932), in cui con ironia si paragonano i rituali di accoppiamento nel mondo animale umano e non umano.

La sua attività cinematografica è varia e spazia anche fra generi diversi: all’inizio degli anni Trenta, per esempio, firma il montaggio di un film di guerra come Tell England (1931).

A metà degli anni Trenta, Field passa a lavorare alla Gaumont-British, che nel frattempo aveva avviato a sua volta un settore di produzione di documentari, dove viene presto raggiunta anche da Wolfe, con il quale riprende l’attività di realizzazione di film in serie, con il nuovo titolo di Secrets of Life, diversificando i soggetti tra storia, geografia, linguistica, educazione fisica e prevenzione delle malattie veneree [fig. 2].

Il ruolo di Field nell’ambito del documentario educativo è andato ben oltre la semplice realizzazione di film, perché il suo impegno si è rivolto anche alla diffusione delle valenze pedagogiche di questo tipo di film, valori in cui lei credeva profondamente e che si è impegnata a trasmettere con passione attraverso la scrittura di saggi, conferenze e un’attiva collaborazione con gli organi ministeriali britannici. Inoltre la sua capacità di ascolto e di osservazione le ha permesso di trasporre efficacemente sullo schermo tutta la sua esperienza sul campo, dal lavoro in prima persona come maestra a quello di consulente con gli insegnanti.

Durante la Seconda guerra mondiale, a causa della sua esperienza di documentarista, viene ingaggiata per realizzare film di propaganda bellica, nei quali conferma l’efficacia della sua poetica: utilizzare l’umorismo e l’accostamento per analogia dei comportamenti del mondo animale per suscitare riflessioni e ragionamenti sull’agire umano.

Nella seconda metà degli anni Quaranta e per tutti i Cinquanta lavora alla realizzazione di film di intrattenimento per i bambini per la Gaumont (destinati alle consuete proiezioni del sabato della serie ‘Odeon and Gaumont Children’s Cinema Clubs’). Anche se a volte il suo lavoro non è compreso dai produttori, resta salda nella sua convinzione che anche ai più giovani vadano presentati prodotti di qualità capaci di sollecitare le loro capacità critiche e di farli pensare. Ottiene numerosi premi e cariche onorarie, è stata anche a capo della leggendaria Children’s Film Foundation. Negli ultimi anni della sua vita ha lavorato come consulente per i programmi educativi della televisione inglese.

Field non ha avuto figli ma ha lavorato tutta la vita per educare e intrattenere in modo costruttivo i bambini. È morta nel dicembre del 1968.

 

2. I segreti della vita

Grazie alla collaborazione del fotografo Percy Smith [fig. 3], esperto nelle tecniche del time-lapse e della fotografia macro, tecniche che all’epoca erano molto rudimentali e sperimentali, Mary Field realizzò documentari straordinari su aspetti fino ad allora inediti del mondo naturale, filmando per esempio gli insetti, le piante e la vita sottomarina. Fu anche pioniera nell’uso dell’info-grafica e dei diagrammi animati per rendere maggiormente esplicativi gli argomenti trattati nei suoi film.

Con riprese al microscopio, uso del rallentatore e dello stop motion, allestimento di plastici e realizzazione di modellini, impiego di grafica e di inquadrature super ravvicinate, i brevi film di Mary Field svelano davvero i segreti della vita, facendo addentrare il pubblico nei meandri della natura e svelandone aspetti che l’occhio non potrebbe cogliere. Si pensi alle innumerevoli riprese delle ragnatele e dei movimenti dei ragni o a quelle – talmente affascinanti da sembrare astratte – del processo di riproduzione dei fiori [fig. 4].

La regista inoltre dimostra una grande creatività e una fervida fantasia, che le permettono di spiegare con precisione e chiarezza i fenomeni di cui vuole svelare i segreti. Non viene mai meno, infatti, la sua capacità didattica di rendere semplici e comprensibili anche i fenomeni più complessi. Inoltre il suo stile caratteristico, sempre leggero e brioso, è sempre accompagnato dalla ricostruzione minuziosa delle situazioni affrontate, anche per mezzo di artifici e trucchi, giustificati proprio dalle finalità didattiche.

Infine occorre riconoscere a Field anche un grande talento nella direzione degli attori e nella messa in scena, attività prettamente cinematografiche che la regista, come già accennato, apprende sul campo: si pensi per esempio alla sequenza di The mystery of marriage in cui per esemplificare le pratiche di corteggiamento dei pavoni, crea un parallelismo con una coppia di umani in cui il maschio è vestito ironicamente con una camicia vistosa [figg. 5-6].

I film di Field sono dei viaggi simbolici e reali allo stesso tempo: viaggi nel mondo della natura e nell’infinitamente piccolo, ma anche viaggi in ambienti naturali diversi sia fisicamente, dalla montagna al mare, sia geograficamente, da un continente all’altro.

La novità del cinema di Mary Field non si colloca dunque soltanto negli aspetti sperimentali e pionieristici del suo lavoro, ma anche nel suo essere sensibile e attenta sia ai soggetti su cui lavora sia al modo di elaborare tali soggetti. Field pensa e progetta questi film sempre tenendo presente il tipo di spettatori cui erano rivolti: gli studenti, i giovani, le persone che dovevano essere istruite. Cercando il linguaggio migliore per farsi capire, calibrando sapientemente il livello divulgativo e quello scientifico, l’artista dimostra la sua genialità ma anche l’integrità e la coerenza del suo operato. Il suo lavoro è infatti dotato di un grande senso di responsabilità, di un’etica della rappresentazione, grazie alla quale nessuno spettacolo della natura e degli eventi trattati è negato ai giovani spettatori, principali destinatari dei suoi film. Field non censura mai i fenomeni naturali a favore di un facile consumo, né semplifica eccessivamente il linguaggio, e non si sottrae mail alla responsabilità politica del suo lavoro, dimostrando sempre chiarezza di pensiero e sicurezza nelle scelte effettuate.

Insegnare ai più giovani attraverso il cinema è di fatto un atto politico: significa per Field mostrare tutto quello che si può della natura, anche la violenza, gli aspetti legati alla sessualità e alla riproduzione, le aberrazioni, le malattie. Tutti i fenomeni naturali sono per lei sullo stesso piano, e la bellezza delle immagini da lei prodotte, l’estetica se vogliamo, emerge proprio da questo imperativo etico di non censurare, di non nascondere nulla dei segreti della vita e della natura [fig.7].

 

Bibliografia

I. Aitken (ed.), The Concise Routledge Encyclopedia of the Documentary Film, Hoboken, Taylor and Francis, 2011.

M. Field, P. Smith, Secrets of Nature. On the Making of Natural-history Films. With Plates, London, Faber & Faber, 1934.

M. Field, P. Smith, J.V. Durden, Cine-biology, London, Penguin, 1941.

G. A. Foster, Women Film Directors. An international bio-critical dictionary, Westport, Greenwood Press, 1995.

A. Kuhn, S. Radstone (eds.), The Women’s companion to International Film, Los Angeles, University of California Press, 1994.