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Ricostruire i percorsi artistici e biografici di una generazione cruciale per la cultura italiana del Novecento a distanza di un secolo dalla nascita dei suoi principali animatori e protagonisti: questa la motivazione di fondo del Convegno Internazionale di studi L’Ermetismo e Firenze (Firenze, 27-31 ottobre 2014), che ha presentato – con circa ottanta interventi – un variegato quadro di lettura e discussione sulla poesia, il pensiero e la vita di Mario Luzi, Piero Bigongiari, Alessandro Parronchi, Vittorio Bodini e Vittorio Sereni.[1]

Durante lo svolgimento dei lavori ha suscitato grande interesse l’analisi del rapporto tra la dimensione poetica e il mondo delle altre arti, figurative in primis. È emersa, nel corso di molti interventi, l’assenza di una distinzione oppositiva o gerarchica tra il fenomeno della poesia e quelli della pittura, scultura e architettura, tutti accomunati, nella riflessione degli autori ermetici, dalla ricerca di eticità e verità nella bellezza dell’esistente. Tra le ragioni di questo atteggiamento è stata rilevata l’atmosfera in cui l’ermetismo si è sviluppato (la «dimora vitale» di una Firenze gravida di echi medievali e rinascimentali, di architetture misuratissime e di opere ispirate alla pienezza del contatto tra l’uomo e Dio), che ha certamente favorito nei singoli poeti e nel complesso dei loro scambi intellettuali l’attenzione alle ragioni culturali ed estetiche della forma che l’uomo progetta, produce e dunque abita. Soprattutto nei casi di Luzi, Bigongiari e Parronchi (geniale critico e storico d’arte oltre che poeta) è stato ineliminabile il riferimento congiunto alla poesia e all’arte tout court per entrare nel merito di questioni generali quali la rappresentabilità della natura e del mondo, il valore dell’arte come metafisica umana a confronto con l’azione disgregante del tempo, la discussione (anche eminentemente politica e sociale) intorno alla funzione e al valore etico degli spazi urbani. Sulla scorta di una simile, ricca dialettica, i nomi degli ermetici sono stati utilmente affiancati a quelli di grandi maestri dell’arte, da Brunelleschi a Michelangelo, da Paolo Uccello a Leonardo da Vinci, fino ai contemporanei Rosai, Venturino Venturi, Mario Marcucci e Pollock.

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