2.2. Pinocchio dalla Terra alla Luna. Appunti su un romanzo di Tommaso Catani

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«Per aver fatto la scoperta che ho fatto d’esser fratello d’una sorellina buona come te, – rispose Pinocchio – sarei contento d’aver lasciato tutte le terre di questo mondo!»; così, con la scelta del protagonista di trattenersi sulla Luna e con il definitivo ricongiungimento alla sorella selenita di nome Rosina, da cui il burattino era stato accidentalmente separato alla nascita, si conclude Pinocchio nella luna, pubblicato nel 1924 (alcuni repertori segnalano una prima stampa nel 1919), presso la casa editrice Bemporad, dal padre scolopio Tommaso Catani (1858-1925). Insegnante di storia naturale alle Scuole Pie di Firenze e prolifico autore di testi scolastici e di libri per ragazzi, Catani aveva già dato alle stampe nel 1910, presso lo stesso editore, il «romanzo umoristico» Rosellino nella Luna. Mutati il titolo e i nomi di alcuni personaggi (Pinocchio e Rosina sostituiranno Rosellino e Terrina), variatane in parte la struttura narrativa (originariamente organizzati in tre parti, i trentaquattro capitoli saranno poi preceduti da didascalie riassuntive) e inseriti sparsi richiami alle Avventure collodiane, l’autore riproponeva la storia con l’aggiunta di sedici tavole a colori realizzate dal fiorentino Corrado Sarri (1886-1944), illustratore di un’edizione di Pinocchio uscita nel 1923 per i tipi della Società Editrice Toscana (su licenza temporanea della Bemporad), e poi più volte ristampata.

Diviso fra romanzo didascalico, racconto d’avventura e resoconto di viaggio in un mondo immaginario, Pinocchio nella luna alterna alla narrazione dei fatti (caratterizzata da un insistito intento didattico-moralistico e ravvivata da un arguto umorismo) l’esposizione di nozioni scientifiche. Per scoprire le proprie origini e vivere esotiche avventure, Pinocchio si trasferisce sulla Luna cavalcando un topo delle piramidi, moderno ippogrifo stimolato dal morso di una pulce a percorrere, con un balzo, la distanza che separa la Terra dal proprio satellite [fig. 1]. Nella tavola introduttiva, l’accurata rappresentazione dell’animale e l’immaginosa raffigurazione del cielo stellato ben sintetizzano la commistione di linguaggio scientifico e finzione propria del testo. Un gioviale Pinocchio, abbigliato con calzoncini corti, casacca e calottina ispirati a quelli con cui Attilio Mussino aveva vestito il burattino nel 1911, perlustra la Luna, abitata da minuscoli, ospitali Seleniti, dotati di forza eccezionale e residenti in popolose città edificate in vulcani spenti. Scopre così che la fauna lunare è costituita esclusivamente da pesci e «conchigline» (utilizzate come monete), che occorre diffidare dei pescicani e che gli abitanti della Luna si nutrono di zucchero e di «caffè e latte di cioccolata» (per i quali è lecito supporre un sottinteso rinvio alla «colazione di caffè-e-latte» offerta dalla Fata al Pinocchio collodiano). Al di là di inevitabili equivoci lessicali fra il viaggiatore e i Seleniti, il satellite descritto da Catani (su cui si ascolta la Norma di Bellini e si leggono «alcuni racconti del Thouar e della Baccini, scritti apposta per i ragazzi della luna») riproduce in gran parte caratteristiche terrestri; ciò che differenzia i due corpi celesti è il superiore sviluppo tecnologico della Luna, le cui città, perfettamente ordinate e sempre illuminate da luce elettrica, sono dotate di evoluti stabilimenti industriali per la produzione di qualsiasi tipo di oggetto.

L’incontro con Rosina, nativa di Collodia e residente a Cioccolata, determina lo sviluppo della vicenda. Sotto la sua guida, Pinocchio fa la conoscenza della nonna Selaginella e della cuoca Cimbalaria, visita la avveniristica scuola di Zucchero (in cui enormi fonografi impartiscono le lezioni) e l’osservatorio astronomico, dove convivono un potente cannocchiale e uno smisurato cannone. Catani assegna un certo rilievo all’incontro fra il burattino e Lunaldo De Lunis, direttore della specola lunare; Pinocchio apprende dall’astronomo che gli abitanti della Luna conoscono con esattezza la geografia terrestre e possiedono una sostanza esplosiva (estratta dal cervello del pescecane) in grado di distruggere il pianeta. Con pianti e suppliche, Pinocchio e Rosina ottengono il provvidenziale rinvio del lancio dimostrativo di «proiettili di lunite solidificata» contro la Terra [fig. 2]. Sulla terrazza dell’osservatorio il lettore condivide con il burattino la sensazione di straniamento sperimentata durante il viaggio: oggetto di studio dei Seleniti, la Terra assume il paradossale ruolo di satellite della Luna, svelando il punto di vista rovesciato della storia.

Ospite gradito dei Seleniti, Pinocchio viene invitato a tenere una conferenza sugli animali terrestri, a beneficio dei bambini orfani della Luna; il romanzo cambia passo, avviando una serie ininterrotta di avventure, in cui il burattino avrà modo di dimostrare altruismo, coraggio e sagacia. Diretti a Collodia, Pinocchio e Rosina affrontano un viaggio per mare. Unici sopravvissuti a una tempesta, approdano all’isola di Nettuno, su cui edificano una piccola città servendosi di fusti e foglie di canna da zucchero. Signori del luogo, per vincere la nostalgia di Pinocchio per il proprio Paese, stabiliscono di «costruire l’Italia della luna», assegnando un nome a ogni nuovo fabbricato e insegnando «arie patriottiche» ai pesci addomesticati. L’apparato iconografico si adatta al registro avventuroso: Pinocchio e Rosina sono ora rappresentati in sgargianti tenute da viaggio e il paesaggio, vivacizzato dall’uso massiccio del rosso, acquista maggiore senso prospettico [fig. 3].

Annoiati dalla vita sull’isola e desiderosi di ricongiungersi ai loro cari, il burattino e la fanciulla si alzano in volo con un pallone aerostatico, costruito incollando fra loro foglie di canna da zucchero. L’ascesa si rivela agevole, ma un enorme rettile alato rapisce Rosina. Disceso a terra, Pinocchio si avventura nel vulcano Sirio alla ricerca della sorella; ritrovatala fortunosamente, prosegue con lei il viaggio, soccorso dall’elefante Nasone, dall’orso Biancone e dal serpente Saettone (come in altri casi, la scelta dei nomi è frutto di ampio dibattito fra il burattino e la sorella). Con l’ausilio di una bussola, gli improvvisati esploratori raggiungono il Polo nord lunare, dove fanno la conoscenza di due abitanti di Mercurio giunti in villeggiatura sulla Luna «a cavallo d’un razzo elettrico» [fig. 4]. In un’illustrazione dal taglio fotografico e dai colori tenui, appropriati all’ambientazione polare, il futuristico mezzo di trasporto venuto dallo spazio ruba la scena a Pinocchio e Rosina, relegati al ruolo di osservatori esterrefatti.

Reggendo sulle spalle la sorella infortunata (naturale per il lettore andare col pensiero al Geppetto collodiano «accomodato per bene sulle spalle del figliolo»), Pinocchio riesce infine a raggiungere il mare e a veleggiare verso Collodia. La tavola in cui il burattino, sorridente nonostante le difficoltà, avanza faticosamente tra i ghiacci al crepuscolo, sostenendo il peso di Rosina e delle provviste di canna da zucchero, traduce fedelmente il tono elegiaco del testo: «La terra, in tanti e tanti secoli che faceva da luna alla luna, non aveva mai rischiarato coi suoi argentei raggi una scena così commovente» [fig. 5].

Legato da un sodalizio di successo a Carlo Chiostri (autore di non meno di seicento tavole in nero e di centocinquanta a colori per i dodici volumi della serie di Marchino, pubblicati presso Salani fra il 1914 e il 1925, oltre che delle immagini del manuale astronomico A spasso per il cielo, uscito presso il medesimo editore nel 1922), Catani trova un attento interprete delle proprie intenzioni narrative anche in Sarri, che aveva per altro fornito di un acquerello il racconto salgariano Alla conquista della Luna (1913), pubblicato nella ‘Bibliotechina aurea illustrata’ del palermitano Biondo. Per il romanzo, l’illustratore sceglie di allontanarsi dall’immagine di Pinocchio proposta in quegli stessi anni alla Società Editrice Toscana (e presentata, nella tavola introduttiva, al centro di una sorta di vivace zodiaco costituito dai personaggi della storia): un burattino che pare Arlecchino [fig. 6], maschera della Commedia dell’Arte, dall’espressione ribelle e spavalda, con «un curioso, arcaico copricapo, che ricorda quello del ‘Guerriero di Capestrano’», le cui storie sono delineate con colori dai «toni netti, violenti, con contrasti di taglio quasi espressionistico» (Baldacci-Rauch, 2006).

Differenti sono infatti le necessità del personaggio di Catani. Quando vola oltre i confini terrestri, Pinocchio ha corpo di burattino e idee da «ragazzino perbene», è disponibile al cambiamento, senza rimpianti per il proprio passato. In una lingua classicheggiante, arricchita di citazioni e similitudini, l’autore narra il percorso di formazione del burattino, tanto «ingentilito» da divenire fratello premuroso, disposto al sacrificio, anche estremo, per la sorella ritrovata; a sua volta in grado di togliere «d’addosso a Pinocchio un po’ per volta tutti i difetti che gli ha attaccati quel cattivo pianeta [la Terra]». Dell’eroe collodiano (che ricorda con rassegnata bonomìa episodi della propria vita terrestre) sopravvive l’invincibile tendenza a mentire, ora tuttavia priva di conseguenze, persino giustificata dal narratore. Nelle parti più movimentate del testo, quelle in cui il protagonista compie un viaggio nelle profondità sotterranee, da cui ritorna mutato, in possesso di nuove conoscenze, l’illustratore esprime il proprio gusto per l’esotico e il mostruoso. Così avviene nella stilizzata rappresentazione di un serpente di fuoco che tenta di ingoiare un balenotto («un fenomeno che supera ogni meraviglia immaginabile e possibile»), didascalica esemplificazione della ‘legge del più forte’. E così capita per l’episodio in cui il burattino e la fanciulla, attraversando un bosco, temono di essere sopraffatti da enormi mosconi dagli occhi sfavillanti, attratti da funghi luminescenti fuori scala [fig. 7]. Suggestioni vagamente surrealiste sono infine rintracciabili nell’ultima tavola, in cui uno smisurato abitante di Saturno espelle con uno starnuto i protagonisti, dopo averli aspirati e ospitati per qualche tempo nel proprio cervello [fig. 8].

Provvisto di una fitta trama intertestuale, Pinocchio nella luna (in cui i dialoghi gareggiano, per estensione, con le parti narrative) si inserisce, riprendendone argomenti e modi espressivi, in una consolidata tradizione letteraria, che va dalla classicità a Jules Verne (si pensi al suo De la Terre à la Lune), trasferita al cinema da Georges Méliès con Le Voyage dans la Lune (1902). Se nelle incalzanti avventure vissute dai protagonisti e nella presa di possesso dell’isola di Nettuno si possono scorgere richiami ai Gulliver’s Travels di Swift e al Robinson Crusoe di Defoe, l’itinerario sotterraneo compiuto da Pinocchio e Rosina rinvia al Voyage au centre de la Terre di Verne, ma fors’anche agli italiani Ciondolino (1893), di Luigi Bertelli (più noto come Vamba), e Sussi e Biribissi (1902), di Paolo Lorenzini, nipote di Collodi. Nella ‘famiglia di Pinocchio’, incrementata nei primi decenni del Novecento con storie che avevano per protagonista o per ispiratore il burattino collodiano, non mancano del resto titoli che dimostrano un interesse speciale per il ‘futuro’, incarnato nelle innovazioni, nelle esplorazioni e nelle scoperte portate dal nuovo secolo; e sono presenti racconti che assegnano inedite parentele al burattino. Intorno al 1910, l’editore Nerbini pubblica i fascicoli della ‘Collana illustrata delle avventure di Pinocchio’; ne fanno parte le comiche vicende di Pinocchio nella luna, di Gischiat (nome d’arte di Gino Schiatti), e gli anonimi Pinocchio in areoplano, Pinocchio esploratore e La sorellina di Pinocchio alla Corte del Mago Turchino. Negli stessi anni, presso il milanese Bietti, Vittorio Lucatelli dà alle stampe Pinocchietto dalla luna e Maria Chierichetti Pinocchietto al Polo Nord. Rispetto ad altre ‘pinocchiate’, accomunate da un prevalente registro comico, il testo di Catani (seguìto da Pinocchio nel sole, rimasto inedito) si distingue per una marcata vocazione didattico-descrittiva (già sperimentata dall’autore in libri favolistici, avventurosi e di viaggio), che fa della Luna «un mondo nuovo», un luogo ‘rovesciato’ in cui gli abitanti della Terra (rappresentati dal burattino Pinocchio), superati ostacoli e prove, possono infine ottenere una altrimenti irraggiungibile serenità («O terra, vieni a star sulla luna e sarai felice per tutto il corso dei tuoi giorni!»).

 

Edizione di riferimento

T. Catani, Pinocchio nella luna, con 16 tavole a colori fuori testo e moltissime illustrazioni intercalate di C. Sarri, Firenze, Bemporad & Figlio, 1924.

 

Bibliografia

V. Baldacci, A. Rauch, Pinocchio e la sua immagine, con un saggio di A. Faeti, Firenze, Giunti, 2006, pp. 78-79.

S. Barbini, ‘Catani, Tommaso’, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1979, xxii, pp. 305-307.

A. Benedetti, ‘Il vecchio stile di Tommaso Catani’, in Culture del testo e del documento: le discipline del libro nelle biblioteche e negli archivi, xi, 2010, 33, pp. 95-100.

R. Biaggioni, Pinocchio: cent’anni d’Avventure illustrate. Bibliografia delle edizioni illustrate italiane di C. Collodi, Le avventure di Pinocchio: 1881/83-1983, Firenze, Giunti Marzocco, 1984.

P. Boero, C. De Luca, La letteratura per l’infanzia, Roma-Bari, Laterza, 2009, pp. 128-130.

L. Cappelli, Le edizioni Bemporad. Catalogo 1889-1938, introduzione di G. Turi, Milano, FrancoAngeli, 2008.

T. Catani, Rosellino nella Luna. Romanzo umoristico, Firenze, R. Bemporad & Figlio, 1910.

C. Collodi, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, disegni di C. Sarri, Sancasciano Val di Pesa (Firenze), Società Editrice Toscana, [1923].

L. Curreri, Play it again, Pinocchio. Saggi per una storia delle “pinocchiate”, Bergamo, Moretti & Vitali, 2017, pp. 11-40.

A. Faeti, Guardare le figure. Gli illustratori italiani dei libri per l’infanzia, Torino, Einaudi, 2001, pp. 63-96.

R. Maini, M. Zangheri (a cura di), Pinocchio e pinocchiate nelle edizioni fiorentine della Marucelliana, catalogo della mostra I volti di Pinocchio, prefazione di F. Sicilia, introduzione di M. Prunai Falciani, Firenze, Aida, 2000.

L. Righi, P. Tommaso Catani il Collodiano (1858-1925), Fiesole, Sbolci, 1979.

 

Ringrazio la Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova e il Centro Apice di Milano per la cortese collaborazione nel reperimento e nella riproduzione delle immagini. Le figure 1-5 e 7-8 sono ricavate da un esemplare di T. Catani, Pinocchio nella luna, con 16 tavole a colori fuori testo e moltissime illustrazioni intercalate di C. Sarri, Firenze, Bemporad & Figlio, 1924, di proprietà della Biblioteca Teresiana e conservato presso la Biblioteca Gino Baratta di Mantova, con collocazione UPONB.77; la figura 6 (riproduzione fotomeccanica di un originale eseguito probabilmente ad acquerello, cm 25x19), di cui è vietata la riproduzione o la duplicazione, fa parte di C. Collodi, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, disegni di C. Sarri, Sancasciano Val di Pesa (Firenze), Società Editrice Toscana, [1923] (inv. 238 17339), di proprietà dell’Università degli Studi di Milano, Centro Apice (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale). Un cordiale ringraziamento rivolgo alla Fondazione Mario Novaro di Genova, a Ilaria Azzoni (Biblioteca Palatina di Parma) e a Rita Varriano (Biblioteca Umanistica dei Paolotti – Università di Parma).