2.3. Esther Elisha: io sono qui

di

     
Categorie



Questa pagina fa parte di:

  • [Smarginature] Vaghe stelle. Attrici del/nel cinema italiano →

La dimensione dell’attorialità quale luogo di emersione di istanze sensibili di un panorama socio-culturale trova oggi nutrimento nell’intersezione tra i cambiamenti intervenuti nel tessuto sociale italiano degli ultimi decenni, a fronte dei fenomeno della globalizzazione e dei flussi migratori, e le istanze di alcuni orientamenti critici o di studio – dal postcolonial ai racial studies – che, animando un dibattito relativamente recente in Italia sollecitato anche dalle dinamiche sopra richiamate, interrogano le ottiche interpretative, i processi memoriali del Paese, le narrazioni della sua Storia e delle sue storie, le rappresentazioni con cui ci interfacciamo con il mondo e le realtà quotidiane.

L’attorialità, nel manifesto rilanciato da Leonardo de Franceschi, tra i più attivi esponenti di tale dibattito, si conferma allora «luogo di lotta» in cui innestare una mirata «politica degli attori» – e delle attrici – che trova momento di sintesi nel contributo contenuto in L’Africa in Italia, per una controstoria postcoloniale del cinema italiano (2013) e slancio operativo nel successivo blog Cinemafrodiscendente, entrambi a cura dello stesso De Franceschi. Raccogliendo il testimone, il film di Fred Kuwornu, BlaxploItalian: 100 Years of Blackness in Italian Cinema che, nella sua forma in progress e definitiva, percorre da alcuni anni festival e rassegne, università e associazioni in Italia e all’estero, verte sul contributo rimosso di attrici e attori afrodiscendenti nel cinema italiano. Al contempo, dà voce alle rivendicazioni di professionisti che si confrontano con chiusure e persistenze della filiera realizzativa nel contesto attuale, tra cui la gestione dei casting e una certa definizione di ruoli e personaggi. BlaxploItalian scandisce una nuova tappa della progettualità di Kuwornu mirante a un’azione di rimodellamento della nozione di ‘cittadinanza’ in Italia, non ultima quella inerente al dominio cinema.

Se all’evaporazione della presenza afrodiscendente nel cinema italiano hanno concorso talune pratiche, quale la rimozione dei nomi dai credits (non del tutto scomparsa nemmeno oggi) unitamente all’inclinazione a utilizzare, al di fuori di precise ragioni stilistiche, non professionisti per determinati ruoli come quello dell’immigrato (anche quest’ultima ancora tutt’altro che infrequente), il fuori fuoco in cui la questione è stata immersa all’interno delle linee di indagine disciplinare è annoverabile tra altri fuori campo sintomatici propri delle costruzioni dei saperi. Alle proposte operative concrete che si stanno via via avanzando (tra queste, l’introduzione del color-blind casting, adottato in molti paesi), si affianca l’esigenza di una presa in carico degli assestamenti prospettici.

Esther Elisha si inserisce significativamente nell’orizzonte delineato. Nata a Brescia nel 1980, città di residenza della madre di origini lucane, di padre beninese, avvia la sua formazione diplomandosi nel 2002 alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Prosegue con esperienze e seminari in Italia e all’estero: dal Piccolo Teatro di Milano, al Nuovo Teatro di Napoli al Black Nexxus di New York, affiancando agli ingaggi teatrali interpretazioni in produzioni cinematografiche e televisive. La figura e la personalità di Elisha offrono sollecitazioni di interesse sia per la varietà dei ruoli interpretati, sia per il profilo e la performance attorica, sia, infine, per il posizionamento consapevole e ben definito rispetto alla questione dell’attorialità black italiana, che evidenzia un approccio sfaccettato capace di interconnettere piano professionale e biografico, individuale e collettivo. Non sorprende pertanto che il nome di Esther Elisha compaia nella postfazione di Igiaba Scego al suo Adua (2015) quale esempio di un’attrice contemporanea capace di contrastare un sistema persistentemente ancorato a stereotipi di lunga gittata, promuovendo così le condizioni per destini diversi da quello attraversato dalla protagonista del romanzo.

Punto di svolta della sua carriera cinematografica è Là-bas. Educazione criminale di Guido Lombardi (2011). Il film ottiene numerosi riconoscimenti in festival nazionali e internazionali, tra cui, alla 68a Biennale di Venezia, il Leone del Futuro Premio Opera Prima e il Premio del pubblico “Kino” della Settima della critica Venezia 2011. A Elisha, il Golden Graal come «astro nascente del cinema italiano» assegnato nel 2011 e, l’anno seguente, il Premio Giuseppe De Santis - la promessa, quale attrice-rivelazione dell'ultima stagione cinematografica. Definito «romanzo criminale di un ragazzo dei nostri tempi» (presentazione DVD-Raro Video), Là-bas segue la traiettoria di Youssuf, un giovane nigeriano giunto a Castelvolturno, la «più africana delle città europee» secondo la definizione di Roberto Saviano, irretito dalle lusinghe dello zio, intrecciandovi gli eventi della cosiddetta strage degli immigrati del 18 settembre 2008, debitamente ricordata nei titoli di testa.

Elisha interpreta il ruolo di Suad, giovane donna nigeriana avviata alla prostituzione, di cui Youssuf si innamora e che vorrebbe riscattare. La sceneggiatura adotta per la personaggia una logica di intensità che lavora attraverso apparizioni quantitativamente contenute ma dotate di alto impatto drammatico riversabile sia nei confronti della figura di Youssuf che di quella della stessa Suad. A tale principio di ‘intensità’ corrisponde, nel rapporto tra presenza in scena e condensazione interpretativa, la performance attorica di Elisha, alle prese con una figura in qualche modo ‘archetipale’ da restituire in un contesto fortemente connotato e su cui infondere una cifra personale.

Guido Lombardi sceglie un punto di narrazione ancorato all’esperienza di Youssuf e condotto prioritariamente all’interno delle realtà degli immigrati, in particolare nigeriani, muovendosi tra una vocazione documentaria e stilemi di genere, con prestiti dal filone blaxploitation. Le incursioni di personaggi italiani riconducono, attraverso una sapiente e incisiva retorica di sottrazione, alle strutture di potere e di sfruttamento esercitate. Malgrado la fortuna critica, il film ha conosciuto una distribuzione circoscritta nelle sale, cui forse non sono estranee le scelte stilistiche in relazione alla composizione e alle aspettative – presunte – dei pubblici di tale circuito.

Altri ruoli, come quello di Jasmina nel precedente Last Minute Marocco di Francesco Falaschi (2007), realizzato col finanziamento del Ministero per i Beni e le attività Culturali e con la partecipazione di Rai Cinema, o, per altri aspetti, quello di Fatma nel recente Pitza e datteri (2015), diretto da Fariborz Kamkari, rientrano in prodotti di genere e sono incorsi nella categorizzazione, negativamente recepita, di stereotipi della commedia di immigrazione. Interpellata al riguardo, Elisha ha assunto una posizione multiprospettica che, da un lato mette in campo la valenza articolata dello stereotipo, in termini narrativi, sociologici e attoriali, dall’altro si confronta pragmaticamente con gli specifici contesti e aspirazioni delle singole progettualità filmiche. Contestualmente, rileva il carattere innovativo in termini narrativi e rappresentativi, oltre all’importanza sul piano personale come attrice e come persona, di Lidia in Nottetempo (2014) di Francesco Prisco: «significa molto per me il fatto [che] la co-sceneggiatrice e produttrice Annamaria Morelli [abbia] pensato a me per quel ruolo per cui era prevista una ragazza italiana qualunque. Il fatto che io abbia potuto partecipare a quel progetto, approdare finalmente a un ruolo così, per me è stata una grandissima gioia» (Conversazione con Ester Elisha, in L’Africa in Italia).

Le serie televisive aprono un ambito determinante in termini di visibilità, popolarità e impatto sugli immaginari rappresentativi sui quali, per altro, ruotano con il graffio ironico e grottesco che caratterizza il prodotto, gli episodi di Boris significativamente titolati La mia Africa (stagione 2), in cui Elisha è attestata per Natalie. In Il ballo delle debuttanti del popolare Don Matteo (ep. 13 stagione 5), Elisha appare a fianco di Irys Peynado (debitamente omaggiata dai caratteri in grande formato dei titoli di testa) nella personaggia di Luna, giovane figlia di Carole e Henry Robertson; quest’ultimo, dallo spiccato accento anglosassone, attesta l’origine ‘straniera’ della famiglia rispetto all’ambientazione umbra in cui si snoda la serie. Se Luna compare come una giovane donna, non ancora alle prese con le responsabilità dell’età adulta, cui le vicende la inizieranno, con aspirazioni e capricci assimilabili a quelli delle sue coetanee, a innescare l’indagine, che vedrà coinvolta la madre Carole, saranno gli atteggiamenti discriminatori e offensivi della futura vittima di omicidio, in cui si riverbera tutto un portato coloniale e razzista. I modi della rappresentazione tendono tuttavia a disinnescare la valenza socio-culturale della condotta anche attraverso il tratteggio a tutto tondo della figura prevaricante della donna assassinata, marcatamente distanziata dagli altri personaggi.

Accolta come positivo segno di un’inversione di tendenza rispetto agli assetti consolidati dei ruoli è la personaggia di Feven, una violinista di origini eritree, della serie Tutto può succedere (2015-), prodotta da Cattleya. Definita il primo adattamento internazionale dell’americana Parenthood ideata da Jason Katims per la NBC, la serie annovera nel cast nomi di primo piano nel panorama italiano, trasversali tra cinema e televisione: da Licia Maglietta a Maya Sansa. Tra le principali linee narrative, opportunamente rimarcate dalle strategie promozionali del web, la vicenda amorosa tra Feven e un rampollo della famiglia Ferraro, Carlo (Alessandro Tiberi), da cui la donna ha avuto un figlio, concepito in una fugace notte d’amore (cfr. http://tvzap.kataweb.it/news/204797/tutto-puo-succedere-2-trionfa-lamore-tra-carlo-e-feven-anticipazioni-puntata-finale/).

Parimenti rilevante l’attività di remix riscontrabile online che, attraverso prelievi dagli episodi di momenti topici depurati dalle traversie intermedie, elegge le figure di Carlo e Feven e il loro romanzo sentimentale a celebrare l’omaggio di un intramontabile trionfo dell’amore nell’Italia del presente. A voir: https://www.youtube.com/watch?v=wo11nCSBfhU (Pubblicato il 21 agosto 2017)

 

 

Bibliografia

E. Bond, G. Bonsaver, F. Faloppa (a cura di), Destination Italy: Representing Migration in Contemporary Media and Narrative, Oxford and Bern, Lang, 2015.

M. Coletti, ‘Benvenute in Italia. Donne migranti e G2 in cerca d’autore’, Quaderni del CSCI, 8, 2012, pp. 108-113.

L. De Franceschi (a cura di), L’Africa in Italia, per una controstoria postcoloniale del cinema italiano, Roma, Aracne, 2013.

Id., ‘L’attorialità come luogo di lotta. Splendori e miserie del casting etnico’, Quaderni del CSCI, 8, 2012, pp. 100-107.

Id., ‘Orientalismo di ritorno? Immaginario dominante e politica degli attori nel cinema italiano post-1989’, Cinergie. Il cinema e le altre arti, 3, marzo 2013.

Id., #11- ‘«Tutto può succedere». Another Good Chance’, Cinemafrodiscendente, <http://www.cinemafrodiscendente.com/it/--11-tutto-puo-succedere-another-good-chance/>, 24 dicembre 2015 [accessed 25 settembre 2017].

G. Giuliani, C. Romeo (a cura di), Il colore della razza, Firenze, Le Monnier, 2015.

L. Moullet, Politique des aucteurs, Paris, Editions de l’Etoile/Cahiers du cinéma, 1993.

A. O’Healy, ‘«[Non] è una somala». Deconstructing African Feminity in Italian Film, The Italianist, 29, 2009, pp. 175-198.

G. Russo Bullaro (a cura di) From Terrone to Extracomunitario. New Manifestation of Racism in Contemporary Italian Cinema, Leicester, Troubadour, 2010.

I. Sciego, ‘Che rabbia in prima serata’, Nigrizia, marzo 2006.

Ead., ‘New Faces of Italy’, La Repubblica XL, Maggio 2011.

V. Zagarrio, ‘Noi e l’altro. Cinema ed immigrazione nel New-New Italian Cinema’, Studi emigrazione. International Journal of Migration Studies, 169, gennaio-marzo 2008.

 

Tag: Ester Elisha, cinema afrodiscendente, postcolonial studies, personaggia, attrice, Tutto può succedere