4.4. Ci è o ci fa?

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  • [Smarginature] Divagrafie, ovvero delle attrici che scrivono →

 

 

1. Martina Dell’Ombra de Broggi de Sassi

A febbraio 2014 una certa Martina Dell’Ombra de Broggi de Sassi annuncia la sua «scesa politica» in un video postato su YouTube e rilanciato sui suoi profili social (pagina Facebook e account Twitter). Dalla webcam della sua stanza, la giovane si presenta: «Sono una ragazza normale con un grande sogno politico…» e, con uno spiccato accento romano, aggiunge «Mi candiderò alle elezioni con un partito principale perché se annamo, annamo pè vince!». Poi a proposito della politica: «Mi ricordo… quando Berlusconi è sceso in campo e ha fatto il discorso in televisione, io ho pianto tutto il giorno perché sentivo che si stava verificando un evento importante». In poco più di ventiquattro ore l’annuncio dell’aspirante politica ottiene migliaia di visualizzazioni che aumentano giorno dopo giorno in maniera virale, e in concomitanza con la pubblicazione di video successivi in cui racconta di vivere a Roma Nord con la famiglia e con un barboncino nano, di avere la servitù e l’autista, e di avere studiato public relations all’Università telematica Unitelma Sapienza. Illustra inoltre il suo programma politico che prevede l’«I Phone di cittadinanza», soluzioni per il lavoro, «Io conosco tutte persone che lavorano, se non le conoscete ve le presento io», e propone un «ritorno alla moneta personalizzata» per rilanciare l’economia. Lancia la sua campagna #votamarti, corteggia i leader politici in auge (prima Matteo Renzi e poi Matteo Salvini), e inizia a dispensare consigli sui più disparati temi di attualità. Esprime un’opinione su tutto, dai gay che «sono nati strani… ma non è colpa loro», all’outfit ideale per le donne in politica che deve essere «rosa antico perché la politica è una cosa antica», fino alle pari opportunità: «Noi donne dobbiamo tornare ad avere meno diritti e più privilegi. Avere il privilegio di non lavorare, di farsi mantenere, di dedicarsi alle cose belle della vita che non è lavorare».

Video dopo video si va delineando il Martina-pensiero, frutto di ragionamenti non politicamente corretti, popolari e superficiali. Tuttologa, frivola e ricca pariolina, sui suoi social Martina Dell’Ombra espone con candore i propri pensieri razzisti, omofobi e classisti: è la figlia della borghesia italiana degli ultimi trent’anni, dall’avvento del berlusconismo in poi, ed esprime la sintesi del pensiero della massa. Il suo universo valoriale è ben esplicitato anche dal lessico che la giovane utilizza: ‘super’, ‘kissino’, ‘toppaggine’, ‘diffettanza’ sono solo alcune delle ricorrenti parole in slang che ne caratterizzano il personaggio. La sua personalità è tracciata anche dallo standing tenuto in video, dalla sua mimica e dal look scelto che ambisce ad un’estetica televisiva (con il décolleté sempre bene in vista). A metà tra una giovane Daniela Santanchè e una Flavia Vento del web, Martina Dell’Ombra è talmente sopra le righe da lasciare il pubblico della rete interdetto e perplesso fin dal suo primo video. Sembra ‘stupida’, e per questo viene subito denigrata e offesa; anche se qualcuno insinua che si tratta di un troll. E dunque la domanda che si fa spazio nel web, aumentando la sua popolarità, è: c’è o ci fa?

 

2. La realtà

Martina Dell’Ombra in realtà è un personaggio frutto della fantasia, della penna e della professionalità di Federica Cacciola. Autrice e attrice teatrale, nata a Taormina nel 1986, inizia a studiare recitazione a 15 anni e, dopo la maturità, si trasferisce a Milano dove si laurea in Lettere e Filosofia e consegue contestualmente il diploma in Arti Performative. Nel 2008 esordisce come attrice professionista, prendendo parte ad oltre venti produzioni; ma non è sulle assi del palcoscenico che Federica Cacciola conosce la popolarità, bensì sul web nel 2014 grazie proprio a Martina Dell’Ombra. La sua vera identità rimane oscurata dal suo personaggio satirico fino al 2015, quando un giornalista la ‘smaschera’, e viene dichiarata definitivamente nel 2016 quando vince il Premio Satira di Forte dei Marmi. Fino ad allora resta vivo nel pubblico della rete il forte dubbio che Martina Dell’Ombra sia una persona reale. Sono gli anni dei reality, dei tronisti, degli opinionisti improvvisati, ma anche della politica fatta sul web, dell’ascesa del populismo e dei NIP (non important people) che diventano VIP, e la figura di Martina Dell’Ombra si inserisce perfettamente in questo contesto. Il suo successo la rende una vera e propria diva che rilascia interviste, partecipa a eventi, trasmissioni televisive e talk show. Il mondo della comunicazione e dei media è interessato alla sua opinione che, da candida e ingenua, si fa sempre più graffiante: «Volevo diventare una persona importante… quindi ho pensato alla politica… la Boschi è la nuova Belen»; e poi rimarca: «Non so fare assolutamente nulla, per questo posso fare sia il segretario di partito che il ministro». Nelle sue dichiarazioni Martina Dell’Ombra ci spiega anche il mondo in cui siamo immersi e come sopravvivervi:

 

La cosa importante è essere una persona ‘culturale’. Avere tanti libri, che non è detto che vanno letti… tolgono tempo agli aperitivi, dove, se non andate, non trovate lavoro. Ma dovete far finta di averli letti… Basta il più importante strumento della nostra epoca, che è Internet, il grande potere culturale che ha reso la cultura democratica.

 

È sufficiente Wikipedia, insomma, per far finta di sapere e di conoscere. Per tutto il resto basta curare l’estetica, perché «se avete qualche diffettanza, basta fare un piccolo investimento per ottenere un grande risultato». Perle di saggezza popolare che danno la cifra della società in cui viviamo, che Federica sceglie di criticare attraverso la satira.

 

3. La scrittura

«Sono stata posseduta da Martina Dell’Ombra» ha dichiarato Federica Cacciola in più di un’intervista dopo essere uscita allo scoperto. Ed ha poi sottolineato:

 

È molto difficile riuscire ad interpretare un personaggio per così tanti anni, non capita spesso, ed è una grande opportunità come autrice, perché questo personaggio cresce e si evolve.

 

Munita di un ‘doppio talento’ da attrice e autrice, Cacciola ha creato questo personaggio tenendo conto del mezzo nel quale avrebbe preso vita, cioè il web. Fin dall’inizio lo ha caratterizzato fortemente, delineandone la visione del mondo e contrassegnandolo con una voce, un intercalare e addirittura un proprio lessico. Successivamente ha lasciato che la sua scrittura rispondesse alle dinamiche della rete, dai contenuti, fino all’elaborazione dell’estetica e del linguaggio. Nella sua autorappresentazione Martina Dell’Ombra si plasma perfettamente ai flussi del web, e la sua narrazione si inserisce nell’agenda politica italiana. La coerenza nella scrittura del personaggio lo ha reso talmente ben riuscito da risultare plausibilmente reale e, anche quando il dubbio sulla sua veridicità è stato risolto, la sua potenza lo ha mantenuto vivo. Quando si è saputo che Martina Dell’Ombra era un troll il suo successo non è diminuito, ma al contrario si è moltiplicato, spingendola ad uscire dal web. Il passaggio più significativo è stato nel 2018 quando Serena Dandini l’ha voluta come co-conduttrice de La tv delle ragazze - Gli Stati generali, un’edizione speciale della trasmissione che ha segnato la storia della tv della comicità e della satira al femminile trent’anni prima. «Era il mio sogno fin da bambina» ha commentato Federica Cacciola, che ha portato a Rai3 la ‘conduttrice del cambiamento che viene dalla rete’. Nello scegliere Martina Dell’Ombra, Dandini ha voluto fare autoironia sul tempo che passa e sui tempi che cambiano, non sempre in meglio, mostrando come le nuove generazioni sembrano aver dimenticato decenni di battaglie di femminismo e siano figlie della tv commerciale e di politiche consumistiche. Con l’approdo alla tv, e successivamente anche alla radio e all’editoria cartacea (con la pubblicazione del libro Fake, una storia vera uscito nel 2018 per Mondadori), Federica Cacciola ha continuato a mantenere vivo il suo personaggio ma, di volta in volta, ne ha adattato il linguaggio al mezzo, lavorando costantemente alla revisione della sua scrittura. Una scrittura precisa e puntuale ma contemporaneamente ‘aperta’, i cui contenuti legati all’attualità ne hanno favorito il successo, alimentato dalla scelta vincente della satira come strumento di critica alla società.

 

4. Divismo 2.0

«Ci sono momenti in cui la vita mia e quella di Martina Dell’Ombra si sono accavallate. Momenti speciali sia per me che per lei, e che non sono scindibili» ha scritto in un post su Facebook Federica Cacciola a proposito del rapporto da ‘gemella digitale’ con il suo personaggio. La prima, infatti, è stata per anni totalmente assorbita e oscurata dalla seconda che ha raggiunto lo status di ‘diva 2.0’. Il divismo del web è per sua stessa natura partecipativo poiché, attraverso i social network, permette a chiunque di tentare un dialogo con le web star, di esprimere la propria opinione su di loro, ma soprattutto di insultarle. Succede anche a Martina Dell’Ombra che, fin dal suo primo video, attira su di sé le attenzioni degli haters. La sua ‘stupidità’ fa sentire il pubblico del web superiore rispetto a lei, e quindi legittimato a giudicarla (tanto che in più di un’intervista Martina/Federica ha dichiarato di «competere con la Boldrini» per la quantità di offese ricevute). Ma di fronte a tanto odio invece di desistere Federica Cacciola decide di andare avanti con il suo alter ego. Il suo personaggio, che è altro da sé, le permette di subire le critiche con distacco, circoscrivendole e comprendendone le cause. Martina Dell’Ombra infatti diventa famosa malgrado la sua apparente stupidità, confermando una irritante realtà, e cioè che si può diventare celebri pur essendo scemi. Ed è questo a generare la rabbia e la frustrazione che muovono e motivano gli haters. «Ma credo non ci sia nulla di male… La cultura non è per tutti e chi non ce l’ha non deve essere incolpato di niente, anzi: la sua opinione va rispettata. Se poi quell’opinione non piace, sta alla società, e quindi anche alla politica fare in modo che gli ignoranti siano meno ignoranti, formare la mente, la testa, fornire strumenti cognitivi per poter comprendere meglio il mondo» – è stata la risposta di Federica Cacciola. Ma è proprio l’entrare e uscire dal personaggio che permette alla sua creatrice di trovare delle chiavi per disarmare i ‘leoni da tastiera’. In un video in cui legge un lungo elenco di offese sessiste e volgari apparse sul web Martina Dell’Ombra chiosa così: «Questi messaggi erano dedicati a Tiziana Cantone… Tiziana Cantone si è da poco suicidata… un kissino a tutti!». La satira per lei, dunque, non è più solo linguaggio ma si fa arma. Il divismo 2.0 richiede alla web star una parte attiva nel replicare ai commenti del suo pubblico, sia che siano lodi che attacchi, sottostando ad un copione in fieri che va ad influenzare anche la narrazione del sé.

Inoltre il vero divo prolunga la sua vita oltre il web, conquistando visibilità negli altri media e conseguente popolarità; come è stato per Martina Dall’Ombra la quale aveva annullato l’identità della sua autrice e attrice, tanto che nella vita quotidiana Federica Cacciola era riconosciuta come la ‘pariolina scema’. E quando il divismo del proprio personaggio diventa così ingombrante, il suo autore sente il bisogno di riscattarsi e di riaffermare sé stesso come attore capace di interpretare altri ruoli. Il 17 febbraio 2019 Federica Cacciola apre la sua pagina Facebook e scrive così: «E niente, prima o poi doveva succedere. Inevitabile come la caduta dei 5 Stelle, arriva anche la mia pagina personale su Facebook. Questo significa… che, oltre a Martina, inizierete a conoscere Federica. Ma anche Maria, Wanda, Laura. E tante altre “me”». Anche i gemelli digitali a volte sentono il bisogno di separarsi, fuggendo dal loro stesso divismo.


 

Bibliografia

A. Pavolini, Oltre il rumore. Perché non dobbiamo farci raccontare internet dai giornali e dalla tv, Milano, Ledizioni, 2019.

M. Dell’Ombra, Fake, una storia vera, Milano, Mondadori, 2018.

D. de Kerckhove, La rete ci renderà stupidi?, Roma, Castelvecchi, 2016.