Écrire vers l'image. L'empreinte de Roberto Longhi dans la littérature italienne du XXe siècle

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L'obiettivo del convegno (Paris-Amiens, 26-27-28 maggio 2015) è stato indagare la dialettica ‘oppositiva’ e complementare tra scrittura e immagine negli scrittori italiani del XX secolo, affrontando in profondità le strette relazioni che intercorrono tra la parola scritta e l'immagine statica (pittura) e in movimento (cinema).

La linea d’indagine principale è stata dedicata agli autori formatisi sotto il magistero di Roberto Longhi, la cui riflessione è risultata determinante non solo per tracciare una nuova mappa della pittura italiana da Giotto a Morandi (a lui si deve la riscoperta novecentesca di Caravaggio) ma anche per rinnovare il metodo d'analisi e lo stile della critica d'arte. Scrittori quali Pasolini, Bassani, Testori, Bertolucci, Anna Banti sono esplicitamente debitori del metodo longhiano nell'analisi dell'immagine, quella ricerca della trama compositiva delle forme e dei colori volta a far emergere la ‘polisemia’ della realtà e della sua rappresentazione. La critica d'arte di Longhi si caratterizza infatti per una particolare capacità evocativa, fondata sulla restituzione, per mezzo delle parole, del dato formale al fine di porre in evidenza dettagli marginali talora trascurati; è così conferita una nuova dignità a quelle scuole periferiche la cui corretta valutazione era stata in precedenza inficiata dalle idee estetiche predominanti (asse Roma-Firenze). La seconda area d’analisi ha esplorato gli scrittori non legati direttamente a Longhi ma che situano comunque al centro della propria scrittura la riflessione sull'immagine e sulla visione: Carlo Levi, Sciascia, Parise, Calvino, Manganelli e Moresco.

Nella prima giornata Marco Antonio Bazzocchi, ideatore del convegno insieme a Davide Luglio e Lorenzo Vinciguerra, ha tracciato il profilo di Roberto Longhi, a partire dai primi studi su Piero della Francesca risalenti agli anni Venti fino all'ultima produzione centrata sulla valorizzazione delle opere di Giorgio Morandi, passando per la grande riscoperta della luce quotidiana e ‘incidentale’ del Caravaggio. Longhi rifonda la storia dell'arte attraverso una rilettura anti-mimetica delle opere e una scrittura critica che si modella sui movimenti stessi della luce. In questa prospettiva deve essere letta anche la luce caravaggesca, grazie alla quale forme e colori dominano sui personaggi: senza il contrasto luce-ombra sulla tela non esisterebbero quei vivissimi “fotogrammi” di realtà. Secondo Bazzocchi, Longhi sviluppa un particolare interesse non tanto per il corpo umano quanto per il gioco tra luce e masse, come rivelano le puntuali analisi della «sintesi prospettica forma-colore» nell'esaltazione del volume caratteristica della pittura di Piero della Francesca.

Una parte cospicua delle relazioni è stata dedicata a Pier Paolo Pasolini, allievo diretto di Longhi, dal quale apprende gli strumenti per scavare a fondo nelle dinamiche compositive dell'opera in esame, ampliando il campo d'azione all'incidenza dell'immagine nella mutazione antropologica del neocapitalismo, come si evince dalle strette connessioni tra tradizione pittorica, sperimentazione linguistica e cinema che contraddistinguono la sua opera.

Hervé Joubert-Laurencin si è occupato dell'interesse di Pasolini per le figure femminili a partire dal suo stretto rapporto con Anna Banti, moglie di Longhi (è lei ad esempio a pubblicare nel 1951 il primo estratto di Ragazzi di vita su «Paragone»). È proprio attraverso l'opera di Banti, in particolare Artemisia (1947), che Pasolini fa suo il concetto longhiano di realismo come manierismo del quotidiano tra arte e letteratura. Davide Luglio, invece, ha ricostruito il passaggio dei concetti di ‘realismo’ e di ‘maniera italiana’ dal magistero di Longhi a Pasolini, sottolineando il fondamentale ruolo di Contini in una sorta di rivelazione filologica. Tale spirito filologico è presente in tutta l'opera di Longhi, soprattutto nei Fatti di Masolino e Masaccio (1940), in cui egli mette in evidenza tutti gli elementi della vita quotidiana che rivelano l'umanità caratteristica di Masaccio: si tratta dello stesso metodo adottato da Contini con la letteratura piemontese e da Pasolini in rapporto alla poesia dialettale.

Pierre Paul Carotenuto ha scelto di affrontare il rapporto di Pasolini con l'immagine attraverso la lettura di Petrolio: qui l’insegnamento metodologico di Longhi è onnipresente, sebbene subisca una forte desacralizzazione ironica nell'impasto del multiforme meta-romanzo. Una simile dinamica pervade anche il film La Rabbia, del quale si è occupata Francesca Tuscano evidenziando il complesso intreccio figurativo e ideologico tra la pittura di Guttuso e il realismo socialista. Sempre nell’ambito del cinema di Pasolini Paolo Desogus ha affrontato La ricotta e le implicazioni semiotiche del processo di ‘transustanziazione’ della parola quotidiana in ‘lingua scritta della realtà’ attraverso le scelte stilistiche dell'autore. Ancora in area semiotica si inserisce la relazione di Sara Ventura, che ha messo a confronto il cinema di Pasolini con le riflessioni del filosofo Emilio Garroni sul rapporto tra immagine interna e figura.

Una piccola sessione su Carlo Levi ha consentito a Lorenzo Vinciguerra e Riccardo Gasperina Geroni di esaminare la complessità dell'opera letteraria e pittorica dello scrittore piemontese, che si intreccia a più ampie questioni di carattere antropologico. Vinciguerra ha delineato le differenze tra l'antropologia francese e quella italiana, individuando in quest'ultima una peculiare disponibilità ad interagire con i ritmi quotidiani delle popolazioni studiate, che è anche una delle caratteristiche fondanti della scrittura di Levi. Gasperina Geroni ha preso in esame invece l’idea teorica, che si sviluppa a partire dagli anni Trenta nella poetica di Levi, del ritratto pittorico come rapporto tra il se stesso e l’alterità, dimostrando conseguentemente come l’esperienza lucana sia il fortunoso incontro tra sensibilità affini.

La ricognizione sulla vasta incidenza del magistero longhiano negli scrittori italiani è stata arricchita dagli interventi di Niva Lorenzini, fondato sulle modalità con cui Attilio Bertolucci interiorizza la sintassi longhiana nella sua poesia (evidenti dalla lettura del loro rapporto epistolare); di Francesco Galluzzi sul romanzo storico manzoniano scelto da Longhi come modello per una critica d'arte che interroga il contesto in cui nascono le opere degli eccentrici del Cinquecento (in particolare Pontormo); di Maria Rizzarelli su Sciascia in relazione alla pittura di Guttuso e Bruno Caruso, attraverso gli scritti d'arte dello scrittore siciliano, sempre attento alla doppia dimensione iconico-testuale delle opere; e di Riccardo Donati sul gusto visuale della scrittura di Testori, profondamente segnata dal «demone in corpo della pittura naturale» (Longhi) e dal gioco delle ombre e della luce in Caravaggio, come si evince dall'analisi dei racconti de Il ponte della Ghisolfa (1958).

Infine, per quanto riguarda l’analisi del rapporto scrittura/immagine in scrittori non legati direttamente al magistero longhiano, alcuni relatori si sono concentrati sulle figure di Moresco, Parise e Manganelli. Laurent Lombard ha condotto una riflessione sul rapporto di fraternità indiretta tra Longhi e Moresco, utilizzando i concetti di stase e extase per dimostrare la comune ricerca di una dimensione dominata dal movimento ecfrastico. A Parise è stato dedicato invece l’intervento di Elisa Attanasio, incentrato sulla visività quale nucleo di tutta l’opera dell’autore: attraverso il rapporto con la pittura di De Pisis, si è mostrato come l’indagine, da parte della scrittura come della pittura, muove dagli stessi dispositivi e ricerca gli stessi scopi. Filippo Milani infine si è occupato, in una prospettiva anti-figurativa e anti-antropomorfa, della relazione che lega Novelli a Manganelli. Milani ha esplorato le potenzialità espressive del concetto di ‘indistinto’ attraverso un percorso che da Michel Tapié giunge fino a Didi-Huberman, passando per Dubuffet e Bataille, alla ricerca di una definizione di ‘informale’ valida tanto in letteratura quanto in pittura.

Il Convegno si è chiuso con un dibattito sulla necessità di continuare ad approfondire il nesso tra letteratura e visione: il magistero di Longhi non si impone solo come punto di riferimento per gli scrittori che ne sono stati allievi, ma diventa un vero e proprio metodo di analisi dell'immagine diffuso in una vasta schiera di scrittori.