Più che un'attrice – pur brava, anzi più brava di quanto non le venisse riconosciuto – Laura Betti fu un personaggio davvero importante nella storia dello spettacolo italiano per quanto ha saputo dare alla musica e al teatro e non solo al cinema, senza dimenticare la sua attività di scrittrice decisamente ‘d'avanguardia’, incurante di regole e più libera finanche del suo amico e maestro Pasolini. Bisognerebbe rileggerla, oggi, con l'attenzione che merita e certamente, credo, si resterebbe ancora sorpresi della sua creativa libertà... più ‘d'avanguardia’ di quella di tanti famosi ‘avanguardisti’...
Bisognerebbe forse parlare di lei e della sua attività senza legarla alla costante presenza di Pasolini nella sua vita, anche se per lei fondamentale, una storia di vita e non solo di arte. Sono stati una ‘strana coppia’ di amici, quella di lei con Pasolini, in una vicinanza e solidarietà più stretta di quella di tante matrimoniali, ‘regolari’... In qualche modo Laura, che pure ha avuto più amori nel mondo che più ha frequentato, quello del cinema, di Pasolini è stata la compagna fedele per tanti anni, condividendone vita quotidiana, interessi, amicizie, gusti e opinioni, e spesso esperienze artistiche.
Ho avuto la fortuna di esserne stato anche io amico, quando infine la reciproca diffidenza svanì, dal giorno in cui all'uscita dalla visione di un film di Straub al Quattro Fontane, mi si accostò per dirmi che le persone più rispettose della memoria e del valore di Pier Paolo eravamo infine ‘i piacentini’: Giorgio Bellocchio, Grazia Cherchi, Alfonso Berardinelli e me. Ci si era visti più volte, sia a Milano (a volte in casa di due indiscussi amici di Pier Paolo, e buoni amici dei ‘piacentini’ e miei in particolare, Paolo e Giovina Volponi; Paolo amico di gioventù e il più vicino a Pier Paolo tra tutti, dopo Laura...) che a Roma, più assiduamente al tempo in cui Laura fu molto vicina a Marco Bellocchio. E con Marco e Laura ho diviso l'avventura di Sbatti il mostro in prima pagina... Quando lavoravo alla Garzanti, a Milano, ebbi anche modo di seguire la lavorazione di due suoi libri, belli e faticosi....
Ma c'era sempre di mezzo la mia irrequietezza di critico cinematografico esigente e irriverente, più legato a maestri francesi che alla critica italiana, e ci fu anche di mezzo la mia amicizia con Elsa Morante, soprattutto nel periodo in cui i rapporti tra Elsa e Pasolini si incrinarono, quando Elsa prese le parti di Ninetto Davoli che voleva sposarsi...
Come ho spesso constatato, Pasolini si era costruito una specie di famiglia composta da un piccolo gruppo di amici fedeli e dalla cugina Graziella e da suo marito Vincenzo Cerami, e pur essendo una persona straordinariamente attenta e gentile con tutti, distingueva nettamente tra quella ‘famiglia’ e tutti gli altri. Laura era certamente, forse più di Ninetto e di Volponi, la persona cui si sentiva più vicino (a Paolo nel ricordo di un saldissimo sodalizio giovanile). Era la sua prima confidente, essendo egli il primo confidente di Laura. Ma questo riguarda il privato, o un impasto di pubblico e di privato non facilmente dissociabile... E Laura era così vicina alla persona di Pier Paolo e alle sue idee di artista e di intellettuale ‘pubblico’, anche a volte suo malgrado, da non operare distinzioni; era vicina a Pier Paolo, se si può dire, in assoluto...
Di lei divenni amico dopo la morte di Pier Paolo, e ci si sentì davvero amici il giorno in cui la seguii sul set in esterni di un film di Ettore Scola, anche lui buon amico nonostante che non ci si trovasse spesso d'accordo su tante cose, lui comunista e io sessantottardo... E di lei, frequentandola, mi colpirono una sorta di esigente generosità, e la grande attenzione che portava al lavoro dei giovani registi e dei giovani attori, e la rispettosa curiosità per il lavoro di artisti che stimava (che li conoscesse o meno; ci fu un periodo in cui condividemmo una vera passione per il cinema di Cronenberg, discutendo a fondo ogni suo film...), e insomma una profonda differenza tra i suoi atteggiamenti pubblici – talora aggressivi, e sempre in qualche modo sulla difensiva, in cerca di qualcosa di più autentico, di superiore – e la profondità, in privato, dei suoi giudizi.
La differenza tra la Laura privata e quella pubblica era molto grande, ché Laura era, come dissero di lei alcuni critici francesi, una delle ultime ‘dive’ di grandissimo temperamento, che richiamava antichi modelli ottocenteschi e non le figure di attori o attrici nostri contemporanei... In verità, potrei anche dire che molti dei suoi atteggiamenti pubblici derivavano da intime sofferenze anche fisiche, delle quali non amava parlare e non voleva si sapesse. Ha patito la sua parte, Laura, più malata di quanto non voleva si fosse a conoscenza, neanche tra i più intimi degli intimi... Ma Pasolini sapeva, come sapevano Morante e Moravia e pochi altri.
Delle sue qualità artistiche – a parte quelle di formidabile cantante capace di darsi un repertorio tutto per sé, chiedendo o imponendo a scrittori amici (e che scrittori! da Soldati a Fortini, da Arbasino a, ovviamente, Pasolini...) formidabili testi di canzoni ideate proprio per lei, pensando alle sue possibilità e non solo al suo ‘personaggio’... – si sa oggi meno di quanto si dovrebbe, e la sua figura pubblica è pian piano finita nell'ombra, salvo riscoprirla quando si parla di Pasolini o si rivedono o scoprono alcuni suoi film. Grande Laura! Ho detto più di una volta di aver cercato la sua amicizia (e quella, più immediata e diretta, di Sergio Citti) forse anche per qualche senso di colpa nei confronti di Pier Paolo, verso il quale (o meglio: verso la cui opera) sono stato a volte, con un po' di arroganza, più critico del dovuto. Ma, come che sia stato, di questa amicizia ho goduto e ne ho molto imparato, nei suoi ultimi anni, tanto da poterla ricordare con la stessa ammirazione e con lo stesso affetto che provo per molte altre grandi donne – note e no, artiste e nei loro campi maestre – della nostra Italia così facilmente dimentica e irriconoscente. Più importanti, alla lunga, di tante amicizie maschili.