La conferenza-performance letteraria per dire l’Antropocene: Chimère di Emmanuelle Pireyre

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Le questioni legate alla crisi climatica e all’antropizzazione del nostro pianeta sono ormai al centro delle preoccupazioni dell’umanità a causa delle trasformazioni che coinvolgono e determinano le esistenze. In questo contesto, l’attenzione degli artisti e degli scrittori può giocare il ruolo di suscitatrice di prese di coscienza rispetto ai nuovi problemi e sfide alle quali siamo sollecitati. Le pratiche artistiche situate (Haraway) possono essere considerate come strumenti per provocare la consapevolezza degli spettatori, e la conferenza-performance costituisce uno strumento efficace per trasmettere concetti e idee. Emmanuelle Pireyre, scrittrice e performer francese, accompagna la scrittura dei suoi romanzi con la costruzione e la messa in scena di conferenze durante le quali si avvale di diversi oggetti multimediali per puntare l’attenzione su pratiche e situazioni odierne in stretto legame con la manipolazione genetica, la crisi sociale, lo sfruttamento del territorio. L’analisi della conferenza-performance Chimère permetterà di comprendere la portata intellettuale e l’agentività di tale pratica artistica.

The issues related to the climate crisis and the anthropisation of our planet are now at the centre of humanity’s concerns because of the transformations affecting and determining lives. In this context, the attention of artists and writers can play the role of raising awareness of the new issues and challenges we are facing. Situated art practices (Haraway) can be considered as tools to provoke the awareness of spectators, and the lecture-performance constitutes an effective tool to convey concepts and ideas. Emmanuelle Pireyre, a French writer and performer, accompanies the writing of her novels with the construction and staging of conferences during which she makes use of various multimedia objects to focus attention on today’s practices and situations in close connection with genetic manipulation, the social crisis, and the exploitation of the territory. The analysis of the lecture-performance Chimère will provide an insight into the intellectual scope and agentivity of this artistic practice.

 

Nel luglio del 2014 ho assistito per la prima volta a una conferenza-performance letteraria.[1] Ero andata come uditrice a seguire i lavori di una giornata di studio dal titolo La littérature du XXIe siècle, che si inseriva nel congresso annuale dell’Association Internationale des Etudes Françaises (AIEF), un’istituzione solida e tradizionale nata in Francia alla fine della seconda guerra mondiale, che riunisce studiosi di lingua, letteratura e cultura francese. L’AIEF organizza un congresso annuale che si sviluppa su tre giornate, ognuna delle quali si concentra su un tema di ricerca specifico, privilegiando un approccio diacronico in modo che siano suscitate riflessioni a largo spettro sulla storia della cultura. Nel 2014 il programma prevedeva oltre alla prima giornata dedicata alla letteratura contemporanea, due approfondimenti: uno sullo scrittore Romain Gary e l’altro su Les mémoires historiques en France du XVIIe au XIXe siècle.[2] La letteratura del ventunesimo secolo mi interessava perché era ed è ancora il mio ambito di ricerca privilegiato, per di più avevo scoperto dal programma che si sarebbe trattato di autrici e autori e opere che si situano alla confluenza tra la letteratura e l’arte. Inoltre, proprio in quel periodo, mi ero avvicinata al lavoro di scrittrici e scrittori che uscivano dallo spazio del libro stampato e creavano nuove forme per fare e dire le loro creazioni.[3] Così, in chiusura alla giornata di studio, ho assistito stupita, divertita prima e entusiasta poi, alla conferenza-performance di Emmanuelle Pireyre che si è presentata con un cappello di pelo di lince sulla testa e ha intrattenuto il pubblico in sala, composto per lo più da persone in età avanzata, con alcune tematiche che aveva trattato nel suo libro Féerie générale.[4] Il testo è caleidoscopico e tratta di argomenti disparati che affrontano situazioni reali, proponendo sette domande tra cui: «Comment habiter il paramilitare?», «Friedrich Nietzsche éyait-il halal?», e ancora «Comment fait-on lelit d’un homme non schizoide e non aliené?». L’autrice ha inoltre intrattenuto il pubblico con una presentazione power point accompagnata da alcuni video e da intermezzi musicali. L’assemblea ascoltava le risposte alle domande che la performeuse si era posta e guardava sullo schermo la proiezione dei brevi video dove Pireyre stessa era in scena in qualità di intervistatrice di esperti che l’avrebbero supportata nella sua ricerca. In quell’occasione capii che, in maniera divertente, la letteratura aveva trovato nuovi spazi per dispiegarsi e per continuare a svolgere il suo ruolo di stimolatrice di idee e di prese di coscienza, di trasmettitrice di conoscenza anche di argomenti che esulano generalmente dalla sfera letteraria. In questa performance, che si intitola Lynx, Pireyre si interroga su situazioni contemporanee delicate, sull’impatto della tecnologia e della rete Internet sui nostri modi di vita, sulle mode e sui luoghi comuni, sulla corsa agli armamenti… e si propone come non esperta che cerca i riscontri documentandosi e interagendo con gli esperti e gli scienziati. La sua pratica di costruzione di una letteratura di indagine, che pone l’attenzione sulla nostra contemporaneità, proponendo percorsi apparentemente tradizionali che sono invece altamente sperimentali, è sintomatica di una rinnovata agentività della pratica letteraria, che esce dal terreno conosciuto e rassicurante della forma libro e si ibrida con altre forme creative mantenendo il suo fine ultimo di porre uno sguardo critico sul mondo.[5] Si tratta di ‘littérature impliquée[6] come la chiamano in Francia, meno politica della scrittura engagée, che opera dall’interno del campo letterario guardando con occhi nuovi la realtà per raccontarla e al tempo stesso per ‘allargare’ la letteratura attraverso nuove esperienze, tentando «de lui faire prendre l’air, de la faire respirer, à partir d’éléments hétérogènes à son territoire – éléments qui peuvent être de différents ordres –, mais aussi de potentiellement chahuter ses formes traditionnelles, en allant vers quelquechose de moins hiératique, de plus délayé».[7]

Emmanuelle Pireyre, Lynx, video, 2010-2012, courtesy dell’artista

Il lavoro di Emmanuelle Pireyre rientra anche in una macro-tendenza molto diffusa nel panorama culturale e letterario francese che si appropria delle istanze dell’ecocritica, in maniera esplicita e implicita, ponendo al centro delle narrazioni le problematiche legate alla crisi antropocenica. In effetti, si possono applicare ai testi della scrittrice le parole di Alexandre Gefen tratte da un testo recentissimo di sintesi sulle tendenze e gli aspetti dell’approccio ecocritico: «l’écocritique cherche à dire le repositionnement de l’homme dans le monde et la perte de l’humanité comme concept garant de son unité et horizon de son devenir».[8] Il riposizionamento dell’umano nel mondo concerne anche, come ha ben mostrato Bruno Latour, la messa in prospettiva delle problematiche ecologiche attraverso nuovi approcci che superino gli assunti modernisti, ormai obsoleti e poco efficaci rispetto alle crisi contemporanee, e propongano nuovi assetti epistemologici e nuove storie in cui l’umano e il non umano sono protagonisti alla pari.[9]

In questo studio, presenterò l’esperienza della finzione ‘performativa’ sviluppatasi nel contesto di una pratica artistica ormai consolidata in Francia, quella della conferenza-performance; mostrerò come l’attività creativa di Emmanuelle Pireyre è in stretto contatto con le forme dell’agentività artistica, e come essa giochi un ruolo attivo nell’apertura delle prospettive della conoscenza contemporanea nell’ambito dell’antropocene.

 

1. Narrare l’antropocene: una sfida

Affrontare la narrazione della nostra epoca a partire dal concetto di Antropocene è una sfida che implica la presa in conto di un’estesa bibliografia che corrisponde al dibattito degli ultimi vent’anni sulle conseguenze dell’antropizzazione del nostro pianeta.[10] Questioni biologiche, chimiche, geologiche, climatiche, ecologiche, economiche, sociologiche, antropologiche, politiche e culturali si intersecano e rendono l’approccio alla situazione attuale assai arduo e rischioso: si rischia di non riuscire a prendere in esame tutti i problemi, di non poter leggere tutta la bibliografia, di partire da presupposti personali o di parte nell’affrontare un determinato problema, di non avere la capacità di analizzare i fenomeni a largo spettro. Inoltre, gli aspetti della condizione attuale sono talmente numerosi che, se non vogliamo cadere nel peccato ‘antropocentrico’ ovvero di considerare il presente come l’unica conseguenza di scelte umane, dobbiamo spostare la prospettiva e affrontare il problema dal punto di vista della relazione uomo-natura, oppure andare a cercare il preciso momento storico e gli effetti di scelte politiche e sociali che hanno condotto allo stato attuale la cui conseguenza tangibile e percepita su tutto il pianeta è la crisi climatica.[11] Che si parli di ‘capitalocene’, di ‘wasteocene’,[12] di ‘piantagionocene’,[13] di ‘chthulucene’,[14] tanto per citare alcune espressioni che corrispondono ad altrettanti aspetti dello stesso problema o meglio punti di vista sulla stessa situazione, ciò che è vitale ormai è creare una consapevolezza vera e condivisa attraverso qualsiasi strumento comunicativo, qualsiasi medium che possa aiutare a farlo.

Alla stessa maniera è quasi impossibile avvicinare il discorso ecologico o quello ambientale: una volta compreso che l’impatto delle attività umane sul pianeta è giunta a un punto di non ritorno, si rischia di scontrarsi con l’inutilità intrinseca di tale impresa: come può un singolo essere umano far fronte alla catastrofe imminente? Nonostante questo, è sicuramente opportuno continuare a guardare avanti e al futuro, impegnandosi nella diffusione della conoscenza per sollecitare le coscienze, per creare una massa critica che piano piano possa contribuire a deviare la corsa verso il nulla preconizzata dai collapsologi.[15] Nel recente libro di Yves Citton e Jacopo Rasmi, Génération collapsonautes. Naviguer en temps d’effondrements, sono prese in considerazione le prospettive catastrofiste che vedono il nostro mondo sulla china del crollo globale – «Le moment actuel nous semble en effetêtre celui d’un basculement d’époque»[16] –, allo scopo di proporre modi per affrontare attivamente le trasformazioni che si presentano sempre più rapidamente. I due intellettuali suggeriscono di spostare lo sguardo («En croisant nos regards, nous espérons faire émerger d’autres façons de voir et de penser les effondrements qui nous menacent»).[17] Da una visione dualistica, che prende in conto la catastrofe annunciata come imminente, e prevede un atteggiamento di rinuncia o uno di rivolta, la loro proposta suggerisce di fare un passo indietro, «[n]ous tenterons dans cet ouvrage l’exercice difficile de faire un pas de recul, de réflexion et de déflexion […]».[18] I due autori non negano la gravità della situazione, piuttosto attaccano la maniera di reagire, e propongono di «[m]ultiplier les perspectives» attraverso «des hypothèses, des questionnements, des dilemmes, des récits et des interprétations, plutôt que des affirmations péremptoires ou des solutions définitives».[19]

L’idea di combattere i discorsi catastrofisti con l’attivazione di azioni concrete che possano creare comportamenti e prospettive alternativi rientra nell’ottica dell’agentività dell’arte e della letteratura. Yves Citton e Jacopo Rasmi dimostrano come i testi letterari possono essere predittivi senza proporsi come esplicitamente tali, e che la lettura proponga delle esperienze di pensiero anticipatrici di eventi o di situazioni che poi si verificano. Inoltre, la letteratura può fare di più: può costituire una sorta di allenamento nella prospettiva di dover affrontare nuove forme di vita; può indicarci come puntare a

[…] la recherche d’un équilibre entre des formes de vie différentes appelées à partager des espaces et des ressources limitées: une certaine littérature contemporaine, illustrée entre autres par Emmanuelle Pireyre, Nathalie Quintane ou Christophe Hanna, peut être interprétée comme un précieux terrain d’exercice et d’entraînement […].[20]

La letteratura diventa una palestra nella quale i lettori possono allenarsi per affrontare al meglio le sfide del futuro. In questa prospettiva si situano anche quelle che la sociologa Alice Canabate definisce come narrazioni ‘positive’, perché possono «[m]ontrer de nouvelles façons de faire, de vivre, de s’engager, conscientiser, représenter, imaginer, donner à voir ce qui déjà existe, bâtir des stratégies de mobilisation […]».[21] Il suggerimento di Alice Canabate è di affidare alle finzioni, letterarie, cinematografiche, televisive, alle mostre, a tutte le produzioni culturali il compito di figurare nuove maniere di essere e di vivere altrimenti.

L’objectif de toutes ces productions consiste à faire émerger des idées, des sensations, des perceptions qui activent l’envie de vivre autrement; en cela, ces fictions doivent être performatives et sont pensées comme telles. L’idée motrice semblant être là qu’on ne peut construire une société différente si nous ne sommes pas capables, d’abord, de nous la figurer.[22]

Le finzioni devono essere performative e agire sugli spettatori spingendoli a immaginare nuovi scenari attraverso la sperimentazione intellettuale, come nel caso di Emmanuelle Pireyre.

 

2. Saperi situati, e agentività della creazione artistica

Seguendo le indicazioni di Citton, Rasmi e Canabate, l’ipotesi che metterò alla prova nelle pagine seguenti è che, date le sfide alle quali siamo esposti dalla nostra situazione di pianeta danneggiato dall’azione umana, qualsiasi tentativo per sensibilizzare le coscienze e condividere la conoscenza è utile, e che gli artisti possono generare percorsi creativi raggiungendo il pubblico in maniera diversa rispetto agli scienziati e ai mass media. Attraverso l’opera della scrittrice-artista-performer Emmanuelle Pireyre sarà evidente come la creazione contemporanea si avvale di una molteplicità di medium e strumenti, e che gli artisti potenziano le loro capacità e producono nuovi linguaggi per trasmettere la loro visione della realtà e la prospezione del futuro. Si potrebbe utilizzare in questo contesto la nozione di ‘sapere situato’ di Donna Haraway:

I want to argue for a doctrine and practice of objectivity that privileges contestation, deconstruction, passionate construction, webbed connections, and hope for transformation of systems of knowledge and ways of seeing.[23]

L’idea sarebbe quella di mettere l’opera complessa e multipla di Pireyre, Chimère, alla prova della proposta della critica americana, per comprendere come l’artista possa proporre percorsi di approfondimento e sollecitare la presa di coscienza del pubblico rispetto a situazioni concernenti la crisi dell’individuo contemporaneo nella sua relazione con l’ambiente. Sarà la maniera di vedere, che possiamo considerare come ‘situata’ perché è personale e distante dall’ambito scientifico di riferimento dei contenuti proposti, insieme alla capacità di costruire un’intensa rete di relazioni tra discorsi, medium e modalità di espressione diversi che porteranno alla creazione e presentazione di proposte personali in grado di scardinare le maniere abituali di costruire la conoscenza e di guardare la realtà.

 

3. La creazione al servizio del contemporaneo

Autrice di sei libri pubblicati presso editori diversi, Pireyre raggiunge una certa notorietà nel 2012 quando il suo Féerie générale riceve il Prix Médicis e una sorta di consacrazione nel 2019 quando il romanzo Chimère[24] vince il Prix François Hessel ed è selezionato per il Prix du roman d’écologie, per il Grand Prix de l’Imaginaire e per il Prix Mieux comprendre l’Europe.[25]

La stretta relazione con la realtà dell’epoca contemporanea è sempre presente nei suoi testi basati su un importante lavoro di documentazione, accompagnato da interrogazioni di stampo filosofico sulle finalità del vivere e dell’agire umano; inoltre si rileva la presenza dello humour, che permette una presa di distanza e una messa in discussione delle realtà presentate da parte di chi è consapevole che per guardare in faccia la realtà è necessario non prenderla troppo sul serio. Congélations et décongélations et autres traitements appliqués aux circonstances[26] si concentra su una panoplia di piccoli eventi quotidiani trattati con umorismo e con uno sguardo obliquo che può destabilizzare il lettore. Nel successivo, Mes vêtements ne sont pas des draps de lit,[27] troviamo in scena un personaggio femminile, EP, che racconta situazioni della sua vita e della sua attività di scrittrice in un lungo monologo dove l’ironia è vicina al non sense.[28] In Comment faire disparaître la terre?[29] la scrittrice arrivata ai trent’anni, età che per Balzac corrisponde all’inizio del declino della donna, si pone una serie di interrogativi su aspetti della vita contemporanea cercando le risposte in documenti trovati su internet, nei libri a sua disposizione o tratti da trasmissioni televisive. Féerie Générale è composto da una serie di micro racconti che presentano situazioni contemporanee per metterne in luce la profonda assurdità attraverso l’uso di un linguaggio intriso di luoghi comuni. In Foire internationale[30] le dinamiche del mercato globale contemporaneo sono interrogate e illustrate attraverso una serie di racconti che mettono in scena personaggi alle prese con preoccupazioni diverse e i luoghi comuni del nostro quotidiano sono pervasi di ironia. Chimère è il primo libro di Pireyre che può essere considerato un romanzo, per lo sviluppo di un intreccio e per la presenza di personaggi con un’evoluzione psicologica. Il testo affronta ancora una volta reali questioni politiche, sociali, scientifiche, etiche e ambientali, come la manipolazione genetica o la democrazia partecipata. Si tratta di uno strano patchwork contemporaneo in cui incontriamo – tra gli altri – un uomo-cane, un eurocrate depresso, un bacillo di e-Coli, un ex candidato dell’Isola dei famosi, uno zingaro con una missione cristiana, un dipendente di Amazon con i dreadlocks, un ricercatore messicano specializzato in cacciatori-raccoglitori, un regista di film porno, una psicanalista che porta il velo e altri esemplari di varia umanità. La metafora della tessitura è utilizzata dall’autrice per indicare il suo lavoro di documentazione e di utilizzo dei dati raccolti nella composizione di una trama i cui fili s’intersecano: a partire da elementi reali, l’immaginario costruisce il tessuto del testo.[31] Tra il romanzo d’anticipazione e quello dell’orrore, il libro propone grandi domande sullo sviluppo scientifico e sociale contemporaneo e ci propone un intenso questionamento del nostro vivere in comune.

 

4. La scena tra finzione e documentazione

Nel suo contributo al collettivo Devenirs du roman dove, nel 2007, una serie di giovani scrittrici e scrittori emergenti sono intervenuti con riflessioni teoriche sulla scrittura narrativa nel nuovo millennio, Emmanuelle Pireyre ha descritto la sua pratica della finzione documentaria, e sostenuto che i modi di fare letterari sono strettamente connessi con l’epoca in cui si sviluppano: «il y a un rapport étroit entre le type de littérature produit à une certaine époque et son contexte historique et social, quant à la manière qu’ont les textes de sélectionner le urlieu d’émission, le terrain d’où ils prendront la parole».[32] Questo è il programma che ha sperimentato e affinato fino alla composizione di Chimère. E non si deve dimenticare che oltre ai sette testi letterari citati sopra, la scrittrice ha creato anche sei opere radiofoniche, un programma televisivo, una pièce teatrale, sette conferenze-performance e un video. Dunque, oltre al dialogo con il documento di attualità, le sue pratiche creative sono multiple, si completano e sono complementari, tanto da formare un vero e proprio ecosistema letterario. L’esempio di Chimère costituisce l’esito più convincente del suo progetto letterario, in cui la creazione e le presentazioni della conferenza-performance hanno accompagnato e alimentato la stesura del romanzo.[33]

Nel 2016, la descrizione di un progetto realizzato per il teatro di Saint-Quentin-en-Yvelines, in occasione della restituzione di una residenza presenta il resoconto di una fase preliminare della costruzione di una conferenza-performance:

Son projet de résidence est intitulé CAMP CAMPING CAMPAGNE et centré sur le passage de l’écriture à la performance. Elle écrira une conférence-performance où le texte sera assorti de musiques de Gilles Weinzaepflen et de vidéos filmées par Olivier Bosson avec comédiens importés et recrutés sur place.[34]

Quella performance prevedeva la presenza dell’autrice che interpretava il ruolo di narratrice e di operatrice multimediale per l’avvio della proiezione di alcuni video che illustravano e ampliavano i discorsi e le questioni presentati. La conferenza-performance Chimère è più complessa. Nel video girato alla Maison de la poésie di Parigi nel novembre 2019, gli strumenti utilizzati dalla performer sono un leggio e un computer che manipola per mostrare una presentazione elaborata con Prezi, che include anche alcuni video. All’inizio della performance l’autrice-narratrice-performer presenta uno dei percorsi narrativi del progetto, che ne costituisce il pretesto finzionale e la cornice:

 

Un jour, Emmanuelle est à la plage avec des enfants. Le téléphone sonne : c’est le journal Libération qui lui propose d’écrire un article. Sans raison aucune, au lieu d’opter pour un sujet intéressant, elle se lance dans un article sur l’autorisation d’un maïs OGM par la Commission européenne. De fil en aiguille, sa vie se trouve envahie d’organismes génétiquement modifiés, sous forme de maïs et sous forme d’hommes-chiens.[35]

 

A mano a mano che si sviluppa la narrazione, il dispositivo multimediale prende in carico diversi discorsi in cui l’ironia si mescola con l’enigmatico: innanzitutto la narratrice si presenta come una grande lettrice con interessi di linguistica, dalla Défense et illustration de la langue française di Du Bellay (1549) ai Problèmes de linguistique générale di Benveniste (1974). In seguito, dimostra ancora una particolare attenzione alla documentazione e alle questioni di tipo ecologico raccontando dei contatti con ricercatori e laboratori. Pireyre si svela anche come scrittrice, poiché nel corso della performance propone lo schema del suo libro futuro, ne illustra lo sviluppo e ne espone i fili narrativi.

E. Pireyre in scena, screenshot da terzi di ChimèreEsempio di schema della costruzione del progetto Chimère, screenshot da terzi

Allo stesso tempo, conferma le sue affermazioni precedenti sull’avvento di quello che ormai la critica definisce come ‘tournant documentaire’[36] della letteratura francese contemporanea, incontrando e intervistando gli esperti dei temi scientifici affrontati; e i video delle interviste che conduce sono proiettati durante la performance. Guardando la registrazione video di Chimère si osserva che il dispositivo della conferenza-performance è ibridato dalla forte presenza della narrazione finzionale che si combina con il discorso documentario e contribuisce alla moltiplicazione dei piani dell’argomentazione, tanto che «[l]a conférence-performance devient […] l’exemple prototypique de la ‘fiction documentaire’, concept littéraire pensé a priori pour le livre».[37]

Come annunciato in precedenza, nei primi cinque minuti della conferenza-performance, l’autrice mostra un video in cui il personaggio-protagonista appare con i suoi figli mentre riceve una chiamata dal giornale Libération che le chiede di scrivere un articolo. In quel momento, il video da documentario diventa finzionale perché l’autrice-personaggio gioca con le possibilità della costruzione narrativa: dopo aver rifiutato l’offerta del giornale in un primo tempo, cambia idea e decide di cogliere l’opportunità e di rispondere alla richiesta proponendo di concentrarsi sugli OGM. Così, ripete la scena e, nella seconda versione, risponde in modo affermativo alla richiesta del giornale, impegnandosi nell’indagine sul campo. L’attenzione degli spettatori si sposta rapidamente dall’immersione nella fiction dei video alla parola della scrittrice sulla scena. Uno scambio serrato si sviluppa così tra il palcoscenico e lo schermo, tra la parola performata e quella registrata: la finzione invade il reale e lo offusca, mettendo a repentaglio l’apparente verità o verosimiglianza del racconto.

Ma qual è la relazione tra le diverse pratiche creative che costituiscono l’ecosistema letterario dell’opera di Pireyre? L’autrice risponde a questa domanda spiegando che «[l]a performance a accompagné l’écriture du livre Chimère, permettant de développer certains des personnages et situations du roman».[38] Leggendo il romanzo, si scopre infatti che molte delle tracce esplorate nella conferenza-performance appaiono sviluppate e integrate nei fili della narrazione e che la performance ha operato un «décentrement de l’œuvre littéraire par rapport au texte publié».[39]

 

6. La lezione di Chimère: il ruolo dell’arte per lo sviluppo della consapevolezza civile

Le pratiche ibride contemporanee arricchiscono il campo letterario con nuove esperienze e dispositivi inter e multimediali. L’ecosistema artistico e letterario creato da Emmanuelle Pireyre contribuisce a diffondere alcune idee su realtà in divenire e a sviluppare la consapevolezza dello spettatore-lettore rispetto ad alcune situazioni del nostro contemporaneo. In alcuni casi si realizza addirittura lo schema predittivo descritto da Citton e Rasmi, i quali, parafrasando il critico Pierre Bayard, considerano l’avvedutezza di alcune finzioni narrative in cui sono presenti «[…] anticipations dormantes […], c’est-à-dire des descriptions d’événements qui ne se sont pas encore produits et qui s’offrent à notre rabdomancie lectrice».[40] Si tratta della «prospective littéraire»[41] come la chiamano i due critici, la lungimiranza che talvolta compare in testi che precorrono i tempi, presentando realtà probabili non ancora attuali. Come effettivamente è accaduto alla nostra autrice. In un’intervista a Mediapart, realizzata nel settembre 2019 all’uscita del libro Chimère, Emmanuelle Pireyre ha raccontato come l’idea della chimera uomo-cane sia nata da un romanzo dell’horror per ragazzi che la figlia adolescente stava leggendo, nel quale il ragazzo protagonista si svegliava un mattino con il viso coperto di peli di cane e non ne capiva la provenienza. Nello stesso periodo ha sentito parlare di esperimenti di chimere uomo-animale e uomo-cane eseguite da laboratori britannici, che però non sopravvivevano oltre le due settimane. Riflettendo sul fatto che sin dal lupo mannaro le chimere sono sempre esistite nell’immaginario umano (per non evocare tutte le creature ibride presenti nella mitologia greca), ha deciso di immaginarsi una chimera che riusciva a sopravvivere e a crescere diventando un uomo-cane. Il frutto della sua immaginazione è diventato realtà quando nel 2019 all’uscita del libro molti lettori l’hanno contattata per riferirle di una notizia secondo la quale in Giappone gli esperimenti sulle chimere hanno avuto successo e sono ormai usate per scopi terapeutici.[42]

Chimère, fotografia, 2016, courtesy dell’autrice

Come spiegato sopra, nei testi letterari di Pireyre argomenti problematici del nostro vivere comune sono affrontati e raccontati attraverso la costruzione di una narrazione umoristica che mira a discutere il fascino delle mode e a mettere in evidenza la loro assurdità e inconsistenza. Nella conferenza-performance Chimère si parla anche di una nuova specie di mais transgenico, resistente a ogni virus, e dell’iter per l’approvazione della Commissione Europea per la successiva introduzione sul mercato. Ed è documentandosi per la redazione dell’articolo per Libération che la scrittrice-narratrice si è imbattuta nella notizia sulle chimere. Da una suggestione all’altra, seguendo il filo della ricerca per il suo articolo, si costruisce l’intreccio del romanzo che Pireyre racconta nella performance: dagli OGM alle sperimentazioni genetiche, al viaggio a Bruxelles per capire quali siano le procedure per l’approvazione dei brevetti, all’immaginazione della creazione di una giuria cittadina che deve riflettere su questioni inerenti la vita del cittadino europeo, alla composizione multietnica e multi sociale della giuria, all’approfondimento sulla comunità Manouche di cui fa parte un membro della giuria, alle conseguenze sull’ambiente delle deliberazioni europee... L’autrice ci accompagna in questo percorso dimostrando che riesce a tessere la sua tela mantenendo in equilibrio tutti gli elementi, aggiungendo al tutto una buona dose di curiosità naïve e d’ironia.

Screenshot da terzi di Chimère

Letteratura fuori dal libro, implicata nella realtà contemporanea, attivista e situata, la pratica creativa di Emmanuelle Pireyre può essere anche considerata come una forma di ricerca-creazione: l’indagine e l’uso della documentazione servono per costruire l’opera letteraria che si forma attraverso la messa alla prova della conferenza-performance, con l’ausilio di diversi mezzi di comunicazione per raggiungere e informare pubblici diversi. La sua creazione mira all’azione e all’empowerment e dimostra che la conoscenza non è attiva se non è inserita in una dinamica relazionale.

Alyster, screenshot da terzi di Chimère

Inoltre, «l’écologie réveille le pouvoir d’alerte et de résistance de la littérature, rappelant à la critique l’importance d’une étude des fonctions politiques et éthiques des lettres […] »,[43] la letteratura si rinnova grazie all’ecologia e favorisce una nuova consapevolezza da parte del fruitore dell’oggetto artistico. Il riconoscimento delle potenzialità intrinseche alle opere d’arte, la loro capacità di azione nei confronti dello spettatore, non è immediato perché il pensiero, come gli artefatti non esprimono la loro evidenza subito, e il loro effetto si sviluppa nel tempo: «[t]out objet de connaissance est une entità agissante avec la quelle il faut savoir créer une connexion».[44] Così succede per le opere della scrittrice francese: l’intreccio delle relazioni tra gli elementi che compongono le sue conferenze-performance e i suoi libri non acquisisce senso se non successivamente, quando si ha la possibilità di ripensarci, e allora si comprendono gli intensi interrogativi e la discussione sulle nostre abitudini e convinzioni più radicate, e le relazioni con lo spazio antropocentrico condiviso.

 


1 L’evoluzione della conferenza-performance artistica che si è sviluppata negli anni Sessanta è stata oggetto di un recente volume di V. Athanassopoulos (a cura di), Quand le discours se fait geste. Regards croisés sur la conférence-performance, Lyon, Presses du Réel, 2018. L’inizio dello sviluppo di questa pratica dove il dire e il fare convergono nell’ambito letterario si attesta a partire dal nuovo millennio.

2 Cfr. gli atti delle tre giornate di studio apparsi nella rivista Cahiers de l’Association Internationale des Etudes Françaises (CAIEF) (67, 2015).

3 Il punto di partenza per la mia riflessione è stata la lettura di un numero monografico di Littérature: O. Rosenthal, L. Ruffel (dir.), La littérature exposée. Les écritures contemporaines hors du livre, Littérature, 160, 2010 <Revue Littérature 2010/4 | Cairn.info> [accessed 04.03.2023]. Nel 2018 è uscito un nuovo numero: Id. (dir.), La littérature exposée 2, Littérature, 192, 2018 <Revue Littérature 2018/4 | Cairn.info> [accessed 04.03.2023].

4 E. Pireyre, Féerie générale, Paris, L’Olivier, 2012; ed. it. Ead., Incantesimo generale, trad. it. di F. Bonomi, Roma, Gremese, 2013.

5 Cfr. N. Murzilli, ‘Emmanuelle Pireyre’, Publifarum, 30, 2019 <https://riviste.unige.it/index.php/publifarum/article/view/1921/2435> [accessed 05.03.2023].

6 «La poésie ne pouvant plus être conçue comme expression offensive ou revendicative d’une aspiration, d’une colère, d’une indignation, etc., mais comme exploration de ce qui ne se dit pas, ou comme recherche et restitution du sens perdu ou altéré des mots […]» (J.-M. Gleize, ‘Pour une écriture impliquée’, Lignes, 66, 2021, p. 95).

7 C. Lahouste, ‘D’une littérature activiste. Perspectives contemporaines (Emmanuelle Pireyre, Antoine Boute, Philippe De Jonckheere)’, Littérature, 201, 2021, p. 150.

8 A. Gefen, ‘Les théories écologiques de la littérature’, dans R. Barontini, S. Buekens, P. Schoentjes (dir.), L’Horizon écologique des fictions contemporaines, Genève, Droz, 2022, p. 65.

9 Cfr. B. Latour, Essere di questa terra. Guerra e pace al tempo dei conflitti ecologici, a cura di N. Manghi, Torino, Rosemberg & Sellier, 2013.

10 Cfr. D. Chakrabarty, S. Haber, P. Guillibert, J.-F. Bissonnette, ‘Réécrire l’histoire depuis l’anthropocène’, Actuel Marx, 61, 2017, pp. 95-105 <https://www.jstor.org/stable/10.2307/48604118> [accessed 27.02.2023].

11 Cfr. B. Latour, Face à Gaïa, Paris, La Découverte, 2015.

12 Cfr. M. Armiero, Wasteocene. Stories from the Global Dump, Cambridge, Cambridge University Press, 2021.

13 Cfr. AA.VV., ‘Donna Haraway – Antropocene, Capitalocene, Piantagionocene, Chthulucene’, IaphItalia, 19 dicembre 2019 <http://www.iaphitalia.org/donna-haraway-antropocene-capitalocene-piantagionocene-chthulucene-fare-parenti/> [accessed 27.02.2023].

14 Cfr. D. Haraway, Chthulucene: sopravvivere su un pianeta infetto [2016], tr. it. di C. Durastanti, Roma, NERO, 2019.

15 Cfr. Y. Citton, J. Rasmi, Générations collapsonautes. Naviguer par temps d’effondrements, Paris, Seuil, 2020.

16 Ivi, p. 19.

17 Ivi, p. 21.

18 Ivi, p. 31.

19 Ivi, p. 38.

20 Ivi, p. 156.

21 A. Canabate, L’écologie et la narration du pire, Paris, Éditions Utopia, 2021, p. 41.

22 Ivi, p. 53. Il corsivo è dell’autrice.

23 D. Haraway, Simians, Cyborgs, and Women [1991], New York, Routledge, 2013, pp. 191-192.

24 E. Pireyre, Chimère, Paris, L’Olivier, 2019.

25 L’aspetto europeista, già presente nelle conferenze-performance presentate precedentemente, è stato il pretesto per l’organizzazione a cura dell’Institut France Italia di una serie di conferenze-performance in Italia, e in una di quelle occasioni insieme a Nancy Murzilli abbiamo ospitato l’autrice per una conferenza-performance che si è svolta presso il Dipartimento di Lingue e culture moderne dell’Università di Genova il 24 ottobre 2017.

26 E. Pireyre, Congélations et décongélations et autres traitements appliqués aux circonstances, Paris, Maurice Nadeau, 2000.

27 E. Pireyre, Mes vêtements ne sont pas des draps de lit, Paris, Maurice Nadeau, 2001.

28 In un video del 2000, Pireyre presenta una ‘Bed conference’ nella quale seduta tra le lenzuola racconta alcuni eventi della sua vita con il supporto di fotografie e oggetti vari, e racconta la sua attività di scrittrice designandosi come EP; <https://vimeo.com/9923179> [accessed 26.06.2023].

29 E. Pireyre, Comment faire disparaître la terre?, Paris, Seuil, 2006.

30 E. Pireyre, Foire internationale, Paris, Les petits matins, 2012.

31 Cfr. L. Wajeman, ‘Comment faire de la fiction, avec Emmanuelle Pireyre’, Mediapart, 19 septembre 2019, <Comment faire de la fiction, avec Emmanuelle Pireyre - YouTube> [accessed 04.03.2023].

32 E. Pireyre, ‘Fictions documentaires’, in Ouvrage collectif, Devenirs du roman, Paris, Inculte, 2007, p. 2 <Fictions documentaires.rtf (emmanuellepireyre.com)> [accessed 04.03.2023].

33 Brevi video e conferenze-performance avevano già accompagnato anche la costruzione di Féerie générale, com’è avvenuto ad esempio con Lynx, che si è svolta al Théâtre de Saint-Quentin en Yvelines il 27 agosto 2017: <https://www.youtube.com/watch?v=HCtI0z-zGA0> [accessed 04.03.2023].

34 La citazione è tratta dalla pagina dedicata al progetto di residenza dell’autrice presso il théatre de Saint-Quentin-en-Yvelines che si trova sul sito Remue.net: ‘Emmanuelle Pireyre au théâtre de Saint-Quentin-en-Yvelines (78)’, <https://remue.net/emmanuelle-pireyre-au-theatre-de-saint-quentin-en-yvelines-78> [accessed 04.03.2023].

35 Dalla quarta di copertina di E. Pireyre, Chimère.

36 Cfr. ad esempio L. Demanze, Un nouvel âge de l’enquête. Portraits de l’écrivain contemporain en enquêteur, Paris, Corti, 2019.

37 A. Blesch, ‘La conférence-performance: un point de vue littéraire’, Déméter. Théories & pratiques artistiques contemporaines, 5, 2020, <https://www.peren-revues.fr/demeter/88> [accessed 04.03.2023].

38 Come si legge nella presentazione del progetto Chimère sul sito www.emmanuellepireyre.com: <Emmanuelle Pireyre | Chimère> [accessed 04.03.2023].

39 E. Mouton-Rovira, ‘Entre livre et scène. Performances littéraires et gestes politiques chez Chloé Delaume et Emmanuelle Pireyre’, Elfe XX-XXI, 10, 2021, <http://journals.openedition.org/elfe/3500> [accessed 04.03.2023].

40 Y. Citton, J. Rasmi, Générations collapsonautes, p. 145.

41 Ibidem.

42 Cfr. L. Wajeman, ‘Comment faire de la fiction, avec Emmanuelle Pireyre’.

43 A. Gefen, ‘Les théories écologiques de la littérature’, p. 75.

44 B. Zitouni, ‘With Whose Blood are my Eyes Crafted? (D. Haraway). Les savoirs situés comme la proposition d'une autre objectivité’, in E. Dorlin, E. Rodriguez (dir.), Penser avec Donna Haraway, Paris, Presses Universitaires de France, 2012, p. 59.