1.4. Riportare Pinocchio in Toscana: l’attenzione creativa di Roberto Innocenti

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«Io ero convinto che Pinocchio non lo avrei mai fatto perché ce ne sono tantissimi» (Innocenti, 2014, posizione 717 di 1275). È con queste parole che Roberto Innocenti apre i suoi ricordi legati a Pinocchio, riferendosi alle sue iniziali perplessità, superate poi grazie a un’intuizione: ricollocare Pinocchio in Toscana. Nasce così una delle imprese più fortunate di Innocenti, che al libro di Collodi ha lavorato a lungo e in più occasioni, tra 1988 (data della prima uscita in Inghilterra) e 2005.

«Collocare Pinocchio in Toscana»: si tratta di un’esigenza che periodicamente riemerge tra gli illustratori di Pinocchio, tra cui ad esempio Giorgio Mannini e Piero Bernardini, quasi a identificare la dimensione insieme locale e internazionale (‘glocale’, si direbbe con un termine in voga) del burattino di Collodi, radicato in Toscana e allo stesso tempo tendente a forzare e varcare confini e frontiere spazio-temporali: dalla celebre e pluripremiata edizione del 1911, quando Attilio Mussino ambienta le Avventure a Vernante, in Piemonte, fino all’interpretazione ‘tirolese’ disneyana del 1940.

Eppure, per Innocenti non si tratta soltanto di un’attenzione filologica, ma di un’esigenza etica, che affonda le sue radici in una sorta di autoanalisi introspettiva:

Ultimamente mi sono chiesto perché ho fatto questo burattino sempre piccolo, timido, impacciato, mai al centro come protagonista. E allora mi sono accorto che anch’io sono uscito dalla guerra, che mi aveva privato della prima infanzia improvvisamente, e mi sono trovato incerto su cosa sarebbe accaduto dopo. Probabilmente il mio comportamento allora era simile a quello del mio Pinocchio: timidezza, insicurezza, impaccio, incertezza, e anche paure sedimentate. Oltre al freddo e alla luce delle candele, c’era una costante tra la sua situazione e la mia: la fame (Innocenti, 2014, posizioni 818-831 di 1275).

Compartecipazione che diventa quindi immedesimazione, rafforzando in Pinocchio i tratti del Bildungsroman, del romanzo di formazione che lentamente diventa, grazie alla rilettura di Innocenti, romanzo di testimonianza storica. Perché «nella breve frazione di tempo che il lettore impiega a voltare la pagina, Innocenti ha già gettato fondamenta, eretto muri, elevato costruzioni» (Pallottino, 1989, p. 33), tratteggiando «un grande affresco della Toscana contadina e paesana del secolo scorso, dei suoi modi di vita, quotidiani e straordinari» (Rauch, 1989, p. 46).

Una documentazione quasi etno-antropologica che Innocenti conduce attraverso un doppio canale fotografico: le testimonianze Alinari, come già sottolineato da Paola Pallottino alcuni anni fa, e una mappatura visiva condotta in prima persona, con la macchina fotografica al collo, «ad appuntarmi tutte le forme della Toscana che conoscevo da sempre, per fissarle nei particolari, nelle caratteristiche» (Innocenti, 2014, posizioni 717-734 di 1275).

Identificative del primo modo di procedere sono la ‘foto di classe’ di Pinocchio [fig. 1], «dove [Innocenti] rilancia la memorabile interpretazione di Cuore di Flavio Costantini» (Pallottino, 1989, p. 42) e la ‘fotografia da studio’ finale con Geppetto e Pinocchio bambino ai lati del burattino [fig. 2]. Questa seconda illustrazione è inoltre identificativa della creatività e invenzione filologica di Innocenti: se guardiamo attentamente l’immagine, ci accorgeremo infatti che Pinocchio bambino proietta alle sue spalle l’inconfondibile ombra del naso burattinesco, a evidenziare la vera natura sotterranea e ineliminabile del protagonista collodiano, e in un certo senso anche i lati oscuri e ribelli, identitari, di ciascuno di noi.

Tornando invece al sopralluogo fotografico condotto in prima persona, non possono non colpire, tra le altre, le tavole dell’arresto di Geppetto [fig. 3] e del paese delle api industriose [fig. 4]. Alla definizione della prima immagine concorre, oltre alla documentazione fotografica diretta, anche una foto trovata su «Paris Match», ritraente una scena del maggio francese: «seguendo le diagonali sulle formelle quadrate del pavé trovai il punto di incontro delle diagonali, che era a due metri di distanza. Era un punto di vista che mi piaceva, era complicato, scoraggiante, ma mi forniva il pavimento su cui costruire gli edifici della mia piazza. Lo affrontai come se fosse una tesi di laurea in architettura» (Innocenti, 2014, posizioni 734-748 di 1275). Nel paese delle api industriose è raffigurata invece una vera piazza di paese, con le varie occupazioni, dal fabbro alle filatrici, dalle lavandaie al robivecchi, attraverso una prospettiva dall’alto a planare verso il centro focale dell’illustrazione che rende l’immagine immersiva, proiettando l’osservatore dentro l’avvenimento. Se a queste illustrazioni aggiungiamo il dittico in cui Pinocchio prima bussa alla casa della fatina e poi penzola impiccato alla quercia [figg. 5-6], ritornano alla mente le parole di Marco Magnani: «Scatta ancora una volta quell’affascinante, attualissimo incrocio fra arcaico e contemporaneo, cui abbiamo prima accennato: proprio attraverso il vedere della macchina, egli spesso rinnova per noi antichi sistemi di rappresentazione (la prospettiva in verticale tardo-antica e bizantina, la prospettiva curva che si attribuisce all’età classica, la prospettiva ‘alla cavaliera’)» (Magnani, 2005, pp. 51-52).

Nelle opere di Innocenti confluiscono quindi suggestioni molteplici, e un ulteriore tassello del mosaico può essere costituito dalla tavola raffigurante l’incontro di Pinocchio con il Gatto e la Volpe [fig. 7]: l’ambientazione è qui ispirata ai dipinti di Pieter Bruegel il Vecchio, mentre la composizione nel suo insieme riprende moduli medievali-primo quattrocenteschi, con la duplicazione e la suddivisione dell’azione in due momenti successivi e distinti.

Quello di Pinocchio è insomma un laboratorio, di idee e di soluzioni grafiche, complesso e articolato, che affascina il lettore e lo induce a sfogliare le tavole con scrupolo e attenzione, ricercando sempre particolari nuovi. Nell’insieme, come accennato in apertura, emerge una forte esigenza di testimonianza etica, di salvaguardia non solo del paesaggio ma anche di un ritmo di vita diverso da quello attuale. Un imperativo che contraddistinguerà un altro capolavoro di Roberto Innocenti, dedicato alle vicende novecentesche di una casa colonica toscana: Casa del Tempo, pubblicato nel 2009.

 

Edizioni di riferimento

C. Collodi, R. Innocenti, The Adventures of Pinocchio, traslated by E. Harden, [prima edizione], London, Jonathan Cape; Mankato, Minnesota, Creative Education, 1988 (edizione italiana: Pordenone, Edizioni C’era una volta, 1991).

C. Collodi, R. Innocenti, The Adventures of Pinocchio, designed by R. Marshall, [seconda edizione ampliata], Mankato (Minnesota), Creative Editions, 2005 (edizione italiana: Trezzano sul Naviglio, La Margherita, 2005).

 

Bibliografia

G. Bacci, ‘Pinocchio: arte, illustrazione e critica lungo il XX e XXI secolo’, Studi di Memofonte, 13, 2014, pp. 119-143, <http://www.memofonte.it/contenuti-rivista-n.13/g.-bacci-pinocchio-arte-illustrazione-e-critica-lungo-il-xx-e-xxi-secolo.html>.

G. Bacci, Roberto Innocenti. L’arte di inventare i libri, Pisa, Felici Editore, 2016.

V. Baldacci, A. Rauch (a cura di), Pinocchio e la sua immagine, con un saggio di Antonio Faeti, Firenze, Giunti, 2006.

R. Dedola, M. Casari (a cura di), Pinocchio in volo tra immagini e letterature, Milano, Bruno Mondadori, 2008.

Hamelin Associazione Culturale (a cura di), Dentro il dettaglio. Le illustrazioni di Roberto Innocenti, Siena, Al.Sa.Ba. Grafiche, 2006.

R. Innocenti, La mia vita in una fiaba, a cura di R. Dedola, Pisa-Cagliari, Della Porta Editori, 2012 (si fa riferimento all’edizione in formato ebook, 2014).

M. Magnani, ‘Quadri contemporanei’, in Id., 3 scritti sull’illustrazione, a cura di P. Pallottino, Capriasca (Lugano), Pagine d’Arte, 2005, pp. 45-69 (originariamente Multipli forti, a cura di P. Pallottino, Roma, Carte Segrete, 1993, pp. 25-28).

P. Pallottino, ‘Nelle figure invece mi ci trovo… La scrittura civile di Roberto Innocenti’, in M. Monachesi (a cura di), Le immagini della fantasia. Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia, catalogo della mostra (Sàrmede, Casa della fantasia, 27/10/2012-23/12/2013, 05/01/2013-20/01/2013), Verona, Grafiche AZ, 2012, pp. 13-19.

P. Pallottino, ‘Il muro e lo specchio’, in P. Vassalli, M. Cochet (a cura di), Roberto Innocenti. Le prigioni della storia, catalogo della mostra, Bologna, Grafis Edizioni, 1989, pp. 33-43.

A. Rauch, ‘Mattoni rossi, mattoni neri’, in P. Vassalli, M. Cochet (a cura di), Roberto Innocenti. Le prigioni della storia, catalogo della mostra, Bologna, Grafis Edizioni, 1989, pp. 45-51.