3.3. Il tema dell’ippogrifo nei fumetti Bonelli

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L’ippogrifo ariostesco, nella tradizione italiana, è simbolo di viaggio, avventura, e scoperta, e come tale non deve stupire che esso faccia diverse apparizioni nella produzione fumettistica della casa editrice Bonelli, da sempre specializzata in molteplici declinazioni del genere avventuroso. In alcuni casi, l’ippogrifo è stato inserito nel testo in maniera potremmo dire decorativa, come tassello che non aggiunge necessariamente molto alla struttura narrativa o all’apparato simbolico. Un esempio di questo tipo è in Zed, episodio 84 di Dylan Dog (1993), scritto da Tiziano Sclavi e disegnato da Bruno Brindisi. Durante un viaggio in una dimensione parallela, Dylan incontra diversi personaggi dell’immaginario folclorico, come elfi e fate, o personaggi letterari entrati nel patrimonio collettivo come Peter Pan. In una vignetta (fig. 1), la parte centrale dell’immagine è dominata dalla figura di un cavallo alato con un paladino in sella, basato sull’idea dell’ippogrifo. Dylan Dog, in confronto, appare figura visivamente minuta e narrativamente secondaria. L’apparizione dell’ippogrifo non è però né commentata né fornita di contesto particolare: è la creatura fantastica più prominente della sezione, ma non viene in altra maniera distinta dalle altre.

Similmente decorativi possono essere impieghi del tema dell’ippogrifo anche più estesi. Il miglior esempio di questo tipo è forse in Il re delle mosche, episodio 270 di Dylan Dog (2009), scritto da Giovanni Di Gregorio e disegnato da Luigi Piccatto. L’ippogrifo qui appare sulla copertina di Angelo Stano (fig. 2) ed è co-protagonista di una breve sequenza di quattro tavole in cui Dylan, innamorato della ‘bella-del-mese’ ma non ricambiato, sogna di cavalcare lanimale fin sulla Luna, «dove si trova l’amore di Rose, insieme a molte altre cose perdute o dimenticate dalle persone» (fig. 3). Il paesaggio lunare viene rappresentato come un immondezzaio di oggetti di ogni epoca. Qui Dylan recupera un flacone con l’etichetta «Rose’s Love», e si risveglia. La sequenza è condotta come una ripresa superficiale dell’episodio ariostesco, che in particolare non ripropone il potenziale satirico che poteva essere innescato dagli oggetti lunari. Il passaggio ha anche un’attinenza piuttosto vaga, tramite la presenza di un’ampolla, con la trama della storia, che gravita intorno al dipartimento di chimica dell’Università di Londra.

Per la presenza del magico animale ariostesco, un caso più interessante è Cico paladino, albo 18 della serie Speciale Cico (spin-off di Zagor) scritto da Moreno Burattini e disegnato da Francesco Gamba (1998). Troviamo qui un siparietto di cinque tavole in cui Cicobrando, antenato di Cico, tenta di rubare l’ippogrifo ad Astolfo dormiente, con un riferimento probabilmente all’episodio ariostesco in cui un ‘villanel’ sottrae Rabicano al paladino mentre questi è chinato a bere a una fonte (canto XXII). Cico, come risultato per il suo maldestro tentativo, ottiene soltanto di venire calciato e beccato dall’animale (fig. 4). L’episodio è uno dei tanti del volume che vengono prelevati dalla tradizione cavalleresca e trasposti in chiave comica, per cui la sua presenza nella vicenda è giustificata dall’attinenza tematica. La scena appare strutturalmente disconnessa dall’insieme, ma in questo condivide il destino di ogni altro elemento della storia, essendo Cico paladino una schidionata di scenette da godere ognuna come compiuta micronarrazione.

In altre storie Bonelli la presenza dell’ippogrifo interagisce in maniera più dinamica e significativa con il tessuto della trama. Il collezionista, storia scritta da Giovanni Di Gregorio e disegnata da Corrado Roi per il quinto Maxi Dampyr (2013), racconta di un essere potentissimo che controlla un suo mondo personale e possiede una raccolta di creature provenienti da diverse dimensioni. Quando questi aggiunge Harlan Draka e altri comprimari della serie alla sua raccolta, gli eroi si uniscono a un gruppo di ribelli per combattere il tirannico collezionista. Tra le file dei ribelli troviamo anche un eroe di nome Astolfo a cavallo dell’ippogrifo, che è elemento fondamentale nella fuga in volo del protagonista dalla prigione in cui è rinchiuso. La spiegazione per la presenza di questa coppia altamente intertestuale è che Astolfo e l’ippogrifo provengono da un mondo parallelo che Ariosto, nella scrittura del Furioso, sarebbe stato capace di intuire con il potere dell’immaginazione (figg. 5-6).

In altri casi, finalmente, l’inserto dell’ippogrifo fa parte di un apparato intertestuale ampio, e riveste un ruolo di rilievo nella vicenda. L’esempio principale in questa direzione è La Legs furiosa, volume speciale scritto da Antonio Serra e Stefano Piani e disegnato da Ugo Verdi (2001). In questa storia le agenti speciali Legs e May vengono intrappolate sull’isola privata di un criminale di nome Leonardo de’ Medici, che ha ricreato gli episodi principali dell’Orlando furioso con l’ausilio di androidi e ologrammi, e costringe Legs a interpretare i ruoli di Orlando, Ruggiero e Bradamante. Un ippogrifo robotico viene introdotto in veste di cavalcatura del mago Atlante (robotico anch’esso), in curioso contrasto con l’idea ariostesca che «non è finto il destrier, ma naturale» (Orlando furioso, IV, 18). Nello scontro con Legs/Bradamante, l’Atlante robotico abbaglia l’eroina col suo scudo magico e rapisce May/Angelica. Dopo alcune avventure Legs libera May dal castello di Atlante, ma May, salita sull’ippogrifo, ne viene immediatamente portata via (fig. 7). L’ippogrifo conduce May alla rupe dove verrà data in pasto all’orca, e immediatamente ritorna a prelevare Legs per portarla allo scontro col mostro. L’ippogrifo scompare durante la battaglia tra Legs e l’orca, per riapparire poco dopo e aiutare Legs in un duello contro un gigante robotico preso in prestito dalla tradizione dei robot anime (fig. 8). In seguito l’ippogrifo conduce Legs alla reggia di Senapo, dove l’eroina diligentemente scaccia le arpie col corno. Da qui in poi, però, la storia si allontana decisamente dall’originale, e invece di ripercorrere questo e quell’episodio ariostesco conduce l’eroina a confrontarsi direttamente con de’ Medici. Il risultato è che l’episodio del viaggio lunare, il più fascinoso tra quelli che includono l’ippogrifo in Ariosto, viene del tutto omesso. Si può insomma dire che l’ippogrifo qui mantenga il forte ruolo di propulsore narrativo che aveva nell’Orlando furioso, generando intrecci e collegando spazialmente episodi altrimenti distanti. L’ippogrifo conserva anche il suo potenziale bellico, risultando fondamentale per la risoluzione di scontri con temibili nemici. Quello che viene a mancare (come era anche nelle storie citate sopra) è il ruolo conoscitivo che l’ippogrifo riveste in Ariosto, portando, all’episodio della Luna, non solo la visione di un paesaggio esotico ma anche la comprensione eccentrica, per via allegorica, del mondo stesso in cui viviamo. L’ippogrifo ne risulta in questa maniera appiattito, specializzato nella sola messa in scena di situazioni avventurose archetipiche come il viaggio e il combattimento. Essendo l’avventura più godibile e disimpegnata al cuore della filosofia di casa Bonelli, lo scoprire che l’animale fantastico di Ariosto è stato se non del tutto reinventato almeno virato alle tonalità del filtro bonelliano non dovrebbe essere ragione di grande sorpresa o scandalo.

 

Edizioni di riferimento

Tiziano Sclavi (soggetto e sceneggiatura), Bruno Brindisi (disegni), Dylan Dog, n. 84, Zed, Milano, Bonelli, 1993.

Moreno Burattini (soggetto e sceneggiatura), Francesco Gamba (disegni), Speciale Cico, n. 18, Cico paladino, Milano, Bonelli, 1998.

Antonio Serra e Stefano Piani (soggetto e sceneggiatura), Ugo Verdi (disegni), Speciale Legs Weaver, n. 6, La Legs furiosa, Milano, Bonelli, 2001.

Giovanni Di Gregorio (soggetto e sceneggiatura), Luigi Piccatto (disegni), Dylan Dog, n. 270, Il re delle mosche, Milano, Bonelli, 2009.

Giovanni Di Gregorio (soggetto e sceneggiatura), Corrado Roi (disegni), Maxi Dampyr, n. 5, Il collezionista, Milano, Bonelli, 2013.

Bibliografia

L. Bolzoni (a cura di), L’Orlando furioso nello specchio delle immagini, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2014.

R. Ceserani et al. (a cura di), Dizionario dei temi letterari, Torino, UTET, 2007, voce Cavallo.

C. Lardo, I mostri dell’Orlando furioso, specchi della natura umana, Firenze, Le Lettere, 2010.

M. Milanesi, I viaggi dell’Ippogrifo: Lodovico Ariosto e le grandi scoperte geografiche, Erodoto, 7-8, 1984, pp. 8-24.