Calvino Cantafavole, a cura di Eloisa Morra, Luca Scarlini

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Non c’è nel Novecento italiano scrittore per cui il rapporto parola e immagine abbia un’evidenza maggiore di quella che attraversa l’intera, multiforme opera di Italo Calvino, dalle atmosfere fiabesche ai giochi combinatori di suggestione postmoderna. Del resto, egli stesso nell’intervento delle Sei lezioni americane dedicato alla ‘Visibilità’ postula con chiarezza tale legame distinguendo due processi immaginativi, l’uno che parte delle parole e approda alle immagini visive, l’altro che, all’opposto, scaturisce dall’immagine visiva e giunge all’espressione verbale, in un continuo, reciproco scambio. E nel definirsi figlio della ‘civiltà delle immagini’ egli precisa come per la sua epoca fondamentali siano state le illustrazioni di riviste e i volumi per l’infanzia.

E. Morra, L. Scarlini (a cura di), Calvino cantafavole, Milano, Electa, 2023

Ecco perché a Genova le celebrazioni in occasione del centenario della nascita dello scrittore nato a Cuba il 15 ottobre 1923, ma di fatto sanremese, hanno puntato sulla mostra Calvino Cantafavole, allestita fra gli spazi della Loggia degli Abati di Palazzo Ducale e Casa Luzzati fino al prossimo 7 aprile. Il percorso espositivo, curato da Eloisa Morra, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Toronto e Luca Scarlini, saggista, drammaturgo e studioso di Letterature comparate, ripercorre con esito felice l’immaginario calviniano nelle sue diverse declinazioni nell’intero arco della sua produzione, ricostruendo un rapporto che con il tempo si arricchisce di suggestioni molteplici e di una contaminazione di linguaggi (in una sorta di postmodernismo in taluni momenti ante litteram) ampiamente restituita dai documenti in mostra, frutto di una selezione guidata dall’intento di restituire a quel legame la centralità occupata nella produzione e nella vita dello scrittore.

A Eloisa Morra e Luca Scarlini si devono anche i testi a corredo del catalogo della mostra (Electa, 2023), in cui il rapporto tra Calvino e le immagini è indagato attraverso interventi di carattere critico e storico che ne restituiscono un affresco completo in parallelo con le sezioni espositive, e corredato nella parte finale da testi dello scrittore e, tra gli altri, di Luciano Berio, Donatella Ziliotto, Beatrice Solinas Donghi, nonché da un’intervista a Calvino di Nico Orengo. Il risultato è un volume che affianca il percorso espositivo ma di fatto ripercorre un’ampia fetta di storia della letteratura, del teatro e delle arti visive del Novecento riportandone alla luce con chiarezza e ricchezza di informazioni aspetti meno noti al grande pubblico.

Il titolo della mostra (e del volume) trae origine da una lunga fiaba ritmica della tradizione popolare e dalla forma dialogica, un ‘botta e risposta’ dal tono per lo più faceto, e rimanda, come si legge nell’introduzione al volume, alla predilezione di Calvino «per il fantastico, declinato in molte forme, come scrittore, studioso, librettista, adattatore, nonché editore» (p. 16). Nella prima sezione dell’esposizione, di cui qui si restituisce un’idea per ovvie ragioni parziale, tale scelta è richiamata da una copia del Cantafavole (2, 1958), con l’incisione di Sul verde fiume Po, filastrocca di Italo Calvino.

Cantafavole n. 2, Italia Canta, 1958, copertina di Lucio Cabutti, Lionello Gennero, Collezione Jacopo Tomatis

Del resto, il mondo di Calvino è nutrito di immagini fin dall’infanzia: bambino solitario, come lo ritrae anche Ernesto Ferrero nel recente Italo (Einaudi, 2023), nell’enorme giardino di Villa Meridiana a Sanremo, fra il 1926 e il 1929, prima del bando mussoliniano, sfoglia avidamente il Corriere dei piccoli, edito in Italia dal 1908; non sa ancora leggere, ma la sua fantasia è colpita e nutrita proprio dalle illustrazioni. Quelle del Bimbo cattivo e della ‘favola al contrario’ del romanzo Viperetta in mostra sono disegnate da Antonio Rubino, il cui mondo fantastico e gotico è approfondito nelle pagine del catalogo anche alla luce della sua valenza didattica. Accanto alle numerose tavole e ad alcune pubblicazioni per i più piccoli, la prima edizione delle Fiabe italiane del 1956 e di diversi volumi per ragazzi danno vita anche a una storia dell’editoria italiana per l’infanzia, che nel catalogo serve a puntualizzare il ruolo di Daniele Ponchiroli (ispiratore del futuro dottor Cavedagna di Se una notte d’inverno un viaggiatore) – dopo la morte di Pavese direttore editoriale della prestigiosa collana einaudiana I millenni – su richiesta del quale Calvino setaccia e riscrive in lingua italiana il patrimonio favolistico dialettale della tradizione confluito in un classico della nostra letteratura.

La sezione della mostra dedicata alla collaborazione con il pittore e scenografo Emanuele Luzzati pone l’accento su quella che viene definita «la linea ligure del fiabesco del Novecento», in un incontro fertilissimo che germina anche in una collaborazione per la Rai: a questo proposito, il contributo di Eloisa Morra sulla figura di Donatella Ziliotto restituisce una figura dimenticata cui si deve il merito di aver portato in Italia Pippi Calzelunghe e di aver impresso una svolta determinante, in chiave moderna, alla letteratura per ragazzi, per la prima volta pensata anche per un pubblico femminile. Il lavoro congiunto di Calvino e Luzzati converge dunque ancora sul mondo della favola e del fiabesco e in catalogo è approfondito con due excursus, uno di Luca Scarlini sul «gran teatro delle favole liguri» (p. 50) e il rapporto fra Calvino, Luzzati, Luciano Berio e Beatrice Solinas Donghi e, l’altro, di Eloisa Morra sulle produzioni Rai per bambini degli anni Settanta che danno conto del lavoro di artisti e scrittori nelle produzioni per i più piccoli.

Allestimento della mostra Calvino Cantafavole. Foto di ©Francesco Margaroli

Notevoli suggestioni offre l’approfondimento sui tarocchi, un sistema di segni fra gioco e arte divinatoria che sollecita l’attitudine combinatoria dello scrittore, un generatore di storie destinato a sfociare nel Castello dei destini incrociati (1973). All’interno del catalogo due interventi di Luca Scarlini ne ripercorrono le vicende in prospettiva storica e approfondiscono i tarocchi liguri prodotti fin dal Seicento a Finale e a Genova, in particolare nel quartiere di Voltri, centro principale nella regione per la produzione della carta, mentre Eloisa Morra indaga il rapporto fra Calvino e i tarocchi.

La familiarità dello scrittore con le immagini si concretizza anche nella fitta rete di rimandi alle arti visive del suo tempo e agli allestimenti per il teatro, dalle scenografie e i bozzetti per i costumi di Italo Grassi alle ceramiche di Fausto Melotti, dai disegni di Domenico Gnoli ai progetti di Giulio Paolini. I testi in catalogo mirano a ricostruire le tappe della lettura dell’arte e degli artisti operata da Calvino, e ad approfondirne l’attività per le scene, che si traduce anche nella stesura di Zaide ovvero il serraglio (cfr. pp. 132-140), testo ‘commissionato’ allo scrittore da Adam Pollock per una messa in scena dell’incompiuto Zaide, singspiel di Mozart. Altra tappa significativa nel rapporto fra Calvino, le immagini e la fiaba è la collaborazione con il poeta-pittore romano Toti Scialoja. Ancora una volta entra in gioco Daniela Ziliotto, che chiama i due alla realizzazione di sei fiabe teatrali destinate al secondo canale della Tv nazionale a colori fra il 1977 e il 1978. Si tratta di un progetto, come accuratamente ricostruisce Eloisa Morra sulla base dei documenti degli archivi Rai, nelle intenzioni di Ziliotto basato «su peripezie di oggetti come tramiti per viaggi nella fantasia» (p. 113). I due lavorano a distanza, dal momento che in quegli anni Calvino vive a Parigi: lo scrittore, sulla base di una lista di oggetti a coppie di solito discordi (una piuma e una palla rossa, uno spruzzino e dei ciottoli, ad esempio) stilata dal pittore, sviluppa un racconto conforme alle regole teatrali in cui l’aspetto cromatico riveste un ruolo di primo piano. Quel progetto non vide mai la luce in una Tv che andava progressivamente riducendo lo spazio per i bambini, ma i testi del Teatro dei ventagli, come doveva intitolarsi, sono stati pubblicati da Mondadori in occasione del centenario calviniano. 

Chiude il percorso una sezione, complessivamente la meno suggestiva, dedicata alla Liguria come genius loci di uno scrittore che a quel paesaggio più volte ritorna nella sua opera tra storia e immaginazione (da Il sentiero dei nidi di ragno a La speculazione edilizia, da La formica argentina a Il barone rampante) con un prevalente sentimento di malinconia, frutto della presa d’atto dei cambiamenti inferti dall’uomo alla natura e oggetto anche di due articoli sul Politecnico di Vittorini riprodotti in catalogo.

Allestimento della mostra Calvino Cantafavole. Foto di ©Francesco Margaroli