Compagnia Krypton, Eneide. Un nuovo canto

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Eneide. Un nuovo canto può essere considerata un’operazione di ‘auto re-enactment’ con cui la Compagnia Krypton riporta in scena, ma in una nuova versione, l’Eneide (liberamente tratto da Eneide di Virgilio) del 1983.

Dell’Eneide, opera simbolo della nuova spettacolarità e della scena elettronica degli anni Ottanta, questo nuovo canto riprende la dimensione epica e spettacolare garantita dalla colonna sonora dei Litfiba / Beau Geste, questa volta però eseguita dal vivo da Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli con l’aggiunta di due canzoni (eseguite fuori campo da Ginevra Di Marco) e dalla presenza di Giancarlo Cauteruccio che cura il progetto, la regia e che dà voce all’Enea-narratore in scena.

©Guido Mencari

Senza voler essere un’operazione nostalgica, quanto piuttosto la ripresa responsabile di uno spettacolo calato nell’immaginario tecnologico – sensoriale, immersivo e tattile – di trent’anni fa, Eneide. Un nuovo canto propone allo spettatore di oggi qualcosa che non ha mai visto, se è giovane, o che non ha più visto se è meno giovane, ossia la resa spettacolare e immaginifica della macchineria teatrale.

©Guido Mencari

Il dispositivo drammaturgico è basato su una composizione per quadri musicali e narrati, funzionale alla rottura della linearità del testo originario e adatta a ribadire la vocazione anti-rappresentazionista del teatro contemporaneo.

Qui la tecnologia in scena esprime la rivendicazione di una provenienza culturale che trova nella semantica dell’elettronica non solo il senso della sperimentazione dei linguaggi, cioè la ricerca delle affordance (le potenzialità espressive della tecnologia), ma rimanda a qualcosa su cui Krypton ha indagato nel tempo e che riguarda la deriva post-umana.

Si tratta, in altre parole, di osservare come l’evoluzione individuale e sociale abbia prodotto un ecosistema uomo-natura-macchina che impone di ridefinire l’esperienza dell’umano come unità mente/corpo (che Krypton chiama Corpo sterminato ad esempio) agente e interagente nei flussi della comunicazione. Di un essere umano che di fatto vede cambiare la sua ontologia, non più incentrata soltanto sul lato organico e biologico, e che comprende di non essere il centro dell’universo.

©Guido Mencari

L’uso di effetti speciali, di proiezioni ed elaborazioni digital-video è il segno di quella contaminazione fra i linguaggi – prefigurata dall’idea dell’opera d’arte totale e realizzata in chiave multimediale dal sistema di tecnologie interfacciate fra di loro – che dagli Ottanta ad oggi ha permesso di elaborare e metabolizzare la complessità di segni che l’evoluzione tecnologica ha dischiuso e che oggi trova la sua massima espressione nella cultura digitale.

©Guido Mencari

Ed è proprio nel senso di un’opera di trent’anni fa che possiamo cogliere i caratteri della cultura digitale di oggi: a cominciare dalla qualità dell’esperienza spettatoriale attiva, connessa e partecipativa, in cui condividere, almeno potenzialmente, vuol dire porsi in relazione armonica con gli altri e con l’altro.

Nell’Eneide di Krypton il pubblico è dentro lo spettacolo, in mezzo alla tempesta laser di Eolo in un avvicinamento, non solo simbolico, alle tempeste del Mediterraneo e dei tanti Enea – come dichiara Cauteruccio nell’incontro dopo lo spettacolo – in continuo arrivo sulle nostre coste. Un esempio di come l’attualizzazione di un mito fondativo come quello narrato da Virgilio possa acquistare un senso nell’attualità, nell’oggi, in accordo con quella ricerca sul testo e sul valore “al presente” dei classici che ha caratterizzato una parte significativa della ricerca dei teatri novanta e che, a ben vedere, è rintracciabile tutt’ora. È così allora che il mito continua a darci lezione chiamando in causa la responsabilità dell’arte e la sua capacità di affrontare la realtà per trasformarla.

 

Eneide. Un nuovo canto

scritto e diretto da Giancarlo Cauteruccio

musiche LITFIBA – BEAU GESTE

eseguite da Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli

con Giancarlo Cauteruccio

voce off Ginevra Di Marco

corpi in video Massimo Bevilacqua e Claudia Fossi 

progetto scenico e allestimenti Loris Giancola

elaborazioni digital-video Alessio Bianciardi e Stefano Fomasi

progetto luci Mariano De Tassis

costumi e assistente alla regia Massimo Bevilacqua

ricerca dei testi e collaborazione alla traduzione Anna Giusi Lufrano

ingegnere del suono Andrea Salvadori/Studio Funambulo

fonico Vladimir Jagodic

operatore laser Michele Barzan

illuminotecnico Lorenzo Bernini

macchinisti Eva Sgrò, Claudio Signorini

direzione organizzativa Pina Izzi

produzione esecutiva Ilaria Giannelli

organizzazione Carlotta Rovelli

amministrazione Michela Adamo

foto di scena Guido Mencari

progetto grafico Marco Michelini