Giuramenti. Un estratto

di

     

Grazie all’estrema generosità dell’autrice accogliamo qui il frammento di un CORO di Giuramenti, che speriamo possa propagarsi fra le onde e gli squarci del web. La redazione di Arabeschi ringrazia per la disponibilità e il supporto Lorella Barlaam.

 

GIURAMENTI, nuova produzione di Teatro Valdoca, è il frutto di due anni di ricerca e selezione dei protagonisti e di tre mesi ininterrotti di lavoro, tra prove e vita in comune, a L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, spazio appartato in mezzo ai boschi. Ne è nato un grande affresco che tenta un modo radicale, plenario e arcaico di fare teatro, e torna al cuore del lavoro trentennale della compagnia.

Ogni giorno ore di prove, in teatro e nel bosco circostante, non basate su un rigido progetto ma aperte all’accadere degli eventi, alle improvvisazioni degli attori, ai dettami della regia, ai suggerimenti portati dal testo, che Mariangela Gualtieri ha scritto nel gioco di forze delle prove.

 

GIURAMENTI è diretto da Cesare Ronconi e scritto per undici giovani interpreti d’eccellenza.

Al centro di questo lavoro il corpo di corpi, il Coro, con la sua fluida empatia, la sua grande vitalità di movimento, fra danza e scatto atletico, e la sua voce fatta di voci che cantano, che dicono in faccia al mondo la propria inquietudine, l’amore, l’ardore, o sussurrano una sapienza enigmatica, in linea col Coro della tragedia arcaica. Dal Coro spiccano i singoli interpreti coi loro a solo intensi e teneri.

I Giuramenti chiamano attori e spettatori a farsi insieme comunità teatrale, in un patto con la propria pienezza, «fedeli a se stessi e al mistero», in questo tempo che spegne e separa.

Dice Mariangela Gualtieri: «È difficile, fuori dai versi, dire l’eccellenza creativa di questo tempo vissuto insieme e mi sembra che Giuramenti la condensi e la trasmetta, attraverso la scrittura registica di Cesare e l’impegno massimo di noi tutti. È nata un’opera teatrale molto energica, scalciante, ma anche piena di tenerezza, di preoccupazione e affetto per il mondo e tutto ciò che lo popola. Un gigantesco giuramento d’amore al teatro, all’arte, a ciò che più ci tiene vicini e vivi».

 

 

 

 Giuramenti di Teatro Valdoca, 2017 ©Maurizio Bertoni

 

 

CORO
invocando la tempesta
 
Questo chiedo: avere in me
il seme della tempesta. Spazzare via
la calma apparente della generazione mia
destare la rivolta.
 
Una rivolta chiedo, differente
da tutte le rivolte della storia.
Non per il pane, non per disperazione,
non per la fame o il freddo
non per l’oppressione
non per la congiura
per i fratelli o sorelle in catene.
 
Destare voglio la rivolta delle mani.
Il mio poter fare qualche cosa.
Fare bene voglio.
Fare per bene. Fare il mio fare,
quello che mi tocca,
il fare mio. L’azione scritta
nella mia testa, nelle mie mani.
 
Spaccare voglio
questa convinzione
di concretezza,
la dittatura dell’apparenza,
della misura, della materia dominante,
del vendere e acquistare. Dell’avere.
Quell’agio superiore che ripete
“è tutto qui, cosa vai a cercare”.
 
Voglio affermare l’incertezza mia
il metafisico sentire mio.
Il dialogo fra me e qualcosa che in me
è vivo d’una vita più antica della mia.
[…]