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Introduzione
Il mito di Prometeo è parte della nostra enciclopedia,[1] dell’ipertesto della cultura contemporanea, dell’insieme di testi che la costituisce,[2] e quindi del terreno condiviso.[3] Lo testimoniano le opere letterarie, artistiche e cinematografiche che sin dall’Antichità hanno proposto rivisitazioni del mito, in un flusso di riusi e re–interpretazioni,[4] ma anche i riferimenti e richiami del mito in testi e discorsi contemporanei che identificano entità, costruzioni o strutture culturali o sociali non artistiche, resi possibili e significativi dal forte polimorfismo del mito.[5] Anche solo attraverso una indagine sui motori di ricerca, si scoprono progetti e associazioni benefiche a carattere pubblico, che operano a favore di vari gruppi sociali, che si chiamano ‘Prometeo’, ‘Progetto Prometeo’ (richiamando l’aspetto della filantropia, dell’amore e del sacrificio a favore degli uomini), ma anche iniziative e associazioni educative e culturali che rimandano al dono del fuoco che Prometeo fa agli uomini, portando loro la tecnica e la conoscenza. Prometeo è (o è contenuto) nel brand di aziende di marketing e comunicazione, così come di impianti di riscaldamento, ed è richiamato e sfruttato in senso metaforico in discorsi e messaggi pubblici[6] e nei messaggi pubblicitari.[7]
In rete si trovano anche molti internet memes (detti anche ‘memi digitali’ o in gergo semplicemente ‘meme’) che riprendono e sfruttano in vari modi il mito di Prometeo. In generale gli internet memes hanno un preminente carattere umoristico. Ciò potrebbe far pensare che l’intento dei memi digitali su Prometeo sia quello di ridere e divertirsi ‘a spese del mito’, ridicolizzando il contenuto o certi suoi aspetti. In questo senso, quindi, i memi su Prometeo si inserirebbero nel solco aperto dal Prometeo male incatenato di André Gide della demitizzazione del mito[8] nella comunicazione di massa contemporanea.[9] Ma è tutto qui? L’intento di chi ha creato e diffuso questi memi o l’effetto retorico ricercato da questi artefatti è proprio solo quello di mettere in ridicolo la figura di Prometeo e il suo gesto magnanimo in favore degli esseri umani?
Negli ultimi anni diversi studi hanno mostrato che quasi sempre, nonostante il loro carattere umoristico (o forse proprio in forza di questo), i memi digitali non sono (solo) frivoli contenuti scambiati per divertimento: spesso, nei memi la funzione di svago e intrattenimento si accompagna a un’intenzione di critica o provocazione sociale o politica. I memi hanno quindi anche un intento argomentativo e persuasivo, che mette a tema aspetti della società e della mentalità comune.
Perché allora dei memi digitali su Prometeo? Qual è il loro messaggio? Quali argomenti diffondono? Come si mettono in relazione con la mentalità comune?
Per rispondere a queste domande, abbiamo condotto l’analisi semantica di alcuni internet memes dedicati al mito di Prometeo, utilizzando gli strumenti dell’analisi dei predicati semantici e gli strumenti di analisi della teoria degli spazi mentali.[10] Il lavoro ha permesso di mettere in evidenza aspetti interessanti del significato del mito di Prometeo nella cultura popolare.
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Tratti salienti degli internet memes
Gli internet memes rappresentano una forma di comunicazione multimodale nata con il diffondersi delle tecnologie digitali e con la diffusione delle possibilità di accesso verso queste. Sono infatti dei cosiddetti user–generated online contents, che mirano a essere condivisi in modo virale sulle piattaforme digitali. Si tratta di una delle pratiche che vanno a costituire la cosiddetta ‘cultura partecipativa’, in cui gli utenti condividono e rielaborano contenuti, mescolandoli e riconfigurandoli in nuove varianti e nuovi artefatti e messaggi,[11] esprimendo così la propria individualità ma al contempo partecipando a una comunità.[12] Chi crea un meme, mostra la sua creatività e cultura digitale, contando sulla presenza di un pubblico che, appartenendo alla stessa comunità, condivide le sue stesse conoscenze e ne apprezza l’apporto inventivo.[13]
Pur se intrinsecamente definiti dal legame con i moderni strumenti tecnici e tecnologici digitali con cui sono generati, gli internet memes sono una manifestazione di un fenomeno culturale riconosciuto ben prima della diffusione di quei mezzi. Nella memetica, i memi sono unità culturali (idee, conoscenze, o altre informazioni culturali, ad esempio melodie, buone idee, slogan, mode, modi di realizzare vasi o di costruire archi[14], sport, religione, linguaggio[15]) che vengono replicate per imitazione e trasferite e che si diffondono in modo virale tra gli individui e la popolazione, definendo lo sviluppo e il cambiamento culturale.[16]
Uno dei tratti caratterizzanti dei memi digitali – da cui dipende fortemente il successo di un meme, che possiamo ‘misurare’ con il suo grado di diffusione virale in rete –[17] è l’umorismo,[18] ragion per cui l’intenzione comunicativa che essi manifestano più immediatamente è quella di scherzare,[19] divertire e intrattenere. In realtà, come mostrano diversi studi,[20] la componente umoristica non è fine a sé stessa, ma assume spesso una funzione retorica di critica: i memi digitali sono spesso creati e condivisi con uno scopo persuasivo, per diffondere argomenti di natura politica o ideologica, per esprimere un punto di vista e mobilitare a livello politico e sociale.[21] Proprio attraverso l’umorismo e una fortissima intertestualità – l’altra loro componente fondamentale –[22] i memi mettono a tema aspetti o elementi della società e della mentalità comune ed esprimono un dissenso.[23] L’umorismo è un buono strumento per comunicare un’opinione o in molti memi viene sfruttato per porre domande che mettono in questione o suscitano dibattito su fatti, persone e personaggi, decisioni e posizioni politiche, situazioni sociali.[24]
Ingredienti fondamentali di questo umorismo sono (oltre all’aspetto ludico della loro fruizione e della partecipazione alla loro diffusione)[25] l’incongruità e la superiorità.[26] Diversi studi interpretano i memi digitali nella prospettiva della teoria della superiorità[27] perché l’umorismo che vi si ravvisa è spesso denigratorio, cerca di suscitare il divertimento criticando o screditando, spesso in modo cinico e offensivo, un certo target, implicando la superiorità dell’autore del meme.[28] L’incongruità si riferisce alla giustapposizione di elementi incompatibili che violano le aspettative associate a un certo oggetto, una certa situazione, un certo pattern.[29] In particolare, spesso nei memi digitali l’umorismo è generato dalla violazione delle aspettative rispetto al registro adottato, che si presenta come inappropriato in una data situazione rappresentata nel meme stesso.[30]
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I memi su Prometeo
I memi digitali su Prometeo di cui ci occupiamo qui sono pubblicati e condivisi prevalentemente in comunità interessate al tema della mitologia e della storia e alla ricerca di divertimento e umorismo con i memi, su siti generalisti come Reddit o più specifici come iFunny. Sono quindi creati e condivisi a partire da e presupponendo l’esistenza di un common–ground tra autore e pubblico,[31] di una subcultura[32], di un’enciclopedia parziale,[33] che ne permette l’interpretazione.
Appartengono al sottogenere delle image macros,[34] uno dei tipi più diffusi di meme, che ben mostra il loro tipico processo di generazione, di riuso e rielaborazione di risorse semiotiche che diventano virali.[35] Questo tipo di meme viene creato riprendendo (da siti web–enciclopedie dedicati ai memi quali KnowYourMeme, Meme Generator, Make a meme o Quickmeme) dei template che rappresentano svariate situazioni e applicandoli a temi, argomenti o situazioni (ciò di cui si vuole parlare) completamente estranei. I template sono multimodali: consistono in un’immagine (fissa, stabile, data) e uno o due campi di testo, in cui gli utenti formulano un messaggio spiritoso o uno slogan.[36] Nel template questo messaggio è predefinito perché i campi testuali consistono in enunciati parzialmente già preformulati, che l’autore del meme completa per declinare l’enunciato all’argomento di cui vuole parlare. Nella parte visiva, emerge l’intertestualità caratteristica dei memi digitali. Il template infatti si genera spesso dalla ripresa di una certa immagine (una foto o uno screenshot di un video) già diventata virale su vari canali e piattaforme, perché spontaneamente riconosciuta come particolarmente divertente o ridicola; semplicemente, un’immagine che ha colpito, ha suscitato interesse e raccolto consenso.[37] Spesso si tratta di immagini private, come nel caso del template Success Kid/I Hate Sandcastles, che ritrae un bambino, in spiaggia, con un’espressione compiaciuta (si veda l’esempio a sinistra nella Fig. 1). L’immagine che costituisce questo template è una foto che la fotografa Laney Griner ha scattato a suo figlio e poi postato sulla piattaforma Flickr.[38] La foto è stata vista e condivisa da centinaia di persone per l’interesse che suscitava l’espressione del bambino, fino a diventare virale ed essere usata come una image macro per esprimere a volte la soddisfazione per un successo e altre volte la frustrazione per un insuccesso.[39] Molti template derivano dalla ripresa di scene o fotogrammi di film, come il template Whatcha Got There? (si veda l’esempio al centro nella Fig. 1) che riprende scene divertenti di un episodio della serie televisiva iCarly[40] o il template – questa volta una gif animata – Bee Movie Lawyer Tantrum (si veda l’esempio a destra nella Fig. 1) che consiste in una scena del film di animazione Bee Movie.[41]
I memi digitali su Prometeo di cui ci occupiamo qui sono artefatti generati dall’applicazione di questi template alla vicenda narrata nel mito di Prometeo così come è stata riportata dal poeta Esiodo e, soprattutto, da Eschilo nella sua trilogia tragica, la quale ci rimanda a un eroe positivo che salva gli uomini rischiando la sua sorte (nella Fig. 1 esempi derivati dall’applicazione dei tre template appena descritti). In essi passaggi della vicenda del mito sono rappresentati nei termini di una scena o una situazione che niente c’entra con il mito così come comunemente narrato. La parte visiva non rappresenta il mito stesso, che invece emerge in modo diretto nel contenuto proposizionale della parte verbale. Come succede generalmente negli internet memes,[42] componente visiva e componente verbale interagiscono, dando luogo nel nostro caso a un’inedita e inconsueta rappresentazione del mito. I memi su Prometeo denotano una situazione nuova, originata dall’integrazione di due situazioni distinte e molto diverse tra loro (il mito e la situazione rappresentata nel template); nei termini della teoria degli spazi mentali, uno spazio integrato, nuovo e originale.
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I memi digitali su Prometeo come spazi mentali
In quanto risorsa culturale con un andamento testuale di tipo narrativo – con azioni di personaggi che si susseguono le une alle altre e che hanno delle conseguenze – possiamo considerare il mito di Prometeo un testo composto da entità che sono partecipanti ed entità che sono modi d’essere,[43] e che, in un dato evento comunicativo come un meme, si attivano come spazio mentale. Così come il mito di Prometeo anche il template opera come spazio mentale; l’integrazione tra i due spazi mentali dà accesso a un terzo fra questi che fa da perno e rappresenta il fulcro del messaggio che si intende trasmettere con il meme.
La teoria dell’integrazione degli spazi mentali è una teoria della linguistica cognitiva che ha lo scopo di individuare i meccanismi che stanno alla base di fenomeni della comunicazione come i controfattuali e le metafore.[44] In questi casi opera uno spostamento da uno scenario a un altro e una integrazione dei due scenari per comunicare un concetto astratto in modo economico. Nei termini di questa teoria diciamo che siamo di fronte a un blended space (o blend): uno spazio integrato, una nuova struttura cognitiva che deriva dall’integrazione di uno spazio fonte (il template del meme digitale, la situazione o la scena ivi rappresentata) e uno spazio bersaglio (il mito di Prometeo), possibile e guidata dalla loro comune appartenenza a una stessa categoria superiore, a uno stesso genere (si parla infatti di spazio generico); dal riconoscimento cioè dell’esistenza di una certa comunanza tra essi. Il contenuto dello spazio generico è ciò che va inferito, cogliere lo spazio generico è l’inferenza fondamentale che permette di intendere il senso dello spazio integrato.
Uno spazio mentale è una scena che si attiva in un dato evento comunicativo riprendendo elementi – partecipanti, relazioni tra essi e categorie a essi attribuiti – da frames e modelli cognitivi,[45] che «provide the abstract–induced schemas that drive mapping across mental spaces».[46] Come ricostruisce Rocci,[47] il concetto di frame è stato sviluppato in diverse discipline negli anni Settanta del secolo scorso. Quello che adottiamo qui, in quanto affine all’idea di schema che Fauconnier e Turner identificano essere all’origine degli spazi mentali, proviene dalla semantica dei frames di Fillmore.[48] Essa estende la struttura dei predicati semantici alle scene. Così come i predicati semantici richiedono un dato numero e una data tipologia di ruoli argomentali[49] anche i frames sono schemi di eventi strutturati sulla base di ruoli e interazioni tra essi. Dall’analisi di un singolo predicato semantico si può procedere, con lo stesso metodo, all’analisi di enunciati e di interi discorsi. Nel caso di discorsi multimodali – come i memi digitali – i referenti discorsivi, i modi di essere e le azioni sono rappresentati attraverso la sola modalità visiva, oppure la sola modalità verbale oppure attraverso una interazione e una integrazione delle due. Per esigenze analitiche anche gli argomenti e i predicati resi in modalità non (completamente) verbale vengono verbalizzati nei diagrammi che illustrano gli spazi mentali e le loro integrazioni.
Il diagramma riportato nella Fig.2 presenta le vicende della storia del mito di Prometeo che fanno principalmente parte dell’ipertesto culturalmente condiviso nella comunità occidentale. I personaggi, le vicende e i rapporti causa-effetto tra esse sono riportati come una rete di predicati e argomenti. Ogni entità, sia essa predicato o argomento, è riportata in un riquadro dal contorno continuo. Da ogni entità predicativa si diramano un numero di frecce pari al numero dei posti argomentali richiesti dal predicato. Il predicato ‘rubare’, ad esempio, richiede che siano tre le entità coinvolte in questa azione: un X1 che si impossessa di un oggetto X2 sottraendolo al suo legittimo possessore X3. Nel diagramma non riportiamo i posti argomentali e le caratteristiche che i predicati impongono a esse bensì le entità effettivamente coinvolte nell’evento. Vediamo infatti nel diagramma che Prometeo (X1) ruba il fuoco (X2) a Efesto (X3). Anche l’azione di donare è triadica, ovvero richiede che siano tre le entità coinvolte: un X1 (Prometeo) che dà l’oggetto X2 (il fuoco), di cui è possessore, a X3 (umani) senza chiedere nulla in cambio. Nel diagramma vediamo la rete predicativo-argomentale che schematizza la vicenda del furto e quella del dono racchiuse in un riquadro tratteggiato: questo perché la vicenda nella sua interezza occupa il posto argomentale X3 del predicato ‘oltraggiare’, è, in altre parole, il motivo della grave offesa. La rete è dominata dal predicato ‘quindi’ che mette in luce il rapporto causa-effetto tra la vicenda del furto-donazione e la punizione. Si nota anche che, per avere come conseguenza una punizione, la vicenda del furto-donazione viene scoperta, valutata come un oltraggio che provoca l’ira di Zeus.
Nei memi digitali analizzati vediamo che il template mette in scena una modifica allo spazio mentale che si origina dal frame narrativo del mito di Prometeo. La modifica è messa in opera nello spazio integrato mostrando così che il meme riempie l’ellissi narratologica del mito; interviene cioè sulla sua narrazione, la ‘completa’. Il lavoro interpretativo richiesto ai destinatari del meme consiste nell’identificazione dello spazio generico. Esso mostra che la situazione rappresentata nel meme e il mito hanno qualcosa in comune; c’è una comunanza che guida l’integrazione tra il template e il mito: una comunanza di reazione. Il riconoscimento di questa comunanza nell’identificazione dello spazio generico sarà chiaramente tanto più significativo e arricchente per il destinatario quanto più egli avrà una conoscenza approfondita e completa del frame narrativo del mito di Prometeo.
Per permettere ai nostri lettori di comprendere a pieno la rete di integrazioni qui descritta dal punto di vista prevalentemente teorico, ci serviamo ora di due esempi tratti dal nostro corpus di memi digitali.
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Analisi di due esempi
Il template del meme alla Fig. 3 è costituito da una scenetta derivata da Fox 5 News (il canale all news più visto in assoluto negli USA, subito prima della CNN), diventata virale. In questa scena un meteorologo si avvicina a un bambino presso un chiosco di fuochi d’artificio e gli chiede quale sia il migliore fra questi. Il ragazzo replica «non ti piacerebbe saperlo, “ragazzo del tempo”».[50] La scenetta (e il programma da cui è tratta) risale al 2017 e, nonostante sia una scena costruita, non spontanea (come rivelò subito Ted Pretty, il metereologo del video),[51] fu subito isolata e pubblicata su YouTube e Twitter, ma guadagnò popolarità un paio di anni dopo, quando cominciò a essere condivisa e riutilizzata su varie piattaforme tra cui Reddit.[52] L’umorismo nasce dall’atteggiamento ironico, arguto, ingenuamente minaccioso e sfrontato del ragazzo, che risponde in modo elusivo per non dire qualcosa di spiacevole e, per rivolgersi al metereologo, usa la perifrasi ‘ragazzo del tempo’, creativa e sensata dal punto di vista semantico, ma approssimativa (e quindi poco rispettosa dello status professionale dell’interlocutore).
Nel meme la risposta del ragazzo è riutilizzata come risposta di Prometeo a Zeus che gli chiede cosa stia facendo con il fuoco. Il meme rappresenta quindi una situazione fantastica, in cui Zeus sorprende Prometeo nel momento in cui sta per dare il fuoco agli uomini, scoprendo quindi l’oltraggio che Prometeo gli sta recando. Questa situazione fantastica è lo spazio integrato (il blend) che sorge dall’integrazione mentale della situazione rappresentata nella scena di Fox 5 News (lo spazio fonte) con il mito di Prometeo (lo spazio bersaglio). Il risultato di questa integrazione mentale è la rivelazione di aspetti del mito di Prometeo che nella narrazione corrente sono lasciati impliciti o sottaciuti o indefiniti.
Innanzitutto, questo zoom sulla scoperta da parte di Zeus dell’oltraggio di Prometeo modifica il mito (nella narrazione del mito Zeus non vede Prometeo mentre ha in mano il fuoco e prima che lo dia agli uomini) e lo completa (nella versione ‘popolare’ del mito non si specifica come Zeus scopre che Prometeo ha rubato il fuoco per darlo agli uomini). Inoltre, innesca la ricerca e la scoperta dello spazio generico, cioè di quella categoria superiore (genere) a cui possono essere ricondotti sia lo spazio fonte che lo spazio bersaglio e rispetto alla quale quindi l’integrazione mentale tra spazio fonte e spazio bersaglio risulta sensata. Qui lo spazio generico può essere identificato nella reazione del ragazzo che potrebbe essere anche verosimilmente quella di Prometeo nella situazione fantastica: la reazione sorniona di un subalterno che osa eludere una domanda del superiore rifiutandosi di dargli un’informazione che lui sta richiedendo.
Il meme alla Fig. 4 deriva dall’integrazione tra il mito di Prometeo e il template conosciuto come Toystory Everywhere, generato da una scena del film di animazione Toy Story 2. In quella scena Buzz Lightyear, il personaggio astronauta-giocattolo del bambino Andy, parla a Woody, il personaggio cow-boy giocattolo dello stesso bambino, descrivendogli una scena che comunemente verrebbe considerata desiderabile («sarai seduto attorno a un falò con Andy che preparerà deliziosi e caldi “s’mores”»)[53]. Lo scopo di Buzz è rassicurare Woody, distrutto dalla disperazione perché non trova il suo cappello da cow-boy. Nel template la scena è modificata nelle sue intenzioni comunicative e utilizzata per ironizzare sulla presenza di persone, oggetti o entità fastidiose e mette in evidenza la reazione di spavento e paura che genera il fatto di dover affrontare queste presenze. Il testo che di solito accompagna la scena, infatti, è «Something. Something everywhere», dove gli utenti che usano il template sostituiscono a «something» oggetti, persone, tipi di persone, entità fastidiose da cui si sentono accerchiati.[54] L’integrazione concettuale tra questo template e il mito di Prometeo genera uno spazio fantastico (lo spazio integrato) in cui Buzz Lightyear è Zeus che espone a un Prometeo-Woody l’idea di non dare il fuoco agli uomini; Woody, appunto Prometeo, ha un’espressione di paura e scoramento, l’espressione di chi si trova davanti a una difficoltà. Come nel meme analizzato sopra, lo spazio integrato aggiunge elementi alla narrazione del mito di Prometeo che non sono propri della risorsa culturalmente condivisa: non è parte della narrazione il momento di condivisione tra Zeus e Prometeo dell’idea di Zeus di non dare il fuoco agli umani, momento che, nel meme, accade dopo che Prometeo-Woody ha già compiuto l’azione e, di conseguenza, manifesta la sua reazione con l’espressione facciale e la postura.
L’integrazione dà accesso allo spazio generico in cui si vede verbalizzata la categoria astratta alla quale il destinatario è invitato a riconoscere l’appartenenza di entrambi gli spazi mentali in input. Riconosciamo così i ruoli di una figura superiore (che sa e vede come sono le cose) e quella di una figura a essa inferiore (il cui orizzonte è limitato), durante un’interazione in cui quest’ultima ha una reazione di sconcerto, delusione e spavento davanti a una situazione che si manifesta diversa da quella che lui pensava.
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Conclusioni
Da quanto illustrato emerge chiaramente che i memi digitali che utilizzano la storia mitologica di Prometeo compiono una operazione di riempimento di ellissi narrative nel mito. Agli eventi della storia che vengono comunemente riconosciuti come centrali e che rientrano nel bagaglio culturale delle comunità in cui questi meme sono scambiati, sono aggiunti dei momenti che non fanno parte delle conoscenze enciclopediche sul mito di Prometeo, in cui emergono interazioni, reazioni e atteggiamenti dei personaggi. Attraverso questa operazione di integrazione narrativa il mito viene calato e ridisegnato su situazioni quotidiane familiari agli utenti e reinterpretato nei termini di queste situazioni comuni.
Questa reinterpretazione genera un effetto umoristico attraverso una incongruità di registro. Come visto sopra, l’effetto umoristico dei memi è generato dall’incongruenza tra la situazione rappresentata nel template e la situazione rappresentata nello spazio mentale che opera da target. I memi su Prometeo giocano sull’incongruità tra il contesto culturale e il registro alto (tragico) del mito antico e il contesto culturale e il registro popolare delle narrazioni nell’image macro. In particolare c’è una incongruenza di registro tra le situazioni banali, comuni, popolari, rappresentate nel template del meme e la vicenda nobile, tragica, unica e straordinaria del mito.
In questo modo, il mito di Prometeo non è più qualcosa di lontano, che sta e succede nell’Olimpo, ma una possibile istanza di situazioni quotidiane, usuali. Il mito in questo modo si avvicina agli eventi umani. Gli internet memes su Prometeo avvicinano il mito all’esperienza comune, riconoscono nel mito una possibile istanza di situazioni e soprattutto reazioni e atteggiamenti tipicamente e comunemente umani. Mettono in evidenza una comunanza di esperienza tra la storia di Prometeo e la vita di tutti i giorni. Fanno scendere il mito, e specialmente il personaggio di Prometeo, dall’Olimpo degli dei al mondo degli umani.
1 U. Eco, Semiotica e filosofia del linguaggio, Milano, Torino, Einaudi, 1997, p. 109.
2 J.U. Lotman, B. Uspenskij, Tipologia della cultura, Milano, Bompiani, 1995.
3 H.H. Clark, Using language, Cambridge, Cambridge University Press, 1996.
4 N. Popa Blanariu, ‘Transmedial Prometheus: from the Greek Myth to Contemporary Interpretations’, Icono 14, 15, 1, 2017, pp. 88-107.
5 Ivi, p. 92.
6 Nella nostra esplorazione del tema del riuso del mito di Prometeo nella comunicazione contemporanea ci siamo imbattuti in tre esempi, che ci sembra significativo menzionare per la loro varietà, a riprova della vividezza del mito di Prometeo nella cultura contemporanea, oltre che della sua polisemia. Nel maggio 2019, in apertura del simposio ‘Payment systems and securities settlement in Germany in 2019’, l’allora Presidente della Deutsche Bundesbank ha tenuto un discorso intitolato ‘Prometheus and Epimetheus in the digital age’, in cui, parlando delle opportunità e dei rischi del progresso tecnologico, richiamava la figura di Prometeo come simbolo dell’origine della tecnologia e della possibilità dell’uomo di trarne vantaggio, e quella di Epimeteo come simbolo della possibile cattiva accortezza, foriera di pericoli per gli esseri umani (Deutsche Bundesbank, ‘Prometheus and Epimetheus in the digital age. Speech to open the Bundesbank symposium ‘Payment systems and securities settlement in Germany in 2019’, https://www.bundesbank.de/en/press/speeches/prometheus-and-epimetheus-in-the-digital-age-798160 [Accessed 05 May 2024]). A settembre 2019, nel suo discorso all’Assemblea delle Nazioni Unite, l’allora premier britannico Boris Johnson richiamava il gesto di Prometeo a favore degli esseri umani per mettere in guardia dai pericoli della tecnologia: il castigo inflitto da Zeus a Prometeo mostrava che il progresso tecnologico è punito dagli dei (Gov.uk, ‘PM speech to the UN General Assembly: 24 September 2019’, https://www.gov.uk/government/speeches/pm-speech-to-the-un-general-assembly-24-september-2019#:~:text=protect%20the%20environment%20and%20transform,strive%20to%20preserve%20and%20advance [Accessed 05 May 2024]). In tutt’altro contesto e riprendendo un altro filone tematico del mito, nel messaggio con cui l’Università della Svizzera italiana annunciava i festeggiamenti per il suo 25° di fondazione (nel febbraio 2021), Prometeo veniva richiamato come colui che ha portato al genere umano «la conoscenza in senso lato» (Università della Svizzera Italiana, ‘Innamorati della conoscenza, da 25 anni’, 14 febbraio 2021, https://www.usi.ch/it/feeds/15506 [Accessed 05 May 2024]). Il mito di Prometeo, insieme a quello del demiurgo (a cui pure si fa riferimento nel messaggio dell’USI), è riconosciuto come metafora del compito dell’università in generale e dell’USI in particolare (Ibidem).
7 D. Rimazzi, ‘Prometeo e i supereroi. Un’analisi comparativa della pubblicità nel settore merceologico sportivo italiano e inglese’, Comunicazioni sociali, 1, 2000, pp. 150-157.
8 N. Popa Blanariu, ‘Transmedial Prometheus: from the Greek Myth to Contemporary Interpretations’, p. 94.
9 M. D. Rubio-Hernández, ‘Myths in advertising: current interpretations of ancient tales’, Academic Quarter/Akademisk kvarter, 2011, pp. 288-302, p. 293.
10 G. Fauconnier, M. Turner, ‘Conceptual integration networks’, Cognitive science, 22, 2, 1998, pp. 133-187 ; G. Fauconnier, M. Turner, The way we think, New York: Basic Books, 2002.
11 L. Shifman, ‘An anatomy of a YouTube meme’, New Media & Society, 14, 2, 2011, pp. 187-203, p. 188.
12 L Shifman, Memes in Digital Culture, Cambridge, Massachusetts, The MIT Press, 2013.
13 L. Shifman, Memes in Digital Culture, p. 169.
14 M. Knobel, C. Lankshear, ‘Online memes, affinities, and cultural production’, in M. Knobel, C. Lankshear (a cura di), A New Literacies Sampler, New York, Peter Lang, 2007, pp. 200-201.
15 L. Grundlingh, ‘Memes as speech acts’, Social Semiotics, 28, 2, 2018, pp. 147-168, p. 147.
16 Il termine ‘meme’ è derivato dal greco ‘mimema’, imitazione, sul modello di ‘gene’ (K. M. Miltner, ‘Internet Memes’, in J. Burgess, A. Marwick, T. Poell (a cura di), The Sage Handbook of Social Media (S.), Londra, SAGE Publications Ltd., 2017, pp. 412-428., p. 413). Riferimenti al concetto si trovano già in R. Semon, The Mneme. New York, Macmillan, 1924 e in E. Rogers, Diffusion of Innovations, New York, Free Press, 1962. Ma la definizione sistematica del termine risale al biologo e genetista Richard Dawkins che l’ha proposto per la prima volta nel suo libro The Selfish Gene, segnando la nascita della memetica (M. Knobel, C. Lankshear, ‘Online memes, affinities, and cultural production’, p. 200).
17 K. M. Miltner,’ Internet Memes’. In J. Burgess, A. Marwick, T. Poell (a cura di), Sage Handbook of Social Media (S.), SAGE Publications Ltd., 2017, pp. 412-428., p. 416.
18 M. Knobel, C. Lankshear, ‘Online memes, affinities, and cultural production‘, pp. 199-229.
C. Vasquéz, E. Aslan, ‘“Cats be outside, how about meow”: Multimodal humor and creativity in an internet meme’, Journal of Pragmatics, 171, 2021, pp. 101-117.6
19 L. Grundlingh, ‘Memes as speech acts’, p. 163.
20 Ad esempio: A. C. Calimbo, ‘Deconstructing Myths Via Humor: A Semiotic Analysis of Philippine Political Internet Memes’, CASS Langkit Journal, 6, 2015-2016 ; E. Hakoköngäs, O. Halmesvaara, I. Sakki, ‘Persuasion Through Bitter Humor: Multimodal Discourse Analysis of Rhetoric in Internet Memes of Two Far-Right Groups in Finland’, Social Media + Society, 6, 2, 2020 ; H. E. Huntington, ‘Subversive Memes: Internet Memes as a Form of Visual Rhetoric’, AoIR Selected Papers of Internet Research, 3, 2013, https://spir.aoir.org/ojs/index.php/spir/article/view/8886 [Accessed 5 May 2024];K. Lobinger, B. Krämer, R. Venema, E. Benecchi, ‘Pepe – Just a Funny Frog? A Visual Meme Caught Between Innocent Humor, Far-Right Ideology, and Fandom’, in B. Krämer, C. Holtz-Bacha (a cura di), Perspectives on Populism and the Media, Baden-Baden, Nomos, 2020, pp. 333-353; K. M. Miltner, ‘Internet Memes’, p. 416.
21 K. M. Miltner, ‘Internet Memes’, p. 416.
22 M. Knobel, C. Lankshear, ‘Online memes, affinities, and cultural production’, pp. 209, 213-215; C. Brantner, K. Lobinger, M. Stehling, ‘Memes against sexism? A multi-method analysis of the feminist protest hashtag #distractinglysexy and its resonance in the mainstream news media’, Convergence: The International Journal of Research into New Media Technologies, 26, 3, 2020, pp. 674–696, p. 678.
23 A.C. Calimbo, ‘Deconstructing Myths Via Humor: A Semiotic Analysis of Philippine Political Internet Memes’, p. 18.
24 L. Grundlingh, ‘Memes as speech acts’, pp. 165-166.
25 «Participating in memetic activities (i.e., in their creation, distribution, appreciation) means engaging in a playful process of collaborative interaction to generate online humor» (J. Seiffert-Brockmann, T. Diehl, L. Dobusch, ‘Memes as games: the evolution of a digital discourse online‘, New Media & Society, 20, 8, 2018, pp. 2862-2879 in C. Vasquéz, E. Aslan, ‘“Cats be outside, how about meow”: Multimodal humor and creativity in an internet meme’, p. 102).
26 L. Shifman, ‘An anatomy of a YouTube meme’, pp. 195-196.
27 A.M. Ferguson, T.E. Ford, ‘Disparagement humor: A theoretical and empirical review of psychoanalytic, superiority, and social identity theories’, Humor - International Journal of Humor Research, 21, 3, 2008, pp. 283–312.
28 L. Shifman, ‘An anatomy of a YouTube meme’, pp. 196.
29 A.C. Calimbo, ‘Deconstructing Myths Via Humor: A Semiotic Analysis of Philippine Political Internet Memes’, pp. 3-4, 7; A. Nissenbaum, L. Shifman, ‘Internet memes as contested cultural capital: The case of 4chan’s /b/ board’, New media & Society, 19, 4, 2017, pp. 483–501; C. Vasquéz, E. Aslan, ‘“Cats be outside, how about meow”: Multimodal humor and creativity in an internet meme’, p. 102.
30 C. Vasquéz, E. Aslan, ‘“Cats be outside, how about meow”: Multimodal humor and creativity in an internet meme’, pp. 111-115.
31 «Two people’s common ground is, in effect, the sum of their mutual, common, or joint knowledge, beliefs, and suppositions» (H. H. Clark, Using language, p. 93).
32 L. Shifman, Memes in Digital Culture, p. 118.
33 U. Eco, Semiotica e filosofia del linguaggio, p. 110.
34 Nel genere testuale dei meme si distinguono diversi sottogeneri, che si differenziano per il tipo di materiale semiotico e per il tipo di uso o ri-uso di questo materiale semiotico che li costituiscono (L Shifman, Memes in Digital Culture, pp. 99-118).
35 L. Grundlingh, ‘Memes as speech acts’, pp. 155-156.
36 Ivi, p. 155.
37 Interessante ad esempio il caso presentato in L. A. Hahner, ‘The riot kiss: Framing memes as visual argument’, Argumentation and advocacy, 49, 2013, pp. 151-166.
38 Know Your Meme, ‘Success Kid / I Hate Sandcastles’, <https://knowyourmeme.com/memes/success-kid-i-hate-sandcastles> [Accessed 5 May 2024].
39 Ibidem.
40 Neming Wiki, ‘Whatcha Got There?’, <https://en.meming.world/wiki/Whatcha_Got_There%3F> [Accessed 5 May 2024].
41 Piñata Farms, ‘Bee Movie Lawyer Tantrum Animated Gif Maker’, <https://www.pinatafarm.com/memegenerator/2aaee670-8c01-4e1-adb0-0f17fc817c4e?mode=create> [Accessed 5 May 2024].
42 C. Brantner, K. Lobinger, M. Stehling, ‘Memes against sexism? A multi-method analysis of the feminist protest hashtag #distractinglysexy and its resonance in the mainstream news media’, p. 678.
43 E. Rigotti, S. Cigada, La comunicazione verbale, Milano, Apogeo Editore, 2004.
44 G. Fauconnier, M. Turner, ‘Conceptual integration networks’; G. Fauconnier, M. Turner, The way we think; A. Rocci, S. Mazzali-Lurati, C. Pollaroli, ‘The argumentative and rhetorical function of multimodal metonymy’, Semiotica, 220, 2018, pp. 123-153.
45 G. Fauconnier, M. Turner, ‘Conceptual integration networks’, p. 137.
46 G. Fauconnier, Mental spaces: Aspects of meaning construction in natural language, Cambridge, Cambridge University Press, 1994, p. XXXIX; si veda anche A. Rocci, S. Mazzali-Lurati, C. Pollaroli, ‘The argumentative and rhetorical function of multimodal metonymy’, p. 133.
47 A. Rocci, ‘Manoeuvring with voices’, in F. H. Van Eemeren (a cura di), Examining Argumentation in Context: Fifteen Studies on Strategic Maneuvering, Amsterdam, John Benjamins, 2009, pp. 257-283, pp. 260-263.
48 C. J. Fillmore, Form and meaning in language, Stanford, CA, CSLl, 2003 in A. ROCCI, ‘Manoeuvring with voices’, pp. 260-263.
49 E. Rigotti, S. Cigada, La comunicazione verbale, cap. 4.
50 Vedi E. Kelley, ‘Wouldn't you like to know, Weather Boy?‘, https://www.youtube.com/watch?v=7b4ULg131PM [Accessed 5 May 2024].
Know Your Meme, ‘Wouldn't You Like to Know, Weather Boy?’, https://knowyourmeme.com/memes/wouldnt-you-like-to-know-weather-boy [Accessed 5 May 2024].
Digital Cultures, ‘Wouldn’t You Like to Know, Weather Boy‘, https://digitalcultures.net/memes/wouldnt-you-like-to-know-weather-boy/ [Accessed 5 May 2024].
51 Digital Cultures, ‘Wouldn’t You Like to Know, Weather Boy’.
52 Ibidem.
53 Più precisamente Buzz Lightyear dice «sch’moes», che significa ‘idiota, stupido’ (Bab.la, ‘schmoe’, https://it.bab.la/dizionario/inglese-italiano/schmoe [Accessed 5 May 2024]), ma intende – come si capisce poi dalla correzione di Woody – «s’mores», cioè il tipico snack americano con marshmallow tostati (Cambridge Dictionary, ‘s’more’, https://dictionary.cambridge.org/dictionary/english/s-more [Accessed 5 May 2024].). Si veda Quotes Gram, ‘Buzz toy story quotes’, https://quotesgram.com/img/buzz-toy-story-quotes/7643508/ [Accessed 5 May 2024].
54 Kapwing, ‘Woody And Buzz Lightyear Everywhere Meme Template’, https://www.kapwing.com/explore/woody-and-buzz-lightyear-everywhere-meme-template [Accessed 5 May 2024].