1. Introduzione
La mostra bibliografica Il mito di Prometeo, dagli antichi ai moderni è nata da un’idea del micro-gruppo ‘Miti in migrazione: intermedialità del mito’, nell’ambito del Progetto culturale ‘Convergenza e distanza’ della Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’Università della Svizzera italiana. La scelta di esporre alcuni volumi posseduti dalle Biblioteche, così come la loro disposizione all’interno delle teche, è legata anche ad un altro evento organizzato dal micro-gruppo dal titolo Mito e intermedialità, nel quale sono intervenuti Piero Boitani, professore emerito di Letterature comparate all’Università La Sapienza di Roma, Irina O. Rajewsky, docente all’Università di Mainz e Peppino Ortoleva, già professore di Storia e teoria dei media all’Università di Torino. Il concetto di intermedialità, ovvero la compresenza di due o più media, sistematizzato da Rajewsky, emerge chiaramente dalla presenza all’interno dell’esposizione di libri illustrati moderni e di xilografie inserite nei libri antichi.[1]
La Biblioteca universitaria Lugano, la Biblioteca cantonale di Lugano e la Biblioteca Salita dei Frati hanno collaborato all’iniziativa, mettendo a disposizione gli esemplari custoditi nelle loro Biblioteche.
L’intento dell’esposizione è stato quello di far conoscere, non solo ad un pubblico strettamente accademico ma ben più ampio, le edizioni sul mito di Prometeo presenti sul territorio, al fine di valorizzare i fondi librari in cui sono inserite e di mostrare come lo stesso mito si sia modificato nel corso del tempo ad opera di autori antichi e moderni.
La mostra bibliografica è stata realizzata in due differenti sedi: una prima volta presso la Biblioteca universitaria Lugano al livello 1, dal 30 marzo al 6 aprile 2022 in occasione della giornata di studi, organizzata dall’Università della Svizzera italiana in collaborazione con LAC edu, dal titolo Prometeo. Mito e intermedialità, e una seconda alla Biblioteca cantonale di Lugano dal 2 al 30 novembre al piano -1 in prossimità del banco prestiti negli orari di apertura.
2. La selezione degli oggetti
La curatrice della mostra bibliografica ha selezionato alcuni libri antichi e moderni, individuando gli esemplari secondo due categorie, le traduzioni dei classici e i rifacimenti moderni. Questi sono stati scelti dapprima con una verifica nei cataloghi elettronici e successivamente con la consultazione in loco. Sono stati utilizzati l’OPAC (On-line public access catalog) del Sistema bibliotecario ticinese (Sbt)[2] per i volumi presenti alla Biblioteca cantonale e alla Biblioteca Salita dei Frati e USI Reperio,[3] catalogo delle Biblioteche dell’Università, per i libri della Biblioteca universitaria Lugano. Gli esemplari messi in mostra sono qui proposti con l’indicazione della Biblioteca di appartenenza e della collocazione, suddivisi nei due diversi gruppi, partendo dagli autori antichi sino ad arrivare ai moderni:
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I capi dell’opera del teatro antico e moderno italiano e straniero, volume 2, Venezia presso Giacomo Curti nel 1789 (Biblioteca cantonale di Lugano, LGC FAIR 506/2);
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Aeschylus, Prometeo legato tragedia d’Eschilo recata dal testo greco in versi volgari e con annotazione illustrata, in Vinegia, nella stamperia Coleti, 1795 (Biblioteca Salita dei Frati, Biblioteca Abate Fontana (BAF 1454 3);
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Aeschylus, Prometeo legato tragedia di Eschilo dal greco originario recata in Toscana poesia dall’Abate Giuseppe Marotti, Roma, presso il Salomoni, 1795 (Biblioteca Salita dei Frati, Biblioteca Abate di Sagno, BAF 2170 2);
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Aeschylus, Prometeo legato tragedia in Tragedie di Eschilo, tradotte da Felice Belotti, tomo 1, Milano, Società tipografica dei classici italiani, 1821 (Biblioteca cantonale di Lugano, LGC 36 L 21);
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Aeschylus, Les suppliants, Les Perses, Les sept contre Thèbes, Prométhée enchaîné, tome 1, texte ètabli et traduit par Paul Mazon, Paris, Société d’édition «Les belles lettres», 1920 (Biblioteca universitaria Lugano, BUL B 882 AES OEU);
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Aeschylus, Tragedie di Eschilo, tradotte da Ettore Romagnoli, con incisioni di A. De Carolis, Bologna, Zanichelli, 1922 (Biblioteca cantonale di Lugano, LGC 65 L/14);
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Aeschylus, Prometeo legato di Eschilo, tradotto da Domenico Ricci, Milano, Eroica, 1923 (Biblioteca cantonale di Lugano, LGC A PELL 364);
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Aeschylus, Les suppliantes, Les Perses, Les sept contre Thèbes, Prométhée enchaîné, tome 1, texte ètabli et traduit par Paul Mazon, Paris, Société d’édition «Les belles lettres», 1984 (Biblioteca Universitaria Lugano);
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Johann Wolfgang von Goethe, Goethe’s Werke, Stuttgart, Gotta, 1830 (Biblioteca cantonale di Lugano, LGC 047 G 73);
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Vincenzo Monti, Poemetti, Milano, Resnati, 1839 (Biblioteca cantonale di Lugano, LGC MART 285);
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Carl Spitteler, Prometheus und Epimetheus ein Gleichnis, Jena, Eugen Diederichus, 1911 (Biblioteca cantonale di Lugano, LGC 53 C 6);
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Perry Bysshe Shelley, Prometeo liberato, traduzione di Carlo Faccioli, Firenze, Successori Le Monnier, 1902 (Biblioteca cantonale di Lugano, LGC 1 B 37);
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André Gide, Il Prometeo male incatenato, Firenze, Vallecchi, 1920 (Biblioteca cantonale di Lugano, LGC A 5481);
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Mary Shelley, Frankenstein ovvero il Prometeo moderno, Milano, Sugar, 1968 (Biblioteca cantonale di Lugano, LGC 072 PR 72).
Le edizioni delle Metamorfosi di Ovidio hanno accompagnato l’intera esposizione e in particolare è stata mostrata la xilografia presente nell’esemplare della Biblioteca Salita dei Frati.
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Publius Ovidius Naso, Le Metamorfosi di Ovidio, ridotte da Gio. Andrea dall’Anguillara, in ottava rima … Di nuovo dal proprio auttore rivedute, et corrette, con l’annotationi di m. Gioseppe Horologgi, con postille, et con argomenti nel principio di ciascun libro di m. Francesco Turchi, in Venetia, appresso gli heredi di Pietro Dehuchino, 1588 (Biblioteca Salita dei Frati, BSF 90 Aa 9);
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Publius Ovidius Naso, Le Metamorfosi di Ovidio, ridotte da Giovanni Andrea dell’Anguillara in ottava rima, Venezia, presso Francesco de’ Franceschi, 1571 (Biblioteca cantonale di Lugano, LGC 47 G 35).
Ciascun oggetto esposto è quindi inserito all’interno di una collezione speciale che ha sue caratteristiche e specificità.[4]
3. Il mito di Prometeo, dagli antichi ai moderni alla Biblioteca universitaria Lugano
La mostra allestita in occasione della giornata di studi è stata rivolta principalmente agli studenti, ai ricercatori e ai professori e si è svolta con una visita guidata. Oltre alle due teche dove i libri sono stati posizionati in orizzontale grazie all’utilizzo di magneti con le rispettive didascalie, sono stati adoperati anche due tavoli corredati di espositori.
I volumi Les suppliantes, Les Perses, Les sept contre Thèbes, Prométhée enchaîné, pubblicati a Parigi nel 1920 e nel 1984 sono stati collocati in apertura, con l’intento di mostrare due delle edizioni custodite all’interno del fondo Braswell della Biblioteca universitaria Lugano.[5] La raccolta, che consta di 3532 volumi, è stata donata alla Biblioteca da Bruce Karl Braswell (1933-2013), il quale studiò filologia classica presso l’Università di Toronto e conseguì il Dottorato di ricerca all’Università di Oxford. Insegnò nelle Università di Berlino e di Friburgo, concentrando principalmente i suoi studi sull’opera di Pindaro.
Una prima teca è stata dedicata agli antichi, ovvero alle traduzioni delle tragedie di Eschilo,[6] ponendo particolare attenzione ai traduttori delle singole opere, secondo un percorso rigorosamente cronologico.
Sono stati esposti I capi dell’opera del teatro antico e moderno italiano e straniero, Prometeo legato (Coleti, 1795), Prometeo legato, tradotto dall’Abate Giuseppe Marotti (Salomoni, 1795), Prometeo legato tradotto da Felice Belotti (1821), Tragedie tradotto da Ettore Romagnoli (1922) e Prometeo legato tradotto da Domenico Ricci (1923).
Di grande interesse è il discorso dell’editore sul Prometeo di Eschilo che descrive l’operazione del traduttore Melchiorre Cesarotti, contenuto all’interno de I capi d’opera del teatro antico e moderno italiano, pubblicato a Venezia presso Curti nel 1789:
Prometeo è uno di que’ soggetti storico-favolosi che più diversificano in mano de’ poeti, e che fanno errar qua e là la penna de’ mitologi e il pennello de’ pittori. Ciò che si potrebbe arrischiar come storico, o come verisimile, intorno a Prometeo si è, che egli fosse egiziano e che fiorisse ai tempi di Cecrope, primo re di Atene, contemporaneo di Josuè. Del resto, la nascita, le azioni ed il fine di Prometeo non sono che un ammasso di assurdità diversificate in mille modi a seconda del bisogno e del capriccio. Da questo impasto trasse Eschilo la materia delle tre tragedie: la prima, col titolo di Prometeo ladro (altrimenti il furto di Prometeo) la seconda, di Prometeo legato; la terza, di Prometeo liberato. Delle tre non ci rimane che la seconda, cioè quella ch’or noi pubblichiamo […]. Ha di più il vanto esclusivo d’esser stato tradotto dal sign. ab. Melchior Cesarotti nella cui impresa, benchè della prima sua adolescenza, vi si vede pur quella mano che divenir un giorno doveva l’autrice famosa delle traduzioni d’Ossian e di Omero. Abbiamo poi creduto di non dover privar il pubblico neppur di que’ versi che precedono la traduzione medesima, ne’ quali il sign. Cesarotti ci porge in peregrino modo l’idea d’un preliminare che fa tutto-ad-un-tratto le veci di lettera dedicatoria, poetica senza sforzo, nobile senza gonfiezza, gentile senza adulazione, e piccolo, ma degno presagio di quell’aurora che recar doveva alla letteratura italiana un giorno sì luminoso.[7]
Allo stesso discorso dell’editore Giacomo Curti viene accostata anche la nota del traduttore Felice Belotti, contenuta all’interno di Prometeo legato tragedia in Tragedie di Eschilo, stampate a Milano dalla Società tipografica dei classici italiani nel 1821, facendo così emergere le differenti operazioni svolte in fase di traduzione:
Fu notato che la grandiloquenza di questo poeta, sublime e rapido per lo più, rompe talvolta nel turgido e nell’oscuro. Procurando io sempre di levare il verso all’altezza ed all’efficacia dell’originale, per quanto era nelle mie forze, e comportava la diversa lingua, minore nelle parole composte, delle quali molto grandeggia la frase di questi drami; non ho però stimato dovere di traduttore il porre alcuna arte nello attenuare e coprir que’ difetti: che allora un’altra faccia ha l’opera che si traduce, un’altra la traduzione; e i grandi non amano comparire che con la propria.[8]
Un secondo tavolo ha accolto invece le edizioni antiche delle Metamorfosi di Ovidio con una xilografia raffigurante Prometeo. Il volume della Biblioteca Salita dei Frati non è stato volutamente messo in mostra per motivi conservativi, ma esposto durante le visite guidate.
La seconda teca, dedicata ai moderni, è stata caratterizzata dalle riscritture del mito di Prometeo:[9] Goethe’s Werke, Prometheus und Epimetheus ein Gleichnis, Prometeo liberato, Il Prometeo male incatenato e Frankenstein ovvero il Prometeo moderno.
Nei poemetti, Vincenzo Monti si rivolge a Napoleone facendo un’analogia con le virtù dell’infelice Prometeo:
Al Cittadino Napoleone Bonaparte comandante supremo dell’armata d’Italia
Al più meraviglioso Guerriero della storia moderna presentasi il più celebre personaggio dell’antica Mitologia. Piacciavi, Cittadino Generale, di accoglierlo cortesemente, e scorgerete che le virtù dell’infelice Prometeo appartengono a quelle del fortunato Bonaparte per molti riguardi. Zelatore ardentissimo dell’indipendenza del Cielo, da cui traeva l’origine, egli combatté lungamente, e con valore e con senno, contro il dispotismo di Giove, e divenne co’ liberi suoi sentimenti il flagello perpetuo dei congiurati aristocrati dell’Olimpo. Voi avete fatto altrettanto co’ Despoti della terra; e in ciò solo vi siete mostrato dissimile da Prometeo, ch’egli fu perdente e Voi vincitore. Per consiglio di Temide, e coll’aiuto di Pallade infuse egli nell’uomo il foco del Cielo; e Voi infondate nelle Nazioni il foco della libertà, adempiendo gli alti e generosi disegni del primo Governo dell’Universo. Beneficò egli il genere umano sepolto da Giove nelle miserie per la funesta dote di Pandora; e Voi beneficate i popoli sommersi nel fango della schiavitù, restituendoli ai naturali loro diritti, e obbligando con il braccio delle vostre legion invicibili gli ostinato vostri nemici a lasciar in pace la terra abbastanza coperta di sangue, di lagrime e di delitti. Coll’insegnamento delle arti, della sapienza e della giustizia egli fu il rigeneratore degli uomini; e Voi lo siete della parte più bella d’Europa, con dettarle delle provvide leggi, ed infiammarla dei sublimi sentimenti di libertà colla grande emanazione del vostro genio e dei profondi vostri pensieri. Per lui insomma rinacque la natura a nuova vita; e per Voi rinasciamo noi pure ad una nuova morale, ricuperando la perduta nostra ragione. Sia dunque Prometeo il vostro amico, come Voi siete il suo emolo; e non vi stupite se egli che fu il primo e il più veggente di tutti i profeti, ha contemplato fra le tenebre dell’avvenire le ammirabili vostre imprese, e ne ha parlato sovente con compiacenza trecento secoli prima che succedessero.[10]
Dalla metà del XIX secolo Prometeo diviene simbolo della scienza, della tecnologia e dell’industria. Con l’opera di Gide, in particolare, Prometeo è disincantano e scanzonato:
Non parlerò della moralità pubblica perché non esiste. Ma a questo proposito, un aneddoto.
Quando dall’alto del Caucaso, Prometeo ebbe bene sperimentato che le catene, i cavicchi, le camicie di forza, i parapetti e gli altri scrupoli, tutto sommato, l’anchilosavano, per cambiar postura si sollevò dal lato manco, stirò il braccio destro e, fra le quattro e le cinque d’un giorno d’autunno, discese il boulevard che va dalla Maddalena all’Opera. Diverse celebrità parigine passarono davanti ai suoi occhi. Dove vanno? si chiedeva Prometeo. Si sedette a un caffè davanti un bicchier di birra e chiese: “Cameriere, dove vanno?”.[11]
La disposizione degli oggetti si è quindi focalizzata principalmente sulla suddivisione nelle due teche, autori antichi e moderni, mostrando ai visitatori come il mito e le sue forme fossero cambiate nel corso del tempo in riferimento ai testi.
4. Il mito di Prometeo, dagli antichi ai moderni alla Biblioteca cantonale di Lugano
La mostra che si è svolta in Biblioteca cantonale, invece, è stata pensata per un pubblico ben più ampio e con pannelli esplicativi semplici e immediati.
I testi hanno ripercorso il mito di Prometeo raccontato dagli autori antichi e moderni con alcuni passaggi testuali. Se ne propone un piccolo brano:
Il mito di Prometeo viene narrato per la prima volta dal poeta greco Esiodo (VIII secolo a.C.-VII secolo a.C.) nell’opera Teogonia. Prometeo è un titano, figlio di Giapeto e dell’oceanide Climene. Si scontra con Zeus, inizialmente dando agli uomini la parte migliore delle vittime sacrificate e successivamente fornendo loro il fuoco di cui erano stati privati. Zeus decide di punire Prometeo incatenandolo ad una rupe ove gli viene inviata un’aquila per divorargli il fegato che ricresce continuamente. Gli uomini vengono dunque puniti a loro volta con la creazione della donna, Pandora, che viene accettata in sposa dal fratello di Prometeo, Epimeteo. Eschilo (525 a.C.-456 a.C.), tragediografo greco, dedica alla figura di Prometeo un’intera trilogia, di cui rimane una sola tragedia, il Prometeo legato. Zeus punisce Prometeo incatenandolo alla rupe per aver donato il fuoco agli uomini. La scena è statica, ma il titano viene raggiunto da Oceano ed Io e dalle Oceanine. Prometeo conosce un segreto che può compromettere il potere incontrastato di Zeus. Per questo motivo il padre degli dèi invia Ermes ad estorcergli informazioni. Non riuscendo a carpire alcun segreto, Zeus si scaglia su Prometeo e lo getta in un burrone. Con la riscoperta dei classici, dal Settecento in poi, la tragedia Prometeo legato viene riproposta da illustri traduttori, come potete osservare dalle edizioni qui esposte.[12]
Oltre ai pannelli, è stato realizzato anche un video, grazie alla collaborazione con il servizio eLab dell’Università della Svizzera italiana, ove sono stati sfogliati i volumi esposti in mostra, con una particolare attenzione alle illustrazioni che accompagnano il testo.
Si tratta delle Tragedie di Eschilo, tradotte da Ettore Romagnoli, con incisioni di A. De Carolis e Prometeo legato di Eschilo, tradotto da Domenico Ricci.
Adolfo de Carolis (1874-1928) collaborò con grandi letterati, tra cui Gabriele D’Annunzio e Giovanni Pascoli, per illustrare con incisioni e xilografie le loro opere. Dal 1921 al 1928 collaborò per la collana Poeti greci tradotti da Ettore Romagnoli (1871-1938) per l’editore Zanichelli.
Domenico Ricci (1885-1957) proseguì gli studi a Roma e si laureò in antichità classiche. Poeta, traduttore, fu docente ad Orvieto dal 1913 al 1921. Del 1921 fece la traduzione del Prometeo legato, poi riproposta nel 1923 da Eroica. Nelle due edizioni novecentesche le illustrazioni diventano quindi rappresentazione dello svolgimento del mito e dei suoi stessi simboli.
Il video intende mostrare le trasformazioni del mito nel corso del tempo e le sue illustrazioni novecentesche. A mio parere, di grande interesse sarebbe proseguire le ricerche in questa direzione, portando alla luce anche altre edizioni non strettamente provenienti dalle Biblioteche ticinesi per approfondire ulteriormente le rappresentazioni di Prometeo e del suo stesso mito.
In apertura della mostra è stata posizionata la fotografia della xilografia delle Metamorfosi di Ovidio (1588) che raffigura Prometeo in sella all’aquila con la fiaccola impugnata. È stata quindi scelta un’immagine che potesse attirare l’attenzione del visitatore alla scoperta della storia di Prometeo.
I volumi sono stati posizionati in verticale all’interno delle vetrine e sono stati suddivisi secondo le due tipologie descritte. Le teche erano otto e la disposizione dei testi è stata prettamente cronologica sia per le traduzioni sia per i rifacimenti. Ogni volume è stato corredato di una didascalia con informazioni relative allo specifico fondo librario di appartenenza. I volumi scelti per la mostra bibliografica di Prometeo sono conservati in diverse raccolte nelle differenti Biblioteche: il fondo Airoldi, la Biblioteca dell’Abate Fontana di Sagno, l’Archivio Prezzolini, il fondo antico della Biblioteca cantonale di Lugano e il fondo Braswell.
I capi d’opera del teatro antico, stampati a Venezia presso Curti nel 1789, fanno parte del fondo Airoldi della Biblioteca cantonale di Lugano.[13] Il fondo è stato donato nel 1987 e custodisce 2500 stampe fotografiche e un migliaio di volumi. I documenti sono stati descritti e messi a disposizione degli utenti per la consultazione. La raccolta rispecchia gli interessi della famiglia e soprattutto quelli dell’avvocato e scrittore Giovanni Airoldi (1823-1894): le scienze sociali, il diritto, la letteratura e la linguistica.
I due volumi del Prometeo legato, stampati nel 1795 presso Coleti e Salomoni, appartengono alla Biblioteca dell’Abate Antonio Fontana.[14] Il centro di competenza per il libro antico (CCLA)[15] ha concluso la catalogazione della Biblioteca nel 2019 e la Biblioteca Salita dei Frati ne gestisce la consultazione. L’Abate Antonio Fontana (1784-1865) compì gli studi al Liceo Gallio di Como e venne ordinato sacerdote nel 1806. Fu insegnante di letteratura latina e filologia greca al liceo Gallio. Nel 1827 venne nominato direttore del liceo di Brescia e nel 1832 direttore generale dei Ginnasi di Lombardia. Venne esautorato in seguito ai moti rivoluzionari del 1848; espulso dalla Lombardia, si recò in Ticino. Il Fondo è costituito da 1771 opere e 2574 unità fisiche, soprattutto ottocentine (268 settecentine, 58 seicentine e 55 cinquecentine). Si tratta per lo più libri acquistati e opere ricevute in dono.
Frankestein ovvero il Prometeo moderno pubblicato a Milano per Sugar nel 1968 è parte integrante dell’Archivio Prezzolini che è stato acquisito dal Canton Ticino nel 1978 ed è costituito da 30 fondi principali e da 43 raccolte aggregate.[16]
Le Metamorfosi di Ovidio stampate a Venezia presso Francesco de’ Franceschi nel 1571 sono parte del fondo antico della Biblioteca cantonale di Lugano che custodisce manoscritti e opere a stampa (sino al 1850).[17] Il nucleo originario è costituito dai fondi di cinque dei tredici conventi soppressi dal governo cantonale alla metà del XIX secolo: Sant’Antonio Abate e Santa Maria degli Angeli a Lugano, S. Giovanni Battista e S. Francesco a Mendrisio e il Collegio Papio di Ascona. Le note di esemplare presenti sui volumi, come ad esempio note di possesso, ex libris, timbri, legature con caratteristiche specifiche, aiutano quindi a ricostruire la storia del singolo volume e la sua circolazione.
Il fondo antico si contraddistingue inoltre per la presenza di 198 incunaboli, di 12 corali e oltre 50 aldine. La disposizione degli oggetti adottata in Biblioteca cantonale voleva quindi porre l’attenzione sulla collezione e sui fondi librari, facendoli rivivere[18] e delineando un percorso cronologico chiaro ed intuitivo sulla storia del mito di Prometeo.[19]
5. Linee di ricerca future
In conclusione, vorrei riflettere su due aspetti sui quali ho iniziato a ragionare per la realizzazione della mostra bibliografica.
L’esposizione fisica sempre più spesso è accompagnata da contenuti digitali o da mostre virtuali che consentono senz’altro un’accessibilità maggiore in termini di tempo e spazio rispetto alla modalità fisica. Come integrarli sempre più? Come ripensare la disposizione degli oggetti e ricreare i percorsi pensati? In quale modo far dialogare le collezioni e le mostre virtuali? Come conservare questi stessi percorsi e renderli fruibili nel tempo? Un primissimo passo è stato compiuto con la preparazione del video per la Biblioteca cantonale, ma tutte le questioni qui messe in luce dovranno essere considerate e ulteriormente approfondite per le prossime future mostre.
Vorrei destinare infine una riflessione sul concetto di inclusione. In quale modo rendere questi percorsi sia fisici sia virtuali sempre più inclusivi? Certamente non bastano la disposizione degli oggetti, i pannelli illustrativi e la traduzione delle didascalie descritte nel contributo. Le biblioteche e i musei hanno quindi il dovere di portare avanti progetti di mostre e percorsi didattici che rispondano ai bisogni dei visitatori, rendendo l’ambiente e l’ecosistema digitale sempre più inclusivo e alla portata di tutti.
1 J. Bruhn, B. Schirrmacher (a cura di), Intermedial studies: an introduction to meaning across media, London, Routledge, 2022, pp. 42-55.
2 Per l’utilizzo del catalogo del Sistema bibliotecario ticinese si veda: <https://www.sbt.ti.ch/sbt/>
3 Per l’utilizzo di Reperio si veda: <https://reperio.usi.ch/discovery/search?vid=41SLSP_USI:BiUSI>
4 L. Lombardi, M. Rossi (a cura di) Un sogno fatto a Milano: dialoghi con Orhan Pamuk intorno alla poetica del museo, Milano, Johan & Levi editore, 2018, p. 94 e p. 125; C. Pontillo, Musei di carta: esposizioni e collezioni d’arte nella letteratura contemporanea, Roma, Carocci, 2022, pp. 114-120.
5 M. Billerbeck Braswell, ‘Il fondo Bruce Karl Braswell. La biblioteca di un classicista a Lugano’, Fogli, n. 36, 2015, pp. 1-6; A. Balbo, ‘I volumi latini del fondo “Bruce Braswell” alla Biblioteca universitaria di Lugano: riflessioni e prospettive’, Fogli, n. 40, 2019, pp. 1-7.
6 Eschilo, Goethe, Shelley, Gide, Pavese, F. Condello (a cura di), Prometeo: variazioni sul mito, Venezia, Marsilio, 2011, pp. 10-12.
7 I capi d’opera del teatro antico e moderno italiano e straniero, in Venezia, presso Antonio Q. Giacomo Curti, 1789, p. 9-12.
8 Prometeo legato tragedia in Tragedie di Eschilo, trad. di F. Bellotti, tomo 1, Milano, Società tipografica dei classici italiani, 1821.
9 F. Condello, Prometeo: variazioni sul mito, cit., pp. 33-53.
10 V. Monti, Poemetti, Milano, Resnati, 1839, pp. 183-184.
11 A. Gide, Il Prometeo male incatenato, Firenze, Vallecchi, 1920, p. 11.
12 Esempio di un brano ripreso dal pannello introduttivo alla mostra realizzata presso la Biblioteca cantonale di Lugano.
13 Si vedano K. Gianoli-Barioni, Il fondo cartaceo Airoldi: analisi, intervento conservativo e futura valorizzazione, lavoro di diploma del Master of Advanced Studies SUPSI in Library and Information Science, Lugano, 12 dicembre 2014; S. Spadafora, Conservare ed esporre immagini storiche in Biblioteca. Un’indagine conservativa sul Fondo Airoldi alla Biblioteca cantonale di Lugano, lavoro di diploma del Master of Advanced Studies SUPSI in Library and Information Science, Lugano, 12 dicembre 2014.
14 Si vedano M. Bernasconi, ‘La Biblioteca Abate Fontana di Sagno’, Fogli, n. 8, 1988, pp. 7-10; d. Dellamonica, R. Garavaglia, ‘La Biblioteca Abate Fontana di Sagno. Un progetto di catalogazione e valorizzazione digitale a cura del Centro di competenza per il libro antico’, Fogli, n. 41, pp. 1-17.
15 Si veda la pagina dedicata al Centro di competenza per il libro antico: <https://www.bibliotecafratilugano.ch/centro-di-competenza-per-il-libro-antico>
16 Si veda il seguente documento nella pagina dedicata all’Archivio Prezzolini: <https://www.sbt.ti.ch/all/prezzolini/id321_l_archivio_in_breve_2023.pdf>
17 Si vedano A. Ramelli, Catalogo degli incunaboli della Biblioteca cantonale di Lugano, Firenze, Olschki, 1981; G. Conti, L. Saltini (a cura di), I libri corali della Biblioteca cantonale di Lugano, già del convento di S. Maria degli Angeli, Lugano, 2015.
18 L. Lombardi, M. Rossi (a cura di), Un sogno fatto a Milano: dialoghi con Orhan Pamuk intorno alla poetica del museo, Milano, Johan & Levi editore, 2018, p. 178.
19 Ivi, p. 152 e C. Pontillo, Musei di carta: esposizioni e collezioni d’arte nella letteratura contemporanea, cit., pp. 114-120.