1. Frammenti di realtà, testi ibridi

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La stricte authenticité du document humain

André Breton, 1937

Un testo ibrido è composto di elementi verbali e non verbali come fotografie, illustrazioni e frames cinematografici. Il processo di integrazione tra diverse componenti modifica la natura e la struttura del testo e crea la possibilità di molteplici livelli di lettura, mettendo in discussione la ‘linearità del significante’, e dando spazio a forme di comunicazione complesse che coniugano diversi mezzi espressivi e comunicativi come parole, immagini, accorgimenti tipografici. Il testo come ibrido si presta ad una lettura molteplice, su più livelli, in più direzioni: è un qualcosa che cresce e prolifera grazie anche all’innesto di ciò che sembra marginale. Questa sezione della Galleria accoglie al proprio interno tutti quei testi in cui il rapporto tra ciò che è letterario e ciò che è documentario si esprime attraverso la relazione tra verbale e non verbale.

È lo snodarsi del processo di lettura che consente ai documenti, anche quelli non verbali, di diventare cruciali per una comprensione completa delle intenzioni espresse dal testo letterario. La letteratura degli anni Trenta è ricca di esempi illustri di testi che inglobano al proprio interno documenti fotografici che potrebbero apparire come marginali, ma che sono funzionali al processo di lettura del testo letterario, come nel caso di Virginia Woolf in Three guineas (1938), Nadja di André Breton (1928), Chantiers américains di André Maurois (1933) o French en andere cancan di Gaston Burssens (1935, Fig. 1).

Un testo è ibrido anche quando porzioni e frammenti del mondo reale entrano nel testo, molto spesso grazie ad innesti sperimentali di tipo linguistico. In Berlin Alexanderplatz (1931, Fig. 2) Döblin lancia un nuovo trend utilizzando tecniche filmiche che incidono sullo stile letterario, o lasciando che siano il linguaggio e i suoni della metropoli ad entrare nel testo letterario e a comunicare qualcosa. In Italia sono Enrico Emanuelli con Radiografia di una notte (1932, Fig. 3) o il più popolare L’esperimento di Pott di Pitigrilli (1929, Fig. 5) ad ispirarsi allo stile modernista di Döblin, ospitando frammenti di realtà, incursioni di suoni, pezzi di metropoli, stralci di linguaggi orali. La realtà viene documentata nel romanzo grazie ad accorgimenti lingustici, tramite l’inserimento di frasi e titoli di giornali e slogan pubblicitari; o tramite il ricorso a linguaggio popolare e gergo urbano. A volte la realtà irrompe nel testo narrativo, attraverso i prodotti, la merce. Gli anni Trenta vedono il proliferare di romanzi che si pongono degli obiettivi promozionali e all’interno dei quali l’aspetto pubblicitario e quello narrativo non sono più distinguibili, come in Fiat. Racconto di una giornata di Massimo Bontempelli in Italia (1932, Figg. 4 e 7) o in Gelakte Hersens di Revis in Olanda, romanzo costruito intorno all’obiettivo di vendere una macchina Ford. Con il linguaggio pubblicitario si gioca e si sperimenta nei testi letterari degli anni Trenta, come nel caso di Mrs Dalloway di Virginia Woolf (Fig. 6).