Che cos’è un documento? Parlando in termini generali, possiamo definirlo come un frammento del mondo reale – un’immagine, un suono, un testo scritto – inserito e citato all’interno di un testo letterario. Nel periodo tra le due guerre mondiali in tutta Europa, la tendenza al ‘documentario’ inizia ad emergere come categoria estetica ed è riferita ad un modo moderno di descrivere il reale nelle arti visuali, così come al cinema e in fotografia. Intorno al 1930 con la New Objectivity o Neue Sachlichkeit le arti visuali cercano di inventare un modo nuovo per combinare le due dimensioni. Lo stesso fa la letteratura.

Il rapporto tra letteratura e documento diventa una delle questioni cruciali a partire dalla fine del XIX secolo e raggiunge il suo apice nella prima metà del XX secolo: la letteratura ospita ed ingloba al proprio interno testi non letterari e documenti provenienti dal mondo reale e questa integrazione modifica la natura stessa del testo e dei generi letterari. Questa relazione negli anni Trenta conosce degli esempi illustri, come Manhattan Transfer (1925) di Dos Passos o Berlin Alexanderplatz (1929) di Döblin. La letteratura ospita e inserisce al proprio interno elementi documentari, ma allo stesso tempo diventa essa stessa documento e testimonianza concreta di un contesto e di una specifica realtà storica.

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La stricte authenticité du document humain

André Breton, 1937

Un testo ibrido è composto di elementi verbali e non verbali come fotografie, illustrazioni e frames cinematografici. Il processo di integrazione tra diverse componenti modifica la natura e la struttura del testo e crea la possibilità di molteplici livelli di lettura, mettendo in discussione la ‘linearità del significante’, e dando spazio a forme di comunicazione complesse che coniugano diversi mezzi espressivi e comunicativi come parole, immagini, accorgimenti tipografici. Il testo come ibrido si presta ad una lettura molteplice, su più livelli, in più direzioni: è un qualcosa che cresce e prolifera grazie anche all’innesto di ciò che sembra marginale. Questa sezione della Galleria accoglie al proprio interno tutti quei testi in cui il rapporto tra ciò che è letterario e ciò che è documentario si esprime attraverso la relazione tra verbale e non verbale.

È lo snodarsi del processo di lettura che consente ai documenti, anche quelli non verbali, di diventare cruciali per una comprensione completa delle intenzioni espresse dal testo letterario. La letteratura degli anni Trenta è ricca di esempi illustri di testi che inglobano al proprio interno documenti fotografici che potrebbero apparire come marginali, ma che sono funzionali al processo di lettura del testo letterario, come nel caso di Virginia Woolf in Three guineas (1938), Nadja di André Breton (1928), Chantiers américains di André Maurois (1933) o French en andere cancan di Gaston Burssens (1935, Fig. 1).

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Questa sezione è dedicata alle relazioni tra documento e letteratura in un ambito di grande interesse: quello della letteratura popolare. Sono qui raccolti documenti relativi ai gusti, agli interessi, alle letture della middleclass europea tra gli anni Venti e gli anni Trenta. Si va dall’interesse per le esplorazioni – i grandi viaggi, le colonie, i mezzi di trasporto – al successo delle riviste e dei rotocalchi, all’attrazione per gli strumenti in grado di mettere l’uomo a contatto con il mondo delle immagini, come la macchina da presa e la fotocamera. Negli anni Trenta c’è lo sviluppo di mete turistiche, come dimostrano le brochure collezionate da André Beucler (Fig. 1), o quelle dell’antropologia francese con Mission Dakar-Djibouti nel 1931-1933 (Minotaure e L’Afrique fantôme di Michel Leiris). Viene enfatizzato il trend coloniale, come in Gente d’Africa di Davy Gabrielli (1935) o Paris-Tombouctou di Paul Morand (1928). Gli anni Trenta conoscono una rivoluzione nei trasporti: macchine e aereoplani sono la materializzazione del sogno di velocità, forza e controllo della natura che nasce con il Futurismo (Fig. 2). I poster italiani, la pubblicità e un largo numero di libri riferiti all’aviazione (Fig. 3) sono la testimonianza di questo entusiasmo.

Gli anni tra il 1920 e il 1930 sono anche il periodo d’oro per la fotografia e il cinema documentario: è in atto una fase di entusiasmo per questa dimensione dinamica e visuale della realtà, che consente allo spettatore di catturare il mondo, restituendone una chiara immagine allo spettatore.

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