6.1. Dal gruppo alla collaborazione a due. L’esperienza di Flavia Alman e Sabine Reiff, pioniere delle nuove immagini

di

     
Categorie



La storia che vorrei raccontare è una storia di collaborazioni e lavoro di gruppo. Inizia negli anni Ottanta, prosegue fino ad oggi e si sviluppa da un collettivo di artisti a una coppia di artiste, da Correnti Magnetiche a Pigreca. È una storia di pionieri e pioniere delle immagini in movimento e in particolare delle audio-visioni digitali: anzi, all’inizio siamo proprio sulla soglia, negli anni esplorativi di quelle tecnologie ancora non diffuse e soprattutto allora inesistenti al di fuori dei primi utilizzi operativi e concreti.

Il gruppo Correnti Magnetiche nasce a Milano nel 1985 ed è uno dei gruppi che caratterizzano la scena indipendente italiana, tradizione che ha radici nel campo del cinema e del video di controinformazione già in anni e decenni precedenti. Nel campo delle immagini elettroniche ‘innovative’ a Milano, nel 1982, era nato il gruppo di Studio Azzurro e a Firenze nel 1984 quello dei Giovanotti Mondani Meccanici, per fare solo due esempi di rilievo. La peculiarità di Correnti Magnetiche è quella di esplorare, prima di altri, le modalità artistiche delle tecnologie e dei software digitali (fra cui i primissimi programmi per le immagini tridimensionali), anche nelle relazioni musica-immagine. Ricerca incarnata dalle diverse provenienze degli iniziatori del gruppo: Adriano Abbado (musica elettronica e arte digitale), Mario Canali (di formazione pittore), Riccardo Sinigaglia (architetto e musicista). Il gruppo si arricchisce poi con altri apporti fra cui quello di Stefano Roveda (anche per la realtà virtuale), nel 1986 di Flavia Alman (studi in lingue, cinema e immagine pubblicitaria ma anche pittrice e scultrice) e di Sabine Reiff, nata e cresciuta in Germania, con formazione in economia aziendale, e specialista, nel gruppo (cui si unisce nel 1989), di sviluppo di software per applicazioni grafiche e interattive. Questi e altri nomi formano un insieme – intorno al quale ruotano collaboratori e collaboratrici diversi, a seconda delle opere e delle iniziative – in cui dialogano musica, informatica, pittura, grafica, teoria e tecnologia, e che di fatto, volendo sintetizzare, apre la strada in Italia alla computer grafica d’artista. Un tipo di computer grafica che sa dialogare con la ricerca internazionale (a partire dai pionieri del computer film negli USA) ma anche con la tradizione figurativa antica e moderna. Fra memoria e futuro, citazione e astrazione. E con grande attenzione a una creazione musicale originale.

È in particolare Flavia Alman a proporre un dialogo con l’arte, in Citazioni (1988) e Puzzle Museum (1989), omaggi anomali, giocosi, brevi. Nella seconda, ispirata a Bosch, come nota Alessandro Amaducci (2003) «il ricorso alla figura della strega […] è anche un ironico riferimento a un’idea del femminile legata ai misteri dell’arte magica combinatoria e dell’alchimia (la farfalla è il simbolo della metamorfosi)».

Non mi soffermo qui sulla ricca bibliografia e soprattutto sulla videografia, le mostre, i concerti, i tanti premi ottenuti in Italia e all’estero con le opere (trasmesse anche da varie reti televisive) e le installazioni interattive. Estetica e filosofia del gruppo vedono una raffinata ricerca grafica e un approccio tecnologico-organico che coniuga esplorazione e messa a punto di nuovi software con elementi biologici e neurologici, in particolare in alcune installazioni interattive dove il gesto, il battito cardiaco, lo stato psico-fisico vengono ‘misurati’ da sensori che agiscono come nuove forme di ‘oracoli’ il cui esito è costituito da forme e suoni cangianti e ‘creati’ come involontariamente dall’utente.

Ricca è anche la produzione monocanale, nella quale soprattutto Flavia Alman e Sabine Reiff realizzano opere dove è protagonista la metamorfosi, anche giocosa, ed è centrale il tema dell’identità mutevole, come nella installazione interattiva Telespecchio (1993), ‘specchio’ elettronico che scombina, scompone e ricompone i volti dei visitatori, da cui nasce nello stesso anno il brevissimo video Chorus, un ‘coro’ appunto di nuove identità, ora divertenti ora mostruose e inquietanti. Si era intanto costituita, nel 1991, a fianco di Correnti Magnetiche, la società Studio Canali-Pigreco (Alman, Reiff, Canali, Roveda), che si specializza in particolare in realtà virtuale e 3D, con ambienti di grande impatto, anche a livello internazionale, le copertine della rivista Virtual, spot pubblicitari, ‘marionette elettroniche’ che interagiscono con gli spettatori (con l’apporto di Giacomo Verde, come in Euclide, del 1994). Pigreco ha fine nel 1994, e Correnti Magnetiche nel 1996. Stefano Roveda prosegue la sua attività entrando a far parte di Studio Azzurro e Mario Canali continua con lo Studio che porta il suo nome. Flavia Alman e Sabine Reiff nel frattempo avevano creato la Pigreca [fig. 1] sempre a Milano: le due società «coesistettero per un periodo, poi la Pigreca staccò sulla longevità… e la Pigreca, resiliente, è tuttora in atto» (Alman, Reiff, 1999). Una storia che fa dunque parte anche della rete di gruppi, società, investimenti autorial-imprenditoriali su attrezzature impegnative.

La mia storia prende le mosse dalla curiosità per questa collaborazione a due, iniziata in Correnti Magnetiche e diventata poi iniziativa autonoma. Alman e Reiff certamente serbano ed ampliano l’approccio lucido e ludico ad alcune tematiche, come quella della metamorfosi, del ritratto e autoritratto, dell’identità; un metodo di ‘rovesciamento’, anche teorico-critico-terminologico, che demolisce la visione facile ed enfatica delle ‘nuove tecnologie’, che le due artiste multimediali esplorano con grande perizia; l’attenzione al corpo, anche al corpo della rete e alle sue diramazioni. Ma, recentemente, sviluppano anche una grande attenzione all’aspetto didattico e formativo, accanto a una produzione di lavori che vanno dal graphic novel per web e app a opere di videoarte a installazioni interattive. Fino all’interesse per la musica, che entrambe praticano anche in duo (non elettronica in questo caso, in quanto si tratta del molto analogico handpan). Il passaggio dal lavoro nel collettivo neutro alla esperienza della Pigreca, attraversata e vivificata dalla relazione femminile, suscita molteplici interrogativi: quali tematiche specifiche già enucleate in Correnti Magnetiche si sono rafforzate – o magari sono state abbandonate – nella creazione di Pigreca? Quali caratteristiche, nelle diverse formazioni e competenze, sono state proficue nel dialogo a due? Quali le riflessioni odierne delle due artiste? E come si sviluppa l’attenzione alle tematiche di genere, a cui Alman e Reiff si dichiarano molto interessate (anche se le loro installazioni «proiettano sensazioni sul sé in generale») nei confronti della «norma del comportamento sociale eterocratico vigente», come dicono? «Le nostre installazioni riflettono informazione sulle molteplicità dei sé», dichiaravano in un’intervista nel 1996.

Sono alcune domande che orienteranno la mia riflessione, nel ritrovato dialogo con Flavia e Sabine, dopo vent’anni dal mio ultimo contatto con loro.

 

 

Bibliografia

A. Amaducci, Banda anomala. Un profilo della videoarte monocanale in Italia, Torino, Lindau, 2003.

M.G. Mattei (a cura di), Correnti Magnetiche. Immagini virtuali e installazioni interattive, Perugia, Arnaud-Gramma, 1996 (catalogo della mostra svoltasi a Perugia, Rocca Paolina, 11-25 maggio 1996).

F. Alman, S. Reiff in Intervista alle Pigreca, gennaio 1999, <http://www.strano.net/bazzichelli/pdf/Pigreca_intervista.pdf > [accessed 1 September 2016]