Leopardi reloaded. Conversazione con Mario Spada

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Catania/Napoli, luglio 2015

Mario Spada, nato a Napoli, classe 1971, entra nel mondo della fotografia nel 1986. È un reporter che ama la sua terra e la sa raccontare. Nel 2007 lavora come fotografo di scena al film Gomorra di Matteo Garrone e nel 2009 pubblica il suo primo libro personale Gomorra on set. Mario Martone lo chiama quando decide di far rivivere sul grande schermo, con Il giovane favoloso, l’immensa anima del poeta di Recanati, Giacomo Leopardi. Il 3 luglio di quest’anno, in occasione del compleanno di Giacomo Leopardi, gli scatti inediti del set del film sono stati esposti a Recanati in occasione della mostra Il giovane favoloso outdoor. Ecco cosa ci ha raccontato Mario Spada di entrambe le esperienze.

 Il giovane favoloso – foto di scena © Mario Spada

 

D: In che modo la fotografia è intervenuta nella ri-costruzione degli ambienti de Il giovane favoloso?

 Il giovane favoloso – foto di scena © Mario Spada

R: La ricostruzione degli ambienti del film è dovuta allo studio dello scenografo e di Mario Martone. Quello che deve fare il fotografo di scena, cioè io, è scattare delle fotografie che possano servire all’ufficio stampa che però, il più delle volte, ha un’idea della fotografia molto ‘classica’ (per esempio i posati fuori dalla scena), e quindi spesso le foto pubblicate o quelle scelte dall’ufficio stampa non corrispondono sempre a quello che avrei scelto io. Il fotografo di scena, nel mondo del cinema, è considerato ‘superato’, inutile alla produzione del film, perché non fa di certo IL FILM. Quando però il fotografo di scena ha un occhio particolare, tutto suo, può creare una storia all’interno del film che può essere d’aiuto per la distribuzione dell’opera, per la sua pubblicità. La cosa buona che qui è successa è che le foto de Il giovane favoloso le ho scelte insieme a Martone. Mario ha voluto che partecipassi a questo film dopo una prima collaborazione per lo spettacolo teatrale La serata a Colono tratto da Il mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante, con Carlo Cecchi e le musiche di Nicola Piovani. Non voleva il classico fotografo di scena e con lui abbiamo fatto una selezione di foto interessanti che poi ha anche utilizzato nel libro sulla sceneggiatura pubblicato per Mondadori. In più il manifesto del film, realizzato da Patrizio Esposito, è costruito a partire da una mia foto: rovesciando l’immagine Esposito rafforza l’idea di un Leopardi ribelle, non più triste e pessimista. In questo caso l’idea-guida del film nasce da un corto circuito di sguardi.

Nella ricostruzione degli ambienti, invece, la fotografia non esiste. C’è da tener presente che la fotografia nasce qualche anno dopo la morte di Giacomo Leopardi e quindi di lui non abbiamo foto, ma solo dipinti e qualche disegno. L’aneddoto divertente è che ho proposto uno degli spazi a Martone e lui ha deciso che fosse una buona idea. Nella scena che anticipa quella del colera a Napoli si vedono delle croci in una specie di grotta con dei teschi accumulati su delle tavole di legno e questo ambiente l’ho scoperto per caso perché avevo visto in una chiesa una porta aperta dove si trovava un ragazzo che stava restaurando un quadro; mi ci sono intrufolato dentro, ho parlato un po’ con lui, abbiamo fatto amicizia e mi ha fatto vedere questo spazio incredibile che in realtà era il cimitero delle suore di clausura del posto, spazio che risale probabilmente agli anni in cui Leopardi è stato a Napoli.

In Gomorra di Matteo Garrone, diversamente che qui, sono state utilizzate delle mie fotografie per ricostruire degli ambienti.

 Il giovane favoloso – foto di scena © Mario Spada

D: L’impressione da spettatrice è che ogni luogo sia connotato da tagli di luce e atmosfere diverse: colpisce soprattutto il contrasto della parte napoletana, l’accentuazione dei chiaroscuri, fino al grottesco della scena del bordello… È credibile una lettura di questo tipo?

 Il giovane favoloso – foto di scena © Mario Spada

R: Sì, la luce ‘serve’ anche per il linguaggio cinematografico. A Napoli per esempio si è usata quella luce chiaroscurale per dare l’idea di una città sinistra, una città del sangue, degli agguati notturni. La luce sicuramente rafforza alcune delle idee che ha in testa il regista, però nello stesso tempo ritroviamo sempre a Napoli delle scene, quando Leopardi dimora presso la villa sul Vesuvio, in cui le giornate sono particolarmente luminose. Anche nella scena in cui Leopardi è ammalato la luce, bassissima, serve a rendere l’idea che aveva il direttore della fotografia, e che voleva passasse agli spettatori, dell’odore che può fare una stanza chiusa.

La luce ha contribuito più che altro a rafforzare i vari momenti aiutando così il linguaggio cinematografico.

 Il giovane favoloso – foto di scena © Mario Spada

D: Com’è nata l’idea di allestire una mostra en plein air?

 

R: L’idea è stata di Roberta Fuorvia e Cristina Paolini. Roberta Fuorvia è una foto editor, direttrice artistica di mostre ed eventi e organizzatrice di workshop; Cristina Paolini è invece una scenografa che lavora anche per la televisione e fa installazioni d’arte. Ci siamo visti sei-sette volte e abbiamo fatto la selezione degli scatti insieme. All’inizio non doveva essere una mostra en plein air, l’evento doveva essere ospitato in uno spazio molto bello al chiuso, ma il cambiamento di programma, secondo me positivo, ha consentito all’idea iniziale di svilupparsi in maniera originale. Abbiamo passato tre giorni insieme per montare la mostra. Sandro Paolini, il padre di Cristina, ci ha aiutato, avendo un’impresa edile, con i montacarichi che ci hanno permesso di collocare alcuni pannelli a grandi altezze. Anche la collettività ci ha aiutato, visto che Cristina è di Recanati.

Certamente l’idea della mostra al chiuso era bella, anche perché alcuni scatti erano su carta e quindi affisse fuori hanno dovuto sopportare le intemperie fino ad andare completamente distrutte. I PVC e le foto stampare su forex o tela sono stati invece donati alla Biblioteca Comunale di Recanati. In qualche modo queste opere sono rimaste lì, ad abbellire gli spazi del comune. Molti degli scatti esposti sono inediti, sono foto che non sono state scelte dalla produzione e questo sta a significare che gli scatti di un fotografo di scena possono anche avere più di una vita.

 Il giovane favoloso – foto di scena © Mario Spada

D: In che modo la città ha risposto al rinnovato contatto con quelle immagini?

 

R: La città ha risposto molto bene, anche se qualche foto è stata rubata. Non è la prima volta che mi capita, anche quando ho esposto al Pan-Palazzo delle Arti di Napoli la mostra Gomorra on set mi hanno rubato una foto…si vede che piacciono!

Roberta e Cristina volevano porre l’accento sul potenziale della street art come intervento di decoro urbano in contesti abitativi. La cittadinanza ne è rimasta coinvolta e si è sentita parte integrante dell’opera, esercitandosi a guardare ‘oltre’ .