6.3. Il collettivo de Le Ragazze del Porno

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‘Essere (almeno) due’, e quindi anche sette, dieci o dodici… Sono questi i numeri del collettivo Le Ragazze del Porno, un gruppo di registe italiane unite nell’obiettivo di produrre in Italia dei film porno-erotici al femminile. L’idea nasce prendendo spunto da un articolo del 2011, a firma della giornalista Tiziana Lo Porto, dedicato alla raccolta dei corti pornografici femministi Dirty Diaries, diretti dalla regista svedese Mia Engberg, prodotti in Svezia nel 2009 e finanziati dal governo. A supporto di questo progetto cinematografico anche un manifesto di dieci punti a favore della libertà sessuale delle donne, che Le Ragazze del Porno italiane fanno proprio. «Difendi il diritto di essere eccitata alla tua maniera», senza adattarti ai bisogni degli uomini, è il punto due, mentre il punto sette incita a combattere «il vero nemico!», ovvero la censura, perché, fino a quando le immagini sessuali resteranno dei tabù, anche la rappresentazione delle donne non cambierà.

È proprio intorno alla riflessione sulla rappresentazione delle donne che il progetto Le Ragazze del Porno diventa realtà, grazie all’interesse e alla curiosità che l’articolo di Tiziana Lo Porto suscita nella regista Monica Stambrini, che ricorda:

Era il momento delle ‘olgettine’, di Berlusconi, del movimento Se non ora quando. Da un lato c’erano le escort, dall’altro le donne che si scandalizzavano. Noi non ci sentivamo rappresentate da nessuna delle due parti. Ci siamo dette: sarebbe bello girare dei Dirty Diaries anche in Italia. Proviamo a farlo, realizzando dei corti porno in cui anche le donne si possano riconoscere.*

Così Monica Stambrini e Tiziana Lo Porto iniziano a contattare altre autrici e registe per coinvolgerle nel progetto. Sono loro quindi le ‘almeno due’ che, in coppia e ispirate da una terza donna, la regista svedese Mia Engberg, hanno avuto il coraggio di unirsi e dare vita al collettivo Le Ragazze del Porno, che oggi è diventato un vero e proprio movimento. Mara Chiaretti, Anna Negri, Regina Orioli, Titta Cosetta Raccagni, Lidia Ravviso, Emanuela Rossi, Slavina, Roberta Torre, Erika Z. Galli e Martina Ruggeri sono le registe che vi hanno aderito, tutte tra i 25 e i 75 anni con esperienza nel cinema indipendente e mainstream, nel teatro, nella televisione e nella video arte [fig. 1].

Lo scopo del gruppo è rappresentare la molteplicità della visione femminile della sessualità, tra erotismo e pornografia. «In qualche modo sentivo che era una cosa politica» ha sottolineato Stambrini «per questo aveva più senso farla insieme ad altre donne», tanto che «il fatto di metterci insieme è stato uno dei fattori più importanti del progetto». La maggior parte di loro si conosce durante un workshop di scrittura erotica condotto da Slavina nel 2012 a Roma, una sorta di laboratorio finalizzato a girare le scene scritte insieme. «È stata un’esperienza forte. Tra registe non ci conoscevamo. Il primo giorno è stato quasi una seduta di psicoanalisi», con queste parole la videomaker Lidia Ravviso racconta il loro primo incontro che le ha portate ad aderire al progetto proposto da Stambrini e Lo Porto:

L’argomento ci interessava, siamo tutte registe, e abbiamo iniziato a confrontarci sui diversi linguaggi e punti di vista. Abbiamo avuto anche discussioni. Ci si vedeva una volta alla settimana, si parlava di esperienze, di vita, ci siamo scontrate anche su questioni politiche. È stata un’esperienza collettiva potentissima, ha messo in moto tutto, anche cose personali.

A questi ricordi di Ravviso si aggiungono quelli di Stambrini: «Ci siamo incontrate diverse volte per parlare di porno, abbiamo visto film insieme, ci siamo confrontate su quanto dovessero o meno essere esplicite le immagini. E alla fine abbiamo deciso di girare dei film che fossero vietati ai minori di 18 anni e non ai minori di 14, e quindi di usare il linguaggio del porno più esplicito».

Il loro progetto iniziale è quello di realizzare il film collettivo My Sex, una raccolta di dieci corti porno d’autore senza censure in cui ognuna delle registe del collettivo doveva scegliere un’estetica, un punto di vista, usando il linguaggio della fiction, del gonzo, del documentario o della video arte. Ma incontrano difficoltà a trovare dei produttori che finanzino il loro film e quindi nel 2014 pensano di ricorrere al crowdfunding. L’operazione di ricerca di denaro dà loro grande visibilità e risonanza mediatica perché il binomio donne e porno in Italia fa ancora molta notizia. La raccolta fondi va bene e permette la realizzazione dei primi due cortometraggi de Le Ragazze del Porno. Il primo è della regista Lidia Ravviso che lo scrive nel 2015 insieme a Slavina (videomaker, performer e scrittrice con formazione di antropologa), che ne è anche la prima attrice. «Il proposito artistico e politico di Insight è quello di mettere in scena il feticcio erotico dello sguardo attraverso la rappresentazione cinematografica di una pratica silenziata, la masturbazione femminile», ha scritto Ravviso nelle sue note di regia [fig. 2].

Nel piccolo film, ispirato alla videoarte, la vagina è la vera protagonista, la cui potenza rimanda ad un gioco di sguardi tra la donna che si procura piacere e l’uomo che la guarda. «Il concept del cortometraggio è il piacere di essere guardati e il desiderio di guardare», ha evidenziato la regista. L’idea è frutto della collaborazione tra lei e Slavina, amiche di vecchia data, che decidono di firmare insieme il loro corto per Le Ragazze del Porno. Sono loro le altre ‘almeno due’ che vanno ad aggiungersi a questo racconto fatto di collaborazione femminile [figg. 3 e 4]. Come sottolinea Ravviso, infatti:

Lavorare in due è stato il valore aggiunto di Insight. C’è stato un confronto continuo tra di noi dal punto di vista stilistico e di linguaggio. Sviluppare con Slavina il soggetto, affidarle la parte performativa, che era una parte importante del corto, il suo orgasmo vero, hanno reso l’esperienza di girare questo cortometraggio un’esperienza unica.

Dopo Insight arriva nel 2016 Queen Kong di Monica Stambrini a proporre un’altra visione d’autore del porno al femminile. La protagonista è una sorta di ‘satiro femminile’, personificata dalla pornostar Valentina Nappi, che si prende il suo piacere da un uomo vittima della mancanza di desiderio: sarà proprio questa strana creatura a ridestare i suoi sensi. «È un film sul risveglio sessuale, sia di una donna che di un uomo, e anche una sorta di viaggio spirituale, come del resto può essere il sesso se riportato alla sua essenza», scrive Stambrini nelle sue note di regia [figg. 5, 6 e 7].

La regista fa un racconto insolito della sessualità prendendosi la libertà di scegliere come tipo di narrazione quella del genere fantasy, quasi horror, che può non essere prettamente eccitante. Tanto che induce lo spettatore a chiedersi: ma il porno non dovrebbe essere quel genere che stimola e porta al piacere? Perché dalla visione dei primi due corti de Le Ragazze del Porno non sembra essere stato quello il loro obiettivo primario. Stambrini e Ravviso confermano entrambe infatti che la loro intenzione era quella di ribaltare i ruoli uomo-donna e che il loro principale scopo era, ed è, quello di appropriarsi di un linguaggio e di un genere per poter dire la propria. Esprimersi in quanto soggetto e non oggetto. Che è uno degli assunti del femminismo: quando la donna diventa soggetto e c’è autodeterminazione, la questione diventa femminista [fig. 8].

Femminista è stato definito anche il collettivo de Le Ragazze del Porno. Rispetto a questo, però, le registe non assumono una posizione netta e univoca, ritenendo che il loro progetto sia un tentativo di «fare un’operazione politica, artistica e culturale» piuttosto che prettamente femminista. «Sarebbe scorretto dire sì, che le Le Ragazze del Porno fanno femminismo», spiega Ravviso, «non è un femminismo tout court». E aggiunge Stambrini:

In questa operazione non sono femminista ma regista. Quello che va attaccato è il sessismo. Non credo che sia così efficace usare la parola femminismo perché riporta a delle categorie che vanno un po’ riviste, in questo senso non mi piace la parola femminismo. Io sono femminista, ma molte femministe si sono scagliate contro il porno.

In effetti l’argomento porno divide da tempo le femministe. Ma è femminista ragionare tra donne di cinema che rappresenta la sessualità? È femminista prendersi i propri spazi nella produzione cinematografica? È femminista raccontare la sessualità femminile in maniera esplicita? È femminista creare un collettivo di sole donne? Se la risposta a tutte queste domande è sì, allora possiamo ritenere che il collettivo de Le Ragazze del Porno sia femminista. Qualcuna di loro storcerà il naso, insieme alle femministe che vedono il porno come un mondo e un genere che degrada le donne. Volendo superare però le categorizzazioni, di certo possiamo dire che è femminile lo sguardo che Le Ragazze del Porno vogliono portare dietro la macchina da presa per mettere il cinema a disposizione del piacere e dell’erotismo delle donne. Oltre alla riflessione che ci propongono sul porno come cinema d’autore in cui il punto di vista femminile e quello maschile fanno la differenza delle fantasie, del sogno e delle loro rappresentazioni. Non solo, l’esperienza delle ‘almeno due’ che hanno dato vita ad un gruppo ha dimostrato che il collettivo ha più forza del singolo, sia nel favorire un cambiamento, per lasciare un segno, sia per ragionare sul cinema come occasione e strumento di emancipazione delle donne, anche negli ambiti, ancora oggi poco esplorati, dell’erotismo e del porno. Possiamo dunque dire che Le Ragazze del Porno hanno intercettato in Italia un bisogno, quello di ampliare e diversificare la narrazione della sessualità e della sua naturale bellezza.

 

Nota

* Salvo dove diversamente indicato, le dichiarazioni delle registe Monica Stambrini e Lidia Ravviso sono state raccolte durante interviste con l’autrice, rilasciate il 14 settembre 2016 in occasione del Milano Film Festival.

 

Bibliografia

A. Di Quarto, M.Giordano, Moana e le altre. Vent’anni di cinema porno in Italia, Roma, Gremese Editore, 1997.

M. Foucault, Storia della Sessualità [1976-1984], 3 voll., trad. it. di L. Guarino, Milano, Feltrinelli, 2016.

L. Irigaray, Speculum. L’altra donna [1974], trad. it. di L. Muraro, Milano, Feltrinelli, 2010.

L. Irigaray, Essere due, Torino, Bollati Boringhieri, 1994.

E. Lust, Per Lei. Guida al cinema erotico che piace anche alle donne [2009], trad. it. di L. Cojazzi, Venezia, Light Box, 2009.