6.4. Sguardi collettivi: Le Ragazze del Porno

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Crediamo che il desiderio

possa prendere molteplici forme

e vogliamo essere finalmente libere di rappresentarle.

Le Ragazze del Porno

 

 

In svariate esperienze contemporanee si osserva come la prassi di registe, ma soprattutto di collettivi femminili, abbia ridato nuovo slancio e linfa vitale ai film narrativi pornografici che, nell’era del net porn e dei porn tube, hanno forse perso la centralità (soprattutto simbolica) che avevano in passato. Il porno al femminile in questo senso non solo lavora in modo importante sull’estetica del genere, ma svolge una funzione decisiva a favore del piacere dello sguardo femminile rendendolo libero e legittimandolo, oltre a instaurare relazioni importanti tra donne nella scoperta e nel confronto dei propri desideri ed esperienze attraverso il lavoro della messa in scena. Un lavoro e una messa in scena in cui nessuna delle parti viene esclusa a favore di una sola – come il porno ‘maschile’ ha spesso fatto – ma rileva la differenza e l’affermazione di entrambi proprio nell’incontro e nell’unione dei corpi e dei desideri.

Anche in Italia è nata e si sta affermando questa tendenza grazie all’operazione del collettivo Le Ragazze del Porno che, attraverso una strategia di finanziamento crowdfunding, ha prodotto una serie di opere, che stanno cominciando a circolare nell’ambito di importanti festival di cinema [fig. 1].

Uno dei primi lavori, Queen Kong (18’, 2015) – firmato da Monica Stambrini e premiato al Queens World Film Festival di New York per la miglior regia di un corto narrativo – è stato presentato a luglio in anteprima nazionale alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. L’accoglienza del corto nel programma di Pesaro segna un passo importante per il collettivo: dopo un lungo periodo segnato dalla ricerca di fondi (come Art of Porn) e dall’interesse da parte della stampa – «sembrava più un’operazione di marketing» ha affermato Monica Stambrini durante la presentazione del corto a Pesaro – Le Ragazze del Porno hanno visto finalmente il loro lavoro proiettato nelle sale cinematografiche italiane, ma soprattutto hanno trovato l’accoglienza e l’attenzione al di fuori dei festival specializzati nel genere. Queen Kong, infatti, non può essere solo considerato un corto pornografico; è evidente che gli elementi narrativi e soprattutto stilistici posizionano l’opera al confine tra il genere e l’opera autoriale, con una riflessione forte sulla componente erotica del cinema d’autore italiano degli anni Settanta (Bertolucci soprattutto). La trama di Queen Kong, infatti, si snoda attraverso gli elementi del thriller e dell’horror, spingendo lo spettatore non solo verso l’eccitazione, ma verso le profondità dell’inconscio, del desiderio, di una sessualità ancestrale e liberatoria. La riscoperta di un istinto animale segnatamente femminile scardina e ribalta le posizioni classiche della pornografia di massa (Adamo 2004) dove è l’uomo ad essere l’‘eroe’ che innesca e libera la sessualità femminile [fig. 2].

Il corto si apre con l’introduzione dei due personaggi, un uomo e una donna raffinati ed eleganti, che sotto l’effetto dell’alcol decidono di appartarsi da una festa per consumare i loro desideri nascosti nei pressi di un bosco. Quando l’uomo (Luca Lionello) fallisce nella sua prestazione, la donna (Janina Rudeska) delusa si allontana inoltrandosi nella natura. L’uomo cerca di raggiungerla, ma nell’oscurità del bosco si trova di fronte al terribile Satiro (Valentina Nappi) in cui la donna si è trasformata, dando libero sfogo alla sua bestialità nascosta.

Ribaltando i ruoli nel rapporto tra maschile e femminile tradizionalmente associati alla rappresentazione pornografica, Queen Kong sfata uno dei miti secolari dell’ideologia patriarcale – cioè la supremazia dell’uomo sulla donna e la gestione della sua sessualità – e mette in evidenza uno dei problemi che ancora oggi condiziona l’individuo al di là del suo genere sessuale: l’impossibilità di vivere il proprio corpo e la propria sessualità in piena libertà. I due protagonisti, infatti, dovranno scendere nell’oscurità del bosco per poter dar libero sfogo ai propri desideri, avvicinandosi e riscoprendo la propria sessualità più profonda [fig. 3].

Gli elementi estetici si arricchiscono inoltre della partecipazione e dell’esperienza di professionisti provenienti dall’ambito cinematografico presenti nel cast tecnico, come il direttore della fotografia Fabio Cianchetti, la montatrice Paola Freddi, la costumista Antonella Cannarozzi, il prosthetic designer Andrea Leanza e il make-up artist Aldo Signoretti [fig. 4].

L’opera prima del collettivo, Insight (12’, 2016) di Lidia Ravviso e Slavina Perez, è stato selezionato a marzo di quest’anno all’interno del festival Fête du Slip – Festival des Sexualités di Losanna ed è stato proiettato a settembre, in anteprima nazionale, all’interno del Milano Film Festival. Il corto, ambientato in un’unica stanza dove l’assenza dei dialoghi accentua il rapporto dei due protagonisti attraverso gli sguardi, è incentrato sul voyeurismo e sulla masturbazione femminile. La regista, legata al mondo del cinema, del documentario e della video-arte, ha voluto rappresentare questa fantasia erotica (l’essere guardati) attraverso un’estetica di altissima qualità: accostare il linguaggio pornografico e cinematografico a quello della videoarte in modo da creare più piani di lettura e far emergere la masturbazione femminile dalla retorica e dalla messa in scena pornografica tradizionale [fig. 5].

La narrazione è caratterizzata dal dualismo fuori/dentro e costrizione/liberazione: il corto si apre con le immagini delle isole Eolie – concesse dalla videoartista Valeria Guarcini – dove lo sguardo, limitato e costretto nella lente della macchina da presa, è chiuso da un miraggio paesaggistico, che richiama alla memoria atmosfere rosselliniane, e dall’acqua, metafora del femminile. Al dualismo fuori/costrizione si contrappongono le immagini interne in cui la pratica della masturbazione libera il desiderio e con esso lo sguardo, che può osservare finalmente libero le isole in lontananza [fig. 6].

L’operazione de Le Ragazze del Porno segna un momento importante in Italia sia per l’estetica del genere, apportando nuovi elementi grazie a un lavoro sul linguaggio cinematografico e ai numerosi rimandi estetici alla videoarte, ma soprattutto attraverso l’adozione di un punto di vista femminile; sia a livello comunicativo e mediale dove il loro programma e la loro identità emergono con forza e precisione. Fin dalla loro nascita e dalle prime dichiarazioni, Le Ragazze del Porno hanno messo in risalto la loro coesione e unità nel portare avanti un progetto condiviso; una voce corale capace di sostenere la visione personale di ognuna. Seppur con un unico intento, dar voce ai desideri e alla sessualità da un punto di vista femminile, il programma del collettivo è formato, infatti, da più progetti che si diversificano a seconda dell’esperienza e del gusto estetico di ogni autrice: videoarte, stop-motion, film di finzione.

In questo modo il collettivo è un contenitore, una cassa di risonanza in cui far fluire, analizzare e discutere le differenti esperienze per poi realizzare i diversi progetti. Come ha affermato Monica Stambrini nelle giornate di Pesaro, l’unione delle diverse registe diviene un sostegno importante nella realizzazione dei loro progetti personali poiché, se pur con ferma decisione di adesione e realizzazione del programma del collettivo, rimane sempre «difficile esporsi con un linguaggio pornografico» [fig. 7].

Per ognuna di loro, infatti, la realizzazione della propria opera è una sfida personale, ma anche e soprattutto un momento di confronto e conoscenza di se stesse e della propria sessualità. Fondamentali, così, sono stati i workshop di scrittura creativa erotica tenuti da Slavina Perez, dove le registe hanno riflettuto sulle proprie esperienze e sul desiderio femminile in relazione alla pornografia mainstream, mettendo in luce e definendo il loro percorso e discorso 'politico'. Come ricorda Slavina – scrittrice e performer legata al post-porno - la pornografia prodotta e realizzata da donne crea, difatti, dissidenza rispetto alla pornografica tradizionale proponendo quindi un discorso “politico” prima che estetico. Così anche il lavoro sul set diventa un momento collettivo e formativo, dove ognuno mette in pratica la propria esperienza e impara dall’esperienza altrui. Per esempio, la pornostar Valentina Nappi, come gli attori hanno raccontato durante la presentazione del corto, è stata fonte d’ispirazione e chiave fondamentale per superare l’imbarazzo e l’inibizione dei due attori professionisti – Janina Rudeska e Luca Lionello – durante le scene di sesso. La figura della pornostar, inoltre, si colloca in modo forte nella pratica comunicativa e mediatica del collettivo: le sue dichiarazioni e la sua posizione rispetto alla liberazione sessuale innescano una critica importante nei riguardi dell’identità sessuale e del modo in cui la spettatrice vive il proprio desiderio e piacere  [fig. 8].

Nel progetto Le Ragazze del Porno si intercetta dunque una tendenza importante nella pratica realizzativa, tendenza che si riflette nelle pratiche collettive e mediatiche ponendo fortemente in discussione gli stereotipi sociali. L’operazione che si ritrova all’interno del progetto va al di là della forma estetica e del gusto personale, creando un ‘discorso politico’ – come la pornografia ha sempre fatto – incentrato sull’identità di genere e sull’evoluzione sociale e culturale della società, indagando forme di potere e tabù (Staderini 1998). L’osservazione del progetto del collettivo e la sua pratica rientra nell’intersezione fra Gender Studies e Porn Studies, componenti indispensabili per costruire modelli di analisi in grado di rendere adeguatamente conto delle istanze discorsive di questo tipo di rappresentazione.

 

 

Bibliografia

P. Adamo, Il porno di massa. Percorsi dell’hard contemporaneo, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2004.

E. Biasin, G. Maina, F. Zecca (a cura di), Il porno espanso. Dal cinema ai nuovi media, Udine, Mimesis, 2011.

M. Staderini, Pornografie. Movimento femminista e immaginario sessuale, Roma, Manifestolibri, 1998.

E. Lust, Per Lei. Guida al cinema erotico che piace anche alle donne [2009], trad. it. di L. Cojazzi, Venezia, Light Box, 2009.