The paper focuses on the use of images within Carlo Dossi’s works. Dossi’s images work as a guarantee of natural representation (εἰκών) as well as a medium that embodies ideas (εἶδος). This phenomenon is linked both to the problem of writing and to the problem of reading. By using samples from different kinds of works, such as private letters, zibaldone (Note azzurre), essays (preface to La desinenza in A) and novels (L’altrieri, Vita di Alberto Pisani), the author aims at describing the main features of the images (especially of the satirical ones) and at identifying their functions in literary communication. Moreover, the paper shows the pivotal role that images play within texts and their relationship with Dossi’s humorous poetics. The double status of images may not necessarily be considered (or at least not only) as a contradiction, but rather, as a form of balance.

La prosa di Carlo Dossi è formicolante di immagini di varia natura.[1] Nella stragrande maggioranza dei suoi testi,[2] sia letterari che saggistici, e non solo nei passi descrittivi, l’espressione figurativa ha nettamente il sopravvento sull’espressione concettuale. Ecco, a mo’ d’esempio, una frase di Dossi tratta da una lettera al suo amico Luigi Perelli: «avverti che i bozzettini che t’inviai e quelli che t’invierò, siccome fan parte di un racconto grosso, il quale sta cucinando, così màncano ancor di due o tre puliture e dell’ultima lima».[3] L’asserzione concettuale (nella fattispecie, l’incompiutezza dei bozzetti inviati a Perelli) viene corredata da una o più immagini in grado di conferirle incisività: qui, le metafore della cottura e della lima.

Tuttavia, scopo della scrittura non è la rappresentazione, la narrazione nel senso dell’ut pictura poesis oraziano, bensí la trasmissione di messaggi al lettore. Dossi vuole soprattutto esprimere le proprie idee, opinioni, i propri sentimenti, umori, con un gusto evidente per il modo di farlo, ossia per lo stile personalissimo e figurativissimo, appunto. Paradossalmente, il discorso viene sviluppato tramite delle immagini anziché tramite degli enunciati astratti. «Le immagini che costituiscono delle forze psichiche primarie sono più forti delle idee e delle esperienze reali»[4] sostiene Gaston Bachelard. Difatti, per via dell’immediatezza della rappresentazione iconica nel cervello, l’immagine è dotata di una evidenza di cui è privo il mero concetto. Dossi impiega allora la forza eidetica dell’immagine in modo conativo. Le sue immagini intendono convincere, come evidenziano i frequenti richiami al lettore, dall’incompiuto romanzo giovanile Letterata e beghina (1866) all’ultimo libro Amori (1887).[5] Le immagini dossiane sono dunque più discorsive che narrative, sono più vicine all’εἶδος (immagine mentale) che non all’εἰκών (immagine riflessa).

* Continua a Leggere, vai alla versione integrale →