II.
Francesco Targhetta, una delle voci più originali tra le ultime apparse nel panorama della poesia italiana, è un autore che intrattiene con l’immagine visiva un rapporto stretto e fecondo, come testimonia sin dal titolo il suo fortunato romanzo in versi Perciò veniamo bene nelle fotografie, edito nel 2012 da Isbn. Il testo da cui prende spunto questa terza “Interferenza” è tratto da una plaquette, Le cose sono due, vincitrice nel 2014 del Premio Ciampi «Valigie rosse». La prima sezione della raccolta, intitolata Uno e composta da sedici testi, presenta una galleria di personaggi colti nella loro quotidiana ordinarietà da parte di un ‘io’ che interpella un ‘tu’ a sua volta spettatore, all’interno di una ragnatela di relazioni a distanza che non si struttura mai in dialogo ma somiglia piuttosto a un «gioco di specchi»,[2] di rifrazioni dello sguardo e del pensiero. Le relazioni umane, e sociali, che Targhetta indaga «con una fedeltà al reale e una salutare ingordigia di particolari che raramente [...] avviene nella nostra narrativa attuale»,[3] sono così interrogate alla luce del disagio psichico e comportamentale generato da una condizione esistenziale avvilente, segnata da precarietà lavorativa e affettiva, mancanza di empatia, raggelamento emotivo, ripetitivo cristallizzarsi del quotidiano in una ritualità di gesti non solo vacui ma disperatamente ansiogeni.