«Tra noi due sei tu il più brutto», si racconta che abbia spiegato un giorno Manganelli a Sanguineti, dopo averlo scrutato minuziosamente. «Perché sei antropomorfo».

Gli aneddoti letterari possono assumere il rilievo di apologhi critici. Nel motto di spirito Manganelli condensa una direzione di ricerca. Popolata di creature che eccedono i paradigmi dell’umano, la scrittura di Manganelli è in fuga dall’antropomorfismo, rifiuta la rappresentazione figurativa, allestisce uno spazio ‘informale’. La fisionomia impressa da Manganelli al profilo delle parole coincide con quella dis-umana, opposta all’antropomorfismo, anche culturale, di Sanguineti.

«Lei riesce a distinguere in una mia casa quello che è carnale, quello che è vegetale, quello che è pietrificato?» chiede Gaudì in una delle Interviste impossibili. Organico e inorganico sono contigui, condividono «la voglia di non essere, la brama di assenza, [...] la speranza di disincarnarsi che è di tutta la carne». Una negazione anticipata dalla «volontà discenditiva» che domina Hilarotragoedia, esordio manganelliano del 1963. Catalogo degli slittamenti della forma verso l’informe, manuale per la de-formazione, Hilarotragoedia offre referti di un ‘realismo’ aniconico che incontra la ricerca figurativa di Novelli. La Serie dell’Hilarotragoedia, ciclo illustrativo dell’opera manganelliana, è il centro della mostra Il disegno della scrittura. I libri di Gastone Novelli, curata da Marco Rinaldi per il Museo del Novecento di Milano. Attratto dal linguaggio, il segno di Novelli descrive le parole degli autori che gravitano intorno al Gruppo 63. I disegni per l’Hilarotragoedia accolgono un brulicare di linee tracciate ricordando che solo con «assai frettolosa semplificazione» gli «adediretti» possono essere definiti «umani». Umano, per Manganelli, non è quanto risponde a una convenzionale «iconografia del corpaccione»: è piuttosto il destino discenditivo che accomuna qualunque «agglomerato di visceri violacei» si trascini su lande terrestri o extraterrestri. Del resto i ‘personaggi’ di Novelli, non solo i manganelliani, schizzano fuori dall’orbita terrestre: la serie Juri Novelli Gagarin sublima la conquista dello spazio in un sogno di alterità assoluta, mentre I viaggi di Brek sono il sondaggio di spazi incongrui da parte di un’intelligenza disumanizzata.

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