1. Introduzione
Il 2 maggio 2020 ci lasciava, a seguito di una lunga malattia, Giacomo Verde, narratore, artivista e tecno-artista. L’anno precedente aveva presentatola sua ultima toccante creazione, Il piccolo diario dei malanni, ultimo tele-racconto a trent’anni esatti dal primo, Hansel e Gretel TV,del 1989, ma dai risvolti più intimi e biografici dei precedenti, un testamento artistico e umano che ripercorre la sua vita con sogni, paure, desideri e aspettative.
Dai primi lavori sino agli ultimi, si può cogliere il suo obiettivo artistico,fin da subito messo a fuoco e portato avanti con tenacia: Verde opera come narratore all’interno del campo della performance teatrale, usando nelle sue narrazioni tecnologie low tech, per aprire un discorso etico e politico sul loro impiego. In nessun caso però Verde diventa uno ‘smanettone tecnologico’ ma mantiene i caratteri del performer teatrale per creare azioni artistiche che incidano significativamente nel tessuto sociale in cui opera.[1]
Nelle prossime pagine si condurrà un’analisi sulla sua metodologia performativa, prendendo ad esempio alcune sue creazioni, per osservare quanto Verde, nel tempo trascorso dalle prime operazioni sino alle ultime, sia in fondo rimasto il contastorie che negli anni Settanta si esibiva per le strade con la sua voce e la sua gestualità, una modalità performativa che accoglie le tecnologie come ulteriore strumento per dar vita al racconto teatrale.