Ci sono libri che hanno il pregio di essere oggetto di interesse di ambiti di studio diversi; sono libri che per essere compresi fino in fondo richiedono sensibilità e competenze complesse, rivelando quanto la separazione moderna tra le discipline sia limitante.

È questo il caso delle Idées italiennes sur quelques tableaux célèbres, pubblicate a Firenze nel 1840 sotto il nome di Abraham Constantin, un pittore su porcellana che all’epoca godeva di un certa reputazione. Si tratta di un libro enigmatico per vari motivi. In primo luogo perché è un testo a due mani: Constantin e Stendhal. In secondo luogo perché esso ha un aspetto ibrido, a metà tra la monografia su Raffaello, la guida alle maggiori opere pittoriche e scultoree in Roma e il manuale di educazione del gusto. D’altro canto si tratta di un libro ‘prezioso’ per lo storico dell’arte e per lo storico della critica, poiché costituisce un importante capitolo della fortuna critica di Raffaello nell’Ottocento.

Le Idées italiennes hanno posto per più di un secolo e mezzo numerosi interrogativi: sebbene il testo risulti pubblicato sotto il nome di Constantin, è stato in passato ipotizzato che l’autore fosse Stendhal e che comunque lo scrittore vi avesse posto la sua mano, ma senza che venissero distinte le parti attribuibili all’uno o all’altro. Ora questa condizione di incertezza filologica è stata dissipata del tutto grazie all’edizione curata da Sandra Teroni e da Hélène de Jacquelot (Paris, Beaux-Arts de Paris, 2013).

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