Nell’alternanza di corrispondenze sottili (vaghe allusioni, richiami criptati) e di connessioni manifeste (citazioni puntuali, espliciti rimandi), si tracciano sul corpus filmico di Jacques Rivette traiettorie d’ibridazione referenziale di origine balzachiana, che disegnano, sulla lunga durata, un percorso singolare di assimilazione e reinvenzione cinematografiche del fatto letterario. Il regista realizza, a intervalli regolari di circa vent’anni, tre opere diversamente ispirate alla Comédie Humaine: Out 1, Noli me tangere (1971), film sperimentale ancorato ai postulati dell’estetica seriale che rivisita in modo del tutto inatteso il feuilleton à énigme di Balzac; La belle noiseuse (1991), liberamente tratto da Le Chef-d’oeuvre inconnu; Ne touchez pas la hache (2006), adattamento in costume di La duchesse de Langeais apparentemente rappresentativo di una fedeltà ritrovata verso il romanziere. Le corrispondenze letterarie rivendicate dal regista in questi tre casi specifici trovano eco in ricorrenze enigmatiche che ne percorrono l’intera produzione, rientrando in un arsenale di segni plastici, visivi e sonori di derivazione balzachiana che, se esprimono da un lato la tendenza alla contaminazione di apporti che caratterizza lo stile di Rivette, dall’altro indicano una costante rimeditazione costante dell'opera del romanziere. Una sorta d’impregnazione letteraria diffusa, riconducibile al concetto d’innutrition,[1] presiede al processo combinatorio rivettiano. Il cannibalismo fecondo del regista produce una rilettura personale e innovativa di Balzac, sostenuta dal rispetto che gli viene dalla conoscenza profonda e dall’adesione alla sua opera, smentendo spontaneamente l’idea di trasposizione cinematografica come filiazione lineare dell’opera filmica dalla matrice letteraria.
Categorie
Questa pagina fa parte di: