Introduzione a Album PPP. Appunti per una galleria da farsi

di , ,

     

 

[…] solo fino all’osso, anch’io ho dei sogni

che mi tengono ancorato al mondo,

su cui passo quasi fossi solo occhio…

P.P. Pasolini, La ricchezza

 

In occasione del quarantennale della morte di Pasolini abbiamo chiesto a studiosi e studiose che si sono occupati della sua opera di scegliere un’immagine (uno scatto, un dipinto, un fotogramma) e di commentarla per costruire una galleria virtuale in cui ciascuno potesse ‘appiccicare’ la propria foto-ricordo. Ci sembrava così di riuscire a ‘doppiare’, in un fitto dialogo fra parola e sguardo, la tensione verbovisiva che ha attraversato la scrittura pasoliniana, su cui forse occorrerà indagare più a fondo, soprattutto alla luce dei recenti contributi dei visual studies.

Nel ricomporre le tessere di questo mosaico digitale siamo rimasti sorpresi dalla varietà delle proposte, dal gioco segreto di rimandi fra un’immagine e l’altra, ma anche dalla divaricazione dei punti di vista su uno stesso tema, quasi una conferma di quel principio di contraddizione su cui Pasolini ha fondato il suo stile.

Per non ingabbiare i contenuti in una struttura formalmente rigida, si è pensato di disegnare quattro sezioni da intendersi come possibili percorsi di ‘navigazione’, e non come blocchi distinti e separati. Gli hashtag proposti non esauriscono gli argomenti e le intersezioni fra le schede, ma speriamo possano condurre il ‘visitatore’ dentro le stanze della galleria. Ci piace pensare che malgrado il tentativo di dare ordine, questa raccolta di foto-ricordo rimanga, in omaggio allo stile dell’ultimo Pasolini, una galleria aperta sia perché incompleta (ognuno di noi ha scelto una fra almeno due alternative che aveva in mente) sia perché gli intrecci fra le immagini scelte potrebbero essere ricomposti in molti altri modi.

Il primo insieme di appunti, #In forma di … immagini, vuol mettere in evidenza la presenza all’interno del macrotesto pasoliniano di una parola che tende a farsi sguardo, che cerca cioè di ‘forzare’ i margini del codice letterario per esplorare le traiettorie della visualità, in uno scambio costante con la pittura, il cinema, e perfino la fotografia. La vocazione intermediale di Pasolini compare già all’altezza delle Poesie a Casarsa e trova via via nuovi sentieri di sperimentazione e scarto dalla tradizione.

Il secondo percorso, che raccoglie varie forme di #(Auto)ritratti, è un omaggio a quel «gettare il corpo nella lotta» – sulla scena, sullo schermo, sulla carta – attraverso cui Pasolini amava ridisegnare la propria immagine per offrirla in pasto al pubblico, in uno slancio vitalistico e provocatorio senza pari. All’interno di questa sezione viene ribadita con forza la tensione metalinguistica di Pasolini, la sua capacità di ‘scavalcare’ i generi e le convenzioni, ma soprattutto la sua insofferenza verso le forme chiuse.

La terza sezione della galleria, #Corpi e luoghi, è la più ampia e forse la più fluida per l’intrecciarsi di sguardi diversi, tutti potentemente rivolti all’esplorazione della carnalità dei personaggi pasoliniani (e dell’autore stesso) nonché dell’importanza della dimensione spaziale. Come già dimostrato dal volume di Mancini e Perrella, da cui non a caso abbiamo preso in prestito il titolo, la relazione tra figure e paesaggi è forse il nodo più significativo di tutto il cinema di Pasolini, ma in fondo insiste sempre nella sua imagery.

La quarta stanza di questa galleria da farsi, #Una disperata vitalità, dà conto della debordante energia fisica e intellettuale dell’autore, delle sue passioni pubbliche (il calcio e il ballo), della pervasività del suo esempio, capace come pochi di generare nuove incarnazioni (spesso però ridotte a puerili imitazioni).

Lungi dal voler congelare l’immagine di Pasolini in un album digitale, il senso di questo omaggio visivo è semmai quello di riaffermare, ancora una volta, il carattere prismatico della sua opera. Sappiamo – con Annie Ernaux – che «tutte le immagini scompariranno», ma confidiamo nel fatto che, «come il desiderio sessuale, la memoria non si ferma mai» (Gli anni, L’Orma editore, 2015).

 

Testi di

Salvo Arcidiacono, Elisa Attanasio, Marco A. Bazzocchi, Claudio Bisoni, Pierre-Paul Carotenuto, Stefano Casi, Nicola Catelli, Roberto Chiesi, Antonio Costa, Angela Felice, Massimo Fusillo, Francesco Galluzzi, Riccardo Gasperina Geroni, Fernando Gioviale, Michele Guerra, Hervé Joubert-Laurencin, Davide Luglio, Giacomo Manzoli, Matteo Marelli, Andrea Minuz, Corinne Pontillo, Elena Porciani, Gabriele Rigola, Rinaldo Rinaldi, Stefania Rimini, Maria Rizzarelli, Francesca Tuscano.

 

Ringraziamo Graziella Chiarcossi e il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia per aver concesso la riproduzione delle immagini esposte.