
Mariangela Gualtieri (Cesena, 1951) incarna una delle figure più interessanti e affascinanti di poetessa, drammaturga e attrice. La sua avventura artistica è legata a doppio filo a quella di Cesare Ronconi: insieme a lui, dopo la laurea in Architettura conseguita da entrambi allo IUAV di Venezia, fonda nel 1983 la compagnia Teatro Valdoca, che ancora oggi si conferma tra le esperienze più avanguardistiche e peculiari della scena internazionale.
Fin dall’inizio Ronconi ha esplorato il ruolo della regia secondo una rigorosa linea pedagogica, con cui ha guidato (e continua a guidare) i numerosi attori che in tutti questi anni sono passati dalle produzioni della Valdoca. Gualtieri, invece, scopre la sua vocazione poetica e drammaturgica soltanto dopo i primi tempi in cui prende parte agli spettacoli come attrice. Il primo lavoro della compagnia, Lo spazio della quiete (1983), è un’opera che già contiene in sé la tensione creativa che alimenterà la ricerca della compagnia. Si tratta di uno spettacolo privo di una drammaturgia verbale e segnato dall’interazione tra i linguaggi della danza, della performance e del teatro inseriti in un’atmosfera visiva lontana da forme di rappresentazione realistica dell’esistenza umana.
Nel successivo Atlante dei misteri dolorosi (1986) l’elemento verbale si palesa tramite i versi poetici di Paul Celan, Eschilo e Milo De Angelis. Proprio l’incontro dal vivo con quest’ultimo fa nascere all’interno della Valdoca una Scuola di Poesia attraverso la quale la Gualtieri ha l’occasione non solo di confrontarsi con alcune delle più importanti voci poetiche di quel periodo, quali Fortini, Luzi, Bigongiari, Loi, Rosselli e Merini, ma anche di sperimentare la scrittura poetica.
Con i tre atti di Antenata (1991-1993), infatti, Gualtieri firma la sua prima drammaturgia poetica, nata dal ‘vivo delle prove’ e stimolata dalla regia di Ronconi, il quale avverte la necessità di far entrare il suono del verso poetico all’interno del ‘gioco di forze’ che si crea nella scena teatrale tra le luci, lo spazio modificato dalla scenografia e i corpi degli attori e dei danzatori che lo attraversano. Da questo momento in poi, la Gualtieri scriverà ‘a ridosso della scena’ tutte le drammaturgie poetiche delle successive produzioni, cominciando a lavorare, inoltre, sul fondamentale rapporto tra il verso poetico e la sua inscindibile oralità, alimentata da un attento e consapevole uso del microfono.
Ossicine (1994), Fuoco centrale (1995), Parsifal (1999), Paesaggio con fratello rotto (2004), Caino (2011) e l’ultimo Giuramenti (2017) sono solo alcuni degli spettacoli che hanno segnato la ormai nota e riconoscibile cifra creativa di Valdoca, in cui la parola poetica, risuonando con gli altri codici scenici, rinnova la potenza originaria della lingua in cui tutti gli elementi tornano a vibrare e a far vibrare la comunità degli attori e degli spettatori coinvolti.

Bestia di gioia (2010), a cui seguiranno BELLO MONDO. Rito sonoro (2015) e PORPORA. Rito sonoro per cielo e terra (2015), inaugura una forma di spettacolo diversa, il ‘rito sonoro’ appunto, in cui la Gualtieri, sola in scena ma sempre guidata dalla regia e dalle luci di Ronconi, canta come un ‘aedo’ i propri versi poetici.