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Nell’intento di sottolineare l’inderogabile necessità di realizzare un’edizione critica del corpus delle fotografie di Giovanni Verga, si ricostruisce, con documenti inediti e revisione sistematica degli epistolari, un momento dell’attività fotografica dello scrittore. Comprovando l’attribuzione, la datazione e, con il supporto di foto storiche a confronto, la dislocazione delle riprese di un gruppo di fotografie pervenute in stampe prive di negativo e finora inedite per la prevalente convinzione che lo scrittore non stampasse le sue foto, ne viene ricostituita la sequenza lungo il primo percorso del soggiorno in Svizzera, nell’estate del 1897, dello scrittore, ‘armato’ della sua nuovissima Kodak Pocket.

«… ti avverto che fo tutto da me»:[1] con questa orgogliosa puntualizzazione, e con la consueta autocritica agli esiti delle proprie prove fotografiche, il 24 giugno 1897 Giovanni Verga invia un gruppo di fotografie a Cesare Pascarella, dal quale due mesi prima aveva ricevuto in dono un modernissimo apparecchio a pellicola, che il negativo adoperato consente di individuare in una Kodak Pocket mod. 96.[2]

Altri passaggi dell’epistolario verghiano, specie in concomitanza con l’acquisizione di nuove apparecchiature e il conseguente intensificarsi del suo impegno nella fotografia, fanno esplicito riferimento a stampe eseguite personalmente, come, ad esempio, cinque anni prima, sul finire dell’estate successiva all’acquisto della Express-Murer a lastre 9x12, nella lettera a Paolina Greppi cui allega le foto scattate a Loverciano.[3] E tuttavia ciò che noi conosciamo dell’attività fotografica di Verga è la stampa moderna di 423 negativi, lastre vitree e pellicole di diversi formati e pertanto afferenti a diverse apparecchiature di ripresa, che Giovanni Garra Agosta, il collezionista che le ha acquisite dall’erede, dopo varie pubblicazioni parziali, ha raccolto in un catalogo complessivo. Suddiviso in quattro sezioni tematiche che prescindono dall’ordine cronologico e trascurano nella classificazione imprescindibili evidenze tecniche e documentarie, esso tuttavia rimane unico e fondamentale punto di riferimento per qualunque indagine sulle foto verghiane.[4] Attendibili e precise quando si avvalgono delle accurate notazioni autografe sugli involucri delle singole lastre, o quando fanno riferimento a contesti e persone note all’erede detentore, datazioni, dislocazioni, identificazioni e persino attribuzioni proposte in questo catalogo risultano in larga parte problematiche, specie in riferimento alle riprese su pellicola eseguite fuori dalla Sicilia.

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