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Tra il dicembre del 2012 e l’aprile del 2013, Orhan Pamuk ha scattato più di ottomila fotografie dal balcone del suo studio, situato a Istanbul. Una selezione di queste immagini è stata pubblicata nel volume fotografico Balkon (2018, ed. in lingua inglese), dove il panorama offerto dalla moschea di Cihangir, dal Corno d’Oro, dalle acque del Bosforo e del Mar di Marmara dal Bosforo si uniscono a una ricerca sul proprio stato d’animo e sul procedimento creativo che trovano nell’immagine fotografica un punto di partenza. Queste pagine aggiungono così un ulteriore spunto di riflessione sul legame tra l’inclinazione foto-testuale dello scrittore turco e la sua affascinante rappresentazione letteraria dell’io, che risulta ‘contaminata’ con il linguaggio fotografico già dal 2003, anno della prima pubblicazione dell’opera autobiografica Istanbul. Partendo proprio da quest’ultimo testo di Pamuk, il contributo intende proporre un’analisi delle forme della scrittura del sé sviluppate intorno al rapporto tra letteratura e fotografia, tracciando un percorso che passa anche attraverso la seconda edizione di Istanbul, del 2017, e si estende fino a Balkon e, come nota a margine, a Orange, l’ultimo volume fotografico dell’autore.

Between December 2012 and April 2013, Orhan Pamuk has taken more than eight thousand pictures from the balcony of his apartment in Istanbul. A selection of these pictures has been published in the photo-book Balkon (2018), where the view offered by the Cihangir Mosque, the Golden Horn, the Bosphorus and the Sea of Marmara join a research on the writer’s own mood and on the creative process which find in the photographic image a starting point. Thus these pages add a further food for thought on the relationship between the photo-textual inclination of the Turkish writer and his fascinating literary self representation, which results already ‘mixed’ with photography in 2003, when the first edition of the autobiographical work Istanbul was published. Starting from the latter text of Pamuk, the aim of the contribution is to propose an analysis of the form of self writing developed around the relationship between literature and photography, drawing a path that goes through the second edition of Istanbul (2017) and extends up to Balkon and, as additional notes, to Orange, the latest author’s photo-book.

 

 

 

Nell’ambito di un’indagine sulle intersezioni foto-biografiche, i casi di studio offerti dall’attività dello scrittore turco Orhan Pamuk offrono un campionario di esempi piuttosto ampio. Seguire la produzione dell’autore, infatti, significa anche attraversare un territorio dove la sua ideale autobiografia dialoga spesso con la fotografia e dove i frammenti iconografici, incontrandosi continuamente con la scrittura, delineano le angosce e gli ideali di un individuo e di un’intera comunità.

In relazione alla lettura di una componente autobiografica che si sviluppa nelle zone di contatto fra letteratura e fotografia, è possibile isolare un segmento del corpus di Pamuk che prende avvio nel 2003, con l’edizione in lingua originale dell’autobiografia illustrata Istanbul, uscita per la prima volta in Italia nel 2006 per Einaudi, e approda alla pubblicazione di una delle ultime fatiche creative dello scrittore, Balkon, sulla quale ci si soffermerà nel secondo paragrafo del contributo. Si tratta di un volume edito nel 2018 – e attualmente disponibile in lingua inglese, oltre che in turco – dove è raccolta una selezione delle fotografie che Pamuk ha scattato tra la fine del 2012 e il mese di aprile del 2013 dal ‘balcone’ del suo appartamento nel quartiere stambuliota di Cihangir. Tra i due estremi rappresentati dal fototesto autobiografico Istanbul e il libro fotografico Balkon si situa la seconda edizione di Istanbul, pubblicata nel 2017 e corredata di un apparato iconografico più ampio rispetto alla precedente versione.

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