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Eleonora Duse acquista i diritti per l’allestimento di Elektra di Hugo von Hofmannsthal nel novembre del 1904, ma lo spettacolo non si realizzerà mai. Il ritrovamento della prosa francese dell’Elektra, che Hofmannsthal ha scritto appositamente per l’attrice (a partire dalla prima versione in tedesco messa in scena da Reinhardt nel 1903), è opera di Taglioni nel 1977. Del fallimento di questa produzione, imputabile alla difficoltosa collaborazione tra Craig e la divina, si sono già occupati Cotticelli, Caretti, Mango, Simoncini. Non interessa perciò qui ricostruire «la cronaca di una morte annunciata», bensì capire quali informazioni sulle potenzialità attoriche di Duse possiamo ricavare da questa riscrittura, individuandone le varianti dal testo originario. L’autore tedesco aveva previsto alcune norme sceniche (Szenische Vorschriften), che sono state pubblicate per la prima volta nel 1903 dalla rivista «Das Theater». Vi sono poi le immagini di Craig per l’allestimento, compresi due bozzetti sui costumi e sulla danza finale, snodo chiave dell’intera opera. Facendo dialogare queste fonti con la corrispondenza tra il regista/scenografo e il conte Kessler, direttore dell’intero progetto, pare di poter intuire quale partitura mimico-gestuale, coreografica, luministica fosse stata pensata per Duse, la quale avrebbe dovuto, interpretando questa Elektra amletica e bacchica, compiere il primo passo di quel rinnovamento teatrale tanto auspicato da Kessler quando decise di mettere insieme i tre grandi artisti.  

Eleonora Duse bought the rights for a production of Elektra by Hugo von Hofmannsthal in November 1904, but the play never came to fruition. The rediscovery of the French prose of Elektra, which Hofmannsthal wrote especially for the actress (from the first German version staged by Reinhardt in 1903), was the work of Taglioni in 1977. Cotticelli, Caretti, Mango and Simoncini have already dealt with the failure of this production, attributable to the difficult collaboration between Craig and the divine. It is therefore of no interest here to reconstruct ‘the chronicle of a death foretold’, but rather to understand what information on Duse's acting potential we can derive from this rewriting, identifying the variants from the original text. The German author had provided some stage rules (Szenische Vorschriften), which were first published in 1903 by the magazine ‘Das Theater’. Then there are Craig's pictures for the staging, including two sketches of the costumes and the final dance, a key junction of the entire work. If we compare these sources with the correspondence between the director/scenographer and Count Kessler, director of the entire project, we can guess what mimic-gestural, choreographic and luministic score was intended for Duse, who, by interpreting this Hamletic and Bacchic Elektra, was to take the first step in the theatrical renewal so much desired by Kessler when he decided to bring the three great artists together.  

Eleonora Duse ottiene i diritti per la messinscena di Elektra di Hugo von Hofmannsthal nel novembre del 1904, a seguito del ritiro di Mario Fumagalli, capocomico dell’omonima compagnia. Il ritrovamento della prosa francese di Elektra, che Hofmannsthal ha realizzato appositamente per l’attrice (a partire dalla prima versione in tedesco messa in scena da Max Reinhardt nel 1903)[1], è opera dello studioso e regista Antonio Taglioni, il quale scopre il testo nel 1977 tra le carte dell’Archivio Biblioteca Burcardo di Roma.

L’autografo recita così:

Finalmente Taglioni, settant’anni dopo, porterà a compimento il lavoro che spettava a Giovanni Pozza, critico del «Corriere della Sera», il quale, su consiglio di Marco Praga, avrebbe dovuto tradurre l’opera per la Divina.

Nel 1905 la traduzione di Pozza non è ancora pronta. Il termine massimo che Eleonora Duse aveva concordato con il critico è il maggio del 1906 e sussistono dubbi sulla quantità di tempo concessa per una traduzione che poteva essere consegnata più velocemente. Altrettanto incomprensibile è la questione che impedisce a Hofmannsthal di comunicare direttamente con Pozza senza ricorrere a intermediari, come invece avvenne.

Non occorre soffermarsi troppo sulla «storia di [questo] fallimento, tra il 1904 e il 1905»,[3] imputabile alla difficoltosa collaborazione tra Edward Gordon Craig e l’attrice, che è già stata oggetto di studio, con declinazioni diverse, per Francesco Cotticelli, Laura Caretti, Lorenzo Mango, Francesca Simoncini. Mango, nel capitolo dedicato a Elektra nel volume L’officina teorica di Edward Gordon Craig (2015)[4], spiega diffusamente il progetto di rinnovamento del teatro tedesco voluto dal conte Harry Kessler, che sta alla base di tutta questa vicenda, illustrando grazie ad un’attenta lettura della corrispondenza tra Craig e Kessler[5] come tutta la trattativa fosse nelle mani del conte («sotto la mia personale responsabilità», scrive il conte[6]), intenzionato a dar vita a un esperimento «modernista e simbolico»[7].

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