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Abstract: ITA | ENG

Nelle opere di Maria Rosa Cutrufelli (Messina 1946-), la ricerca d'archivio è profondamente connessa con il desiderio di ricostruire la memoria individuale e collettiva delle donne. Maria Giudice (2022) rappresenta un’ulteriore evoluzione nella prassi narrativa della scrittrice e saggista siciliana, perché unisce la volontà di plasmare la memoria privata della sua amicizia con Goliarda Sapienza con la necessità di assicurare una biografia letteraria organica e approfondita di Maria Giudice. Quest’ultima è stata finora conosciuta nel discorso pubblico come ‘semplicemente’ madre della stessa Goliarda. Per dare sostanza al suo progetto, Cutrufelli ‘dialoga’ direttamente con alcuni ritratti fotografici di Giudice, creando così un racconto fototestuale che sfida una ricostruzione esclusivamente verbale delle fonti storiografiche esistenti su questa importante socialista e pensatrice italiana. Ciò che Cutrufelli realizza con il suo testo è sia una narrazione affettiva, sia una ricostruzione storica accurata e appassionata. Soprattutto, l’immagine letteraria di Giudice, tradotta con parole e immagini (graficamente incluse o evocate attraverso processi ecfrastici), contiene il desiderio di integrare – seppur in maniera inevitabilmente imperfetta – un progetto-fantasma, mai portato a termine dall’amica Goliarda Sapienza, ovvero il romanzo L’amore sotto il fascismo, dedicato ai genitori di quest’ultima.

In the works of Maria Rosa Cutrufelli (Messina 1946-), archive research is deeply connected with the desire to reconstruct the individual and collective memory of women. Maria Giudice (2022) represents a further evolution in the narrative practice of the Sicilian writer and essayist, because it combines the wish to shape the private memory of her friendship with Goliarda Sapienza with the need to ensure an organic and thorough literary biography of Maria Giudice. So far, the latter has been known in the public discourse as “merely” the mother of the same Goliarda. In order to give substance to her project, Cutrufelli directly interacts with some photographic portraits of Giudice, thus creating a photo-textual narrative that challenges an exclusively verbal reconstruction of the existing historiographic sources on this important Italian Socialist and thinker. What Cutrufelli achieves with her text is both an affective narrative, as well as an accurate and passionate historical reconstruction. Above all, the literary image of Giudice, which is being translated by words and images (graphically included or evoked with ekphrasis), contains the desire to integrate – though in an inevitably imperfect manner – a ghost-project, which was never completed by her friend Goliarda Sapienza, i.e. the novel Love under Fascism, dedicated to the latter’s parents.

 

 

1. Il corpo della madre, la voce della figlia

 

Le persone che amai e mi videro stanno andando via, e io non ho nessuna intenzione di vivere senza la mia storia. I nostri morti sono i testimoni di quello che vivemmo…E si può continuare a vivere senza la propria storia? Forse, ma è orribile; gli amici sono i testimoni del nostro essere vivi, ci videro vivere creando lo specchio delle nostre azioni.

Goliarda Sapienza, La mia parte di gioia. Taccuini 1989-1992

 

 

Le personagge di Maria Rosa Cutrufelli trovano spesso un radicamento tra le carte di archivi polverosi o sulle targhe memoriali scovate per caso e semi-dimenticate in qualche città di provincia. La sua ultima opera, intitolata Maria Giudice (2022), affronta un processo per molti versi contrario alla consueta pratica di scavo e rilegittimazione di figure femminili ben presente sin dall’esordio, con il romanzo di ambientazione risorgimentale La briganta (1990).

La ricostruzione narrativa della vita di Giudice presenta un movimento se possibile ancora più scandito da un’urgenza personale, ben innestata nel femminismo delle relazioni che contraddistingue Cutrufelli, i cui romanzi e racconti inscenano spesso rapporti di affinità e di alleanze tra donne, con l’effetto di sfaldare e aggiungere complessità alle certezze identitarie di ciascuna. Con Maria Giudice il punto di vista è quanto mai intimo e nutrito dell’esperienza personale dell’autrice: se al centro del racconto vi è una figura ben radicata nella storia del socialismo e delle lotte dei lavoratori in Italia – dunque un avvio autentico, verificabile dalle carte e dalle biografie storiche consultate – la vita della protagonista si concretizza e si riscatta anche a partire da più di un precedente letterario, intrecciandosi con il percorso stesso della narratrice che ne ricostruisce il filo.

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